Quale destino per Odessa?


Lo scorso 7 giugno si è tenuto ad Ankara l’incontro tra il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ed il suo omologo turco Mevlüt Çavuşoğlu. L’incontro, apertamente sostenuto dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, avrebbe dovuto raggiungere un accordo di massima sulla possibilità di sbloccare i porti ucraini, in particolare quello di Odessa, garantendo un passaggio sicuro per le navi ucraine cariche di decine di tonnellate di grano destinato in gran parte ai paesi del Nordafrica.


L’esito dell’incontro, nonostante le speranze che lo avevano accompagnato alla vigilia, si è rivelato più scarno del previsto, sostanziandosi nella sola conferenza stampa a margine, nella quale emerge il raggiungimento di un accordo di massima sullo sminamento del porto di Odessa e sulla scorta delle navi cariche di grano attraverso il Mar Nero, compito affidato alla marina turca.[1]
Il ministro Lavrov, elogiando gli sforzi della controparte turca nel cercare una soluzione diplomatica, ha affermato che Mosca, in cooperazione con Ankara, è pronta a fornire garanzie di sicurezza alle navi che trasporteranno il grano ucraino verso il Bosforo, promettendo che la Russia non sfrutterà l’eventuale sminamento delle acque circostanti il porto di Odessa per attaccare l’Ucraina lungo quella direttrice. [2]
L’accordo, tuttavia, oltre che a mostrare un certo grado di intesa tra Mosca ed Ankara, non ha trovato il supporto della parte ucraina, preoccupata dalla possibilità che le operazioni di sminamento possano tradursi in una opportunità per un eventuale attacco russo. D’altronde, gli attacchi missilistici ai silos nella città di Mykolaiv, proprio mentre si svolgevano i colloqui ad Ankara, ed il mancato invito del presidente Volodymyr Zelenskyy e del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba, hanno contribuito ad alimentare la sfiducia ucraina verso l’iniziativa diplomatica turca.[3]
Pochi giorni dopo, il presidente francese Emmanuel Macron, colpito dalle polemiche per una sua dichiarazione in cui invitava a “non umiliare Putin”, ha dichiarato che la Francia è pronta a prendere parte ad un’operazione volta a “sbloccare il porto di Odessa” con il coinvolgimento delle Nazioni Unite.[4]

Gli accordi sui corridoi del grano

La città di Odessa, che per buona parte del conflitto è sembrata non essere il bersaglio principale dell’avanzata russa, si ritrova adesso a fornire il terreno per lo scontro tra grandi potenze, che perseguono interessi politici ed economici contrapposti. 
Difatti, i paesi dell’Occidente, insieme con Unione Europea e Nazioni Unite, sono preoccupati di trovare una rapida soluzione al blocco dei porti ucraini sul Mar Nero, che rende impossibile l’esportazione di decine di tonnellate di grano ed altre risorse naturali, come mais e semi di girasole, bloccate nei silos delle maggiori città costiere, esposti a rischio di deterioramento, distruzione durante i bombardamenti, o di saccheggio da parte delle forze di occupazione russe, e che potrebbe comportare una delle crisi alimentari più gravi di questo secolo.[5]
Considerando che il World Food Program acquista il 50% del grano e il 20% del mais necessari per i Paesi poveri proprio in Ucraina[6], e che tra i paesi maggiormente dipendenti dalle importazioni di grano ucraino rientrano tra gli altri, Siria, Egitto, Libia e Tunisia, il rischio di una catastrofe alimentare e una conseguente emergenza migratoria è tutt’altro che irrealistico.[7]
Ed è proprio il timore di una possibile nuova e più consistente ondata migratoria ai confini meridionali dell’Unione, che ha spinto la Commissione europea a lanciare una missione di salvataggio, per trasportare 20 milioni di tonnellate di grano (sono 40 milioni di tonnellate quelle stipate nei silos portuali ucraini), verso i porti del Mar Baltico e nel porto rumeno di Costanza, attraverso le ferrovie.[8] Tuttavia, ci sono delle criticità. In primo luogo, il sistema a scartamento largo di stampo sovietico ancora utilizzato in Ucraina non è compatibile con quello in uso nell’UE, che obbliga a lunghe e difficoltose operazioni di trasbordo ai confini con la Polonia. In secondo luogo, le quantità trasportate su rotaie non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo di esportare 20 milioni di tonnellate di grano entro luglio.[9]
Ragion per cui, nelle ultime settimane si sono intensificati gli sforzi diplomatici da parte della Commissione e dei singoli leader europei, come lo stesso premier Mario Draghi, il quale ha avuto vari colloqui telefonici con il presidente Putin, cercando un accordo in grado di garantire un passaggio sicuro nel Mar Nero, al fine di evitare una catastrofe alimentare che colpirà inevitabilmente i paesi e le popolazioni più vulnerabili.[10]
Tali sforzi diplomatici, così come l’iniziativa turca si sono scontrati con due ostacoli. Il primo riguarda l’atteggiamento del presidente russo Putin, il quale continua a pretendere la rimozione delle sanzioni occidentali, in cambio dello sblocco dei porti ucraini. Il secondo elemento riguarda le reticenze di Kyiv a fidarsi delle promesse fatte dal Cremlino.[11]

L’importanza strategica di Odessa

Dall’inizio dell’offensiva russa su Kyiv, al fine di prevenire un qualsiasi attacco anfibio, le autorità ucraine hanno provveduto al rafforzamento delle difese della città, posizionando mine sottomarine, creando fortificazioni e minando le spiagge circostanti.[12] Ciò renderebbe, un eventuale attacco anfibio, estremamente dispendioso, sia in termini di perdite umane che di mezzi. Tuttavia, Mosca ha disposto un intenso blocco navale sulla città, colpendo duramente l’economia ucraina.
Prima della guerra, circa il 70% delle esportazioni ucraine passava per i porti sul Mar Nero, e la gran parte di questi transitava per il grande porto di Odessa, il più grande porto ucraino. L’ Odesa Marine Trade Port (OMTP) ha una capacità di circa 40 milioni di tonnellate di carico sfuso (cereali, minerali, cemento, acciaio) e circa 25 milioni di tonnellate di liquidi (come il gasolio) ogni anno[13], essendo anche un importante centro di raffinazione del petrolio e di stoccaggio di idrocarburi. 
Inoltre, il porto di Odessa è direttamente collegato alla linea ferroviaria nazionale. Ciò rende la città un hub strategico per l’economia dell’Ucraina e fonte di attrazione per investimenti di compagnie straniere, tra cui la tedesca Hamburger Hafen und Logistik AG, leader nel settore della logistica, gestore di un terminal proprio nel porto di Odessa.[14]
Dal Mar Nero transita, inoltre, gran parte del neon per semiconduttori prodotto a livello globale, un ingrediente necessario per la produzione di microchip. Infatti, due aziende ucraine, la Ingas e la Cryoin, sono responsabili della produzione di circa il 45-54% del neon a livello mondiale.[15]
La città, inoltre, è strategica perché si trova vicino alla foce del fiume Danubio e alla fine del canale Reno-Meno-Danubio che la collega direttamente all’Europa centrale. 

Perché è importante il sud dell’Ucraina?

Secondo dati dell’USDA, ovvero il Dipartimento US per la agricoltura, l’Ucraina è uno dei principali produttori ed esportatori di cereali e colza a livello globale e l’esportazione di prodotti agricoli ha generato un valore di $27.8 miliardi nel 2021, che rappresentano il 41% delle esportazioni totali del paese ($68 miliardi). Inoltre, fa sapere l’USDA, che oltre il 55% del suolo ucraino è arabile. [16]  A ciò si può aggiungere la particolare morfologia dell’Ucraina.
Nel suo libro “Ukraine: A History” lo storico Orest Subtelny[17], Professore alla York University di Toronto, descrive l’Ucraina come un paese ricchissimo dal punto di vista delle risorse naturali. Essa, infatti, è ricca di depositi minerari, carbone e minerali ferrosi, che si concentrano principalmente nel sudest del paese. A ciò si aggiunga la presenza del famoso černozëm, una tipologia di suolo propria della Russia meridionale (in russo «terra nera») e della Ucraina sudorientale, dalla caratteristica colorazione bruna. Nella classificazione pedologica il termine indica un gruppo di suoli di steppa che ricadono nella classe dei suoli calcarei. Il černozëm si forma in zone con clima temperato, scarsa piovosità e con abbondante presenza di materia organica e calcio.
Tuttavia, questa particolare tipologia di suolo non si estende sulla parte settentrionale e nordoccidentale del paese, formata invece da steppe e foreste, ed è concentrato soprattutto nella parte meridionale ed orientale dell’Ucraina. Questa particolarità, unità al tipico clima mite e l’accesso alle vie di comunicazione sul Mar Nero, hanno permesso, nel corso dei secoli lo sviluppo di società agricole, e soprattutto l’avvicendarsi di incursioni da parte di popoli vicini, stabilitisi poi nella regione compresa tra i fiumi Dnipro e Dnister, e la penisola di Crimea.
Inoltre, il porto di Odessa è il principale terminal per l’esportazione di cereali ucraini verso i mercati internazionali.[18]

L’importanza culturale di Odessa

La città è stata fondata nel 1974 e nominata Odessa per volere della zarina Caterina II di Russia, dopo che l’Impero russo l’aveva strappata al controllo ottomano nel 1789. Famosa per i moltissimi edifici storici e monumenti in stile Art-Nouveau, Neoclassico, Barocco, e per la rilevante comunità italiana, proveniente in particolare dal Regno delle due Sicilie, che vi si trasferì nel corso del XIX secolo. Il clima mite e la bellezza artistica richiamavano viaggiatori, letterati, ed artisti da tutta Europa, ed è la meta privilegiata dei vacanzieri russi.
La “perla sul mare”, come è stata soprannominata la terza città ucraina dopo Kyiv e Kharkiv, ospita la famosa scalinata Potëmkin, e il Teatro nazionale accademico dell’opera e del balletto di Odessa, i due monumenti più rappresentativi.
Nel corso degli scontri successivi all’Euromaidan, nel 2014, Odessa fu teatro di una serie di sanguinosi scontri tra gli abitanti favorevoli a un’apertura del Paese verso l’Occidente e i cittadini filorussi. La violenza raggiunse il suo apice il 2 maggio, quando 42 manifestanti filorussi morirono nell’incendio della Casa dei sindacati dopo uno scambio di lanci di bottiglie incendiarie contro i loro avversari.[19]
Odessa rappresenta una città importantissima per l’identità culturale russa e rappresenta un obiettivo simbolico di Mosca. [20] Questa ragione l’ha risparmiata dai massicci bombardamenti che, invece, hanno annientato città come Mariupol e Kherson. Essa, infatti, come gran parte delle regioni orientali, ospita una popolazione in prevalenza russofona, sebbene la guerra abbia rinsaldato l’identità ucraina dei suoi abitanti.[21]

E se Odessa fosse conquistata?

Partendo dai report stilati dalla Defence Intelligence del Regno Unito[22], la capacità militare russa, almeno al momento, non sarebbe sufficiente per spingersi all’attacco di Odessa.
Dopo il fallimento dell’iniziale attacco russo su Kyiv, che avrebbe dovuto portare alla capitolazione del governo ucraino e ad un successivo governo, presumibilmente filorusso, Mosca ha concentrato tutti i suoi sforzi nella conquista del Donbass e della fascia meridionale lungo il Mar d’Azov.[23] Ciò renderebbe Odessa un obiettivo strategico per la Russia.
La cattura dell’oblast di Odessa, ed in particolare del porto, garantirebbe a Mosca il completo controllo del Mar Nero e degli snodi commerciali, oltreché precludere a Kyiv l’accesso al mare, e di conseguenza al mercato internazionale. Inoltre, con il blocco navale russo su Odessa, e la conseguente mancata esportazione dei milioni di tonnellate di cereali ancora stipate nei silos, si è già assistito ad un aumento generalizzato dei prezzi del cibo, accompagnati all’aumento dei costi dell’energia.
Putin mira ad utilizzare la crisi alimentare come strumento per spingere l’Europa a rimuovere le sanzioni economiche, agitando lo spettro di una nuova e massiccia crisi migratoria. Inoltre, un eventuale sminamento del porto, potrebbe aprire una finestra che Mosca potrebbe utilizzare per cogliere di sorpresa gli ucraini.
Un ulteriore elemento da considerare è la vicinanza di Odessa alla Transnistria, la regione separatista filo-russa della Moldavia, la quale ospita circa 1.500 militari russi e l’armeria di Cobasna (Kolbasna), a soli 2 km dal confine con l’Ucraina, e che conta circa 20.000 tonnellate di riserve di munizioni ed equipaggiamenti.[24]
La regione potrebbe fungere da base per il raggruppamento di militari russi o per le riparazioni di mezzi e velivoli, ovvero potrebbe operare come rampa di lancio per una nuova offensiva da ovest. Difatti, secondo molti analisti, il piano di Putin prevederebbe la creazione di un ponte di terra che unisca il Donbass, la Crimea, e la costa del Mar Nero sino alla Transnistria. La caduta di Odessa permetterebbe di scongiurare l’isolamento persistente di Tiraspol, anche in considerazione delle domande di adesione all’Ue da parte di Ucraina e Moldova.
Infine, sul piano simbolico, la conquista di Odessa, permetterebbe al Cremlino di ricreare quella parte di territorio facente parte dell’Impero russo, nota con il nome di Novorossija (Nuova Russia), ovvero quell’area a nord del Mar Nero, conquistata a fine ‘700, ai danni dell’Impero ottomano, e che garantirebbe a Putin di non tornare a casa a mani vuote.


Note

[1]https://www.politico.eu/article/no-deal-yet-with-russia-or-turkey-to-unblock-black-sea-ukraine-says/
[2] https://twitter.com/anadoluagency/status/1534464097504444417
[3] https://en.interfax.com.ua/news/general/837408.html
[4]https://www.france24.com/en/live-news/20220610-ukraine-hits-russian-targets-france-offers-odessa-help
[5] https://www.reuters.com/world/food-prices-hit-record-high-february-un-agency-says-2022-03-04/
[6] https://www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/food-power-limpero-russo-del-grano-non-decolla-ma-affama
[7] https://www.dw.com/en/ukraines-economy-is-more-than-just-wheat-and-commodities/a-61124847
[8] https://www.politico.eu/article/brussels-masterplan-to-get-ukraine-grain-moving/
[9] https://www.politico.eu/article/logistics-crunch-derail-eu-ukraine-grain-rescue-mission/
[10] https://www.politico.eu/article/vladimir-putin-we-could-reopen-odesa-but-we-want-sanctions-removed/
[11] https://www.agi.it/estero/news/2022-06-08/incontro-lavrov-cavusoglu-non-ha-sbloccato-vie-grano-17019635/
[12] https://www.aljazeera.com/news/2022/3/17/mines-sandbags-roadblocks-odesa-prepares-for-russian-attack
[13] https://www.dw.com/en/ukraines-economy-is-more-than-just-wheat-and-commodities/a-61124847
[14] https://hhla.de/
[15] https://www.reuters.com/technology/exclusive-ukraine-halts-half-worlds-neon-output-chips-clouding-outlook-2022-03-11/
[16] https://www.fas.usda.gov/sites/default/files/2022-05/Ukraine-Factsheet.pdf
[17] Orest Subtelny, Ukraine: A History, Canada, University of Toronto Press, 4th edition, 2009.
[18] https://www.reuters.com/business/ukraine-could-lose-6-bln-grain-exports-with-ports-blocked-2022-03-21/
[19]https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/OHCHRThematicReportUkraineJan2014-May2016_EN.pdf
[20] https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/06/08/news/viaggio-a-odessa-viva-e-libera-da-far-rabbia-a-putin-4084216/
[21] https://www.internazionale.it/notizie/2022/05/31/ucraina-guerra-odessa
[22] https://twitter.com/DefenceHQ
[23] https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/03/26/news/la-russia-annuncia-la-fase-due-la-liberazione-del-donbas-kyiv-ora-chiede-i-carri-armati-alla-nato-3847272/
[24] https://www.aljazeera.com/news/2022/4/26/five-things-to-know-about-russian-backed-transnistria


Foto copertina: The 142-metre-long (155 yards) Potemkin Stairs in Odessa (1834-41) was made famous by Sergei Eisenstein in his movie Battleship Potemkin (1925). Postcard from between 1890 and 1900. The inscription reads at the bottom: «8935. p.z. – ODESSA. L’ESCALIER RICHELIEU ОДЕССА. РИШЕЛЬЕВСКАЯ ЛЕСТНИЦА» Publised by the Detroit Publishing Company in 1905. Wikipedia