Lo stretto di Bering, un’area di interesse geostrategico russo-americano


All’interno dell’area del Pacifico settentrionale, lo Stretto di Bering e l’area circostante costituiscono per la Federazione Russa e gli Stati Uniti uno spazio geo-marittimo di vitale importanza inerente alla difesa dei rispettivi interessi geopolitici. Mosca e Washington hanno individuato diverse priorità politiche per lo stretto di Bering che hanno portato i due Paesi a rafforzare le rispettive presenze militari, con l’intenzione di mantenere costante la supervisione e il controllo di questa area geo-marittima.


A cura di Riccardo Rossi, traduzione a cura di Aurora Minieri 
Articolo pubblicato su SpecialEurasia

Date queste considerazioni, l’obiettivo dell’analisi sarà quello di identificare le ragioni geostrategiche che portano la Federazione Russa e gli Stati Uniti a valutare lo Stretto di Bering come un’area di interesse strategico e quindi analizzare come tali ragioni influiscano sulla definizione delle rispettive strategie militari.

L’importanza geostrategica dello Stretto di Bering

Stretto di Bering

Una prima possibile spiegazione dell’importanza geostrategica attribuita dalla Federazione Russa e dagli Stati Uniti allo Stretto di Bering si trova nella sua peculiare conformazione geofisica, sintetizzata in due tratti distintivi. Il primo è dovuto alla sua posizione intermedia tra i territori russi e lo Stato dell’Alaska e l’unico collegamento marittimo tra la regione artica e l’area del Pacifico settentrionale.
La seconda caratteristica distintiva dello Stretto di Bering è individuabile nella sua struttura geo-marittima dovuta alle grandi quantità di risorse fossili e ad un livello dell’acqua relativamente basso, che durante la stagione invernale tende a gelare[1]. Mosca e Washington considerano strategicamente questa particolare struttura geofisica dello Stretto di Bering, e ciò le condiziona a definire i rispettivi interessi geopolitici e le conseguenti strategie militari.
Durante il terzo (2012-2018) e il quarto (2018- in carica) mandato presidenziale di Vladimir Putin, la Federazione Russa ha aumentato la sua attenzione verso lo Stretto di Bering e verso l’area geo-marittima ad esso adiacente per rispondere a due priorità politico-strategiche.
La prima prevede la valorizzazione economica della struttura geofisica dello Stretto al fine di sfruttare le risorse energetiche presenti lungo la costa russa e nel Mare dei Ciukci, e di presidiare la Northern Sea Route (NSR) che, attraversando lo Stretto di Bering e le acque dell’Oceano Artico, collega il mercato asiatico con quello europeo. L’attuazione di quest’ultimo obiettivo ha richiesto a Mosca di stipulare accordi di cooperazione con Washington al fine di aumentare la sicurezza riguardo la navigazione nelle acque di Bering, attraverso un’interazione tra il Distretto 17 della Guardia Costiera statunitense e la controparte dell’FSB russo, finalizzata all’attuazione di operazioni congiunte di ricerca e soccorso e l’uso nei mesi invernali di rompighiaccio per consentire il passaggio di navi mercantili[2].
La Federazione Russa ha individuato come sua seconda priorità geopolitica per lo Stretto di Bering il potenziamento geostrategico della sua posizione geofisica come passaggio per interconnettere la flotta artica (situata nella penisola di Kola) con la flotta del Pacifico articolata in due basi principali. La prima, Vladivostok, è il quartier generale della flotta, la seconda, Petropavlovsk-Kamčatskij (situata nella penisola della Kamčatka), dal 1970 è stata puntata dalla Marina sovietica e poi dalla Marina russa per ospitare la flottiglia di sottomarini nucleari con missili balistici, oggi comprendenti alcune imbarcazioni di ultima generazione classe Borei[3].
La combinazione di queste due preminenze politico-strategiche ha richiesto alla Presidenza Putin lo studio di una dottrina militare che coniugasse lo sviluppo di nuove tecnologie con il potenziamento tattico-strategico di alcuni settori del territorio russo. Riguardo a quest’ultimo punto, Mosca ha accresciuto le capacità della Flotta del Nord, prestando attenzione alla base di Petropavlovsk-Kamčatskij, nonché a quelle sparse nel Distretto Autonomo della Čukotka, quali: «[…], le basi militari sull’isola di Wrangel e Cape Schmidt, entrambe situate nella regione della Čukotka, avevano riaperto con truppe di stanza, compreso lo sbarco di una squadra aviotrasportata tattica dell’83esima Brigata d’assalto aereo separata delle forze aviotrasportate e la 155esima Brigata Marine della Flotta del Pacifico separata per esercitazioni. Inoltre, la Russia sta ripristinando i suoi aeroporti artici, compreso l’aeroporto di Rogachevo su Novaya Zemlya, nonché gli aeroporti di Vorkuta, Alykel, Tiksi e a Cape Schmidt. […] La Russia ha rinnovato la base aerea di Temp sull’isola di Kotel’nyj nell’arcipelago delle Isole della Nuova Siberia, che ospita permanentemente il 99° Arctic Tactical Group e alla fine ospiterà gli aerei da trasporto militare pesante Ilyushin Il-76. […] L’isola di Kotel’nyj era equipaggiata con sistemi missilistici e di artiglieria Pantsir-S1 come parte del nuovo Northern Fleet-United Strategic Command»[4].
Oltre a questa convergenza di risorse militari nell’area prossima allo stretto di Bering, Mosca ha attuato manovre di esercitazione in alcuni casi con il supporto di Pechino. Un esempio a sostegno di questa affermazione può essere l’Operazione Vostok del settembre 2018, che ha visto la partecipazione della Repubblica popolare cinese con 3200 militari. La visione geostrategica russa alla base di queste esercitazioni risponde principalmente a due esigenze geostrategiche: mantenere il controllo del suo segmento costiero asiatico e supervisionare il traffico marittimo che attraversa l’area del Pacifico settentrionale[5].
Questo incremento delle attività militari della Federazione Russa nello Stretto di Bering e nell’area adiacente ha portato la Presidenza statunitense di Obama, poi confermata dalle successive amministrazioni Trump e Biden, a prestare particolare attenzione a quest’area. Questa concentrazione di interessi ha portato Washington ad individuare le seguenti priorità politico-strategiche nello Stretto di Bering: assicurare la difesa dello Stato dell’Alaska, preservare la libertà di navigazione nello stretto, sfruttare le risorse fossili presenti nel Mare dei Chukchi e per potenziare il suo territorio vicino al Mare di Bering come base per lanciare possibili operazioni aeronavali nell’area del Pacifico settentrionale. Per realizzare questi obiettivi, le Presidenze Obama, Trump e Biden hanno seguito due distinte linee d’azione. La prima è stata quella di concordare con Mosca la stabilizzazione dello Stretto di Bering, garantendo la libertà di navigazione e sopperendo in parte alla grave mancanza all’interno della flotta della Guardia Costiera statunitense di un efficiente gruppo di rompighiaccio.
Per Washington l’assenza di questo tipo di nave nella propria flotta militare rappresenta un problema sia in termini di accessibilità alle risorse petrolifere presenti sotto la calotta glaciale dei mari di Bering e dei Chukchi durante i periodi invernali sia un fattore di parziale dipendenza dai rompighiaccio russi, eventualità che la Casa Bianca intende ridurre al minimo. Per affrontare questo problema critico, le presidenze Obama e Trump hanno accelerato il processo di sviluppo e costruzione di una flotta di rompighiaccio, ma ad oggi non è stato completato[6].
Il secondo tipo di intervento individuato dagli Stati Uniti per soddisfare le priorità  politico-strategiche definite per lo Stretto di Bering prevede l’incremento delle risorse militari nello Stato dell’Alaska.
L’attuazione di questo programma come primo passo ha richiesto l’identificazione di quale comando tra EUCOM, PACOM, NORTHCOM fosse incaricato di operare nello spazio geo-marittimo di Bering, portando il Dipartimento della Difesa a stabilire che: «Il Dipartimento della Difesa ha compiuto un passo significativo per chiarire la catena di comando quando a NORTHCOM sono state assegnate le responsabilità come difensore delle questioni artiche quando lo Unified Command Plan è stato rivisto nel 2011. La difesa e il controllo dello Stretto di Bering, di conseguenza, cadono completamente su NORTHCOM. PACOM e NORTHCOM hanno compiuto un altro passo per risolvere potenziali problemi quando i comandi sub-unificati sono stati consolidati. Nel 2014 il subordinato di PACOM, ALASKA Command (ALCOM), è stato passato a NORTHCOM. ALCOM si è quindi fusa e ha sostituito la Joint Task Force-Alaska subordinata di NORTHCOM.»[7]

Attraverso questa ridefinizione della catena di comando, Washington ha migliorato l’efficienza operativa delle proprie forze armate nell’area adiacente allo Stretto di Bering, in particolare con il sottocomando ALCOM, che sin dalla sua composizione ha svolto un ruolo fondamentale nelle varie edizioni dell’evento formativo NORTHERN EDGE. Durante l’ultima edizione svoltasi in Alaska dal 3 al 14 maggio 2021, hanno partecipato tutti i componenti dello strumento militare statunitense, tra cui la Terza Flotta della US Navy (sotto il comando PACOM), l’11th Air Force (parte del comando ALCOM) e una componente alta della US Airforce, inclusi F-15EX Eagle II, F-35, F-15E Strike Eagles e l’aereo Stratofortess B-52.

Il Pentagono ha progettato questa esercitazione militare per preparare le forze armate in caso di conflitto nell’Asia-Pacifico con Mosca e Pechino in un controllo marittimo localizzato nell’area del Nord Pacifico, al fine di proteggere il suolo americano da possibili attacchi della flotta sottomarina nucleare russa situato a Petropavlovsk-Kamčatskij, e allo stesso tempo negare l’accesso e il supporto della Flotta del Nord a Vladivostok, attraverso i Bering Narrows[8].

Conclusioni

Da quanto esaminato nell’analisi, lo Stretto di Bering è un’area geo-marittima che gli Stati Uniti e la Federazione Russa considerano di elevata importanza politica e strategica.
La prima osservazione a sostegno di tale valutazione può essere fatta risalire alla conformazione geofisica dello stretto, individuabile nella presenza di risorse fossili sia nei fondali dei mari di Bering e dei Chukchi che lungo le coste russe, nonché nel fatto che lo Stretto di Bering costituisce l’unico checkpoint che collega l’Asia-Pacifico e l’Artico.
La combinazione di queste due peculiarità geofisiche dello stretto lo identifica agli occhi della Federazione Russa e degli Stati Uniti come un’area geo-marittima di grande importanza in ambito geoeconomico e geostrategico.
In ambito economico, Washington e Mosca concordano nell’attribuire grande importanza a Bering nei settori energetico e commerciale. In quest’ultimo caso, le ragioni sono che lo stretto è un passaggio obbligato per la rotta del Mare del Nord (NSR), che interconnette il mercato asiatico con quello europeo.
In contrasto con la valutazione geoeconomica, la Federazione Russa e gli Stati Uniti esprimono valutazioni contrastanti in ambito geostrategico.
Mosca considera lo stretto di Bering il modo più rapido per spostare le forze della flotta artica a sostegno della flotta del Pacifico, in particolare a favore della base Petropavlovsk-Kamčatskij del deterrente nucleare sottomarino (SSBN). In caso di conflitto nella regione Asia-Pacifico, questa rotta giocherebbe un ruolo cruciale nella vittoria del conflitto.
A loro volta, gli Stati Uniti, al fine di contenere la presenza militare russa, hanno attuato un programma di espansione delle proprie risorse militari nei pressi dello Stretto di Bering al fine di studiare una strategia per imporre, in caso di conflitto con Mosca e Pechino al Nord Pacific Area, un controllo marittimo per proteggere la costa statunitense da possibili attacchi di SSBN e SSB russi e per negare l’accesso alla Flotta del Nord per supportare le operazioni svolte dalla Flotta del Pacifico con sede a Vladivostok.


Note

[1] Conley. H, Melino. M, Maritime Futures The Arctic and the Bering Strait Region, Center for Strategic and International Studies, 2017.
[2] Conley. H, Melino. M, Maritime Futures The Arctic and the Bering Strait Region, Center for Strategic and International Studies, 2017, p.4
[3] Rossi R,(2021) The geostrategic role of the Kuril Islands in the Russian foreign policy for the Asia-Pacific Northwest area, Geopolitical Report, Vol. 14(4), SpecialEurasia. Estratto da: https://www.specialeurasia.com/2021/12/14/geostratey-kuril-islands-russia/
[4] Conley. H and Rohloff. C, The New Ice Curtain Russia’s Strategic Reach to the Arctic, Center for Strategic and International Studies, 2015, p.75
[5] Ibid
[6] Ibid
[7] O’Connell. T, The Bering Strait – Strategic Choke Point, Naval War College, Newport (R.I.), 05/2016, p 18
[8] Ibid


Foto copertina: DECEMBER 5, 2018: A patrol boat of the coast guard of the Border Service under the Russian Federal Security Service on duty in the Kerch Strait. Sergei Malgavko/TASS