Il caso di Osman Kavala, attivista turco e imprenditore culturale condannato in Turchia in relazione alle proteste Gezi Park del 2013. La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha emesso una storica decisione a suo favore, sostenendo che la sua detenzione è stata politicamente motivata. Nonostante questa decisione, Kavala rimane in prigione, sollevando gravi preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Turchia.
A cura di Marco Rizzi
La sentenza emanata a Istanbul la sera del 25 aprile 2022 contro Osman Kavala, attivista e filantropo della società civile turca segna una nuova fase critica nel declino verso l’autoritarismo della Turchia, iniziato nel 2013. Tale decisione ha condannato Kavala, detenuto ingiustamente per oltre quattro anni secondo la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU)[1], a trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre, mentre i suoi sette coimputati, attivisti della società civile precedentemente latitanti, sono stati condannati a un periodo di detenzione di almeno 18 anni. Questa sentenza è stata emessa direttamente nell’aula del tribunale, senza attendere l’esito dell’iter di appello. Sebbene prevedibile, l’avvenimento è stato percepito come un colpo improvviso e sconcertante[2].
Il caso Gezi Park
Nel febbraio 2019, un gruppo di nove persone composto da professionisti noti per il loro impegno civico, tra cui imprenditori, avvocati, artisti, architetti e membri della società civile, era stato arrestato ai sensi dell’articolo 312 del Codice penale con l’accusa di aver organizzato e finanziato le proteste violente del 2013 a Istanbul, precisamente nel Gezi Park. Originariamente nate come una manifestazione locale contro la costruzione di un centro commerciale in una zona centrale della città priva di spazi verdi, le proteste hanno assunto dimensioni nazionali in risposta alla dura reazione delle forze dell’ordine. Il Gezi Park, epicentro delle manifestazioni, è diventato il simbolo dello spazio pubblico per le voci di opposizione al di fuori del parlamento. È stato un momento di ribellione civica e creativa, con performances artistiche, mostre, forum e discussioni collettive. Tuttavia, a causa della brutalità dei disordini, quindici persone hanno perso la vita. È importante notare che dopo queste proteste il governo ha aumentato la sua repressione, compromettendo il consolidamento democratico e il processo di europeizzazione della Turchia[3][4][5].
Nel dicembre 2019, poche ore dopo il verdetto di non colpevolezza per gli imputati di Gezi Park e la loro assoluzione, Osman Kavala è stato nuovamente arrestato sull’accusa del suo coinvolgimento nel tentato colpo di Stato del luglio 2016, mirante al rovesciamento dell’ordine costituzionale. Egli, uomo d’affari e filantropo è stato dipinto dai media pro-governativi come un “Soros turco”, per via del suo coinvolgimento senza fini di lucro con la Open Society Foundation[6][7][8][9].
Due anni dopo essere stato incarcerato, la CEDU ha riesaminato le accuse mosse contro Kavala, non trovando alcuna prova a suo carico e chiedendo il suo immediato rilascio. Questo pronunciamento ha sottolineato la mancanza di prove nel caso, evidenziando la criminalizzazione di diritti fondamentali come la libertà di espressione e la protesta pacifica, definendo il caso come un tentativo di sopprimere l’attivismo di un difensore dei diritti umani e di dissuadere altre attività simili in Turchia[10]. Nonostante ciò, Kavala non ha mai ottenuto la libertà[11][12][13].
In un’azione descritta dalla Corte come elusione della legge[14], Kavala è stato rilasciato due volte, solo per essere immediatamente riarrestato senza presentazione di nuove prove. Successivamente, nell’aprile del 2022, un tribunale locale di Istanbul lo ha condannato all’ergastolo aggravato in relazione alle proteste di Gezi Park, nonostante la CEDU abbia stabilito che non esistevano prove sufficienti né per la sua detenzione, né per una condanna[15]. Parallelamente, i sette coimputati[16], altrettanto innocenti, sono stati condannati a 18 anni ciascuno per il loro presunto coinvolgimento[17][18].
Tuttavia, in una decisione storica di luglio dello scorso anno, la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti Umani ha ribadito la sua posizione contraria alla Turchia, sostenendo che sostanzialmente nulla è cambiato dalla precedente valutazione del caso e ha ordinato il rilascio immediato di Kavala[19].
Al di là del devastante impatto personale su di lui e sulla sua famiglia, il caso di Kavala è ora diventato una cartina di tornasole della posizione della Turchia in Europa. Il continuo rifiuto di Ankara di applicare ben due sentenze della CEDU per rilasciare un difensore dei diritti umani detenuto illegalmente, ha messo il Paese in rotta di collisione con gli altri 45 membri del Consiglio d’Europa, che devono mantenere l’autorità e la legittimità della Corte e delle sue sentenze[20]. Nella riunione dello scorso settembre in cui ha esaminato il caso di Kavala, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha avvertito che il suo rilascio era necessario per mantenere e garantire l’autorità della Corte e del sistema della Convenzione dei Diritti Umani[21][22]. Il caso adesso è di fondamentale importanza in quanto è divenuto anche un test critico per il futuro delle istituzioni europee per i diritti umani, che sono già state scosse dall’espulsione della Russia dal Consiglio d’Europa a marzo dello scorso anno, in seguito all’invasione dell’Ucraina[23].
A tutti gli effetti, la sentenza del 2022 che ha condannato Kavala all’ergastolo aggravato – pena più severa prevista dalla legge turca, che ha sostituito la pena di morte dopo la sua abolizione nel 2004 – riflette una situazione quasi surreale, che si aggiunge alla lista delle problematiche relative allo Stato di diritto in Turchia[24]. Il suo arresto è stato fortemente condannato dall’opposizione e dalle organizzazioni per i diritti umani, che lo considerano una detenzione deliberata e cinica. Trenta associazioni di avvocati hanno richiesto le dimissioni del Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri, in seguito all’avvio di un’indagine accelerata sui giudici del caso Gezi Park dopo le aspre critiche del presidente Erdogan all’assoluzione di Kavala. La situazione però rimane molto complessa e il forte controllo politico del governo sulla magistratura è fonte di crescente preoccupazione, così come preoccupante è lo scontro interno tra forze progressiste e repressive all’interno della magistratura e del governo[25].
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Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo e implicazioni
Il 2 febbraio 2022, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha deferito il caso di Osman Kavala alla CEDU, segnando un passaggio cruciale in una procedura che nel medio-lungo termine potrebbe determinare la sospensione della Turchia dal Consiglio d’Europa, di cui è membro fondatore[26].
Il Comitato ha rilevato che il mancato rilascio immediato di Kavala da parte della Turchia rappresenta un rifiuto ad adempiere alla sentenza definitiva della Corte Europea sui suoi diritti. Come detto in precedenza, la CEDU, oltre due anni fa, ha statuito che Kavala dovrebbe essere immediatamente liberato, in quanto la sua detenzione risulta essere illegale e contravviene alla Convenzione Europea dei Diritti Umani. La Corte ha rilevato che le autorità turche hanno agito in modo da mettere a tacere Kavala in quanto difensore dei diritti umani e che, utilizzando la detenzione per fini politici, la Turchia avrebbe violato il diritto di Kavala alla libertà e alla sicurezza (Articolo 5) e il divieto di limitare i diritti della Convenzione per scopi diversi da quelli consentiti dalla Convenzione (Articolo 18)[27][28].
È la seconda volta, dopo il caso di Mammadov contro l’Azerbaigian, che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo conduce una procedura di infrazione e stabilisce che uno Stato membro non si è conformato a una sentenza della Corte Europea[29].
La vicenda di Kavala, imprigionato senza condanna per oltre quattro anni, è diventata un tema cruciale anche sul piano diplomatico, essendo considerata di stretta natura politica. In seguito a questo deferimento, il presidente turco Tayyip Erdoğan ha affermato che la Turchia non riconoscerà il Consiglio d’Europa se questo non riconoscerà i tribunali turchi. Le dichiarazioni di Erdoğan enfatizzano il suo intento di far rispettare le decisioni dei tribunali nazionali, sottolineando che esse sovrasterebbero le posizioni assunte dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dal Consiglio d’Europa. Vi sono tre aspetti critici che emergono da questa situazione[30][31].
In primo luogo, la detenzione di Osman Kavala per più di quattro anni senza una sentenza definitiva è una questione che desta preoccupazione. Inizialmente assolto dalle accuse legate alle proteste nazionali di Gezi, Kavala è stato nuovamente incriminato con l’accusa di tentato rovesciamento dell’ordine costituzionale durante il tentativo di colpo di Stato del 15 luglio. La CEDU ha però sottolineato che arresti come quelli di Kavala e del precedente co-presidente del Partito Democratico del Popolo Selahattin Demirtaş siano finalizzati a mettere a tacere le voci dissidenti. Formalmente, Demirtaş è stato detenuto per aver incitato alla violenza durante le proteste di Kobane nel 2016, mentre Kavala è stato imprigionato con l’accusa di aver tentato di destabilizzare il governo durante le proteste di Gezi nel 2013[32]. Tuttavia, vi è una crescente opinione pubblica che sostiene che queste detenzioni siano motivate dalla preoccupazione per una presunta trasformazione della Turchia in un regime unipersonale, specialmente dopo il passaggio al sistema presidenziale approvato da un referendum costituzionale nel 2017. Infatti, è noto che sia Erdoğan sia il leader del Partito del Movimento Nazionalista Devlet Bahçeli, alleato dell’AKP, esercitano una forte pressione politica sugli organi giudiziari[33][34].
In secondo luogo, la Turchia è accusata di aver violato non solo la Convenzione Europea dei Diritti Umani, ma anche la Costituzione turca, non rispettando le decisioni della Convenzione dei Diritti Umani Europea. La Costituzione turca del 2004 afferma infatti che gli accordi internazionali debbano essere rispettati e, in caso di conflitto con le leggi nazionali, le disposizioni degli accordi internazionali abbiano assoluta priorità. Quindi, se le decisioni della CEDU non vengono rispettate, è anche la Costituzione stessa che viene violata[35].
In terzo luogo, il Ministero degli Affari Esteri ed Erdogan hanno reagito energicamente alla decisione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, dichiarando che il governo turco aveva già condiviso le sue opinioni in precedenza, affermando che la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è stata rispettata e che la detenzione di Kavala è solamente frutto di un altro procedimento legale. Tuttavia, la decisione di violazione della CEDU si basa sull’accusa che le nuove azioni legali contro Kavala mirino ad aggirare la sentenza della Corte Europea. Dunque, le suddette dichiarazioni in un certo senso sembrano confermare questa accusa, rivelando un tentativo di presentare nuove cause per far apparire l’azione conforme alle decisioni della CEDU[36][37].
Nonostante la potenza economica e l’importante posizione geopolitica della Turchia, le azioni contrarie alle sentenze della CEDU sollevano notevoli dubbi sul suo rispetto dello Stato di diritto.
Rilevanza del caso Osman Kavala
Le situazioni legate alle controversie di Gezi Park e all’incriminazione di Kavala offrono un manifesto delle strategie legali adottate per regolare e scoraggiare opposizioni in contesti di transizioni verso regimi autocratici. In queste dinamiche, si osserva spesso una strategia di criminalizzazione, soprattutto quando si tratta di questioni di libertà d’espressione. L’approccio legale in contesti autocratici fa uso di azioni normative e procedurali che presumibilmente mirano a preservare l’ordine costituzionale democratico e garantire un processo giusto. Nella realtà turca, norme comuni del diritto penale, come quelle relative al presunto tentativo di sovvertire il governo o l’ordine costituzionale, insieme ad accuse di diffamazione o calunnia, sempre più costituiscono il fulcro delle indagini e dei procedimenti giuridici contro individui non affiliati politicamente al tentativo di colpo di Stato del 2016[38][39][40][41].
L’adattamento personalizzato del diritto penale, flessibile in base alle esigenze dell’egemonia autocratica, emerge come modello ricorrente. Inoltre, i tribunali penali di base, soggetti a influenze politiche attraverso cambiamenti di personale e indagini disciplinari, agiscono come strumenti per l’arbitrarietà. Il concetto di processo legale, caratterizzato da garanzie sostanziali, viene scollegato dai valori e dai confini intrinseci della legalità, quali equità e integrità procedurale. Il professionismo giudiziario si trasforma in un mero formalismo legale, privo della sostanza della giustizia. Di conseguenza, la magistratura di basso grado si riduce a un meccanismo normativo dell’egemonia autocratica. Complessivamente, le ingiustizie emerse non seguono un percorso coerente e prevedibile, diversamente da quanto accadeva durante il periodo di governo militare in Turchia[42][43][44][45].
Tale ambiguità nel legalismo autocratico genera un dilemma complesso. In primo luogo, il diritto diviene uno strumento per la magistratura, utilizzato come un modo per soddisfare i requisiti minimi delle osservazioni europee in materia di rimedi effettivi. In secondo luogo, sembra che i tribunali godano di una certa autonomia in specifiche circostanze, come evidenziato nel caso di Gezi Park. Se la maggioranza dei giudici si allinea a favore della libertà, soprattutto nelle istanze giudiziarie supreme, le tensioni con la Costituzione e la giurisprudenza della CEDU tendono a diminuire[46].
È importante sottolineare che la Corte costituzionale ha ignorato l’incostituzionalità della lunga detenzione di Kavala, contrastando con l’opinione divergente della CEDU che ha richiesto il suo rilascio immediato, evidenziando una sottomissione formale e parziale alle osservazioni europee. Tuttavia, il secondo arresto e la sua condanna compromettono l’impatto sia della supervisione europea sia della strategia di riforma giudiziaria adottata di recente, in consultazione con il Consiglio d’Europa e la Commissione UE, volta a rafforzare i diritti umani e lo Stato di diritto[47]. In primo luogo, il nuovo arresto di Kavala è correlato a un presunto reato legato al tentato colpo di Stato, già oggetto di indagini parallele alle accuse relative a Gezi Park e non è conforme agli standard legali della legge nazionale recentemente implementata dalla Turchia[48].
In secondo luogo, la CEDU aveva già esaminato, nel caso Kavala contro Turchia, le accuse di tentato sovvertimento dell’ordine costituzionale mediante forza e violenza, fondamento del nuovo arresto. Considerando la natura del presunto crimine, la CEDU ha enfatizzato la necessità di fatti o prove tangibili e verificabili che giustifichino un ragionevole sospetto, e tali elementi non sono presenti per Kavala[49][50].
Le dinamiche di resistenza all’interno della società civile, evidenziate nei casi di Gezi Park e Kavala, offrono una prospettiva sulle sfide che il pubblico democratico affronta come portatore della democrazia costituzionale in contesti autocratici. Questi casi testimoniano le vessazioni giudiziarie dirette verso la società civile, in particolare i difensori dei diritti umani[51][52]. Nel contesto del caso Kavala contro la Turchia, la CEDU ha esaminato il legame tra le accuse e le dichiarazioni pubbliche del presidente Erdoğan riguardanti il ruolo di Kavala nelle proteste di Gezi Park, in cui è stato etichettato come terrorista e finanziatore delle rivolte. Tale correlazione ha portato la Corte a concordare con le affermazioni del Commissario per i Diritti Umani, che suggeriscono che le azioni contro Kavala siano parte di un più ampio sforzo repressivo contro i difensori dei diritti umani, con probabili ripercussioni sul futuro impegno di questi attivisti[53][54].
Conclusioni
In questo contesto, è evidente, come chiarito anche dalle sentenze della Corte, che l’arresto e la detenzione di Kavala siano avvenuti con una mancanza sostanziale di prove di attività criminale, senza che gli fosse concesso un ricorso efficace per contestare in modo significativo la sua privazione della libertà. La Corte Europea ha abilmente applicato la sua giurisprudenza emergente sull’articolo 18 in modo coeso e conforme ai principi, riuscendo così a considerare gli sviluppi legali e politici nazionali che hanno portato alla detenzione di Kavala. Questo processo ha permesso alla Corte di svelare, almeno in parte, la complessità della situazione turca, soprattutto in relazione alle sue conclusioni sull’articolo 18. Tuttavia, non si può dire altrettanto quando si tratta di esaminare il contesto e lo schema più ampio in cui si sono verificate le presunte violazioni e la completa disintegrazione dello Stato di diritto, del sistema giudiziario e dei rimedi interni in Turchia.
È inoltre chiave evidenziare il ruolo di persone come Kavala nel mondo contemporaneo: i veri difensori dei diritti umani emergono come figure cruciali all’interno della società civile, considerati protagonisti fondamentali nel rafforzare la coscienza democratica pubblica e costituzionale. Tale percezione, in linea con la concezione della società civile come forza positiva per la democratizzazione, coesiste con una prospettiva teoricamente negativa che suggerisce come l’attivismo civile possa, in certi casi, involontariamente consolidare pratiche autocratiche mediante l’eccessiva dipendenza dell’élite al potere dalla repressione. È dunque necessario che la società civile focalizzi la propria attenzione sulla resilienza istituzionale, includendo la costruzione di conoscenze basate sui dati, la documentazione, il potenziamento delle capacità umane e la creazione di piattaforme associative a livello locale e nazionale.
È altresì auspicabile che l’Unione Europea possa stabilire tra le sue priorità la necessità di sviluppare un programma strutturato per la resilienza delle organizzazioni per i diritti umani all’interno del quadro dello Strumento Europeo per la Democrazia e i Diritti Umani. Infine, si prevede inoltre che il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa riprenda il suo processo di supervisione e adotti misure più incisive per adempiere al suo mandato al fine di garantire che la Turchia adotti le necessarie misure individuali e generali per attuare efficacemente le sentenze della Corte.
Note
[1] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[2] The Editorial Board “Kavala case shows Turkey’s lamentable march to autocracy.” Financial Times, 27 aprile 2022.
[3] Didier Billion. “Dans quel contexte politique Osman Kavala a-t-il été condamné à la prison à perpétuité ?” IRIS France, 29 aprile 2022.
[4] Karen Laura Feliciano e Laura Araújo Cariolin. “The fragility of Turkish democracy: the case of Osman Kavala.” Mapa Mundi, 9 giugno 2022.
[5] Ali Can Uludağ. “The case against Osman Kavala: A Kafkaesque legal spiral.” Expression Interrupted, 12 aprile 2021.
[6] Open Society. “Open Society Urges Turkish President to Stop Efforts to Obscure the Facts in Kavala Case.” Comunicato stampa, 22 ottobre 2021.
[7] Béatrice Hibou e Ahmet Insel. “Reconnecter l’art et les Lumières, une conversation avec le prisonnier politique Osman Kavala.” Le Grand Continent, 22 dicembre 2022.
[8] Alain Bockel e Ariane Bonzon. “La stratégie turque dans l’affaire Osman Kavala.” Esprit presse, gennaio 2022.
[9] Domenico Gallo. “La sottile linea nera.” Micromega, 28 ottobre 2021.
[10] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[11] Financial Times. “Kavala case shows Turkey’s lamentable march to autocracy.” Financial Times, 27 aprile 2022.
[12] Open Society. “Open Society Urges Turkish President to Stop Efforts to Obscure the Facts in Kavala Case.” Comunicato stampa, 22 ottobre 2021.
[13] Ali Can Uludağ. “The case against Osman Kavala: A Kafkaesque legal spiral.” Expression Interrupted, 12 aprile 2021.
[14] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[15] Anna Kubišta. “Droits de l’Homme : le prix Václav Havel décerné au mécène turc emprisonné Osman Kavala.” Radio Prague International, 10 ottobre 2023.
[16] Gli altri sette imputati condannati nel “processo Gezi” sono Mucella Yapici, Cigdem Mater, Hakan Altinay, Mine Ozerden, Can Atalay, Yigit Ali Ekmekci e Tayfun Kahraman.
[17] Alain Bockel e Ariane Bonzon. “La stratégie turque dans l’affaire Osman Kavala.” Esprit presse, gennaio 2022.
[18] Didier Billion. “Dans quel contexte politique Osman Kavala a-t-il été condamné à la prison à perpétuité ?” IRIS France, 29 aprile 2022.
[19] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[20] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[21] The Editorial Board. “Kavala case shows Turkey’s lamentable march to autocracy.” Financial Times, 27 aprile 2022.
[22] Marc Pierini. “In Europe, the Rule of Law Matters.” Carnegie Endowment, 3 dicembre 2021.
[23] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[24] Anna Kubišta. “Droits de l’Homme : le prix Václav Havel décerné au mécène turc emprisonné Osman Kavala.” Radio Prague International, 10 ottobre 2023.
[25] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[26] Marc Pierini. “In Europe, the Rule of Law Matters.” Carnegie Endowment, 3 dicembre 2021.
[27] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[28] Ali Can Uludağ. “The case against Osman Kavala: A Kafkaesque legal spiral.” Expression Interrupted, 12 aprile 2021.
[29] Ilgar Mammadov c. Azerbaijan, Application no. 15172/13, Grande Camera, Procedimenti ai sensi dell’articolo 46 § 4, 29 maggio 2019.
[30] Didier Billion. “Dans quel contexte politique Osman Kavala a-t-il été condamné à la prison à perpétuité ?” IRIS France, 29 aprile 2022.
[31] Alain Bockel e Ariane Bonzon. “La stratégie turque dans l’affaire Osman Kavala.” Esprit presse, gennaio 2022.
[32] Neslihan Çetin. “Politisation excessive du pouvoir judiciaire et la Turquie face au Conseil de l’Europe dans l’affaire Kavala.” Blogdroiteuropéen, 3 febbraio 2022.
[33] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[34] Karen Laura Feliciano e Laura Araújo Cariolin. “The fragility of Turkish democracy: the case of Osman Kavala.” Mapa Mundi, 9 giugno 2022.
[35] Marc Pierini. “In Europe, the Rule of Law Matters.” Carnegie Endowment, 3 dicembre 2021.
[36] Karen Laura Feliciano e Laura Araújo Cariolin. “The fragility of Turkish democracy: the case of Osman Kavala.” Mapa Mundi, 9 giugno 2022.
[37] Ali Can Uludağ. “The case against Osman Kavala: A Kafkaesque legal spiral.” Expression Interrupted, 12 aprile 2021.
[38] Financial Times. “Kavala case shows Turkey’s lamentable march to autocracy.” Financial Times, 27 aprile 2022.
[39] Neslihan Çetin. “Politisation excessive du pouvoir judiciaire et la Turquie face au Conseil de l’Europe dans l’affaire Kavala.” Blogdroiteuropéen, 3 febbraio 2022.
[40] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[41] Anna Kubišta. “Droits de l’Homme : le prix Václav Havel décerné au mécène turc emprisonné Osman Kavala.” Radio Prague International, 10 ottobre 2023.
[42] Béatrice Hibou e Ahmet Insel. “Reconnecter l’art et les Lumières, une conversation avec le prisonnier politique Osman Kavala.” Le Grand Continent, 22 dicembre 2022.
[43] Alper Coşkun e Sinan Ülgen. “Political Change and Turkey’s Foreign Policy.” Carnegie Endowment, 14 novembre 2022.
[44] Anna Kubišta. “Droits de l’Homme : le prix Václav Havel décerné au mécène turc emprisonné Osman Kavala.” Radio Prague International, 10 ottobre 2023.
[45] Domenico Gallo. “La sottile linea nera.” Micromega, 28 ottobre 2021.
[46] Neslihan Çetin. “Politisation excessive du pouvoir judiciaire et la Turquie face au Conseil de l’Europe dans l’affaire Kavala.” Blogdroiteuropéen, 3 febbraio 2022.
[47] Marc Pierini. “In Europe, the Rule of Law Matters.” Carnegie Endowment, 3 dicembre 2021.
[48] Art. 102 del Codice penale
[49] Kavala v. Türkiye [GC], 28749/18, Sentenza del 11.7.2022 [GC].
[50] Ali Can Uludağ. “The case against Osman Kavala: A Kafkaesque legal spiral.” Expression Interrupted, 12 aprile 2021.
[51] Béatrice Hibou e Ahmet Insel. “Reconnecter l’art et les Lumières, une conversation avec le prisonnier politique Osman Kavala.” Le Grand Continent, 22 dicembre 2022.
[52] Anna Kubišta. “Droits de l’Homme : le prix Václav Havel décerné au mécène turc emprisonné Osman Kavala.” Radio Prague International, 10 ottobre 2023.
[53] Ibid.
[54] Neslihan Çetin. “Politisation excessive du pouvoir judiciaire et la Turquie face au Conseil de l’Europe dans l’affaire Kavala.” Blogdroiteuropéen, 3 febbraio 2022.
Foto copertina: Il caso di Osman Kavala, attivista turco e imprenditore culturale condannato in Turchia in relazione alle proteste Gezi Park del 2013.