Perché Stati Uniti e Russia dovrebbero parlarsi


Una crisi profonda sul versante orientale dell’Europa, porta ad un nuovo confronto tra Stati Uniti (leggi NATO) e Russia. Ma se la guerra diretta tra le due potenze sembra un’ipotesi lontana, il senso di accerchiamento percepito dai russi sta spingendo Mosca nelle braccia della Cina. E non è un’ipotesi auspicabile.


 

La frontiera est dell’Europa torna ad infiammarsi, almeno a parole. Alla fine di novembre il Presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, citando fonti dell’intelligence, afferma durante una conferenza stampa che sarebbe stato (momentaneamente) sventato un colpo di Stato orchestrato da Mosca previsto “per il 1 o 2 dicembre”. In questo tentativo di golpe ci sarebbe lo zampino del magnate Rinat Akhmetov Akhemtov, proprietario della holding finanziaria System Capital Management e presidente della squadra Shaktar Donetsk.
Dall’altra parte dell’oceano, il Washington Post citando fonti dell’intelligence, afferma che “Il Cremlino sta pianificando un’offensiva multifronte già all’inizio del prossimo anno che coinvolgerà fino a 175.000 truppe[1]”. Il relazione ad un eventuale invasione russa, il segretario di Stato Antony Blinken ha promesso ritorsioni finanziarie: “misure economiche ad alto impatto che ci siamo astenuti dall’adottare in passato”.

Dall’Ambasciata russa di Washington  fanno sapere che “La Russia non è una minaccia per nessun Paese. Il dispiegamento di truppe russe sul territorio nazionale è un nostro diritto sovrano e non è affare di nessuno. Sono la NATO e i suoi stati membri che stanno spostando incautamente le loro forze militari e infrastrutture verso i confini russi”[2] (il riferimento alle recenti esercitazioni militari nel Mar Nero e la fornitura all’Ucraina di armi e droni militari.)
In questa situazione potenzialmente pericolosa s’inserisce la Turchia. Intervenuto al MED, Mediterranean Dialogue Forum di Roma, il portavoce di Erdoğan, İbrahim Kalın, ha ricordato che la tensione tra Ucraina e Russia è aumentata proponendo la Turchia, che ha buoni rapporti con questi due paesi, come carta per provare a stemperare qualsiasi tensione in zona[3]. Ankara è uno spettatore molto interessato a ciò che accade nel Mar Nero, vero pomo della discordia, punto strategico per rotte commerciali ed energetiche, considerato “cosa russa” da Putin. Da sempre il Mar Nero è concepito dalla Russia come unica via per accedere ai famosi “mari caldi”, e Mosca ha mal digerito il tour del segretario della Difesa americano Lloyd Austin lo scorso ottobre[4].  Tre giorni di incontri utili agli Stati Uniti per rassicurare Georgia, Ucraina e Romania della presenza americana in caso di escalation militare.
Ma siamo davvero ad un passo da una nuova guerra? Probabilmente no.
Ma è utile alzare il livello dello scontro verbale? Assolutamente si.
E’ utile a tutte le parti in causa, parliamoci chiaramente, la minaccia russa credibile ma non vitale serve tanto agli Stati Uniti per giustificare la presenza e l’allargamento della NATO verso est e ricordare all’Unione Europea di quanto sia pericoloso il grande “Orso” con le sue manovre militari visibili e ancor di più con le sue pressioni meno visibili (leggere crisi dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia).
Ma il confronto duro serve tanto anche alla Russia, innanzitutto per ricordare che il (l’) (im)probabile ingresso della Ucraina e della Georgia nella NATO, e l’istallazione di missili nelle basi di Kharkiv e Dnipropetrovsk (vorrebbe dire riuscire a colpire Mosca in 7 minuti) equivale a superare la linea rossa tracciata da Putin e provocare davvero una reazione armata con esiti difficilmente prevedibili. Mobilitare le truppe, far aumentare la tensione e sedersi al tavolo (virtuale martedì 7 dicembre con Biden) vuol dire ricoprire di nuovo (o ancora secondo Mosca) il ruolo non più di potenza regionale (come sentenziato da Obama nel 2014[5] andando a colpire un nervo scoperto di Mosca) ma di potenza mondiale capace di controllare le sue sfere di influenza. Serve a Zelens’kyj per aumentare la pressione nei confronti dell’Occidente per avere in cambio, non tanto la promessa di un ingresso nell’Ue e/o nella NATO, ma di essere considerato come pedina utile alla stabilità. Serve alla Bielorussia di Lukashenko pronto, in nome della fedeltà a Mosca (e soprattutto per scongiurare il rischio di essere sostituito se necessario), ad invadere l’Ucraina, almeno a parole.
E come già accennato serve alla Turchia che facendo da paciere trae un vantaggio strategico tra i due contendenti

Rafforzare l’Europa o la Cina?

Chiaramente questa situazione di instabilità nell’Europa Orientale, che va avanti da prima della crisi Ucraina del 2014, porta a due conseguenze da un punto di vista geopolitico di non facile soluzione. Dilemmi che farebbero impallidire Mahan, Mackinder e Spykman[6]. Il perdurare delle crisi ad est, dalla crisi dei migranti al rischio militare, dal blocco energetico all’aumento delle sanzioni, allontana sempre di più l’Europa dalla Russia, primo obiettivo strategico di Washington dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. E’ chiaro che un Unione Europea integrata economicamente e pacificata con la Federazione Russa rappresenterebbe un blocco geopolitico capace di presentarsi come forza egemone a livello mondiale. Da un lato la forza economica dell’Europa dall’altro la potenza energetica della Russia, un mix temibile per Washington che vedrebbe a quel punto ridursi al minimo l’utilità della NATO nel “vecchio continente”.
Al momento questa prospettiva è lontanissima dal diventare realtà per svariati motivi, ma nel frattempo la continua pressione sta portando ad uno scenario ancora più preoccupante per gli Stati Uniti: spingere Mosca nella braccia di Pechino. Ed è stata proprio la crisi Ucraina ad accelerare questa tendenza. La secessione della Crimea è considerata illegittima dall’Occidente ma non dalla Cina, che si è sempre astenuta nelle votazioni al Consiglio di Sicurezza relative allo status internazionale della penisola e questo per tre ragioni: la prima riguarda la Belt and Road Initiative che tocca moltissimi punti che rientrano nella sfera d’influenza russa, dall’Asia centrale al Mar Nero e così come per l’Artico è meglio andare d’accordo.
Secondo motivo strettamente collegato al primo, la Cina ha fame di energia, la Russia ha necessità di diversificare i mercati ed è per questo dal Mar Nero al Mar d’Azov, dall’Asia Centrale alla Siberia (dove attraverso il gasdotto Power of Siberia si prevede entro il 2024 un flusso annuale di gas pari a 38 miliardi di metri cubi) i progetti energetici vanno a gonfie vele.
Terzo punto, Pechino punta al parallelismo tra Crimea e Taiwan, noi non interveniamo nelle vicende vostre e voi fate altrettanto. Chiaramente questo matrimonio di circostanza non può durare a lungo, la pressione demografica cinese sul confine russo lungo il fiume Amur è vista come un rischio vitale per Mosca e una vittoria e tempo per Pechino consapevole che la sostituzione etnica avverrà prima o poi e non ci sarà bisogno di armi. Ma per far sì che questa circostanza geopolitica momentanea non si trasformi in realtà permanente bisogna tener in vita la Russia. Un eventuale implosione di Mosca farebbe deflagrare il mondo russo e darebbe campo aperto all’espansione cinese, un eventualità che darebbe il colpo finale alle pretese americane di guidare il mondo. Un rischio che già dai tempi di Eisenhower gli americani avevano compreso. Ma il suicidio (indotto) del 1991 che aveva regalato una vittoria, mai veramente voluta, aveva fatto perdere agli Stati Uniti la percezione della realtà, mandando all’aria le raccomandazioni di Kennan, ci si è spinti sempre più ad est, allargando l’ombrello NATO anche nel “giardino di casa” di Mosca. Uno spostamento di frontiere di 1000km, tentativi pericolosi di ridurre lo storico nemico davvero a potenza sub-regionale, ma correndo il rischio enorme di trovarsi un area di instabilità lunga 17.130.000 km². Sarebbe la fine per la Russia e per gli Stati Uniti.


Note

[1] https://www.washingtonpost.com/national-security/russia-ukraine-invasion/2021/12/03/98a3760e-546b-11ec-8769-2f4ecdf7a2ad_story.html
[2] https://tass.com/politics/1370925
[3] https://www.aa.com.tr/tr/politika/cumhurbaskanligi-sozcusu-kalin-rusya-ve-ukrayna-arasinda-gerilimi-azaltacak-adimlari-desteklemeye-haziriz/2438335
[4] https://www.opiniojuris.it/gli-usa-in-chiave-anti-russa-sul-mar-nero-lloyd-austin-visita-georgia-ucraina-e-romania/
[5] https://www.reuters.com/article/us-ukraine-crisis-russia-weakness-idUSBREA2O19J20140325
[6] https://www.opiniojuris.it/talassocrazia/