Il procedimento contro Israele presso l’Aja per la protezione immediata del popolo palestinese.
Il contesto
Il 26 gennaio scorso, in maniera quasi unanime, i 17 giudici della Corte Internazionale di Giustizia, hanno ordinato ad Israele di “prendere tutte le misure in suo potere” per prevenire atti di genocidio da parte delle sue forze a Gaza, e punire l’incitamento allo stesso. La Corte ha ordinando a Israele di riferire entro un mese sulle misure adottate. In questo modo, nonostante l’assenza una sentenza definitiva (potrebbero volerci anni prima che la Corte sentenzi definitivamente sul caso) questa sembra riservarsi il diritto di prendere ulteriori provvedimenti.
Storia del procedimento
Il 29 dicembre 2023, il Sudafrica ha presentato un’istanza per avviare un procedimento contro Israele in merito alle sue gravi violazioni nella striscia di Gaza, ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (la “Convenzione sul genocidio”). L’istanza contiene anche una richiesta di indicazione di misure provvisorie[1], ai sensi dell’articolo 41 dello Statuto di Gaza e degli articoli 73, 74 e 75 del Regolamento della Corte. Queste misure richieste dal Sud Africa hanno come obiettivo la protezione immediata della popolazione palestinese contro gravi e irriparabili danni ai sensi della Convenzione sul genocidio” e “per garantire che Israele non si opponga ai diritti del popolo palestinese”. Ai sensi dell’articolo 74 del Regolamento della Corte, “una richiesta per l’indicazione di misure provvisorie misure provvisorie hanno la priorità su tutti gli altri casi”. Giovedì 11 e venerdì 12 gennaio si sono tenute le audizioni pubbliche sulla richiesta di indicazione di misure provvisorie presentata dal Sudafrica.
Il 26 gennaio 2024, la Corte ha emesso la sua ordinanza sulla richiesta del Sudafrica.
Il ruolo della Corte Internazionale di Giustizia
La Corte internazionale di giustizia (CIG) è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. È stata istituita dalla Carta delle Nazioni Unite nel giugno 1945 e ha iniziato le sue attività nell’aprile 1946.
La Corte è composta da 15 giudici eletti per un mandato di nove anni dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La Corte ha un duplice ruolo: in primo luogo, risolvere, in conformità con il diritto internazionale, controversie giuridiche sottoposte dagli Stati; e, in secondo luogo, fornire pareri consultivi su questioni legali deferite dagli organi delle Nazioni Unite e dalle agenzie del sistema debitamente autorizzate.
La richiesta del Sud Africa
Il 29 dicembre 2023, la Repubblica del Sudafrica ha presentato alla cancelleria della Corte un’istanza che istituisce un procedimento contro lo Stato di Israele in merito alle gravi e pesanti violazioni nella Striscia di Gaza degli obblighi previsti dalla Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio.Alla fine del ricorso, il Sudafrica “chiede rispettosamente alla Corte di giudicare e dichiarare:
- che la Repubblica del Sudafrica e lo Stato di Israele hanno il dovere di agire in conformità con gli obblighi derivanti dalla Convenzione sul genocidio, di adottare tutte le misure ragionevoli in loro potere per prevenire il genocidio;
- che lo Stato di Israele[2]:
(a) ha violato e continua a violare i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul Genocidio;(b) deve cessare immediatamente qualsiasi atto o misura in violazione di tali obblighi; compresi gli atti che potrebbero uccidere o causare gravi danni fisici o mentali;
(c) deve garantire che le persone che commettono genocidio siano punite da un tribunale nazionale o internazionale competente;
(d) deve raccogliere e conservare le prove e garantire, consentire e/o non inibire direttamente o indirettamente la raccolta e la conservazione delle prove di atti di genocidio commessi contro i palestinesi di Gaza;
(e) deve adempiere agli obblighi di riparazione nell’interesse delle vittime palestinesi, tra cui, ma non solo, quello di consentire il ritorno sicuro e dignitoso dei palestinesi sfollati con la forza e/o rapiti alle loro case, il rispetto dei loro pieni diritti umani e la protezione da ulteriori discriminazioni, persecuzioni e altri atti correlati e provvedere alla ricostruzione di ciò che ha distrutto a Gaza, coerentemente con l’obbligo di prevenire il genocidio ai sensi dell’articolo I;
(f) deve offrire assicurazioni e garanzie di non ripetizione delle violazioni della Convenzione sul genocidio, in particolare della Convenzione sul genocidio[3].
Le azioni genocidiarie da parte di Israele sottoposte all’attenzione della Corte
Il Sud Africa presentando il caso alla Corte Internazionale di Giustizia ha elencato le seguenti azioni inserendole in un intento mirato e volontario di genocidio nei confronti del popolo palestinese:
- Uccisione mirata e volontaria dei Palestinesi della Striscia, tra cui un’ampia percentuale di donne e bambini – che si stima rappresentino circa il 70 per cento delle oltre 21.110 vittime;
- Gravi danni mentali e fisici anche attraverso menomazioni, traumi psicologici e trattamenti inumani e degradanti;
- Evacuazione forzata e sfollamento di circa l’85% dei palestinesi – compresi i bambini, gli anziani e gli infermi, i malati e i feriti – causando la distruzione su larga scala della città.
- Distruzione su larga scala di case, villaggi, campi profughi e intere aree residenziali, ospedali, precludendo il ritorno di una parte significativa del popolo palestinese alle proprie case e impedendo loro cure indispensabili ove necessarie.
- Perpetuando condizioni di fame impedendo il rifornimento di cibo e di bevande.
- Interruzione dell’adeguata distribuzione di carburante, elettricità e altri mezzi di sostentamento per donne e bambini[4].
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Il conflitto a Gaza, la diplomazia e il contesto internazionale
Il conflitto in corso a Gaza è stato affrontato anche da altri organi e agenzie delle Nazioni Unite quindi analizzato e studiato anche nei suoi aspetti più molteplici e diversi.[5] Il seguente caso sottoposto alla Corte Internazionale di Giustizia invece si concentra sull’aspetto e sull’intento genocidario da parte di Israele nei confronti dei palestinesi.
Ciò che ha mosso il Sud Africa è la protezione dei diritti dei palestinesi che hanno il diritto di godere della protezione contro atti di genocidio. La Convenzione proibisce la distruzione di un gruppo etnico o di una parte di esso ed è quindi doveroso e urgente tutelare sotto questi principi i palestinesi che da troppi anni vedono i propri diritti negati. Il Sudafrica sostiene inoltre, per evidenti motivi storici, di voler tutelare anche il proprio diritto a salvaguardare il rispetto della Convenzione sul genocidio.
Gli elementi di prova dinanzi alla Corte “dimostrano in modo incontrovertibile un modello di condotta israeliano che giustifica un’accusa di genocidio: uccidere, causare gravi danni fisici e mentali, infliggere condizioni di vita tali da provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte, rientrano nell’intento genocidario di Israele.
Conclusione e stato attuale
Ad oggi, ciò che la Corte ha prodotto è una sentenza preliminare. Per un giudizio finale potrebbero voleci adirittura anni. Ciò che fa ben sperare però sono le dichiarazioni del giudice Joan Donoghue, la quale ha riportato diverse dichiarazioni di politici di spicco del governo israeliano sottolineando alcune azioni che “sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio del 1948[6]”. Oltre che sul dossier presentato dal Sudafrica, per il loro pronunciamento i giudici si sono basati anche sui rapporti delle Nazioni Unite che da mesi denunciano i raid nella Striscia e chiedono un cessate il fuoco, mentre a Gaza il bilancio dei morti ha superato le 25mila vittime di cui oltre la metà donne e bambini. Non a caso, Donoghue ha detto che la situazione dei bambini a Gaza “è particolarmente straziante” e che un’intera generazione è stata mutilata, colpita in modo irreparabile da lutti, privazioni e traumi indicibili. Con 15 voti a favore e 2 contrari, i giudici della Corte hanno inoltre chiesto a Israele di adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria nella Striscia.
La decisione della Corte rappresenta sicuramente un punto di svolta. Decidere di procedere con il caso ed imporre misure provvisorie ad Israele è una sconfitta diplomatica per Israele. Se la pressione internazionale sul governo di Netanyahu aumenterà nelle prossime settimane, il costo politico del perseguimento delle operazioni militari potrebbe aumentare inesorabilmente e auspicabilmente portare ad un cessate il fuoco.
Note
[1] Al Jazeera Redazione, 2024 – https://www.aljazeera.com/news/2024/1/11/a-quick-guide-to-south-africas-icj-case-against-israel
[2] Al Jazeera Redazione – https://www.aljazeera.com/news/2024/1/11/day-one-of-the-icj-genocide-hearing-against-israel-key-takeaways
[3] Press Release, International Court of Justice no. 2024/16 – Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel) – https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20240216-pre-01-00-en.pdf
[4] Part VI “Request for Provisional Measures” – Application Instituting Proceedings – https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20231228-app-01-00-en.pdf#page=72
[5] Serie di domande poste nell’ambito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 22/02/2024: https://unric.org/en/occupied-palestinian-territories-first-days-of-hearings-at-the-international-court-of-justice/
[6] A. De Luca, “La Corte Internazionale di Giustizia: “Israele eviti un genocidio” 2024.
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