L’Occidente parla, la Russia racconta


In Russia possiamo parlare di democrazia o di autocrazia? Quanto è visibile questa linea di demarcazione in Russia? Lo abbiamo chiesto a due studenti russi.


Putin vorrebbe vivere per sempre nel suo Cremlino, e dopo aver eliminato i limiti del mandato presidenziale, con la riforma della Costituzione[1] il presidente potrebbe davvero realizzare il suo sogno. L’Europa storce il naso a queste svolte e c’è chi urla da tempo che si tratta di un regime autoritario.
L’espressione “regime autoritario”, non lascia scampo e non permette analisi; ingabbiare i sistemi politici che non comprendiamo in “autocrazie” è una pratica che l’Occidente compie da tempo. È impreciso definire la Russia come regime autocratico perché significa ignorare due elementi fondamentali del sistema russo: elezioni e consenso. Il Cremlino tiene molto al consenso, lo testa continuamente tanto da aver coniato il termine “ratingocrazia”, le elezioni più sono temute dall’establishment più sono frodate. Questo atteggiamento dell’élite al potere nei confronti del popolo è unico nel suo genere, sembra essere un rapporto alla “odi et amo”, ma si sviluppa come una relazione tossica e pericolosa. Ciò che dovrebbe essere studiato e attenzionato è il popolo russo, di cui si parla poco e si conosce sempre meno. Per questo abbiamo chiesto a F., studentessa russa della regione di Kirov, di raccontarci la sua Russia vista da vicino.

Putin continua ad avere un certo sostegno tra la popolazione, sono davvero così tanti i sostenitori o è solo effetto dell’elezioni frodate?
F.: La Russia è un Paese particolare, la sua situazione geografica non permette di avere una popolazione omogenea. Bisogna infatti distinguere tra i russi che vivono in città come Mosca e San Pietroburgo, e chi invece vive lontano dalle grandi città. Nelle zone periferiche della Russia le persone vedono solo la televisione, e credono a questa, perché non hanno altro, è difficile che vengano raggiunti da altre fonti alternative; la televisione è sotto il controllo di Putin e quindi non possono fare altro che fidarsi e credere in quello che dice. Putin governa da così tanto tempo che molti di noi non immaginano neanche una Russia senza Putin. C’è una larga parte di popolazione che sostiene fermamente Putin perché ha dato loro una parvenza di miglioramento economico, ad esempio molti anziani lo ringraziano ancora per i 200 euro di pensione in più; anche chi vive a Mosca si fa accecare da questo apparente miglioramento, perché la città ha avuto molte innovazioni e per questo sono convinti che Putin sia “buono”. C’è chi sostiene che le elezioni siano state frodate, io penso che fin quando ci sarà così tanto consenso, potrebbero anche essere non frodate e dare lo stesso risultato.

E voi, i giovani, cosa pensate di questo regime?
F.: È difficile generalizzare anche questa opinione, sicuramente una grande parte di ragazzi vuole che Putin se ne vada, perché siamo stanchi di non vedere altro che lui e le sue azioni nelle quali non ci rispecchiamo, non siamo d’accordo con la sua politica e ci spaventa.

Vi siete quindi fatti trasportare da Navalny? Come sono state recepite le sue idee?
F.: All’inizio lo supportavamo perché ci parlava di alternative, di scelte, ci dava un altro punto di vista. Ad un certo punto le sue idee e opinioni però sono diventate fin troppo dure e critiche, a tratti sembrava voler essere autoritario come Putin, semplicemente dal lato opposto. Navalny ha significato per noi la prima vera e propria opposizione, ma non bisogna dimenticarsi che è lo stesso che nel 2011 partecipò alla Marcia Russa con idee xenofobe, omofobe e nazionaliste. Il suo motto “tutti tranne Russia Unita” era azzeccato, preferiremmo chiunque a Putin, perché non abbiamo mai vissuto l’opposizione.

Quindi prima di Navalny non c’era nessuno che clandestinamente, anche nel silenzio, parlasse di alternative? E ora che Navalny è in carcere cosa pensi possa succedere?
F.: No, in Russia non abbiamo mai avuto un’opposizione reale e guidata soprattutto. Adesso è tutto fermo, nessuno si prenderebbe mai la responsabilità di guidare un’opposizione ed esporsi.

L’Occidente ha sempre sostenuto che in Russia la libertà di informazione fosse limitata, aveva ragione?
F.: La situazione è degenerata in questi ultimi anni, fino a pochi anni fa, non mi sarei sentita di dire una cosa del genere. Adesso sì, adesso non c’è libertà di informazione e con la legge sugli agenti stranieri abbiamo davvero toccato il fondo. Sì, ci sono altre fonti di informazione che provano a continuare a lavorare, ma sono molto caute; su YouTube in genere troviamo le informazioni più pulite.

Dimmi l’ultima volta in cui hai notato la mancanza di libertà di informazione e di espressione
F.: Recentemente Idrak Mirzalizade, uno stand-up comedian dell’Azerbaijan è dovuto scappare in Georgia per non essere incarcerato per le sue battute.

Sbagliavano le fonti occidentali a sostenere che la Russia fosse autocratica?
F.: Fino a tre anni fa sì, era un errore definirla autocratica. Vivevamo comunque in un clima liberale con Medvedev come presidente.

Ma Medvedev fa parte sempre di Russia Unita, com’è possibile che ci fosse più libertà, non si trattava in fin dei conti di un fantoccio di Putin?
F.: Sì, eppure c’era più libertà, era tutto più normale…per questo sosteniamo fermamente “anybody but no Putin”, ci andrebbe bene chiunque. Ciò che importa è il cambiamento, è la persona il problema, non il partito, non il sistema…

Quindi dimmi un nome che vorresti sostituisse Putin
F.: Non so dirti un nome, Putin è stato abile in questo, non ha permesso a nessun politico di farsi conoscere, li fa agire nel silenzio, così che tutti dicano “Chi se non Putin?”

Grazie per aver condiviso queste tue idee, è stato difficile?
F.: Non siamo molto abituati a parlare di politica, magari ne discutiamo tra amici ma raramente, non lo facciamo spesso… anche per questo molti non percepiscono la poca libertà di espressione, non ci esponiamo quasi mai.

Le parole di F. sembrano descrivere la Russia come una stanza insonorizzata, irraggiungibile dalle voci esterne. Ma ciò che rende ancora più critica la situazione è la difficoltà di comunicazione e di incontro tra le varie entità regionali russe. La Russia grande e dispersiva diventa sempre più simile a un insieme di sistemi chiusi incapaci di comunicare. Per questa ragione è importante comprendere che esistono due “Russie”: la Russia di Mosca, San Pietroburgo, e in generale delle grandi città; e la Russia periferica, estesa fino alla Siberia. È fondamentale distinguere le voci, ed è per questo che ne abbiamo parlato con D. studente italo-russo, originario di Mosca.

Dalle parole di F. sembra che i cittadini di Mosca non siano tutti della stessa idea su Putin, quali sono i fattori che rendono questa città così disomogenea?
D.: Mosca è una grande città dove finiscono per mescolarsi tutti i ceti sociali, dagli anni ’70 moltissimi operai dalle zone periferiche si sono trasferiti qui e per questo motivo oggi anche nelle zone più centrali della città convivono le diverse classi sociali. Questo è un fattore determinante perché a Mosca sono generalmente le famiglie meno benestanti a sostenere Putin e bisogna sapere che in Russia la famiglia è molto importante, non è scontato che i figli diventino indipendenti dal pensiero politico dei genitori. Quello che succede è quindi che molti ragazzi influenzati dalle loro famiglie continuano a sostenere Putin, e per questo motivo non ci sarà mai una parvenza di omogeneità neanche tra i giovani. Ciò che dice F. è vero, i russi sono spesso abbagliati da alcune innovazioni e riforme di Putin che in realtà si rivelano fallimentari, come il progetto di ristrutturazione che consiste nel rinnovare appartamenti e poi assegnarli ai cittadini che ne fanno richiesta; tuttavia spesso non si dice di questo progetto è che la casa rimane comunque di proprietà del comune, e non del cittadino, e soprattutto spessissimo questi appartamenti sono di pessima qualità, le ristrutturazioni fatte rendono questi edifici di tipo B o C…Nonostante queste evidenti fregature molti continuano a giudicare soddisfacente l’operato di Putin.

Così sembra che anche a Mosca siano pochi ad avere accesso a fonti alternative di informazione…
D.: Come nel resto della Russia, anche nelle grandi città come Mosca la televisione è il principale mezzo di informazione, interamente controllato da Putin. A Mosca vengono distribuiti i giornali gratuitamente in giro per la città, questo può essere una sorta di incentivo per i cittadini a informarsi, ma in realtà vedo sempre poche persone avvicinarsi a prendere il giornale.

Sono comunque giornali controllati dal regime?
D.: Sì certo, anche se a volte capita di vedere dei giornali chiaramente comunisti ad esempio, ma quasi nessuno prende quelle copie.

Perché tutta questa paura ad informarsi? Non c’è la curiosità di sentire un’altra campana?
D.: A me sembra che la gente stia bene con quello che sa, ognuno è della propria idea: chi pensa che Putin sia buono non sente il bisogno di leggere o avere altre informazioni, non vedono alcun motivo per mettere in discussione le loro idee.

E la necessità di sapere cosa succede oltre la loro città, o la loro regione?
D.: I russi forse in questo sono egoisti, io noto che chi vive a Mosca si interessa solo di ciò che accade a Mosca, e così anche per chi vive a San Pietroburgo. Sicuramente questo è dovuto anche al fatto che in Russia il telegiornale è specifico per ogni città, io quando guardo il tg a Mosca sento parlare solo di eventi e fatti che la riguardano…al massimo senti “Putin è stato a San Pietroburgo”, ma niente di più.

E tutto questo non preoccupa coloro che sono contro Putin? Dovrebbero essere interessati a sapere se in qualche parte della Russia si sta organizzando una nuova opposizione, ad esempio.
D.: L’opposizione che nasce lontano dalle grandi città è molto diversa da quella che vive a Mosca. Nella Russia periferica patiscono problemi che a Mosca non riescono neanche a immaginare, sembra banale ma anche il clima in questo ha un ruolo fondamentale, nelle zone più orientali della Russia ci sono necessità enormemente differenti da quelle che ci possono essere nella parte più europea. Di questo Putin non si interessa affatto, manda solo delegati che si occupano principalmente di amministrare superficialmente quelle regioni senza mai intervenire in maniera appropriata e specifica. Per questa ragione c’è un forte divario tra la politica a Mosca e quella che arriva fuori dalla città, ed è ovvio che così non ci sarà mai un fronte comune neanche per l’opposizione.

Navalny come si è comportato riguardo questa problematica? Ha tentato di avvicinarsi anche alla parte più orientale e periferica?
D.: No, per niente. È stato questo il grande errore di Navalny, si è concentrato nelle città, dove comunque non aveva tutti questi consensi. Il fenomeno di Navalny è prettamente europeo, non avrebbe mai funzionato in Russia, e sembra che i russi lo sapessero, per questo non gli hanno dato troppo importanza.

Da ciò che mi raccontate tu e F. sembra che l’Europa abbia interpretato secondo i suoi schemi il fenomeno Navalny…
D.: Il problema sta nell’osservare la Russia con occhi occidentali… non porta da nessuna parte.
Quello che dipingono queste due brevi interviste è un quadro dai contorni poco definiti e sfumature di colore che facciamo fatica a interpretare. La Russia rimane avvolta da una coltre di fumo ed è sempre più difficile riuscire a comprendere i delicati meccanismi che legano la società al sistema politico. Quel che però sembra chiaro è che una prospettiva non basta, il racconto occidentale elimina apparentemente le mille sfaccettature di questa vicenda per restituirci una storia districata e più comprensibile secondo i nostri schemi. L’Occidente parla, ma è il momento di ascoltare la voce dei russi.


Potrebbe interessarti:

  • Leggi tutti gli articoli sulla Russia

Note

[1] Il referendum costituzionale in Russia del 2020 è stato indetto per approvare o respingere una legge di revisione costituzionale che prevede, tra le altre cose, la rimozione del divieto di ricoprire la carica di presidente della Federazione per più di due mandati consecutivi. Affluenza del 57%, ha vinto il “Si” con il 76,92% dei voti.


Foto copertina: The Red Square, view from northwest, showing St Basil Cathedral and the Saviour Tower wikipedia