Con quel che sta succedendo sulla scena internazionale sembra quasi che l’opinione pubblica lo abbia già dimenticato. Eppure sono passate solo poche settimane da quando, il 14 Febbraio 2022, il giovanissimo Giuseppe Leonci, 16 anni, è morto nello schianto del furgone sul quale viaggiava mentre svolgeva uno stage nell’anconetano.
La morte di Leonci fa salire a due il numero di decessi di giovanissimi collegate ai percorsi di formazione professionale di quest’anno.
Il primo, poche settimane prima, era stato Lorenzo Parelli, schiacciato da una trave durante uno stage in fabbrica a soli 16 anni, età in cui secondo molti in fabbrica non ci sarebbe neanche dovuto essere.
La morte dei due ragazzi, oltre a suscitare il dolore devastante delle famiglie e degli amici, ha acceso bruscamente i riflettori sulla situazione di sfruttamento, precarietà e insicurezza che si trovano a vivere decine di migliaia di giovani italiani tutti i giorni, già ricordata dal presidente Mattarella nel suo discorso alle camere, ed in particolare sugli stage, i tirocini e l’alternanza scuola- lavoro.
Lorenzo e Giuseppe sono infatti, purtroppo, “solo” due numeri, che si aggiungono alla vera e propria strage che si consuma tutti i giorni sui posti di lavoro Italiani (sono 695 le morti sul posto di lavoro secondo quanto rilevato dall’istituto indipendente coordinato da Carlo Sorcelli nel 2021 e riportato da Repubblica).
E mentre la giustizia fa il suo corso si sono scatenati, nelle piazze di tutta Italia e sui social, l’ira, il dolore e lo sdegno dell’opinione pubblica e degli studenti di tutta Italia. Nel mirino di questi ultimi, in particolare, l’alternanza scuola-lavoro.
Cos’è l’alternanza, le posizioni degli studenti e i fatti di Torino.
Facendo brevemente il punto l’Alternanza Scuola-Lavoro (che va opportunamente distinta dagli stage e dai tirocini) è stata introdotta per la prima volta nel 2003, per poi essere resa obbligatoria nel 2015 dall’allora Governo Renzi con la discussa riforma della “Buona Scuola”. Ha poi cambiato nome nel 2019 in “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO)”con l’approvazione della legge di bilancio.
Prevede, per il suo svolgimento “periodi di formazione professionale in azienda o altre attività che favoriscano l’integrazione con il mondo del lavoro (giornate di orientamento, incontri con aziende e professionisti, stage, ricerca sul campo, project work), per un ammontare totale di 400 ore per gli istituti tecnici e 200 per i licei.” Come riportato sul sito della società “Four Stars”, e mira ad “incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti” secondo il Ministero.
La riforma tuttavia ha da sempre suscitato dissapori di vario genere, oltre a rivelare fin dai primi anni della sua applicazione, tutte le sue storture e fragilità.
Già dalla sua introduzione, nel 2015 , l’alternanza scuola-lavoro era stata ampiamente contestata dai movimenti e dai sindacati degli studenti “medi”, rappresentando forse il tema che più di tutti ha acceso per anni la mobilitazione contro la “Buona Scuola” (insieme all’introduzione del preside-manager ed alla conseguente compressione dei poteri coodecisionali dei Rappresentanti degli Studenti e dei Docenti), dando luogo a cortei di decine di migliaia di studenti e docenti in tutte le principali città italiane.
Ma dopo i recenti eventi i giovanissimi sono tornati in piazza a Milano, Napoli, Roma e Torino, per ricordare i loro coetanei, ma anche per chiedere maggiore sicurezza, e spesso l’abolizione completa dell’ Alternanza.
E’ questa infatti la posizione dell’Unione degli Studenti (il sindacato studentesco) che estende il discorso anche agli Stage, del Fronte della gioventù Comunista, della Rete degli Studenti in tutta Italia, e a Napoli, degli Studenti Autorganizzati Campani, (sostanzialmente riconducibili a Potere al Popolo) insieme al Movimento Studentesco Napoletano.
Benché a seguito delle manifestazioni si siano registrati disordini in numerose piazze, è a Torino che le cose hanno preso la piega peggiore: le forze dell’ordine hanno caricato gli studenti in corteo il 28 gennaio facendo registrare, come documentato da diverse testate giornalistiche presenti sul posto, un sostanziale utilizzo eccessivo della violenza.
Le denunce dei ragazzi, supportate anche da testimonianze video, infatti, hanno questa volta spinto anche Amnesty International ad occuparsi della vicenda, che ha inviato i propri osservatori nei cortei successivi, come quello del 4 febbraio.
Il ministro Lamorgese, dopo un imbarazzante silenzio, ha dichiarato durante l’interrogazione parlamentare del 9 febbraio che i cortei, (pur esigui n.d.r.) sarebbero stati infiltrati da elementi eversivi riconducibili ai centri sociali (versione contestata e disconosciuta dai movimenti degli studenti), ma di aver comunque indirizzato una circolare ai prefetti per sensibilizzarli al dialogo “in considerazione della delicatezza delle tematiche sollevate dal mondo studentesco” e per isolare le frange più radicali che avrebbe reso possibile il sereno svolgimento delle manifestazioni successive.
Le risposte dei Partiti
Le dichiarazioni del ministro Lamorgese hanno fatto seguito alle dichiarazioni del segretario del Partito Democratico Enrico Letta, che aveva chiesto “risposte”, ospitato nella trasmissione “mezz’ora in più” di Lucia Annunziata, trattandosi di una “vicenda abbastanza grave” e all’interrogazione parlamentare presentata da Sinistra Italiana. I Dem hanno poi fatto sapere il 19 Febbraio, tramite i canali del Gruppo Parlamentare che “È necessario che il Parlamento avvii un’indagine conoscitiva sui Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Ptco)”.
E mentre il 15 febbraio sulla morte di Lorenzo e Giuseppe la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti di Italia Viva dichiarava a Fanpage che simili tragedie non devono più accadere, (difendendo tuttavia le “esperienze di concretezza lavorativa” come “un valore aggiunto”), già il 5 Febbraio i deputati Vittoria Baldino, Manuel Tuzi e Niccolò Invidia del Movimento 5 Stelle, prendevano atto delle richieste degli studenti. I pentastellati in particolare dichiaravano di ritenere opportuna una riflessione sulla strumento dell’alternanza scuola-lavoro e su come questo viene applicato nelle scuole, rilevando come quest’ultima si sia dimostrata, più che una risorsa, un’occasione per sfruttare tanti giovani. Giuseppe Conte poi, leader del Movimento 5 Stelle, affida le sue parole ad un tweet, constatando le rivendicazioni poste dagli studenti in piazza, e rilanciando la proposta del Movimento 5 Stelle sul Salario Minimo quale strumento per affrontare la questione generazionale legata ai salari e all’occupazione giovanile.
Appoggio agli studenti in piazza viene poi in anche da Beatrice Brignone, esponente di “Possibile”, il Partito Politico fondato da Giuseppe Civati. Possibile è infatti da sempre critico nei confronti dell’alternanza scuola-lavoro, e da mesi pubblica le storie di sfruttamento di giovani italiane/i legate ad ogni genere di esperienza lavorativa.
Anche Simone Oggioni, di Articolo1, condanna poi la repressione della polizia nelle piazze nei confronti degli studenti che manifestavano pacificamente per la morte di Lorenzo, attraverso un comunicato stampa del 24 gennaio, aprendo anche ad una riflessione sul senso dell’alternanza scuola lavoro.
Nicola Fratoianni, primo firmatario dell’ interrogazione al ministro Lamorgese, rende noto attraverso due post su Instagram il suo sostegno alle richieste degli studenti, interpretandole e sostenendo la necessità di abolire non solo l’alternanza scuola-lavoro, ma ogni forma di lavoro gratuito “spacciato per formazione”. Il leader di Sinistra Italiana, coglie poi l’occasione per attaccare pubblicamente gli Europarlamentari di Lega, Forza Italia, Azione ed Italia viva che si sono opposti, causandone la bocciatura, all’emendamento presentato dai Verdi con coi il quale il Parlamento Europeo avrebbe proposto un quadro giuridico comune che vietasse i tirocini non remunerati. Riducendo invece la proposta ad un semplice parere con il quale il P.E. condanna ogni forma di lavoro gratuito, con particolare riferimento a stage e tirocini non retribuiti, ritenendoli forme di sfruttamento.
Il ministro dell’istruzione Bianchi, infine, esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime, ma difende l’alternanza scuola-lavoro, sottolineando come Lorenzo non si trovasse, nella fattispecie, a svolgere alternanza scuola-lavoro bensì un tirocinio formativo, che dunque si inquadra in un regime diverso.
Aggiunge inoltre che l’alternanza scuola-lavoro sia “un attività di grandissima sicurezza”. Tutto giustissimo.
Tranne forse l’ultima parte, datosi che solo a Giugno del 2021 un altro ragazzo di soli sedici anni in provincia di Brescia, era precipitato per oltre 5 metri dal braccio meccanico di un furgone, lui si durante l’alternanza scuola lavoro, finendo in pericolo di vita all’ospedale. Ma forse il ministro non ne ha contezza.
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Foto copertina: Corteo degli studenti di Torino