Dall’indipendenza dell’Algeria i rapporti tra le due nazioni non si sono mai potuti definire cordiali. Se infatti c’è una comunanza di origini, cultura, religione, dal punto di vista politico la questione del Sahara occidentale infiamma le relazioni tra i due vicini e si ripercuote a livello regionale e globale.
Movimenti indipendentisti e spionaggio
Gli ultimi mesi del 2020 avevano messo in difficoltà le relazioni tra Algeria e Marocco, i due fratelli nemici: a novembre la questione del Sahara occidentale aveva fatto di nuovo parlare di sé con l’intervento delle truppe marocchine che ha ripristinato il collegamento stradale con la Mauritania nei pressi di Guerguerat, bloccato dal Fronte Polisario. A dicembre poi gli Stati Uniti riconoscono la sovranità marocchina sul territorio non autonomo, aprendo così la strada per la normalizzazione dei rapporti tra il Regno e lo Stato d’Israele.
I movimenti indipendentisti del Fronte Polisario e della Cabilia sono sempre stati forieri di tensioni tra il Regno del Marocco e la Repubblica d’Algeria. Il richiamo dell’ambasciatore algerino a Rabat è stata la risposta alle dichiarazioni dell’inviato speciale marocchino alle Nazioni unite Omar Hilal. Al meeting dei Paesi non allineati il diplomatico aveva rinnovato il sostegno alla causa indipendentista della Cabilia, regione algerina a maggioranza berbera che rivendica da molto tempo la sua autonomia da Algeri. Il rappresentante in particolare ha accusato lo stato algerino di difendere il principio di autodeterminazione dei popoli, sostenendo la causa dei Sahrawi, negando però la stessa possibilità alla Cabilia.
Luglio 2021 si è rivelato un’altro mese di fuoco per le già tese relazioni tra Marocco e Algeria, infatti dopo le dichiarazioni di Hilal, scoppia lo scandalo Pegasus. Dalle indagini è emerso che lo spyware israeliano sia stato utilizzato dal governo marocchino per attività di spionaggio non solo in Francia ma anche all’interno della società algerina, con grave condanna da parte da parte del Front national de Liberation, prima forza all’interno del Parlamento algerino.
Lo sguardo sul Sahel
Il Sahel rappresenta per Marocco e Algeria un’area di grande interesse, il soft power e la penetrazione economica marocchini stanno entrando in molti Paesi africani, compresa quest’area. La caduta della Libia, la crisi in Mali e il terrorismo preoccupano sia Rabat che Algeri che però assieme non collaborano. Il Marocco supporta le azioni dell’Unione europea, della Francia e del G5 Sahel e al summit di quest’ultimo, tenutosi a febbraio a N’Djamena, ha riaffermato il suo supporto alle forze che lottano contro il terrorismo.
Al contrario le azioni algerine si svolgono in un’ottica bilaterale, con stretti rapporti che sfiorano l’influenza diretta sul suo diretto vicino, il Mali, e fondi a supporto della Libia e dei suoi vicini. Un’evoluzione della dottrina militare algerina è sopraggiunta con la riforma costituzionale di fine 2020 che prevede l’intervento dei militari anche all’estero, mai prevista fino ad oggi, sotto il cappello delle Nazioni Unite, dell’Unione africana e della Lega araba.
Se la cooperazione con gli attori europei è lasciata da parte, è vero che la galassia di organizzazioni contro il terrorismo vedono al centro proprio Algeri. Con il processo di Tamanrasset Algeria, Mali, Mauritania e Niger hanno fondato il Centre de Renseingement sur le Sahel che si coordina con il centro antiterrorismo dell’Unione africana, l’African Centre for the Study and Research on Terrorism, fondato nel 2004 e con sede nella capitale algerina.
Potrebbe interessarti:
- I partiti islamisti nell’Algeria di oggi. La “moderazione” come frutto della loro storia
- Elezioni Algeria: Abdelmadjid Tebboune è il nuovo Presidente
- Le implicazioni sul Sahara Occidentale della normalizzazione dei rapporti tra Marocco e Israele
- Il conflitto dimenticato nel deserto del Sahara Occidentale
I rapporti tesi si riflettono all’interno dell’Unione Africana
L’Unione africana è la cassa di risonanza per la questione del Sahara occidentale in cui si sviluppa una sorta di guerra fredda tra i due Paesi da quando il Regno è rientrato nell’organizzazione nel 2017. Nel 2018 Rabat ha ottenuto il seggio biennale al Consiglio per la Pace e la Sicurezza, diretto sin dalla sua fondazione dall’Algeria, che all’ultimo ha ritirato la sua candidatura, lasciando il posto al nigeriano Bankole Adeoye. La Nigeria per anni è stato sostenitore del Fronte Polisario, ma nell’ultimo periodo ha ammorbidito le sue posizioni in virtù degli accordi stretti con il Marocco in campo economico e di sviluppo.
Dal suo rientro nell’organizzazione Rabat sta cercando di smantellare l’alleanza algerina con Nigeria e Sudafrica che per anni ha reso l’Unione sostenitrice del popolo sahrawi, cercando alleati nelle regioni orientali e meridionali africane. Mohammed VI ha trovato terreno favorevole nella figura del presidente Kagame con cui condivide la stessa visione per quanto riguarda gli indipendentismi. L’apertura di molte rappresentanze consolari africane nel territorio non autonomo ha fatto segnare un altro punto a favore dello stato marocchino, che per i prossimi sei mesi beneficerà dell’amicizia con il presidente attuale dell’Unione africana, il capo di stato della Repubblica democratica del Congo Félix Tshisekedi. Un passo in avanti rispetto alla presidenza del 2020 che vedeva a capo dell’organizzazione il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa che con il suo partito è sempre stato sostenitore dell’indipendentismo sahrawi e aveva condannato fermamente il riconoscimento di Trump.
Solo le Nazioni Unite possono gestire la complicata situazione del Sahara occidentale, l’Unione Africana non ha questo potere per quanto molti stati al suo interno riconoscano la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi. Al di là di quella algerina, si prevede che non ci saranno grandi prese di posizione da parte dei membri dell’Unione africana in ragione della grande potenza economica e delle risorse che il Regno possiede e delle quali molti stati africani possono approfittare. Le Nazioni Unite non sono ancora riuscite a nominare un nuovo inviato speciale in sostituzione di Horst Köhler, dimissionario nel 2019, a causa delle divergenze di opinione tra Marocco e Fronte Polisario sui candidati proposti.
Ciò complica la situazione poiché anche la comunità internazionale è molto timida nel prendere posizione e non ci sono iniziative diplomatiche decisive per almeno una parziale ripresa dei dialoghi.
Il 30 luglio, in occasione della festa del Trono, Mohammed VI ha teso una mano al suo vicino per il ripristino delle relazioni amichevoli attraverso un confronto aperto sulla questione del Sahara occidentale e la riapertura delle frontiere, chiuse dal 1994. A queste dichiarazioni non ci sono ancora state risposte dalla controparte algerina.