Botta e risposta tra l’Ambasciata russa in Italia e il ministro della Difesa Guido Crosetto. I russi accusano l’Italia di fornire all’Ucraina le mine anti-uomo, Crosetto rivolgendosi a Mosca: «mente sapendo di mentire».
Duro botta e risposta tra Mosca e Roma. Nella giornata di ieri l’Ambasciata russa in Italia, con un tweet, ha rilanciato le dichiarazioni della portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova sulla fornitura di armi, ed in particolare di mine anti-uomo all’Ucraina da parte dell’Italia. La portavoce durante un’intervista aveva dichiarato che l’Italia non può essere vista come un garante del potenziale processo di pace intorno all’Ucraina a causa della posizione di parte di Roma nei confronti di Mosca. La Zakharova ha affermato: «Troviamo strano sentire proposte di mediazione da parte dei paesi che fin dall’inizio hanno assunto una posizione anti-russa inequivocabile e molto aggressiva, non solo sostenendo il sanguinario regime di Kiev, ma anche fornendo con una sostanziale assistenza militare e tecnico-militare e pompando intenzionalmente armi all’avanguardia in Ucraina (…) Insieme a un’ampia gamma di armi e attrezzature militari, l’Italia rifornisce Kiev anche di mine antiuomo (…) queste azioni irresponsabili non solo moltiplicano le vittime, anche tra la popolazione civile nel Donbass, e trascinano la fine del conflitto, ma rischiano anche di trascinare i paesi della NATO in uno scontro militare diretto con la Russia»[1].
Il tweet dell’Ambasciata russa
Nel tweet è presente una foto con 3 mine italiane e il testo che recita così: “Queste mine di fabbricazione italiana TS/6.1, ТS50 е TS/2,4 (MATS/2) sono state disinnescate da genieri russi sul territorio ucraino ed esposte nell’estate del 2022 in una mostra di armi catturate nel parco «Patriot» di Mosca. E quanti di questi «souvenirs d’Italie» rimangono ancora in terra ucraina? Le persone ne soffriranno per molto tempo a venire…”.
Queste mine di fabbricazione italiana TS/6.1, ТS50 е TS/2,4 (MATS/2) sono state disinnescate da genieri russi sul territorio ucraino.
— Russian Embassy in Italy (@rusembitaly) January 9, 2023
E quanti di questi «souvenirs dl'Italie» rimangono ancora lì? Le persone ne soffriranno per molto tempo a venire…
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La risposta italiana
Non si è fatta attendere la risposta italiana. Il ministro della Difesa Guido Crosetto attraverso due comunicati ufficiali, rispedisce al mittente le accuse. Nel primo comunicato del 5 gennaio, pubblicato dopo le dichiarazioni della Zakharova si leggeva: “Il Ministro della Difesa Guido Crosetto definisce completamente false, infondate e gravemente denigratorie dell’onore del nostro Paese le dichiarazioni del portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo cui l’Italia avrebbe fornito mine antiuomo all’Ucraina. L’Italia ha firmato il Trattato di Messa al Bando delle Mine antiuomo (Trattato di Ottawa) il 3 dicembre 1997 ed è divenuta Stato parte del Trattato stesso il I Ottobre 1999. L’Italia non produce mine antiuomo e non le fornisce a nessun Paese al Mondo, Ucraina compresa.”.
Il secondo comunicato è stato pubblicato nella giornata del 9 gennaio in risposta al tweet dell’Ambasciata: “L’Ambasciata russa in Italia, come già il ministero degli Esteri russo, sulle presunte mine antiuomo prodotte e vendute dall’Italia mente sapendo di mentire. L’ultimo tweet dell’Ambasciata russa contiene, in particolare, informazioni volutamente fuorvianti, non veritiere e gravemente denigratorie. Un’allusiva e tendenziosa propaganda contro il nostro Paese che ha sempre rispettato le norme del Diritto Internazionale. Sorprende l’utilizzo di fake news e foto non contestualizzate per indurre il lettore a trarre conclusioni completamente false. Le mine riprodotte nel tweet (1 antiuomo e 2 anticarro) ricordano mine di fabbricazione italiana Valsella/Tecnovar, che non possono essere italiane per una moltitudine di ragioni. Primo fra tutti perché la produzione di mine antiuomo in Italia si è interrotta più di 28 anni fa con una moratoria del governo italiano e la successiva legge 374/1997 che le mise definitivamente al bando a partire dall’adesione del nostro Paese, tra i primi firmatari del trattato di Ottawa contro le mine antiuomo. Inoltre, mine antiuomo di produzione italiana sono state esportate solo fino agli inizi degli anni ’90. La licenza di produzione fu concessa anche ad altri Paesi, come si può evincere dalla sigla dell’unica mina antiuomo ritratta in foto, una VS50 non prodotta in Italia ma in estremo Oriente. Diffidiamo la Russia e i suoi terminali diplomatici dal continuare a propagare notizie false su questo argomento.”.
Mentire sapendo di mentire è becera propaganda. L'allusivo tweet sulle mine antiuomo di @rusembitaly è tendenzioso, denigratorio e non tiene conto di fatti e dati. L'🇮🇹 non produce mine antiuomo da oltre 28 anni ed è tra i primi firmatari del Trattato di #Ottawa
— Ministero Difesa (@MinisteroDifesa) January 9, 2023
Leggi comunicato pic.twitter.com/IZ7UUb5pTH
Trattato di Ottawa
Nella risposta alle accuse russe, il ministro Crosetto fa riferimento alla Convenzione sul divieto d’ impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine anti-persona e sulla loro distruzione. Il testo è stato adottato nel 1997 ed è entrato in vigore il 1° marzo 1999 e ratificato dall’Italia con la legge n. 106 del 1999
Il trattato impegna gli Stati firmatari a:
- Non utilizzare mai mine antipersona, né svilupparle, produrle, altrimenti acquisirle, immagazzinarle, conservarle o trasferirle
- Distruggere le mine nei loro depositi entro quattro anni
- Bonificare tutte le aree minate nel loro territorio entro 10 anni
- Nei paesi colpiti dalle mine, svolgere attività di educazione al rischio mine e garantire l’esclusione dei civili dalle zone minate
- Fornire assistenza per la cura e la riabilitazione, nonché il reinserimento sociale ed economico, delle vittime delle mine
- Offrire assistenza ad altri Stati parte, ad esempio provvedendo ai sopravvissuti o contribuendo ai programmi di evacuazione
- Adottare misure nazionali di attuazione (come la legislazione nazionale) per garantire che i termini del trattato siano rispettati nel loro territorio
- Riferire annualmente sui progressi nell’attuazione del trattato.
Il Trattato sulla messa al bando delle mine è uno dei trattati più ampiamente accettati al mondo: oltre l’80% dei paesi del mondo sono Stati parti del trattato. Attualmente ci sono 164 Stati che ne fanno parte. Solo 32[2] Stati, tra cui Cina, Stati Uniti e Russia, rimangono fuori dal trattato.
Note
[1] Russia cannot view Italy as guarantor of peace process around Ukraine — diplomat, TASS, 04-01-23
[2] Armenia, Azerbaigian, Bahrain, Cina, Cuba, Egitto, Georgia, India, Iran, Israele, Kazakistan, Corea del Nord, Corea del Sud, Kirghizistan, Laos, Libano, Libia, Micronesia, Mongolia, Marocco, Myanmar, Nepal, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Siria, Tonga, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Uzbekistan, Vietnam.
Foto copertina: la foto delle mine antiuomo che secondo la Russia l’Italia fornirebbe all’Ucraina