Scontri e proteste in Perù


Sale il bilancio delle vittime a seguito degli scontri in Perù tra polizia e manifestanti. Il Governo di Dina Boularte ha proclamato lo “stato d’assedio”, mentre nelle strade di Ayacucho e Lima la popolazione chiede a gran voce la dissoluzione del Congresso e nuove elezioni, si complicano i rapporti diplomatici con il Messico che offre asilo a Castillo e alla sua famiglia.


Sale a 27[2] il bilancio complessivo delle vittime della repressione attuata dal governo di Dina Boularte che, nel frattempo, ha proclamato lo “stato d’assedio”. Mentre nelle strade di Ayacucho e Lima la popolazione chiede a gran voce la dissoluzione del Congresso e nuove elezioni, si complicano i rapporti diplomatici con il Messico che offre asilo a Castillo e alla sua famiglia.

Cresce la tensione nel Paese, aumenta la repressione

Dopo il terremoto politico innescato lo scorso 7 dicembre con la destituzione dell’ ex presidente Castillo[3], la popolazione è scesa nelle strade delle maggiori città andine per protestare. Sin dalla notizia dell’arresto di Castillo, infatti, i suoi sostenitori si sono riuniti nel centro della capitale chiedendo la chiusura del Congresso, considerato irrimediabilmente corrotto, e invocando la liberazione di Castillo. Tuttavia – mentre stanno crescendo in intensità e costanza le proteste davanti al Palazzo di Giustizia di Lima – la repressione a suon di gas lacrimogeni da parte della Polizia, si sta facendo sempre più violenta, portando alla morte di almeno 6 manifestanti nella sola Lima. Nonostante ciò, la cittadinanza sta continuando a popolare le strade di Lima, ribadendo la propria indignazione per la situazione in corso. In particolare, i numerosi manifestanti stanno chiedendo a gran voce: l’immediata reintegrazione di Castillo; la rimozione di Boularte, considerata un’assassina, nonché la rappresentante di un “governo usurpatore” che non rappresenta in alcun modo il volere della popolazione civile; la convocazione di una Costituente, che permetta ai peruviani di approvare una nuova costituzione utile a risolvere l’attuale scontro tra potere legislativo ed esecutivo; l’attuazione di nuove elezioni nel  più breve tempo possibile. Ancora più complessa si sta facendo la situazione nelle città contadine di Chincherios, Andahuaylas e Ayacucho; tanto che il governo ha decretato per 30 giorni lo “stato di emergenza”. Particolarmente preoccupante è la situazione ad Ayacucho dove, dopo le e proteste dei giorni 15 e 16 dicembre, sono decedute in totale 10 persone per mano delle forze di sicurezza nazionale[4]. Qui – secondo le testimonianze raccolte tra i manifestanti e in base a diversi video diffusi sui social media[5] – i militari hanno aperto il fuoco direttamente sulla folla accorsa all’aeroporto locale, mentre chiedeva giustizia per le vittime morte nei giorni precedenti. Il governo di Ayacucho, a fronte di questa situazione, ha attribuito la responsabilità degli iniziali 5 morti e dei 72 feriti, alla presidente Boularte e ai ministri dell’Interno e della Giustizia, Cervantes e Otárola, chiedendone al più presto le dimissioni. Ma non solo. Nel suo comunicato, il governo locale ha richiesto: l’immediato cessate il fuoco e la fine della repressione da parte delle Forze Armate e della Polizia Nazionale, condannando le loro azioni come atti di crudele vandalismo;  la rimozione dell’attuale Congresso per poter instaurare un governo di transizione deputato a convocare immediatamente nuove elezioni[6]. Parallelamente, anche il “Coordinamento Nazionale per i Diritti Umani in Perù” (CNDDHH) si è espresso sui fatti in corso. Anche in questo caso è giunta una ferma condanna in merito alle violenze ai danni della popolazione, la cui intera responsabilità è attribuita alle «più alte autorità politiche del paese»[7]. Intanto, i leader dei movimenti sociali del Perù – che non riconoscono alcuna legittimità al nuovo governo –  hanno proclamato una serie di scioperi e blocchi stradali a oltranza. Ad esempio, il Frente del Pueblo de Ayacucho – assieme ad altre organizzazioni operaie, studentesche e contadine – ha organizzato uno sciopero regionale per il 20 dicembre, con l’intento di chiedere la chiusura del Congresso e la convocazione di una Costituente. In accordo, il Frente de Defesa Unificado Contra la Contaminación de ls Cuenca Coata y el Lago Titicaca – attivo, a sua volta, nel dipartimento di Puno – ha proclamato un blocco stradale sempre per il 20 e il suo presidente – Félix Suacasa – ha comunicato la decisione di recarsi a Lima per estendere le mobilitazioni. Visto l’aumento delle segnalazioni a carico Forze Armate, il CNDDHH il 19 dicembre è tornato ad esprimersi. Nel comunicato ha: ricordato l’obbligo, a carico dello Stato, di proteggere i diritti di ogni peruviano; respinto il tentativo attuato dal governo nazionale di paragonare i manifestanti a gruppi terroristici, in modo da giustificare le uccisioni in strada; condannato apertamente l’operato dello Stato, colpevole di non aver fornito alcuna spiegazione sulle morti causate dalle forze dell’ordine; respinto le ripetute irruzioni su sindacati e popolazione la quale, ricorda il CNDDHH, non deve essere criminalizzata per le proprie idee. Concludendo, il CNDDHH ha dichiarato: «È tempo che il Congresso smetta di fare il furbo e accetti di anticipare le elezioni politiche al 2023. Come richiesto dal oltre l’86% dei nostri connazionali. Rifiutiamo la militarizzazione della protesta e il crescente autoritarismo»[8]. In seguito alla mobilitazione del Comitato e dei vari governi regionali, anche l’“Assemblea Nazionale dei Governi Regionali” si è rivolta al Congresso con un proprio comunicato. L’ANGR – oltre a respingere con fermezza la spirale di violenze registrate durante le proteste – ha: condannato le numerose uccisioni per le quali si renderanno necessarie delle specifiche indagini e delle relative sanzioni, in conformità alla normativa nazionale e internazionale in materia di diritti umani; richiesto l’abrogazione dello stato d’emergenza, in modo da avviare una fase di tregua utile al dialogo con le organizzazioni sociali peruviane; ribadito la propria volontà affinché le elezioni vengano anticipate al 2023[9]. La maggior parte delle vittime – ci racconta la rivista Ojo Público – erano giovani fra 15 e 19 anni, impiegati in attività agricole o edilizie, morti a causa di ferite da arma da fuoco al torace, al collo e alla testa[10].

Si complicano i rapporti con il Messico

A fronte delle notizie che stanno giungendo dal Perù, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani – Volker Türk – ha incontrato in videochiamata, lo scorso 20 dicembre, le autorità peruviane. Come riferito dal ministro degli Esteri Gervasi, il funzionario ONU ha espresso profondo interesse per la crisi politico – istituzionale in atto a partire dalla destituzione di Castillo. In concerto, anche la Commissione Interamericana per i Diritti Umani si è detta particolarmente attenta circa gli eventi in corso, affermando la propria volontà a vigilare sul rispetto dei diritti umani da parte del Perù. Per far ciò la Commissione Interamericana ha deciso di effettuare una visita di 3 giorni, utile a dare concretezza alle denunce pervenute da diverse organizzazioni umanitarie peruviane, circa l’ondata di violenza che ha condotto alla morte di 27 persone. Al contempo, si stanno facendo particolarmente tesi i rapporti con il Messico, dopo che il governo peruviano ha definito l’ambasciatore Pablo Monroy “persona non grata”. La decisione, giunta a margine dell’asilo concesso ai familiari di Castillo[12], ha innescato una pronta risposta del ministro degli Esteri messicano Ebrard. Questi, tramite un comunicato, ha definito infondata e riprovevole la decisione di Lima di espellere il suo ambasciatore, la cui condotta è legata al principio di non intervento[13]. Il Ministero delle Affari Esteri messicano, prendendo atto della decisione in merito a Monroy, ha comunicato la propria volontà a continuare a mantenere aperti tutti i canali di comunicazione, in particolar modo per salvaguardare i messicani che vivono in Perù[14].

Conclusioni

Le notizie in merito alle proteste in corso in Perù ci raccontano, ancora una volta, quanto sia profonda la frattura apertasi fra il governo e i peruviani, nei fatti molto più vicini a Castillo di quanto si potesse pensare. Resta viva la speranza, nonché l’invito affinché il governo Boularte agisca nel massimo rispetto dei diritti umani; senza reprimere con la violenza il dissenso e il malcontento dei peruviani; senza assecondare in maniera silente, e senza occultare, le responsabilità delle Forze Armate nei decessi successivi alle manifestazioni. Tutto ciò, si attesta, ad oggi, più che mai necessario per poter aprire un canale di dialogo con le parti sociali, in modo da ristabilire un equilibrio.


Note

[2] TeleSurTV, Continúan movilizaciones para demandar el cierre del Congreso en Perú, consultabile al link: https://www.telesurtv.net/news/peru-movilizaciones-cierre-congreso-renuncia-dina-boluarte-20221221-0033.html?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=twitter&utm_source=socialnetwork.
[3] Ne avevamo parlato in: “Terremoto politico in Perù: destituito Pedro Castillo”, Opinio Juris, 13/12/2022, consultabile al link: https://www.opiniojuris.it/terremoto-politico-in-peru-destituito-pedro-castillo/.
[4]Comunicado DIRESA Ayacucho, 21 dicembre 2022, consultabile al link: https://twitter.com/descifraguerra/status/1605658069010038784?s=20&t=9dssF2IilcXTv0JkOgbN7w.
[5] Per maggiori approfondimenti si veda: https://twitter.com/descifraguerra/status/1603542887110791175?s=20&t=Tuzv6Un4XzjwNCyO4OIgjA; https://twitter.com/descifraguerra/status/1603547885798309889?s=20&t=Tuzv6Un4XzjwNCyO4OIgjA; https://twitter.com/descifraguerra/status/1603549963719360514?s=20&t=Tuzv6Un4XzjwNCyO4OIgjA.
[6] Pronunciamiento Gobierno Regional de Ayacucho, 15/12/2022, consultabile al link: https://twitter.com/descifraguerra/status/1603570046357630977?s=20&t=Tuzv6Un4XzjwNCyO4OIgjA.
[7]Comunicado CNDDHH, 16/12/2022, consultabile al link:https://twitter.com/cnddhh/status/1603552676943482883?s=20&t=r0D-D8QfzNWOkYYWHk6z_w.
[8] Comunicado, “No hay excusas para eliminar las garanías democráticas y los Derechos Humanos”, CNDDHH, 19/12/2022, consultabile al link: https://derechoshumanos.pe/2022/12/no-hay-excusas-para-eliminar-las-garantias-democraticas-y-los-derechos-humanos/.
[9] Pronunciamiento, Asamblea Nacional de Gobiernos Regionales, 19/12/2022, consultabile al link: https://twitter.com/ANGRPERU/status/1604931906763530240?s=20&t=OJGWRdu6FiR17HlgF0SCiQ.
[10] Un memorial por los adolescentes y jóvenes muertos en las protestas, Ojo Público, 18/12/2022, consultabile al link: https://ojo-publico.com/4045/un-memorial-los-adolescentes-y-jovenes-muertos-las-protestas.
[12] Per maggiori approfondimenti si veda la dichiarazione di Ebrard: https://twitter.com/m_ebrard/status/1605559963295719424?s=20&t=SExE4RUtJGseTwRW3nOzIg.
[13] Per maggiori approfondimenti si veda: https://twitter.com/m_ebrard/status/1605386841695428609?s=20&t=SExE4RUtJGseTwRW3nOzIg.
[14] Secretaría de Relaciones Exteriores, Comunicado No. 508, 20/12/2022, consultabile al link: https://www.gob.mx/sre/prensa/el-gobierno-de-mexico-toma-nota-de-la-comunicacion-por-la-que-se-declara-persona-non-grata-al-embajador-pablo-monroy-conesa?state=published.


Foto copertina: Familiari delle persone uccise durante i disordini ad Ayacucho il 18 dicembre 2022, si sono riunite per onorare i propri cari e chiedere le dimissioni dell’attuale presidente Dina Boluarte. Miguel Gutierrez, TeleSurTV, consultabile al link: https://www.instagram.com/p/CmW15U8scKG/.