Con uno schiacciante ma non sorprendente 87% dei voti Vladimir Putin si riconferma Presidente della Federazione Russa ma non è tutt’oro ciò che luccica.
Di Andrea Minervini
Stesso Presidente, altro giorno
Il nuovo Presidente della Federazione Russa è (rullo di tamburi) il Presidente precedente, nulla di nuovo in effetti.
In un periodo di elezioni politiche diffuse tra i maggiori attori del panorama internazionale (come le presidenziali degli Stati Uniti), o che quantomeno orbitano intorno a quel perno che è divenuta la guerra in Ucraina, quelle svoltesi negli ultimi giorni in Russia erano quelle dall’esito più scontato. Vladimir Putin, classe 1952 (71 anni) grazie alle riforme costituzionali passate negli scorsi anni ha potuto ricandidarsi e vincere ancora una volta un nuovo mandato quale Presidente della Federazione Russa che dovrebbe durare sino al 2030.
Ciò detto, sebbene l’esito delle elezioni russe sia stato scontato a tal punto da essere fonte di meme e ilarità, la questione potrebbe essere più complessa di così. Che Putin vanti un consenso diffuso tra la popolazione russa è un dato chiaro (87% dei voti è comunque un indicatore importante avallato da dati preelettorali[1]) ma gli osservatori internazionali hanno visto in quel nuovo, ingombrante e per certi versi disastroso evento che è stata ed è la guerra in Ucraina, un elemento che poteva essere cardine per rompere la “routine” politica russa.
Le eco della guerra in Ucraina hanno scosso la politica russa?
A tal proposito, stringere la lente di analisi proprio sulla guerra e le sue conseguenze ci aiuta a vedere con maggiore chiarezza alcune sfumature che dimostrano la complessità di uno scenario solo apparentemente banale.
Il potere politico di Putin, nel corso dei due anni di guerra, è stato più volte messo in discussione dalla narrativa “occidentale” (un termine questo inflazionato ma che è divenuto bandiera di quel gruppo di paesi che si oppongono con forza alla guerra) in diverse occasioni. Le prime proteste contro la guerra a Mosca, i disastrosi risultati sui campi di battaglia ucraini, la fuga di molti russi (compresi alcuni oligarchi) verso altri paesi e ancora, la marcia armata della Wagner di Prigozhin verso Mosca e la recente dipartita dell’oppositore Naval’nyj, anch’essa latrice di proteste e indignazione fuori dalla Russia ma anche al suo interno.
Infine, non sono mancati tentativi di protesta durante lo svolgimento del voto in Russia come incendi appiccati nei seggi e inchiostro versato sulle schede elettorali. Eventi particolari, spesso ad opera di singoli che si vanno però a sommare ad un clima di tensione crescente anche se ancora sotto il controllo del “grande occhio” del Cremlino.
Tutti questi eventi hanno portato i nostri media a immaginare scenari in cui il potere di Putin poteva venire meno e la Russia come la conosciamo oggi cambiare radicalmente, forse anche pericolosamente, verso scenari inesplorati.
Questo non è avvenuto, ed è un fatto, però tutti gli eventi che abbiamo precedentemente elencato, presi nel loro insieme sono importanti indicatori di fermento in un sistema politico come quello Russo che nel profondo è tutt’altro che monolitico.
Solo Putin?
Grandi equilibri di potere orbitano intorno al Cremlino, spesso nell’ombra, e queste elezioni presidenziali, sebbene dall’esito scontato, ovvero con la vittoria di Vladimir Putin, possono essere vendute al popolo e all’estero ma quanto influiscono sui reali centri di potere del paese più grande del mondo? oligarchi, siloviki[2] e influenze esterne (certamente esacerbate dal regime sanzionatorio in atto). Putin sino ad ora ha saputo comprendere e gestire queste dinamiche interne al paese che vanno oltre la mera apparenza recitando, forse, il ruolo di “demone che divora i demoni” o che quantomeno sa metterli gli uni contro gli altri come nel caso delle pratiche di competitive intelligence (un termine di origine statunitense) adottate per le varie agenzie di intelligence della Federazione Russa[3].
Non si può negare che la guerra abbia cambiato molte cose nella Russia odierna, e i cambiamenti rendono ancor più fumose e controverse le dinamiche che abbiamo precedentemente analizzato (tra dubbi, nuove prospettive e opportunità) anche se per ora la struttura di potere di Putin sembra essere ancora salda.
Conclusioni
Ad oggi il potere del Presidente Putin sembra essere solido e oltre a vantare di un, comunque, vasto appoggio popolare trova certezza anche nel forte sistema di controllo dell’informazione e della popolazione russo.
La guerra in Ucraina, come visto, ha assestato dei colpi a questo sistema che non sembrano essere stati fatali, eppure alcune dinamiche potrebbero aver messo in moto meccanismi ben oltre il solo strumento delle elezioni che in un paese come la Russia potrebbero rendere dubbioso e privo di certezze il futuro del paese. Molto, ancora una volta, dipenderà dai prossimi sviluppi sul campo.
Note
[1] Da redazione, Russia, i sostenitori di Putin: “Con lui siamo tornati a essere grandi”, Euronews, 17/03/2024. In: https://it.euronews.com/2024/03/17/russia-i-sostenitori-di-putin-con-lui-siamo-tornati-a-essere-grandi
[2] A. Minervini, Il significato della parola Siloviki e le “nuove” agenzie di intelligence nella Russia di Putin, Opinio Juris, 15 agosto 2020. In: https://www.opiniojuris.it/siloviki-e-il-ruolo-nelle-nuove-agenzie-di-intelligence-nella-russia-di-putin/
[3] M. Galeotti, Putin’s Hydra: Inside Russia’s Intelligence Service, European Council on Foreign Relations, Maggio, 2016, cit., p. 4. In: https://ecfr.eu/publication/putins_hydra_inside_russias_intelligence_services/
Foto copertina: Vladimir Putin rieletto Presidente della Federazione Russa