Myanmar 2011: l’anno della svolta 


Myanmar 2011, l’anno della svolta. Analisi delle svolte socio-politiche che coinvolsero il paese nel recente passato. Uno sguardo in dietro per comprendere al meglio l’oggi.


L’ufficialità della transizione di potere avvenne anche mediante l’elezione di un nuovo Presidente dell’Unione da parte del Parlamento birmano. Figura che avrebbe dovuto sostituire il Generale Than Shwe, al governo dal lontano 1992, restituendo così una facciata presentabile agli occhi internazionali. Alla carica di nuovo Presidente venne nominato dallo Hluttaw l’ex Generale Thein Sein[1], già in precedenza Primo Ministro del paese, carica abolita dopo il suo ultimo mandato, terminato nel marzo 2011. Thein Sein si dimise dal rango di Generale nella primavera del 2010 al fine di poter ricoprire tale carica, conscio del supporto che avrebbe ricevuto da parte del USDP e del Tatmadaw.
Nonostante l’evidente legame politico del nuovo Presidente con l’esercito, dovuto al suo passato tra i massimi vertici del Tatmadaw, egli si dimostrò da principio aperto ad ampie riforme, ribadite anche nel suo discorso inaugurale alla nazione. Il programma di riforma del Presidente era volto a rinvigorire l’economia, riformare la politica nazionale e migliorare i diritti umani. Il discorso, seppur interpretato come fine a se stesso da parte di alcuni osservatori internazionali, doveva aiutare nel rendere l’idea di come il paese si stesse avviando ad un cambiamento rispetto alla precedente stagnazione politica del paese. Questa apertura venne colta immediatamente dalla leader Aung San Suu Kyi la quale asserì: “dal mio punto di vista, penso che il Presidente voglia ottenere un vero cambiamento positivo”[2]. Ulteriore avvicinamento tra la Leader dell’ NLD ed il governo si ebbe il 28 luglio quando Aung San Suu Kyi richiamò la popolazione ad una pace sociale a seguito dei forti scontri di piazza occorsi tra i militari e gruppi armati delle minoranze etniche.

Il 17 agosto il Presidente Thein Sein tenne un importante discorso indirizzato alle organizzazioni governative, imprenditoriali e non governative, difendendo il primato del governo durante i suoi primi cinque mesi in carica. Il discorso aveva toni conciliatori e sollecitava l’unità per il bene del Paese. Esortò inoltre i birmani in esilio a tornare in patria, osservando che coloro che non erano sotto indagine penale sarebbero stati accolti e, che verso coloro i quali avevano commesso crimini sarebbero stati offerti “clemenza” se avessero organizzato il loro ritorno in anticipo. La legislazione si mosse in tale direzione e si approvò l’amnistia per diversi reati. Il che portò un certo numero di esiliati di spicco a fare ritorno in patria[3]. Sempre nell’estate del 2011, la Camera bassa accettò di discutere una mozione di opposizione che richiedeva al Presidente di dichiarare un’amnistia per i prigionieri politici. Non solo la mozione venne approvata,  ma ebbe anche il sostegno del blocco militare. La mozione recitava: “I rappresentanti della Camera bassa e il personale dei servizi di difesa nella Camera bassa hanno chiesto l’approvazione di un’amnistia generale al momento opportuno. Per la piena lungimiranza e l’ alta considerazione da parte del Presidente, speriamo fermamente che faccia una valutazione ed emetta un’ordinanza di amnistia[4]”.
Uno sviluppo potenzialmente significativo fu la proclamazione dell’istituzione della Commissione Nazionale per i Diritti Umani del Myanmar, annunciata il 5 settembre. La Commissione sarebbe  stata composta principalmente da funzionari governativi in pensione ed ex diplomatici, nonché da tre accademici in pensione. Il governo affermò che la Commissione sarebbe stata indipendente e che avrebbe cooperato con le Nazioni Unite e altri organismi internazionali. Avrebbe dovuto inoltre garantire che la Commissione operasse in linea con i Principi di Parigi, le linee guida sulle migliori pratiche per tali istituzioni, adottate dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 1992.[5]

La crescita economica

“Da quando ha preso il potere nel 2011, il governo di Thein Sein ha attuato numerose riforme economiche, la maggior parte delle quali hanno avuto un impatto positivo sull’ambiente imprenditoriale del Myanmar. Le riforme hanno principalmente riguradato le istituzioni governative con l’obiettivo di eliminare le inefficienze, ridurre la burocrazia e migliorare gli incentivi per le imprese del settore privato[6]”.
Una importante riforma vide la luce nell’anno seguente. Essa riguardava l’adattamento del cambio di tasso monetario alle fluttuazioni del mercato internazionale. Scardinando la politica dei cambi fissi fino ad allora in vigore, i quali garantivano alle imprese statali l’import di materiali a prezzi vantaggiosi sul mercato estero, distorcendo l’andamento economico interno. Le riforme di bilancio vennero impostate per ridurre il peso delle imprese statali, imponendo loro di autofinanziarsi parte dei costi invece che di attingere agli stanziamenti del bilancio.

Le licenze sulle importazioni ed esportazioni vennero rimosse nel marzo del 2013 su 166 beni d’importazione e su 152 beni per l’esportazione. Nel gennaio dell’anno seguente il Governo permise l’importazione di tutte quindici le categorie di beni registrati, permettendo alle imprese che volessero commerciare i nuovi prodotti disponibili sul mercato di iscriversi in un apposito registro. Da quando il nuovo governo salì al potere, il Myanmar concesse inoltre un numero significativamente maggiore di autorizzazioni agli Investimenti Diretti Esteri (IDE) per progetti in una gamma molto più ampia di settori, come evidenziato nella tabella 1. Si registrarono quindi importi record di IDE che raggiunsero l’apice con 20 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2010-11,  provenienti tuttavia quasi esclusivamente dalla Cina, e quasi completamente diretti verso il settore estrattivo e minerario.
Secondo l’Organizzazione Centrale di Statistica (CSO), il gas rappresentava il 29% delle esportazioni mentre le pietre preziose il 10% delle esportazioni nell’anno fiscale aprile 2013 – marzo 2014, mentre il settore estrattivo rappresentava la seconda fonte di investimenti diretti esteri. La CSO riportò inoltre vendite totali di gas pari a 3,3 miliardi di dollari nel 2013-14, rispetto ai 580 milioni di dollari nel 2003-04[7]. Facendo registrare un forte incremento nella bilancia dei pagamenti nel passaggio da un governo militare ad uno democratico. Le imprese straniere, grazie ad una modifica delle leggi: del Oil Fields Act del 1918 e del Petroleum Act del 1934, dal nuovo governo[8]potevano ora investire nel settore Oil & Gas attraverso joint venture che comprendessero un partner del paese, che poteva essere un individuo o una società, in un rapporto di partecipazione di 80:20. In pratica, tuttavia, questa clausola non venne applicata sistematicamente a causa della continua mancanza di competenze locali in aree altamente tecniche dell’industria Oil & Gas, in particolare per quanto riguardava le attività offshore in acque profonde. Fino al 2012 non esistevano leggi specifiche a tutela dell’ambiente in Myanmar.
Il Cambiamento si registrò anche nella concessione di mandati esplorativi a imprese straniere. Se prima del 2010, tali mandati venivano concessi dagli alti vertici della Giunta militare tramite trattative dirette e segrete, dal 2011 il Myanmar Oil and Gas Enterprise (MOGE) iniziò a effettuare normali bandi di gara, per l’ottenimento delle licenze, ai quali le compagnie petrolifere potevano concorrere all’interno del libero mercato. I primi round di licenze per i giacimenti di petrolio e gas naturale ebbero luogo nel 2013[9].
Nonostante l’apertura del mercato verso l’estero, ciò non deve essere necessariamente considerato sintomo di una positiva inserimento del paese nel mondo globalizzato. La sempre maggiore richiesta di Kyat al fine di interagire con il mercato interno e la speculazione internazionale portarono diverse problematiche al governo nel breve periodo. Il Paese si trovò ad affrontare un problema molto serio legato al rapido apprezzamento del valore del Kyat rispetto al dollaro – circa il 30% – nel corso del 2011. Ciò provocò un impatto importante sugli esportatori, compresi i produttori, del settore agricolo, poiché un forte Kyat rendeva le importazioni più economiche. Di conseguenza i prodotti locali divennero meno competitivi, minacciando l’intera struttura produttiva[10].

Questo problema venne ovviato nel medio-lungo periodo mediante la promulgazione della legge sull’indipendenza tra la CBM ed il ramo politico[11], inoltre il forte legame tra PIL del paese e l’esportazione delle materie, lo rendeva fortemente soggetto ai prezzi di mercato di questi beni. Così il Myanmar si trovò ad affrontare il problema standard dei paesi ricchi di risorse naturali: quando i prezzi delle risorse naturali sono alti, il cambio estero aumenta e fa salire il tasso di cambio, rendendo difficile sia alle fabbriche che alle aziende agricole competere con le importazioni, producendo il fallimento di  molte imprese e riducendo il reddito degli agricoltori. Inoltre, il basso livello dei redditi non stimola il consumo di energia, Vi era inoltre una bassa presenza di infrastrutture.

In quel periodo furono in particolare, settori come quello manifatturiero, alberghiero e turistico, che non ricevevano FDI da anni, ad attrarne un numero significativo, ancor più rilevante anche a causa dei pochi investimenti negli anni passati. Tant’è che nell’anno fiscale 2013-14, la produzione manifatturiera rappresentò il 79% del totale di progetti di investimento approvati. Questo dato deve essere correlato al fatto che i grandi investimenti cinesi nel settore energetico ed estrattivo avrebbero portato un profondo impatto negativo sull’ambiente ed lo sfollamento coatto della popolazione. Mentre il settore manifatturiero consentiva un più rapido sviluppo e migliori prospettive di vita per i lavoratori coinvolti, ciò anche a seguito delle basse capacità tecniche-tecnologiche necessarie per lo sviluppo.

Il ritorno della democrazia, seppur parziale inoltre, portò in essere una vivace ricomparsa delle organizzazioni internazionali, che proprio nel 2011 videro un boom di presenza in progetti approvati ed avviati sul territorio birmano, raggiungendo una impressionante quota di 19.474[12] nello stesso anno. La maggior parte di questi si concentrò nella regione dello Ayeyawaddy, nel Sud-Ovest del paese, nel campo dell’agricoltura, con un numero di 8.715 progetti. Ulteriore importante concentrazione di progetti si ebbe nella cittadina di Salin, nella regione centrale di Magway: ben 628 progetti legati all’ambito agricolo legati alla ricostruzione post ciclone  Nargis del 2008. L’agricoltura rappresenta un settore chiave dell’economia del paese, vale a dire il 36% della produzione nazionale, la maggioranza dell’occupazione e il 25%-30% delle esportazioni in valore. L’abbondanza di terra, acqua e manodopera a basso costo contribuisce  a far si che sia il settore prevalente dell’economia. Un settore che tuttavia vede solo il 18% della superficie nazionale disponibile, oltre 68 milioni di ettari, sono utilizzati per la produzione agricola, dei quali solo il 18,5% è irrigato[13]
Al momento della scrittura del presente elaborato tutti i progetti citati sono in fase di ulteriore sviluppo[14].

Lo sviluppo finanziario, il ruolo del Giappone

“Nel processo di riforme finanziarie del Myanmar, il governo del Giappone, in quanto principale fornitore di assistenza estera, ha cancellato 3,7 miliardi di dollari del debito del Myanmar: l’Agenzia per la cooperazione internazionale del Giappone ha contribuito all’introduzione di leggi relative alla finanza; Daiwa Institute of Research, Japan Stock Exchange (JPX) e Financial Services Agency (FSA) hanno contribuito alla creazione della Yangon Stock Exchange (YSX); e tutte e tre le mega banche giapponesi (Mitsubishi UFJ Financial Group, Sumitomo Mitsui Banking Corporation e Mizuho Bank) hanno ricevuto il permesso di entrare nel mercato del Myanmar.“[15]
Nonostante lo State Law and Order Restoration Council (SLORC) e lo SPDC  si fossero impegnati per un nuovo ciclo di riforme finanziarie a partire dagli anni ‘90[16] la crisi finanziaria asiatica del 1997 e l’enorme crisi di liquidità del 2003 nel mercato asiatico, portarono al collasso delle riforme precedentemente  elaborate.

Con l’apertura verso la democrazia il governo di Thein Sein approvò profonde riforme volte al settore economico finanziario. Tra il 20-22 maggio 2011 a Naypyitaw si tenne un seminario a livello nazionale sullo sviluppo rurale e la riduzione della povertà. In quel conteso il Presidente pronunciò il discorso di apertura e le presentazioni successive videro espresse valutazioni molto sincere su un problema, che la precedente  giunta non avrebbe ammesso. Successivamente venne concessa l’approvazione per l’istituzione del Myanmar Development Resource Institute, indipendente e apolitico, con l’obiettivo di fornire i necessari input accademici e tecnici ai programmi di riduzione della povertà[17].
In secondo luogo si ebbe il distacco dalla dalla politica della Banca Centrale del Myanmar (CBM). la quale divenne un organismo di regolamentazione autonomo e indipendente grazie all’approvazione nel 2013 della legge sulla CBM. In precedenza tale istituto era posto sotto la guida del Ministero delle finanze. Il suo compito principale era quindi quello di finanziare il disavanzo di bilancio. La differenza risiedeva quindi nel fatto che ora la CBM vendeva buoni del tesoro da essa emessi anche a banche private. Il Myanmar iniziò anche a fornire alle banche estere licenze operative e avviò un progetto per istituire una borsa valori in Yangon. Negli ultimi anni, grazie alle riforme finanziarie in corso, le attività industriali iniziarono a contribuire notevolmente alla crescita del PIL del Myanmar, tuttavia, il sistema finanziario globale del paese si trovava ancora nella sua fase nascente. Significativamente, il tasso di penetrazione (percentuale di persone con conti bancari) venne stimato inferiore al 20%. Allo stesso modo, il rapporto tra i crediti delle banche private e il PIL risultava pari al 32,5%[18].
La poca estensione del tasso di penetrazione bancario deve essere ricondotta allo scarso radicamento sul territorio periferico da parte delle istituzioni bancarie, concentrate nelle grandi città. Inoltre, il mercato interno del Myanmar, per la maggior parte concentrato su articoli di consumo risultava piuttosto piccolo. Se il PIL calcolato al tasso di cambio del Myanmar risultava di circa 54 miliardi di dollari nel 2011 e se il cibo rappresentava circa il 60% della spesa media delle famiglie, è probabile che il mercato dei prodotti di consumo dei beni manifatturieri ammontasse a massimo circa 20 miliardi di dollari[19]. Il governo ridusse inoltre le aliquote dell’imposta sul reddito delle società eliminò l’imposta sugli utili e ridusse le tasse sulle esportazioni[20]. Le riforme portarono pertanto ad un rinnovato interesse gli investitori esteri.
Per quanto riguarda l’inserimento finanziario delle imprese birmane, non sono molte quelle quotate rispetto al potenziale. Ciò perché non è raro che i membri del Consiglio di Amministrazione di una società birmana posseggano la stessa posizione in diverse altre, creando potenziali conflitti di interesse. I magnati del Myanmar tendono a stare alla larga dalla borsa, perché non desiderano divulgare le loro informazioni aziendali e perdere il controllo del management. Senza contare il fatto che questi magnati spesso erano stretti alleati dei i vertici del Tatmadaw, che dal golpe del 1962 detenevano e continuano ad avere il controllo del paese mediante le due holding di stato: Union of Myanmar Economic Holding (UMECH) e la Myanmar Economic Corporation (MEC). Inoltre, il sistema legale del Myanmar si presentava fragile e la protezione degli investitori era quasi inesistente. Ne è un esempio l’ultima parte della legge sullo scambio di titoli, che stabiliva che, durante un “periodo di transizione” poco chiaro, il Ministero delle finanze “può emettere le notifiche, gli ordini e le direttive necessarie” per quanto riguarda la  supervisione dell’attività in titoli, creando grande scetticismo negli investitoti internazionali, che non potevano che ignorare le ripercussioni delle norme[21]
Nonostante un aumento nell’interesse economico internazionale verso l’economia del paese a seguito delle elezioni del 2010, il paese, nonostante le buone intenzioni del nuovo presidente Thein Sein, continuava a soffrire di una malattia mortale, che avrebbe potenzialmente allontanato gli investitori esteri privati: la corruzione. Essa derivava dalla regolamentazione precedente, posta in essere dalla Giunta militare e dalla eccessiva, e arbitraria, intromissione negli affari economici da parte degli attori statali nelle imprese industriali. Il ché scoraggiava il settore privato dal tentare di promuovere lo sviluppo del settore industriale. Fenomeno testimoniato dal fatto che, secondo il Corruption Perceptions Index, il paese si classificasse 180esimo su 183 paesi analizzati – con un punteggio di 1.5 – sulla scala della corruzione economica nel 2011[22]. Questo è un indice delle percezioni degli uomini d’affari e di altre persone informate e non necessariamente riflette la realtà, Nonostante tali premesse, successivamente al ristabilimento del governo semi civile, gli interessi finanziari internazionali verso il paese sono cresciuti.
Le attività delle banche giapponesi in Asia sono cresciute del 105% dalla fine del 2008 (FMI 2013 e hanno espanso la loro base di clienti dalle aziende giapponesi alle entità locali e, persino ai singoli clienti. Nell’ASEAN, il Myanmar ha la quinta popolazione più numerosa[23], ma un PIL pro-capite superiore solo a Laos e Cambogia. Queste caratteristiche rendono il paese altamente attrattivo per gli investimenti giapponesi verso le grandi holding economiche. D’altronde l’impegno giapponese posto in essere da Daiwa Securities in Myanmar risale ai primi anni ’90, quando Daiwa Securities Group e Myanmar Economic Bank pianificarono di trasformare il Myanmar Securities Exchange Center in una borsa valori. Successivamente, la crisi finanziaria asiatica del 1997 e la crisi bancaria del 2003 hanno interrotto il programma. Infine, nel 2012, la CBM, la Borsa di Tokyo e il Daiwa Institute of Research hanno firmato un Memoranda d’intesa per assistere la creazione di una borsa valori. L’YSX (Yangon Stock Exchange) venne aperto nel dicembre 2015. First Myanmar Investment, Myanmar Thilawa SEZ Holdings e Myanmar Citizens Bank sono diventate le prime società quotate nel 2016. Il potenziale del paese è risultato fin da subito particolarmente interessante per l’ASEAN. Al tempo dell’apertura del YSX il Myanmar possedeva circa 200 società pubbliche le cui azioni erano negoziabili e quindi ritenute candidabili  per la quotazione. Il Japan Exchange Group (JPX), istituito integrando la Borsa di Tokyo e l’Osaka Securities Exchange nel gennaio 2013, ha aggiornato il suo piano di gestione a medio termine nel 2014 e includendo la strategia asiatica come uno dei quattro pilastri aziendali. Tale significativo risultato aveva lasciato sperare un sempre maggiore coinvolgimento birmano nel mercato finanziario internazionale, fintanto che l’assetto democratico, anche se di facciata, fosse durato. Tale supposizione viene rafforzata dal fatto che i volumi di scambio nella YSX sono particolarmente bassi. Presupponendo quindi rendimenti a medio lungo termine, fattore che ha tenuto alla larga gli investitori occidentali. Da qui si può dedurre che l’impegnò di JPX fosse devoluto principalmente all’accumulazione di esperienza sui mercati finanziari esteri. Nondimeno che gli impegni privati e pubblici giapponesi si presentavano chiaramente strategici basati su un potenziale a lungo termine del Myanmar e della regione[24].
Nel frattempo, nell’agosto 2012, il Policy Research Institute (PRI) legato al Ministero delle Finanze giapponese e la CBM firmarono un Memorando d’intenti per assistere l’introduzione della Securities Exchange Law in Myanmar. La legge entrò in vigore nell’agosto 2013, rappresentando la prima volta che il Giappone redigeva da zero una legge finanziaria per un paese straniero, grazie alla consultazione delle parti e senza nessuna pressione da parte giapponese. È da ricondurre alla apertura e regolamentazione del mercato finanziario l’avvenuta richiesta di licenze di esercizio in Myanmar da parte di 25 banche di 12 paesi dell’Asia-Pacifico, nell’ano 2015. Nell’ottobre dello stesso anno, il Myanmar ha autorizzato l’apertura di nove istituti bancari esteri azioni nel paese. Mentre molti paesi hanno ottenuto una sola licenza, tutte e tre le mega banche giapponesi hanno ricevuto la licenza. Bisogna specificare come tuttavia all’epoca le banche estere potessero operare solamente come entità straniere.
Tuttavia le altre opportunità di business delle banche giapponesi erano limitate alla sola concessione di prestiti alle aziende giapponesi per aprire stabilimenti nella Zona Economica Speciale di Thilawa, dove vengono concesse esenzioni alle normative del settore finanziario (Gilmore, 2017). Ad esempio, Mitsubishi UFJ Financial Group aumentò i depositi in CB Bank, il suo partner locale, volendo incoraggiare gli operai delle fabbriche nella Zona Economica Speciale di Thilawa ad aprire conti personali.


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Note

[1] Burma ex-Prime Minster Thein Sein named new president, BBC, 4 February 2011
https://www.bbc.com/news/world-asia-pacific-12362745
[2] Myanmar: Major Reform Underway, International Crisis Group, 2011, pagina 2 
[3] Myanmar: Major Reform Underway, International Crisis Group, 2011, pagina 3
[4] Ibidem, pagina 10
[5] Ibidem, pagina 11
[6] Myanmar’s Economic Institutions in Transition, 2014, Journal of Southeast Asian Economies, pagina 245
[7] Myanmar Extractive Industries Transparency Initiative, pagina 21
[8] ibidem, pagina 30
[9] il MOGE è responsabile dell’esplorazione – produzione; del trasporto terrestre di petrolio e gas attraverso una rete di gasdotti di trasmissione onshore di 2.488 km;  della supervisione dei contratti di Production Sharing (PSC) stipulati con investitori privati. Inoltre si occupa anche di indire gare d’appalto a società estere, tra le quali l’ENI ottenne due concessioni onshore e due offshore in acque poco profonde durante il primo tavolo di trattative nel 2013. Myanmar Extractive Industries Transparency Initiative, pagina 26
[10] Myanmar: Major Reform Underway, International Crisis Group, 2011, pagina 9
[11] presente elaborato pagina 7
[12] Myanmar Information Management Unit (MIMU), http://themimu.info/3w-dashboard
[13] Myanmar in transition: Opportunities and challenges, Asian Development Bank, 2012, pagina 18
[14] Secondo il Myanmar Information Management Unit (MIMU)
[15] Financial development in Myanmar: the role of Japan, 24 may 2019, Tomoo Kikuchi and Takehiro Masutomo, pagina 1
[16] vedi “raccolta marzo”, articolo Myanmar, le elezioni del 2010, Opiniojuris
[17] Myanmar: Major Reform Underway, International Crisis Group, 2011, pagina 8
[18] Financial development in Myanmar: the role of Japan, 24 may 2019, Tomoo Kikuchi and Takehiro Masutomo, pagina 3
[19] Nonostante di dati derivino dalla WB (https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.CD?locations=MM) non è possibile assicurane la veridicità a causa dell’inaffidabilità delle istituzioni nazionali, pertanto queste cifre sono soggette a un ampio margine di errore. Tuttavia considerando una popolazione di circa 64 milioni di abitanti al 2011 e facile stimare di come il tasso di risparmio spendibile in beni manifatturieri ammontasse a circa 337$. Ripartizione che non tiene conto delle profonde differenze nella distribuzione del reddito tra la popolazione. Tenendo in considerazione che uno stimato 58,2% della popolazione viveva con meno di 5,50$ al giorno al 2011 ( nota 4) è difficile considerare che quest’ammontare di persone avesse tali capacità di spesa per beni manifatturieri. (http://themimu.info/sites/themimu.info/files/documents/Report_Industrial_Policy_Reform_in_Myanmar_Proximity_Apr2012.pdf)
[20] Myanmar’s Economic Institutions in Transition, 2014, Journal of Southeast Asian Economies, pagina 246
[21] seguendo gli umori degli investimenti economici nel paese spiegati nel paragrafo pretendete sulla “crescita economica”
[22] Transparency International, Corruption Perceptions Index 2011 https://www.transparency.org/en/cpi/2011
[23] Indonesia, Malaysia, the Philippine e Thailandia
[24] Financial development in Myanmar: the role of Japan, 24 may 2019, Tomoo Kikuchi and Takehiro Masutomo, pagina 11


Foto copertina: Myanmar prime minister Thein Sein (2L) along with senior leaders attends a military parade marking the country’s 65th Armed Forces Day at a parade ground in the new capital Naypyidaw on March 27, 2010. Myanmar celebrated its 65th Armed Forces Day with a military parade in its remote capital amid criticism of its plans for elections this year. Myanmar’s new electoral laws bar anyone serving a prison term from being a member of an official party which would prevent detained opposition leader Aung San Suu Kyi from participating. AFP PHOTO/Christophe ARCHAMBAULT / AFP PHOTO / CHRISTOPHE ARCHAMBAULT