[dropcap]Nel giugno 2014[/dropcap], i miliziani del Daesh, varcato il confine tra Iraq e Siria, si affrettarono a twittare #SykesPicotOver e, poco più di un mese dopo, il califfo Abu Bakr Al- Baghdadi, in una delle sue poche pubbliche apparizioni, dichiarò che il Daesh non si sarebbe fermato «fino a che non avrebbe piantato l’ultimo chiodo nella bara della cospirazione Sykes-Picot». Ma a cosa si stavano riferendo? Perché il richiamo ad un avvenimento accaduto un secolo prima?
La Prima Guerra Mondiale ha avuto un gran peso nel determinare l’attuale aspetto del Medio Oriente. Con la caduta dell’Impero Ottomano[1] l’imperialismo europeo rimpiazzò la sovranità turca e, così, dopo quattro secoli, i popoli arabi che erano stati uniti sotto un unico impero multiculturale si ritrovarono divisi in diverse entità territoriali, sotto la dominazione francese e britannica.
La spartizione dell’Impero fu oggetto di serrati accordi tra gli Alleati. Furono creati artificiosamente nuovi Stati e stabiliti nuovi confini, che, a distanza di cento anni, restano deleteri e fonte di molte questioni tuttora irrisolte, rendendo il Medio Oriente l’area geografica più instabile del mondo.
Il radicale cambiamento dell’area dell’ex Impero Ottomano si ricollega principalmente a tre avvenimenti: il carteggio Husayn-McMahon del 1915; l’accordo segreto Sykes-Picot del 1916 e la dichiarazione Balfour del 1917. Quello che va sotto il nome di carteggio Husayn-McMahon è lo scambio continuato di lettere avvenuto, dall’aprile del 1915 al marzo 1916, tra lo Sharif della Mecca[2]Al-Ḥusayn ibn ʿAlī Himmat e Sir Henry McMahon, Alto Commissario britannico al Cairo.
Oggetto di quelle missive: la promessa da parte di McMahon del riconoscimento inglese di un regno arabo indipendente con a capo proprio Husayn e la sua dinastia hashemita[3] subordinato alla ribellione di alcune tribù arabe contro il governo ottomano. La parte più importante delle trattative fu quella relativa ai confini dell’ipotetico stato Arabo[4] Lo Sceriffo Husayn chiedeva tutta la Siria, dall’Egitto nel Sinai alla Cilicia, la Mesopotamia, fino alla Persia, e tutta la penisola araba ad esclusione di Aden, lasciata agli inglesi.
Con una lettera del 24 ottobre 1915, McMahon confermò i confini richiesti ad esclusione della Cilicia e della Siria [5].
Sulla base degli accordi raggiunti, nel giugno 1916, lo Sherif Husayn lanciò un appello alla rivolta araba, sostenuta con armi e denaro dalla Gran Bretagna [6]contro il dominio ottomano. La rivolta si concluse vittoriosamente nell’ottobre del 1918, con la presa di Damasco.
Tuttavia, ben prima che le tribù arabe avessero iniziato, sotto la guida di Husayn, a lottare per la creazione di uno Stato, già dal novembre 1915, la Gran Bretagna e la Francia si erano accordate segretamente per la spartizione dei territori ottomani alla fine della guerra. L’accordo segreto definitivo tra le due potenze europee, chiamato “Asia Minor Agreement”, e meglio passato alla storia come accordo Sykes-Picot[7] ,fu firmato il 16 maggio 1916 e costituì, di fatto, un cinico tradimento degli impegni diplomatici presi in precedenza con Husayn.
La mappa dei territori risultante dall’accordo: era colorata in rosso e in blu: la zona rossa, spettante alla Gran Bretagna, corrispondeva alle province di Bassora e Baghdad; quella blu, invece, destinata alla Francia, si identificava con la regione costiera della Siria e con la Cilicia. Non fu oggetto di spartizione la Palestina (colorata nella mappa in marrone), in quanto destinata ad una “amministrazione internazionale”, la cui forma sarebbe stata decisa solo in seguito[8].
Alla Russia, unico Stato a conoscenza dei piani divisori, spettava invece Costantinopoli, unitamente agli stretti dei Dardanelli ed all’Armenia Ottomana.
Gli accordi di cui sopra furono poi in parte modificati dal trattato di Sèvres del 1920[9]: come “contentino” per il torto subito, Husayn vide affidare i troni degli stati creati artificiosamente dalle potenze occidentali ai suoi due figli. In particolare: ad ‘Abdallah fu assegnato l’Emirato di Transgiordania (Regno di Giordania dal 1946); a Faisal un regno, l’Iraq, nato dall’unione di tre antiche province ottomane (Bassora, Mosul e Baghdad), solo formalmente indipendente dalla Gran Bretagna.
L’avvenimento che, più di tutti, contribuì – e tuttora contribuisce a – rendere irrimediabilmente instabile il quadro mediorientale, vide ancora una volta protagonista il governo britannico: il 9 novembre 1917, due giorni dopo l’ingresso di Allenby[10] a Gaza, il Jewish Chronicle[11] pubblicò una breve lettera scritta dal Ministro degli esteri inglese, Arthur Balfour, indirizzata a Walter Rothschild[12]
La missiva[13], passata alla storia come “Dichiarazione Balfour”, rappresentò l’impegno preso dal governo britannico a favorire “la costruzione in Palestina di una casa nazionale per il popolo ebraico” . Con tale dichiarazione, Balfour non solo violò, per l’ennesima volta, i termini dei precedenti accordi con Sharif Husayn, ma diede vita all’inizio alle controversie che ancora oggi infiammano il Medio Oriente.
Essa favorì il processo di realizzazione dello JudenStaat[14] ipotizzato da Theodor Hertz, determinando un forte aumento del numero di ebrei arrivati in Palestina, che raggiunse la quota di 400.000 unità in conseguenza delle prime persecuzioni antisemite in Europa degli anni ’30.
Al successivo – ed inevitabile – sovraffollamento, seguirono i primi contrasti, dovuti in prevalenza alla gestione delle terre e dell’acqua, che portarono alla scoppio della rivolta araba guidata dal Gran Muftì di Gerusalemme Hajji Amin Al- Husaynu (Husseini)[15].
Le conseguenze di tutti questi avvenimenti restano oggi visibili e provocano ancora dei problemi.
L’annosa questione arabo-israeliana, infatti, vede la sua origine proprio nella dichiarazione Balfour del 1917, e ha rappresentato – ed ancora rappresenta – il “problema” del Medio Oriente. Essa ha determinato, nel corso di questi anni, quattro guerre ufficiali (1948 – 1956 – 1967 – 1973) e continue situazioni di tensione.
Gli Stati creati artificiosamente dalle potenze europee, poi, sono quasi tutti in enorme difficoltà (qualcuno addirittura “fallito”).
Si pensi ad esempio all’Iraq che, nato dal nulla nel 1922 e affidato dai britannici a Faisal, raggruppando in una composizione, all’epoca già frammentaria, le tre antiche province ottomane di Mosul, Bassora e Baghdad, ha di fatto unito sotto un’unica bandiera: un nord prevalentemente curdo-sunnita, un centro arabo-sunnita ed un sud arabo-sciita. Furono così gettate le basi delle rivalità interne, religiose, settarie ed etniche che hanno poi avuto grandi ricadute con la guerra civile scoppiata dopo la fine di Saddam Hussain.
Si pensi inoltre al Libano, che è stato teatro di una guerra civile dal 1975 al 1990 e che, tuttora, non riesce a trovare stabilità, anche a causa delle continue interferenze siriane nella vita politica del Paese.
Anche in questo caso, i motivi dei conflitti vanno ricercati nella fine della prima guerra mondiale. Il Libano, infatti, sino a quel momento, non esisteva come entità politica, né era mai esistita. Quando la Francia divise la Grande Siria in due entità separate, la Siria propriamente detta ed appunto il Libano, i confini di quest’ultimo furono tracciati sulla carta, raggruppando, nella stessa nazione, popolazioni che, seppur arabe, appartenevano a confessioni religiose completamente diverse.
Erano presenti, infatti, cristiani – maroniti, che all’epoca rappresentavano il 55% della popolazione ed erano considerati i naturali alleati dei francesi, musulmani sunniti e musulmani sciiti (drusi). In totale, diciotto furono le appartenenze complessivamente riconosciute. La costituzione libanese definitiva del 1943 fotografò bene questa differenza. Fu scelto un sistema presidenzialista, che affidava: la carica di presidente ad un cristiano; il ruolo di primo ministro ad un musulmano sunnita; ed il ruolo di speaker ad un musulmano sciita. Ovviamente questa divisione ha portato a scontri sempre più pesanti tra le varie fazioni, sino a determinare poi la guerra civile.
È idea diffusa tra gli storici e gli accademici, inoltre, che l’origine della forte inimicizia tra il mondo “ arabo- musulmano” e “l’Occidente” sia da ricercare proprio nei tradimenti diplomatici di quel periodo. Quegli accordi posero le basi della sfiducia del mondo “arabo” nei confronti dell’Occidente, il cui tasso ha visto un forte incremento nel tempo.
Ad essi, infatti, seguirono: la nascita di Israele ed il sostegno occidentale al Paese nelle guerre arabo-israeliane; il rovesciamento di Mossadeq[16] in Iran nel 1953 e le continue immissioni nelle politiche nazionali dei paesi arabi, fino ad arrivare alla prima guerra del Golfo[17] e , dopo gli attentati dell’11 settembre, le invasioni dell’Afghanistan (2001) e dell’Iraq (2003) .
Note
[1] Durante la Prima Guerra Mondiale 1914-18, l’impero Ottomano era alleato con la Germania , l’Austria – Ungheria e il Regno di Bulgaria in contrapposizione alla Triplice Intesa, formata inizialmente da Francia, Gran Bretagna e Russia. La caduta dell’impero Ottomano, iniziata con le guerre balcaniche del 1912, continuata durante la prima guerra mondiale, avviene formalmente nel 1922, con la deposizione del Sultano Mehmet IV e la nascita della Repubblica Turca.
[2] Lo Sharif della Mecca o Hejaz fu il titolo assegnato agli antichi governatori di Hejaz e delle città sante della Mecca e di Medina, e rappresentava all’interno dell’Impero Ottomano la seconda carica politica/religiosa del paese. Il termine sharif significa “nobile” in lingua araba ed è utilizzato per descrivere i discendenti del nipote di Maometto, Al-Hasan ibn Ali.
[3] Col termine Hashemiti si indicano dapprima i discendenti di Hāshim ibn ῾Abd Manāf, antenato di Maometto, e i parenti di questo; e in età moderna i membri di una dinastia (dinastia hashemita) fondata nel 1916 dallo sceriffo della Mecca Al-Ḥusain ibn Ali, la quale dominò prima nel Hejaz in Arabia, poi in Iraq e Transgiordania, e da ultimo (con AbdAllah I, Hussein e, dal 1999, AbdAllah II), nel Regno hashemita di Giordania.
[4] E.Rogan., Gli Arabi, Bompiani Edizioni , 2009 , pp. 209 ss.
[5] Lettera del 24 Ottobre 2015 recitava così : «I distretti di Mersin e Alessandretta, e parti della Siria che si estendono a ovest del distretto di Damasco, Homs, Hama e Aleppo, non possono dirsi puramente arabi, e debbono al riguardo essere esclusi dalla delimitazione che si propone. Subordinatamente a detta modifica, e senza pregiudizio per i trattati conclusi fra noi e alcuni capi arabi, noi accettiamo detta delimitazione. Quanto alle regioni che si estendono all’interno delle frontiere che si propongono, in cui la Gran Bretagna è libera di agire senza detrimento per gli interessi della sua alleata Francia, io [Sir Henry McMahon] sono autorizzato a darvi le seguenti garanzie nell’interesse del governo di Gran Bretagna, e a rispondere quanto segue alla vostra nota: Subordinatamente alle modifiche dianzi esposte, la Gran Bretagna è pronta a riconoscere e appoggiare (recognize and uphold) l’indipendenza (the independence) degli Arabi in tutta la regione che si estende all’interno delle frontiere proposte dallo Sceriffo di Mecca».
[6]Basti pensare alle figure quasi mitologiche di Sir Thomas Lowrance passato alla storia come Lowrance D’Arabia, e di Gertudre Bell.
[7] Dal nome dei due plenipotenziari Mark Sykes, consigliere per il Medio Oriente di Lord Kitchner, per la Gran Bretagna e François George Picot, ex console generale a Beirut, per la Francia
[8] La Palestina divenne un mandato affidato alla Gran Bretagna dal 1922 al 1948. Il mandato è uno strumento giuridico creato dall’art. 22 del patto istitutivo della Società delle Nazioni per la tutela delle popolazioni incapaci di autogovernarsi
[9]Il trattato di Sèvres (1920) consolidò gli accordi raggiunti durante la conferenza di San Remo (1919) , in quella occasione i rappresentanti di Gran Bretagna , Francia, Russia e Italia determinarono i mandati che avrebbero assunto nei confronti dei territori derivanti dalla spartizione dell’Impero ottomano nel Vicino Oriente.
[10] In seguito alla battaglia di Megiddo durante il quale l’esercito britannico sfondò le linee turche, penetrando nel territorio ottomano fino a Damasco e costringendo il sultano a chiedere un armistizio.
[11] Fondato a Londra nel 1841, è uno dei più antichi quotidiani ebrei.
[12] Questo progetto fu fatto proprio dal Chaim Weizman che si era adoperato presso il governo britannico per un sostegno alla causa , così come Herbert Samuel , la seconda personalità israelita , in ordine di tempo ad avere incarichi ministeriali in Inghilterra.
[13] «Foreign Office, Egregio Lord Rothschild, È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell’ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo.”Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”.Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista. Con sinceri saluti Arthur James Balfour».
[14] Lo stato di Israele nascerà poi nel 1948.
[15] Noto per la sua avversione verso l’immigrazione ebraica in Palestina, al-Ḥusaynī combatté contro l’instaurazione di uno Stato ebraico nel territorio mandatario britannico in Palestina e sostenne la creazione di uno Stato islamico in sua vece. A tal fine, al-Ḥusaynī non esitò a cercare il sostegno della Germania nazista e dell’Italia fascista.
[16] Mohammed Mossadeq, politico iraniano, ufficializzò la nazionalizzazione dell’Anglo-Iranian Oil Company. Nell’agosto del 1953 il governo guidato da Mossadeq fu abbattuto da un colpo di Stato militare favorito da un’operazione coperta dei servizi segreti americani e britannici, denominata Operazione Ajax, e sostituito da Fazlollah Zahedi, gradito agli inglesi.
[17] La guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991, detta anche prima guerra del Golfo in relazione alla cosiddetta seconda Guerra del Golfo, è il conflitto che oppose l’Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso.