Intervista alla band svedese Sabaton, pioniera nel racconto musicale di storie che non devono essere dimenticate.
Traduzione a cura di Aurora Minieri
Molto spesso la storia, il suo insegnamento e gli stessi eventi che la compongono divengono “vittime” dei giochi di potere del presente. Una sorta di continuo taglio e cucito dei grandi eventi delle storie nazionali che a lungo andare porta a dimenticare, o peggio, travisare alcuni eventi, eroi o protagonisti in favore di altri e il tutto in nome degli interessi della classe politica di turno. Questa tendenza sembrerebbe essere più marcata in paesi di stampo autoritario e dalla forte componente nazionale all’interno della narrativa governativa. Un buon esempio di questo può essere la questione del manuale di Filippov, adottato in Russia nel 2007, dove il ruolo della figura storica di Stalin ha subito un vero e proprio restyling.
[…] in 2007, the authors of the most important government-sponsored textbook of Soviet history (the “Filippov textbook”) gave a positive assessment of Stalin’s role in Soviet history. Without denying the dictator’s responsibility for the repressions, they presented him at least as an “efficient manager.” This formula immediately became subject of passionate debates between Stalin’s admirers and his critics.[1]
L’insegnamento della storia, poi, vive un periodo di fortissima crisi, anche in Italia. I manuali di storia risultano essere sempre più riduttivi, soprattutto nelle scuole superiori, e l’insegnamento stesso della materia è troppo spesso relegato alla mera questione delle date da ricordare mnemonicamente e finalizzato al superamento delle interrogazioni e dei compiti. Una crisi di “passione”? di metodo?. Questi dubbi verranno sicuramente approfonditi con l’apporto di voci autorevoli del mondo accademico in futuri articoli ma nel mentre qualcuno nel mondo si batte affinché la storia e le sue storie non finiscano nell’oblio e anzi siano fonte di rinnovato interesse e curiosità da parte di giovani e non. La musica è da sempre un forte veicolo di trasmissione e sensibilizzazione sulle più disparate tematiche e la storia non è da meno. La band svedese che prende il nome di Sabaton[2], fondata nel 1999 da Joakim Brodén e Pär Sundström ne ha fatto un vero e proprio marchio di fabbrica e cura ad oggi un florido canale youtube di approfondimento storico dei temi oggetto delle loro canzoni (Sabaton History)[3]. Abbiamo avuto il privilegio di porre alcune domande al bassista e co fondatore della band Pär Sundström sulle tematiche previamente accennate e atte ad approfondire il rapporto tra la loro musica e la storia e molto altro ancora.
L’intervista
Segno distintivo del gruppo è la storia militare; una “storia” che, purtroppo, non accenna a diminuire, e quindi vorrei chiedervi che considerazione avete, voi particolarmente coinvolti nel tema, della frase “historia magistra vitae”?
“Sono a conoscenza della frase, ma a dire il vero non sono del tutto consapevole della sua provenienza e per quale scopo fosse stata scritta inizialmente. Devo aggiungere che mentre i Sabaton cantano di storia, non siamo storici, troviamo la storia più interessante di altri argomenti di cui avremmo potuto scegliere di cantare. Le storie vivono finché vengono raccontate, forse quello che stanno facendo i Sabaton aiuterà alcune storie a vivere più a lungo.”.
L’insegnamento della storia, in Italia come all’estero, è molto settoriale e limitato. La storia è considerata una materia secondaria, pensi sia possibile che la “crisi” di questo insegnamento sia la causa, in misura anche minima, dei problemi e delle guerre che vediamo ancora oggi?
“Non sono sicuro di cosa accadrà alle lezioni di storia in futuro, sfortunatamente la storia è spesso usata politicamente, e da molti leader la storia viene censurata affinché il proprio popolo si adatti ai loro programmi. Il modo in cui vedo il mondo svilupparsi anche nei paesi occidentali è che ciò che è giusto e ciò che è sbagliato diventa sempre più controllato. Quello che so sui conflitti è che ci sono sempre almeno due parti, e spesso entrambe hanno ragione secondo i propri scopi.”.
La vostra musica si è sempre distinta per raccontare eventi storici da un punto di vista imparziale ed estremamente preciso, questo ha fatto sì che molte persone avvicinassero alla storia come materia (grazie anche al tuo canale youtube: Sabaton History channel). Pensi che la musica sia uno strumento più efficace di film, documentari e libri? O forse può essere utilizzata come mezzo per arrivare poi ad interessarsi a questi ultimi?
“Penso che siamo un altro ramo dell’insegnamento della storia, per alcune persone risultiamo più interessanti e molti fan che iniziano ad ascoltare i Sabaton e poi iniziano ad addentrarsi nel contesto delle canzoni scoprono che all’improvviso stanno studiando la storia senza nemmeno saperlo. Alcune persone preferiscono leggere un libro, altre preferiscono andare in un museo, altre preferiscono guardare un documentario e altre ancora andare a un concerto dei Sabaton. Siamo un’aggiunta alle altre fazioni.”.
La vostra musica, insieme al suo genere (Metal) mira a creare consapevolezza e ricordare con rispetto. Tuttavia, un problema che affligge anche altri generi musicali che vorrebbero sensibilizzare su alcune tematiche sociali, come il rap e il trap, è che spesso alcuni ascoltatori e fan distratti potrebbero leggere il messaggio al contrario e, nel tuo caso, fomentare quel drammatico evento che è la guerra. Che riflessione vorresti fare riguardo ciò?
“Ci sono molti artisti che usano la loro musica e fama per influenzare politicamente le persone. Nei Sabaton non abbiamo tale abitudine. Vogliamo suonare metal, cantare della storia e se qualcuno sente qualcosa o vuole fare qualcosa, non siamo noi a dirgli di farlo.”:
Il vostro ultimo album, “The war to end all wars”, approfondisce il tema della Prima guerra mondiale e dei drammatici eventi ad essa legati accaduti oltre cento anni fa. L’uscita dell’album, però, è stata concomitante con la guerra che stiamo vedendo in Ucraina e il clima internazionale è così teso da ricordare quelli che sono stati i mesi successivi all’attentato di Sarajevo nel 1914. Che riflessione vorresti fare riguardo ciò?
“Ci sono molte persone che in qualche modo cercano di far sembrare come se il nostro album fosse pianificato per i tempi della guerra in Ucraina. Ed è una cosa che trovo strana dato che ci vogliono anni per fare un album, e sarebbe molto curioso se i Sabaton in qualche modo fossero stati a conoscenza dei piani di Putin qualche anno fa. I Sabaton hanno fatto in modo che l’album fosse un seguito dell’album del 2019 “The Great War” che abbiamo deciso di pubblicare a causa della riemersione dell’argomento Prima guerra mondiale mentre si avvicinava il 100° anniversario. Avremmo pubblicato un album tradizionale dei Sabaton in ogni caso, senza badare a cosa stesse succedendo nel mondo, e se cambiassimo i nostri piani o cambiassimo il nostro marchio diventeremmo di stampo politico e vogliamo evitarlo.
Se devo vedere somiglianze con quanto accaduto all’inizio della Prima guerra mondiale, devo dire che le tensioni tra le alleanze potrebbero rimandare ad alcuni momenti cruciali per lo scoppio della prima guerra mondiale.”.
Note
[1] Koposov, Memory claws, cit. p. 242
[2] “In over two decades since their launch, Swedish metallers Sabaton have carved out a reputation as one of the hardest working bands in the business – gaining a legion of loyal fans across the globe, delivering ten highly-rated studio albums (including two certified platinum-sellers), and scoring multiple industry award wins and nominations… not to mention launching their own annual festival and cruise”. In https://www.sabaton.net/band/
[3] Si veda: https://www.youtube.com/c/SabatonHistory
Foto copertina: Album dei Sabaton “The Great War“