Come il conflitto in Ucraina ha avvicinato Mosca a Pechino e quali sono le conseguenze delle annessioni.
A cura di Matteo Montano
L’impero di mezzo
La Cina nel terzo millennio è emersa come attore fondamentale sulla scena internazionale. La sua crescita economica degli ultimi decenni è stato un fenomeno che può essere definito come eccezionale.
Secondo l’Harvard Business Review, da quando il paese ha aperto le sue porte nel 1978, l’economia ha assistito a un’enorme crescita. Il suo prodotto interno lordo è passato da meno di 150 miliardi di dollari nel 1978 a 8.227 miliardi di dollari nel 2012, per arrivare nel 2020 a superare quello dell’Unione Europea[1]. Nel processo, più di 600 milioni di persone sono uscite dalla soglia di povertà[2]. Una crescita economica che ha permesso a Pechino di ergersi come nuovo polo attrattivo e proporre, in contrapposizione al Washington consensus americano, un Beijing Consensus basato sull’idea che l’adozione del libero mercato non avrebbe implicato inevitabilmente l’adesione a una democrazia pluripartitica e la nascita di una classe media desiderosa di maggiori libertà di parola. Secondo l’analista Joshua Cooper Ramo, che per primo ha espresso il concetto del Beijing Consensus, la Cina ha iniziato a «rimodellare l’intero paesaggio dello sviluppo internazionale» al fine di «costruire un ambiente» tale da «rendere l’azione egemonia degli Stati Uniti più difficile»[3].
Gli strumenti attraverso cui Pechino ha tentato di imporsi a nuovo polo mondiale sono vari, tra cui, la più nota, è la Belt and Road Initiative – la Nuova Via della Seta, un’iniziativa strategica per il miglioramento dei collegamenti commerciali cinesi con i paesi nell’Eurasia e non solo. Comprende le direttrici terrestri della “zona economica della via della seta” e la “via della seta marittima del XXI secolo”. Secondo la Banca Mondiale, il complesso infrastrutturale includerebbe un terzo del commercio mondiale e circa il 60% della popolazione mondiale[4]. In ambito securitario, è da segnalare il ruolo della Cina all’interno dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (SCO), che, sebbene inizialmente volta alla prevenzione di separatismo ed estremismo all’interno dei paesi aderenti – Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, a cui si sono aggiunti nel 2017 India e Pakistan – ha espanso il suo ambito di pertinenza ad una vaga cooperazione militare, che non si può definire una vera e propria alleanza[5].
L’iniziativa più recente è la Global Security Initiative, ribadita da Xi Jinping anche in occasione del G20 di Bali[6], la quale è stata proposta al Boao Forum del 21 aprile. La GSI appare una iniziativa vaga, che punterebbe a funzionare come piattaforma di dialogo bilaterale tra la Cina e i paesi emergenti per sottrarli all’egemonia occidentale[7].
Annessioni e alleanze
Il 2014 è stato uno spartiacque nella storia contemporanea. La “Rivoluzione della Dignità” (o Euromajdan) avvenuta in Ucraina e gli eventi successivi, ovvero l’annessione della Crimea e il conflitto nel Donbas, sono gli eventi che sono all’origine della guerra odierna. La ripercussione più immediata è stato ovviamente il cambio di postura da parte della Federazione Russa: bloccata dalle sanzioni ad Ovest, dove tendenzialmente Mosca ha sempre cercato di rivolgersi sin dai tempi di Pietro il Grande, ha avuto la necessità di rinforzare i legami con Pechino[8].
Lora Salmaan, ricercatrice e collaboratrice di The Diplomat, in uno suo studio ha messo in luce come i sentimenti cinesi siano affini a quelli russi in merito alla sicurezza nazionale. Nota come i termini “invasione” e “accerchiamento” siano utilizzati per «esprimere preoccupazioni sia da Pechino che da Mosca»; l’espressione «ritorno della Crimea» è utilizzata in un quarto delle pubblicazioni scientifiche cinesi analizzata[9]. Un tema fondamentale che viene messo in paragone con la situazione domestica è “l’estremo nazionalismo”, tentando un parallelismo tra l’Ucraina e i territori dello Xinjiang, Tibet e Taiwan.
Per questo motivo, Pechino non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea, e ancor di più le annessioni che hanno seguito lo scoppio della guerra del 2022 pur mantenendo una posizione filorussa nell’artificio retorico circa l’assunzione di una postura «giusta e rispettosa» e comprendendo il senso di “l’accerchiamento” bastione della narrativa putiniana[10]. A preoccupare i dirigenti del Partito Comunista infatti è la questione di Taiwan e le regioni indipendentiste dello Xinjiang e del Tibet. La Cina vive una situazione politica interna precaria e critica per via delle continue rivendicazioni del movimento indipendentista tibetano e di quello degli uiguri presenti nel Xinjiang senza contare la già citata questione di Taiwan. Riconoscere un referendum che permette l’indipendenza e l’annessione alla Russia delle autoproclamate repubbliche popolari e dei nuovi territori di Kherson e Zaporizhzhya controllati dall’esercito di Mosca, rischia di creare un precedente pericoloso per Xi Jinping.
Ad ogni modo l’appoggio a Mosca si è palesato più volte negli anni proprio per realizzare una transazione verso un mondo, non più unipolare a trazione americana, ma multipolare con Pechino e Mosca come centri di potere nelle rispettive zone di influenza. Per rafforzare i due Paesi. Negli ultimi anni ci sono state molte esercitazioni militari, come quella del 2016, quando Cina e Russia hanno tenuto una esercitazione militare navale presso Novorossisk, sulla costa russa del Mar Nero (significativamente non a Sebastopoli, in Crimea). La cooperazione russo-cinese nell’area però non si è limitata all’ambito militare ma ha toccato anche quello infrastrutturale: per rifornire energeticamente la Crimea, Mosca ha ideato un «power bridge» nello stretto di Kerch. La sua realizzazione non sarebbe stata possibile senza il supporto logistico cinese, che ha fornito la tecnologia necessaria dal momento che l’Europa ha privato la Russia del proprio supporto anche in questo campo[11]. Alla esercitazione navale di Novorossisk è seguita nel 2018 la più grande esercitazione militare russa dal 1981, presso Vostok, dove forte è stata la presenza cinese (circa 3200 soldati).
Dal punto di vista economico, la partnership è decisamente asimmetrica: la Cina rappresenta ben il 14,67% del totale degli scambi commerciali della Russia, mentre quest’ultima rappresenta soltanto il 2,31%[12]. Il fulcro di questa relazione economica è ovviamente il settore energetico: nel 2022, il primo ministro della Mongolia Oyun-Erdene Luvsannamsrai ha annunciato che lo studio di fattibilità è stato completato e che la costruzione di il gasdotto inizierà nel 2024 e collegherà i giacimenti di gas siberiani alla Cina attraverso la Mongolia. Il Power of Siberia 2 (o gasdotto Altai) costruito e gestito da TomskTransGaz, la sussidiaria di Gazprom, punta a raddoppiare le esportazioni energetiche[13]. La capacità progettata del gasdotto sarebbe di 30 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale all’anno e il costo totale dell’intero progetto dovrebbe raggiungere i 14 miliardi di dollari USA[14].
Anche il 2022, anno cruciale, non ha portato sostanziali cambiamenti sull’asse Mosca-Pechino. Anzi, il 4 febbraio 2022 con una dichiarazione ufficiale i due paesi hanno dichiarato la propria partnership «senza limiti», in occasione dell’inizio dei Giochi Invernali di Pechino[15]. Pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione, i primi commenti cinesi sono state alcune critiche circa l’imposizione di sanzioni contro Mosca[16]. Il peso della Cina ha reso il gigante asiatico costantemente monitorato circa il suo comportamento a proposito della guerra in Ucraina, essendo, come abbiamo visto, il partner strategico fondamentale di Mosca. Pertanto, ogni parola proveniente dalla direzione comunista è stata valutata a peso d’oro, come in un articolo del Wall Street Journal. In tale articolo, scritto in occasione dell’incontro di Xi Jinping con Olaf Scholtz, il cancelliere tedesco, si sottolinea come «per la prima volta» Pechino si discostasse da Mosca e segnasse dunque un cambio di tono[17]. L’argomento era molto largo e facilmente condivisibile dalle varie parti, trattandosi di una condanna di una eventuale escalation nucleare. Infatti, al G20 di Bali, Xi ha dimostrato ancora una volta il suo supporto a Putin rifiutandosi di chiamare il conflitto in Ucraina “guerra”[18].
Conclusioni
La partnership tra Russia e Cina pone una dura prova al blocco occidentale. Tuttavia, non è una alleanza incrollabile. Diversi sono i punti di contatto, in particolare le questioni legate ai confini. I due Paesi condividono un confine lungo 4.250Km con il fiume Amur che rappresenta la linea di demarcazione politicamente e che segna il confine tra la Manciuria settentrionale e la Russia. La sua valle è attraversata dalla ferrovia transiberiana e dalla linea Bajkal-Amur e le due più grandi città al confine sono luogo di continui scambi.
La città russa di Blagoveščensk è frequentata dai cinesi che affollano i casinò, mentre a Heihe, sulla sponda cinese dell’Amur, i russi vendono e comprano di tutto, oltre ad apprezzare locali notturni, ristoranti e sale massaggi. Ma ciò che maggiormente preoccupa Mosca è il pericolo reale che la contrapposizione demografica tra i due Paesi e le mai sopite rivendicazioni cinesi possano in futuro creare delle conflittualità. L’intero bacino dell’Amur è abitato da poco più di un milione di russi, mentre la popolazione della confinante provincia cinese di Hellongjiang raggiunge i 40 milioni di abitanti. I continui trasferimenti di cittadini cinesi nella parte russa del bacino, permetterebbe a Pachino di attuare una lenta ma inesorabile colonizzazione, una conquista territoriale non ricorrendo all’utilizzo delle armi, ma basata sulla inevitabile sostituzione etnica, che permetterebbe alla Cina in un futuro nemmeno troppo lontano, di riappropriarsi degli oltre 600.000 chilometri quadrati di territorio annessi dalla Russia in seguito al Trattato di Aigun del maggio del 1858.
Per quanto riguarda la questione delle annessioni, Pechino non nasconde le sue difficoltà ad accettare le politiche del proprio alleato, in quanto metterebbero in potenziale difficoltà i propri interessi strategici più importanti, le già citate questioni di Taiwan e il mantenimento dell’ordine in Tibet e nello Xinjiang. Il principio di sovranità territoriale resta la bussola fondamentale attraverso cui Pechino legge le relazioni internazionali, come discusso dalla studiosa Angela Velo in uno studio pubblicato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia[19]. Pertanto, tra le varie “acrobazie retoriche” della leadership cinese, è da segnalare il summit di Samarcanda tra i paesi della Shangai Cooperation Organization, descritto come un fallimento per Putin, in cui Pechino ha espresso la volontà di un «mondo stabile». Una partnership importante quella tra Russia e Cina, ma sarà davvero «senza limiti»?
Note
[1] https://ourworldindata.org/grapher/gross-domestic-product?tab=chart&time=2000..latest&country=CHN~USA~RUS~European+Union~IND~
[2] https://hbr.org/2013/11/chinas-economy-in-six-charts
[3] J. C. Ramo, The Beijing Consensus, The Foreign Policy Center, London, 2004, p.3.
[4] https://www.worldbank.org/en/topic/regional-integration/brief/belt-and-road-initiative
[5] T.Tugsbilguun, Does the Shanghai Cooperation Represent an Example of a Military Alliance?, in The Mongolian Journal of International Affairs, 2009.
[6] https://www.nytimes.com/2022/11/15/world/asia/xi-biden-g20.html?searchResultPosition=2
[7] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-proposte-di-pechino-il-nuovo-mondo-35133
[8] A. Gabuev, V. Spivak, The Asymmetrical Russia-China Axis: An Overview Russia and China, in, A. Ferrari, E. T. Ambrosetti, (a cura di), Russia and China. Anatomy of a Partnership, ISPI, 2019, p. 50.
[9] L. Saalman, “Little Grey Men: China and the Ukraine Crisis.” Survival 58, no. 6 (2016): 135–56.
[10] I. Safranchuk, I. Denisov. China and Russia in the Black Sea: Between Global Convergence and Regional Divergence, in A Sea Change? China’s role in the Black Sea, Frontier Europe, p. 21.
[11] Ibidem.
[12] Dati FMI.
[13] https://www.opiniojuris.it/lunione-doriente-per-il-gas-russia-cina-e-mongolia/
[14]https://web.archive.org/web/20101003210550/http://www.gazprom.com/production/projects/pipelines/altai/
[15] http://en.kremlin.ru/supplement/5770 per quanto riguarda il sito del Cremlino; https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/202202/t20220204_10638923.html per quanto riguarda il governo cinese.
[16] https://www.nytimes.com/2022/02/23/world/europe/china-russia-ukraine-sanctions.html?searchResultPosition=24
[17] https://www.wsj.com/articles/china-rebukes-russias-nuclear-threats-in-ukraine-for-first-time-11667585543
[18] https://www.washingtonpost.com/world/2022/11/15/china-xi-ukraine-g20-war-russia/
[19] http://dspace.unive.it/handle/10579/3165
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