Stati Uniti contro Houthi: guida al gruppo yemenita e alla loro storica conflittualità con la Casa Bianca

Houthi fighters and tribesmen stage a rally against the U.S. and the U.K. strikes on Houthi-run military sites near Sanaa, Yemen, on Sunday, Jan. 14, 2024. (AP Photo)

La guerra in Yemen si infiamma, segnando un’escalation significativa. Ma quali sono le motivazioni di questa decennale rivalità tra Stati Uniti e Houthi?


A cura di Sara Castagna

Raid aerei statunitensi in Yemen contro postazioni Houthi: l’eredità di un conflitto radicato tra tensioni regionali e strategie globali

Lo scorso 4 ottobre, le forze armate degli Stati Uniti hanno effettuato attacchi aerei mirati in diverse città yemenite contro le postazioni Houthi inclusa la capitale Sana’a e la strategica città portuale di al-Hudaydah, affacciata sulla zona cruciale dello stretto di Bab-el-Mandeb, situato esattamente tra il Corno d’Africa e la Penisola arabica. Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha comunicato la realizzazione di letali raid aerei contro diversi obiettivi Houthi, provocando gravi conseguenze in aree già devastate dalla guerra civile, come la provincia di Dhamar e di Bayda, a sud-est della capitale[2]. Da inizio anno, Washington sta effettuando numerosi attacchi contro il gruppo di ribelli come reazione alle aggressioni nei confronti delle operazioni marittime occidentali nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Tuttavia, per comprendere appieno le dinamiche che governano questo complesso conflitto, è fondamentale analizzare il passato; solo così si può cogliere come lo storico antagonismo tra Casa Bianca e la principale milizia yemenita si intersechi con l’attuale crisi mediorientale, influenzando gli sviluppi politici e militari contemporanei.

Gli Houthi, dalla nascita agli obiettivi odierni verso e oltre il Mar Rosso

Noti anche come Ansar Allah (letteralmente ‘sostenitori di Dio’), gli Houthi sono un gruppo armato che controlla gran parte dello Yemen, inclusa la capitale San’a e alcune zone occidentali e settentrionali vicino all’Arabia Saudita. Nonostante le origini del gruppo risalgano agli anni ’90, hanno guadagnato l’attenzione internazionale solamente nel 2014, quando ha condotto un’insurrezione contro il governo yemenita, costringendolo alle dimissioni e dando origine ad una delle più gravi crisi umanitarie al mondo[3]. Da allora, il gruppo ha combattuto per anni contro una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, sostenuto dall’Iran. Sarebbe però errato considerare il gruppo sciita come un semplice rappresentate degli interessi iraniani; gli Houthi possiedono infatti interessi autonomi, non necessariamente correlati all’alleato persiano. Il gruppo è fervente oppositore del capitalismo occidentale, che tenta di indebolire attaccando le navi merci statunitensi e alleate nello stretto; inoltre, la causa palestinese gode di grande popolarità nel mondo arabo: attaccando le navi israeliane, i ribelli tentano infatti di aumentare il loro sostegno nazionale e tra gli Stati del Golfo[4]. Come attore geopolitico, il gruppo gode di una posizione geografica strategica che consente loro di negoziare efficacemente, supportati da solide capacità militari grazie al supporto iraniano e da obblighi minimi verso i cittadini che governano, devastati dalla guerra civile. Queste condizioni favorevoli li rendono particolarmente avvantaggiati contro una risposta internazionale debole specialmente da parte degli Stati Uniti, che non hanno mai disposto di una politica estera chiara nei loro confronti. La strategia statunitense si è infatti da sempre concentrata sulla gestione di possibili minacce alla sicurezza nazionale, come al-Qaeda, e sul sostegno agli interessi dell’Arabia Saudita, principale alleato nella regione[5]. Fino ad ora, la mancanza di una strategia coerente da parte di Washington ha infatti portato gli Houthi ad agire liberamente, rassicurati dalla totale mancanza di conseguenze internazionali riguardo le loro azioni. Con l’aggravarsi dell’escalation in Medio Oriente dovuta al conflitto israelo-palestinese, però, la situazione è cambiata, convincendo definitivamente gli Stati Uniti ad agire con la forza.

Rivalità Houthi con gli Stati Uniti e la (vaga) risposta della Casa Bianca

Ora, il Pentagono ha dichiarato di aver utilizzato aerei e navi da guerra per lanciare attacchi ai principali siti Houthi al fine di ‘proteggere la liberà di navigazione[6]. Le ragioni sottostanti, però, non sono esclusivamente commerciali: dopo l’attacco del 7 ottobre, il gruppo yemenita ha dimostrato come la sua espansione politico-militare, insieme agli accordi politici stipulati con fazioni come al-Shabaab[7], evidenzino la loro maggiore preparazione ed efficienza rispetto ad altre fazioni dell’‘Asse della resistenza’, confermando invece come ne rappresentino l’elemento più pericoloso per l’Occidente. La loro fervente opposizione ad Israele, inoltre, li colloca tra i principali nemici di Washington nella regione, presa di posizione particolarmente scomoda visto il recente aggravarsi dell’escalation del conflitto. Gli Stati Uniti dovrebbero quindi adottare una  strategia volta alla stabilizzazione la regione; naturalmente, non sarebbe per loro possibile neutralizzare una milizia tanto radicata nel territorio come quella degli Houthi, ma, senza un intervento tempestivo da parte della Casa Bianca, l’imposizione e un ipotetico riconoscimento internazionale del gruppo sarebbe in grado di modificare totalmente gli equilibri della Penisola arabica e del Mar Rosso meridionale, generando un’onda d’urto politico-economica devastante.

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La regione rappresenta infatti una delle più strategiche a livello globale, nucleo di interessi internazionali elevati, non coinvolgendo esclusivamente attori limitrofi, ma anche potenze globali come Cina e Russia, oltre a numerosi altri attori militarmente attivi nel Mar Rosso. La porzione di territorio yemenita controllata dagli Houthi si affaccia infatti su un corridoio cruciale per il commercio cinese in Europa, permettendo alla superpotenza asiatica di accedere rapidamente alle rotte marittime internazionali. D’altro canto, il Cremlino percepisce lo Yemen come un’opportunità strategica eccellente per colpire indirettamente Washington, sfruttando le tensioni nella zona con l’obiettivo di limitarne l’influenza americana[8]. A fronte di questi sviluppi, la politica statunitense dovrà necessariamente concentrarsi sul mantenimento di una presenza efficace in grado di neutralizzare queste potenziali minacce, rafforzando i suoi rapporti di cooperazione con i partner regionali, senza limitarsi alle tradizionali alleanze con Riyad e Abu Dhabi, ma espandendosi invece ad ulteriori attori locali, che siano in grado di sostenere una strategia condivisa anche a tutela degli interessi del popolo yemenita, garantendo una stabilità duratura nella regione. Fino ad ora, nelle loro interazioni con gli Stati Uniti, gli Houthi si sono affermati come i veri vincitori politici. Le operazioni militari condotte dalla Casa Bianca, infatti, hanno avuto un impatto limitato sul gruppo, che è riuscito a presentarsi come un’eroica alternativa alle potenze occidentali nella regione, sostenendo la causa palestinese. La principale problematica percepita dalla popolazione e dal governo legittimo yemenita è che l’inefficace risposta statunitense risulti insufficiente, garantendo agli Houthi un ulteriore patina di potenza, presentandosi come un avversario in grado di resistere agli Stati Uniti e contrattaccare. Questo potrebbe tradursi in un enorme problema per Washington, in quanto, per le fazioni maggiormente estremiste yemenite, sarebbero proprio gli stessi Stati Uniti, tramite le loro politiche inadeguate, i fautori del successo degli Houthi. Un’ulteriore strategia possibile sarebbe la via delle sanzioni economiche, prestando attenzione a non compromettere la già fragile economia yemenita, quasi azzerata dalla guerra civile. La situazione risulta oggi tesa più che mai, aggravata ulteriormente dall’escalation militare nel Levante. Gli Stati Uniti dovranno impiegare un approccio strategico che integri coercizione e diplomazia per mantenere l’equilibrio nella regione, per evitarne il definitivo collasso.


Note

[2]https://www.aljazeera.com/news/2024/10/4/houthissay-us-air-strikes-target-several-cities-across-yemen
[3] https://www.brookings.edu/articles/who-are-the-houthis-and-why-are-we-at-war-with-them/
[4] https://time.com/6554861/yemen-houthi-rebels-history-cause-israel-hamas-war/
[5] https://www.csis.org/analysis/houthi-aggression-and-roadmap-peace-yemen
[6] https://www.bbc.com/news/articles/cx2ld3wxeyqo
[7] https://nationalinterest.org/feature/deadly-alliance-al-shabaab-and-houthis-211941
[8] Baihaki, A. (2023). Houthi and Resistance against USA Dominance in the Middle East. Ampera: A Research Journal on Politics and Islamic Civilization4(02), 102-108. https://doi.org/10.19109/ampera.v4i02.22737


Foto copertina: Ringraziamenti: AP Copyright: Copyright 2024 The Associated Press. Houthi