Qual è il rapporto tra la crisi dell’ordine liberale e l’arretramento della democrazia nel mondo? La domanda è tornata attuale a causa della torsione strategica avvenuta nella politica estera americana dell’ultimo decennio e della contemporanea ascesa internazionale di potenze autoritarie come la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa. Partendo da una riflessione teorica sull’influenza degli ordini esterni su quelli interni degli Stati, il volume investiga le cause che inducono una potenza egemone a oscillare tra due politiche alternative ma entrambe rivolte alla preservazione dello status quo internazionale. La prima – di medio-lungo termine – punta a rendere gli Stati secondari “simili”, ovvero a far adottare loro un regime modellato a immagine e somiglianza di quello dell’egemone. La seconda – di breve termine – punta a renderli “inoffensivi”, ovvero meramente allineati con l’egemone o quanto meno neutrali rispetto ai suoi interessi strategici. L’indagine empirica affronta così in chiave comparata la risposta che gli Stati Uniti hanno offerto al “dilemma della democrazia” dal 1945 ai giorni nostri, spiegandola attraverso la presenza – o meno – di minacce esistenziali contro l’ordine liberale.