World News, una settimana di notizie


Le più importanti notizie dal mondo riprese dai maggiori quotidiani, per essere sempre aggiornati. Notizie dal 26 gennaio al 1 febbraio 2020.


Africa

Libia: “La tregua regge solo di nome”. Lo ha detto l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè, parlando in videoconferenza al Consiglio di Sicurezza, denunciando le continue violazioni degli impegni assunti a Berlino, ed esprimendo la sua “rabbia e disappunto”. “E’ un imperativo che la commissione militare congiunta si incontri sotto l’auspicio delle Nazioni Unite per trasformare ciò che è rimasto della tregua in un cessate il fuoco”, ha aggiunto.
Sulla Libia “l’Italia ha un atteggiamento responsabile, l’unica soluzione è quella politica. Voglio lanciare un appello, come farò tornando a sentire gli attori” del dossier: “noi chiediamo a tutti di astenersi dal continuare a far arrivare armi in Libia. Non è un confronto militare che potrà portare a sopraffare il fronte avverso.

Burkina Faso: Un attacco jihadista a un villaggio nel nord del Burkina Faso ha causato la morte di almeno 10 persone: lo hanno riferito fonti locali all’AFP. Le vittime potrebbero però essere molte di più, circa 30 secondo fonti della sicurezza. L’attacco è avvenuto a Silgadji nella provincia di Soum, nel nord del Paese. Gli aggressori avrebbero circondato un mercato, separando poi uomini e donne. Gli uomini sono stati uccisi sul posto mentre alle donne è stato consentito di lasciare il villaggio, secondo una fonte locale.

SudAfrica: Nove minatori illegali (‘zama zama’) del Lesotho sono stati lapidati a morte venerdì in un sobborgo di Johannesburg, presumibilmente da un gruppo di minatori rivali. Lo ha riferito la polizia definendolo un “atto barbaro”. Una decimo minatore è stato gravemente ferito. “Sembrerebbe che le violenze siano esplose tra gruppi di minatori illegali che agiscono nella zona”, ha spiegato il portavoce della polizia Mavela Masondo. La polizia ha avviato una “caccia all’uomo”. Sono 87 le persone sottoposte ad interrogatorio.

Americhe

Usa: Il Senato Usa ha detto no a nuovi testimoni e nuove carte nel corso del processo per impeachment nei confronti di Donald Trump, di fatto spianando la strada per l’assoluzione del presidente americano. “Una vergogna. Nessun testimone, nessun documento, il Senato si è sottratto alle sue responsabilità. L’assoluzione di Donald Trump così non avrà alcun valore. L’America ricorderà questo sciagurato giorno”, ha commentato a caldo il leader della minoranza democratica in Senato Chuck Schumer. Per Donald Trump, che proprio nel momento in cui si votava si imbarcava sull’Air Force One per recarsi in Florida, nella sua Casa Bianca d’Inverno di Mar-a-Lago, potrebbe essere dunque il giorno della verità.

Usa/2E’ stato scavato con cura, è lungo oltre 1,3 chilometri ed è dotato di ventilazione, elettricità, di rotaie e di un sistema di carrelli e di montacarichi, per trasportare droga e altre merci di contrabbando fra il Messico e gli Stati Uniti: il tunnel dei narcos è stato scoperto dagli agenti federali Usa e partendo da Tijuana, nella Baja California messicana, a circa 100 metri a sud del confine, ed entrava all’interno della città californiana di San Diego. E’ il più lungo mai scoperto, per lo meno nella parte orientale del confine. “La sofisticatezza della struttura dimostra la determinazione e le risorse pecuniarie dei cartelli della droga”, ha spiegato – citato da Cnn e da altri media internazionali – l’agente speciale John W. Callery della Drug Enforcement Administration (Dea). Il tunnel era scavato a circa 25 metri sottoterra, alto circa 170cm e largo 70cm.

Perù: La giustizia peruviana ha ordinato nuovamente la carcerazione della leader dell’opposizione e due volte candidata alla presidenza peruviana Keiko Fujimori. Il 30 novembre scorso Fujimori aveva lasciato la prigione in cui era detenuta da 13 mesi in via preventiva durante le indagini condotte su di lei per presunta corruzione.

Bolivia: La Procura della repubblica boliviana ha reso noto che l’Interpol ha respinto una richiesta di cattura con ‘codice rosso’ dell’ex presidente Evo Morales, esule in Argentina, adducendo incompatibilità con il suo statuto. Lo ha rivelato il pm Gonzalo Aparicio. Tale richiesta, ha detto il Procuratore generale Juan Lanchipa, sarà nuovamente inoltrata dopo aver conosciuto nel dettaglio le motivazioni dell’Interpol a sostegno del diniego. Aparicio ha dichiarato che “il 17 gennaio abbiamo ricevuto una comunicazione dell’Interpol Bolivia in cui si dice che non darà seguito alla richiesta presentata dal Pubblico ministero perché contrasta con gli articoli 2 e 3 del suo statuto”. In particolare l’articolo 3 recita che “è rigorosamente proibita per l’Organizzazione qualsiasi attività o intervento in questioni o vicenda di carattere politico, militare, religioso o razziale”.Dopo le sue dimissioni il 12 novembre, Morales è stato accusato dal governo della presidente ad interim Jeanine Anez di “terrorismo e sedizione”.

Asia & Pacifico

Cina:E’ salito a 304 morti il bilancio delle vittime del Coronavirus in Cina. Lo rende noto il governo cinese che parla di 45 nuovi decessi.

Giappone: L’ex Imperatore del Giappone Akihito ha perso conoscenza nella giornata di mercoledì nella sua residenza ufficiale di Tokyo, ma un successivo controllo medico non ha riscontrato anomalie. Lo ha detto l’Agenzia imperiale nipponica, spiegando che le condizioni dell’ex sovrano 86/enne sono adesso stabili, confermate dalla ripresa dei pasti regolari. Il malore è avvenuto alla presenza della consorte Michiko – che ha prontamente allertato un team medico, riferisce l’agenzia. All’arrivo del dottore l’imperatore emerito era ancora senza conoscenza e stava russando, ha spiegato ancora la casa imperiale. Una successiva risonanza magnetica ordinata nel corso del mattino non ha rivelato incongruenze. Akihito ha abdicato a fine aprile dello scorso anno e il suo primogenito Naruhito è asceso al trono il primo maggio. Si è trattato della prima rinuncia alla corona negli ultimi 200 anni di storia del trono del Crisantemo, la più antica monarchia imperiale al mondo senza aver subito interruzioni.

Europa
   

Gran Bretagna:   Il Regno Unito non fa più parte dell’Unione Europea e la folla brexiteer riunita a Westminster Square esplode in un boato di giubilo, nel canto dell’inno nazionale (God Save the Queen), fra fuochi d’artificio slogan e una marea di Union Jack a sventolare sotto il cielo di Londra. Il passaggio epocale, in cui la storia dell’isola e del continente hanno voltato pagina ammainando le rispettive bandiere, è stato segnato dal conto alla rovescia proiettato sulla facciata di Downing Street sullo sfondo dei colori del vessillo britannici: fino allo 0, scattato esattamente alle 23 ora locale, quella del meridiano di Greenwich, la mezzanotte del primo febbraio in Italia ed Europa centrale, Bruxelles compresa. Poi si è udito il suono – registrato – delle campane del Big Ben. Il countdown è stato proiettato a cifre cubitali pure sulle bianche scogliere di Dover, mentre in Irlanda del Nord, una linea non tracciata ricompare al confine con la Repubblica di Dublino.

Francia: Tafferugli, a Parigi, durante una manifestazione di pompieri partita da place de la Republique e diretta a place de la Nation. Gruppi di vigili del fuoco che protestavano contro la riforma delle pensioni, ma anche contro la mancanza di personale e i carichi di lavoro, si sono scontrati a più riprese con la polizia, che ha opposto anche un fitto lancio di lacrimogeni. Secondo le ricostruzioni, i manifestanti in testa al corteo avrebbero forzato il cordone di polizia, provocando una prima reazione degli agenti. Successivamente, il corteo si è diviso in due parti: una si è fermata al punto d’arrivo, place de la Nation; un’altra si è diretta verso il périphérique, il raccordo stradale attorno a Parigi. Per impedire questa deviazione, non autorizzata dalla Questura, la polizia ha montato una barriera per bloccare il passaggio ed ha usato gli idranti. Scontri fra pompieri manifestanti e polizia si erano registrati anche lo scorso ottobre e la giornata si era conclusa con diversi feriti.

Austria: Dopo il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, ora anche il vescovo di Innsbruck Hermann Glettler boccia il divieto di portare il velo nelle scuole. Il nuovo governo austriaco di popolari e verdi vuole infatti estendere il divieto, attualmente in vigore nelle scuole elementari, alle medie fino all’età di 14 anni. “Siamo sicuri di voler mettere alla gogna una religione?”, chiede Gletter in un’intervista alla Tiroler Tageszeitung. Per l’alto prelato l’iniziativa è “sospetta” e “controproducente”. Il velo – secondo Gletter – “è un simbolo culturale e non tanto religioso”. “Il mio approccio è neutrale, anche mia nonna portava il fazzoletto in testa”, aggiunge il vescovo, sottolineando di non volere “una guerra dei simboli religiosi”. Gletter ricorda, inoltre, che sono gli atei e non i musulmani a contestare il crocifisso nelle aule scolastiche.

Medio Oriente

 

Palestina: Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen annuncia la rottura di ogni relazione con Israele e la sospensione di tutti gli accordi all’indomani della presentazione del Piano di Pace Usa. “Non accetterò l’annessione di Gerusalemme e non voglio passare alla storia come colui che ha venduto Gerusalemme”, ha tuonato Abu Mazen citato dall’agenzia Maan, aggiungendo che l’Anp “non accetterà mai gli Usa come unico mediatore al tavolo dei negoziati con Israele.

Iran: Sono iniziate in Iran le celebrazioni per il 41/o anniversario della Rivoluzione islamica, che portò alla caduta dello scià Reza Pahlavi nel 1979. Le commemorazioni hanno preso inizio tradizionalmente al mausoleo dedicato a l’ayatollah Ruhollah Khomeini, alla presenza della Guida suprema Ali Khamenei. Le celebrazioni, iniziate oggi con la ricorrenza del ritorno in patria di Khomeini dopo 15 anni di esilio, e si concluderanno l’11, il “giorno della vittoria” della rivoluzione islamica nel ’79.

Yemen: Il leader di al Qaida in Yemen, Qassim al Raymi, in cima alla lista dei terroristi più pericolosi e su cui pende una taglia da 10 milioni di dollari, potrebbe essere rimasto ucciso in un raid americano di alcuni giorni fa. Lo riporta il New York Times citando fonti del Pentagono e dell’intelligence che spiegano come la eventuale conferma arriverà quando saranno portate a termine tutte le verifiche del caso. Intanto Donald Trump ha postato alcuni tweet che riportano la notizia. Qassim al Raymi, 41 anni, sarebbe stato colpito in un raid condotto non lontano dalla capitale yemenita Sanaa lo scorso 25 gennaio, in un’area conosciuta come la roccaforte del gruppo Aqap. Gruppo di cui Raymi e’ divenuto leader nel 2015 dopo la morte, sempre in un raid aereo americano, di Sheikh Abu Basir Nasser al Wuhaishi.

Siria: Sono 390mila i civili siriani, in larga parte donne e bambini, sfollati in due mesi nella regione nord-occidentale di Idlib sottoposta da dicembre a una intensa campagna militare aerea e di terra da parte delle forze russe e governative siriane contro combattenti delle opposizioni siriane appoggiate dalla Turchia. Lo riferisce l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento umanitario (Ocha) in un comunicato di cui una copia è stata ricevuta dall’ANSA. L’Onu ricorda che i civili sfollati dal 15 gennaio hanno abbandonato le loro case o i campi profughi più di una volta nel giro di poco tempo, e questo aumenta la loro vulnerabilità in un’area dove il conflitto è ancora in corso.

Usa: La Lega araba ha condannato il piano illustrato da Donald Trump sul Medio Oriente sostenendo che si tratta di “una grande violazione dei diritti dei palestinesi”. In un comunicato il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha sottolineato: “Studieremo minuziosamente la prospettiva americana e siamo aperti a tutti gli sforzi seri a favore della pace”. Ha tuttavia aggiunto che da “una lettura preliminare emerge una consistente violazione dei diritti legittimi dei palestinesi”. Botta e risposta sul piano anche nel Question Time alla Camera dei Comuni britannica. Il leader uscente dell’opposizione laburista lo ha attaccato apertamente come un inganno: “Non è un piano di pace”, ha detto, giudicandolo inaccettabile per qualunque leader palestinese e sfidando il premier conservatore Boris Johnson a dire agli Usa che “sbagliano” e che il Regno Unito resta schierato a favore di “un piano di pace vero, sostenuto a livello internazionale”. ‘Uno stato ai palestinesi, Gerusalemme capitale d’Israele’. Donald Trump svela il suo piano di pace per il Medio Oriente. Ma Hamas rifiuta. 
Il presidente americano propone la soluzione dei due Stati con Gerusalemme est capitale della Palestina. Lo affermano fonti della Casa Bianca riprese da alcuni media Usa mentre il tycoon si appresta a illustrare il piano insieme a Benyamin Netanyahu. “La gente in Medio Oriente, soprattutto i giovani, sono pronti per un futuro migliore”. “Quello di oggi è un grande passo verso la pace”: lo ha affermato Donald Trump annunciando il piano per il Medio Oriente. “E’ giunto il momento per una svolta storica”, ha aggiunto.


Fonte:Ansa.it