Fredi Beleri, il caso del candidato sindaco di etnia greca arrestato nel sud dell’Albania.


L’arresto di Fredi Beleri da parte delle autorità di Tirana e il riacuirsi della questione del Nord Epiro tra Albania e Grecia.


 A cura di Lorenzo Paolo Riviezzo, direttore di Άτλας_Geopol

Introduzione

Il 14 maggio scorso, nella cittadina albanese di Himara[1], a nord di Corfù, si sono tenute le elezioni per la scelta del sindaco e a vincere è stato il candidato Dionysis-Fredi Beleri, che da quattro mesi non si è ancora insediato al suo posto.
Due giorni prima delle votazioni infatti, il 12 maggio, Beleri venne arrestato dalle forze speciali albanesi, con l’accusa di aver “comprato dei voti”.
Dionysis-Fredi Beleri è però anche di etnia greca, un greco di Albania, appartenente al gruppo degli Βορειοηπειρώτες/ Vorioipirotes o Nord-Epiroti; fatto questo che ha pesato notevolmente nella decisione del suo arresto, riaccendendo l’irredentismo greco nella regione.
Per inquadrare bene la questione è bene illustrare nel dettaglio la vicenda di Beleri e andare, poi, a ricercare le cause storiche della presenza greca nell’area.

Dionysis-Fredi Beleri, la sua storia, il suo arresto e il caso internazionale

Beleri è nato ad Himara, nel 1972, fin da giovane si è interessato alle condizioni di vita della comunità dei Nord-Epiroti, alle loro condizioni di vita e di lavoro e alle discriminazioni nei loro confronti.
Con la caduta del regime comunista a Tirana, Beleri si stabilì prima a Zante e in seguito ad Atene, dove vi è una nutrita comunità di parlanti albanesi.
Dopo la fine dell’Università ad Atene è ritornato nella sua città natale; venne arrestato una prima volta nel 1995 al confine greco albanese, oltre Giannina, quando, secondo la stampa albanese fu trovato in possesso di un kalashnikov e piani per un attacco alle stazioni di polizia albanesi nel sud del paese. Venne condannato a 20 mesi di carcere ed il processo si svolse a porte chiuse in un clima fortemente teso.
Nel 2015 si candidò una prima volte come sindaco di Himara, senza successo, venendo osteggiato dalle autorità albanesi ed escluso infine dalle elezioni.
Candidatosi nuovamente alle elezioni del 2023, Beleri, secondo i sondaggi avrebbe avuto una maggioranza schiacciante, due giorni prima dello svolgersi delle elezioni, è stato arrestato con violenza nella propria casa dalle forze speciali albanesi, con l’accusa di brogli.
Il Partia Bashkimi për të Drejtat e Njeriut/ Κόμμα Ένωσης Ανθρωπίνων Δικαιωμάτων[2] e il Greek National Minority, primo un partito e il secondo una fondazione che si occupano dei diritti delle minoranze, specialmente greche in Albania, hanno dichiarato che: «Larresto di Beleri è un attacco allellenismo dAlbania. ed uno scandalo che ancora non ha prove sostanziali [3]».
L’arresto ha anche provocato la reazione del governo ellenico, il Ministro degli esteri greco Níkos Kotziás ha dichiarato che: «Larresto di un candidato due giorni prima delle elezioni è contrario ad ogni forma di diritto. Larresto del candidato Beleri ha stravolto le regole di uguaglianza nelle municipalità sfavorendo nettamente la comunità greca ad Himarra, centro significativo dellellenismo dAlbania[4]» .

Il ministro degli esteri albanese Olta Xhacka ha risposto, affermando che «È impossibile comprendere come i nostri amici abbiano il diritto di contestare la decisione presa da un tribunale del nostro paese Fredi Beleri è stato colto in flagrante mentre tentava azioni criminali verso elezioni libere e giuste[5]».
Il fatto ha nuovamente complicato le già tese relazioni fra Tirana ed Atene; quest’ultima è l’ostacolo principale per l’Albania al fine di essere integrata nell’Unione Europea.

Il ministero degli esteri greco ha dichiarato che Beleri e la sua candidatura non sono stati solamente oggetto di violenti attacchi da parte di una “certa” stampa albanese, ma persino gli organi di governo hanno minacciato il candidato della minoranza nord-epirota; il primo ministro albanese Edi Rama, in più di una occasione, ha invitato gli albanesi a boicottare le elezioni e se necessario intervenire per far desistere il candidato Dionysis-Fredi Beleri.
La scorsa settimana, nonostante l’arresto di Beleri, un tribunale albanese ha confermato la sua vittoria nella municipalità di Himarra, ed attualmente, pur rimanendo dietro le sbarre, Beleri è a tutti gli effetti il sindaco della cittadina albanese[6].

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La storia antica

L’Epiro, il nome antico dell’Albania, fu abitato fin dall’alto Neolitico. Il sud del paese fu soggetto fin dalla prima età del Bronzo alla penetrazione di genti di lingua greca, provenienti dalla Tessaglia e dall’entroterra miceneo, che si scontrarono con le popolazioni illiriche ivi stanziate, costringendole a ripiegare verso nord.
Verso l’XI secolo a.C., con il collasso dell’Età del Bronzo, l’Epiro fu soggetto alle invasione dei Dori, genti di lingua greca, che fondarono diverse poleis[7].
Sebbene i greci di età classica descrivano gli epiroti come “barbari” è oramai certo che gran parte della regione fosse ellenofona, al pari della Macedonia[8].
Alessandro Magno era imparentato con la potente dinastia elleno-epirota dei Molossi, suo zio infatti era re dell’Epiro e di fatto l’area entrò a far parte dell’immenso impero macedone.
Dopo la morte di Alessandro III, l’Epiro piombò nel caos, riorganizzandosi, su modello della Grecia, in una Lega, la cosiddetta Lega Epirota, che a metà del II secolo a.C. cadde sotto il dominio romano[9].

Il periodo tardo antico e medievale

Dopo la partizione dell’impero romano, attuata da Teodosio I[10], l’Epiro venne assegnato alla pars orientalis dell’impero; in questo periodo si assiste alla prima divisione etnolinguistica della regione.
Il nord dell’Epiro, dal I secolo a.c. fino al III secolo d.C. fu interessato da frequenti migrazioni di gente italiche, parlanti il latino e da genti illiriche, anche loro di lingua prevalentemente latina, mentre il sud rimase fortemente ellenofono[11].
A partire dal VII secolo d.C. l’Epiro, come l’Illiria e ampie zone della Grecia settentrionale, fu interessato dalla poderosa migrazione slava, che ne cambiò completamente la facies. Gli ellenofoni furono spinti sempre più a sud, in alcuni casi costretti ad attraversare il mare, stabilendosi a Corfù; tuttavia queste tribù slave furono completamente ellenizzate intorno al XII secolo[12].
La parte nord dell’Epiro passò per un certo periodo di tempo sotto il controllo bulgaro, durante la formazione del Primo Impero Bulgaro, intorno al X secolo, fino a ritornare sotto il controllo bizantino dopo la distruzione dei bulgari ad opera di Basilio II il Bulgaroctono[13].
Quando gli occidentali, al seguito della IV crociata nel 1204, presero il controllo del moribondo impero bizantino, l’Epiro divenne uno di quegli stati indipendenti greci, che possedevano un imperatore. Michele Angelo Comneno Duka, conosciuto come Michele I, imparentato con la famiglia degli Angeli-Comneni, che portò alla rovina Costantinopoli nel 1204, occupò tranquillamente tutto l’Epiro, creando un regno indipendente, conosciuto come Despotato d’Epiro.
Nel 1210 compare il primo documento che attesta la presenza del popolo albanese in Epiro, affermando che «tutto il continente di fronte allisola di Corcira è interamente abitato da albanesi[14]».
Nel 1337 l’Epiro fu riportato sotto la sovranità di Costantinopoli, la quale nel 1260 era stata liberata dal dominio occidentale da Michele VIII Paleologo, un dominio che fu effimero dato che nel 1348, durante la sanguinosa guerra civile fra gli imperatori Giovanni V Paleologo e Giovanni VI Cantacuzeno, la regione cadde sotto il controllo del re serbo Stefano Uroš IV Dusan, che conquistò l’Epiro grazie alla popolazione albanese, insoddisfatta del governo costantinopolitano.
Il governo imperiale di Costantinopoli decise allora di trasformare l’Epiro in uno stato vassallo, lasciando gran parte del governo ai clan albanesi, sempre più numerosi e sempre più potenti[15].
Nel 1430 cominciò la lenta e vittoriosa penetrazione ottomana con la conquista di Giannina, seguita da quella di Arta nel 1449, da Angelocastro nel 1460 ed infine nel 1479 da Vonitsa.

Il periodo tardo medievale e moderno

Dal 1443 al 1468 l’Epiro fu scosso dalla rivolta del principe albanese Giorgio Castriota Skandenberg, appartenente alla tribù dei Mirditi meridionali[16], sollevazione che non impedì al governo della Sublime Porta di consolidare il proprio dominio nella regione nei decenni successivi.
Tra il XVI e il XVIII secolo il governo ottomano riuscì largamente a farsi benvolere dalla popolazione albanese, anche grazie alla costruzione di infrastrutture e scuole, dando un forte impulso allo sviluppo economico e culturale dell’Epiro.
Alla fine del XVIII secolo il controllo della Sublime Porta si fece sempre più labile e debole; dato il periodo di crisi che l’impero ottomano stava affrontando, il sultano preferì delegare il governo dell’Epiro, sempre più spesso a pashà albanesi.
In questo contesto si colloca la figura di Alì Pashà Tepeleni, conosciuto come il Leone di Giannina, il quale all’inizio del XIX secolo era diventato tanto potente da dichiararsi de facto indipendente da Costantinopoli, innescando anche, involontariamente la Rivoluzione Greca del 1821.
Per anni Alì Pashà aveva combattuto contro i fieri clan greci dei Sulioti guerriglieri che abitavano le zone montuose intorno a Suli, a sud di Corfù, i sulioti erano originariamente dei clan greco albanesi, che in larga parte si erano ellenizzati alla metà del XVIII secolo.
I sulioti vivevano in una specie di Confederazione, esistente solo di fatto, che aveva il compito di evitare guerre fra clan ma che non aveva alcun potere effettivo.
Questi clan furono a seconda dell’epoca e dell’utilità in contrasto o fedeli alleati della Sublime Porta. Per dieci anni ebbero un violento conflitto con Ali Pasha[17], il quale li sconfisse, in parte assoggettandoli, in parte costringendoli ad emigrare a Corfù ed in Grecia, in parte sterminandoli tutti nel 1803.
Molti di questi clan finirono per servire Ali Pasha durante la sua rivolta contro la Sublime Porta e dopo la sua sconfitta alcuni di loro passarono a servire la causa di indipendenza ellenica o si posero sotto le insegne di Hursid Ahmed Pasha[18], governatore di Rumelia.
Gran parte degli albanesi invece sposarono la causa ottomana ed irregolari albanesi vennero usati dai turchi in Grecia per reprimere la rivolta.

Gli anni fra le due guerre mondiali e il dopoguerra

Gli attriti fra albanesi e greci riesplosero nel 1913 alla fine delle guerre balcaniche che portarono allo smantellamento dei possedimenti ottomani in Europa; quell’anno infatti l’Albania divenne uno Stato indipendente e per i greci del Sud del paese iniziò un periodo di persecuzioni non coerenti ed non organizzate.
Ciò portò ad una rivoluzione armata che condusse al cosiddetto Protocollo di Corfù[19] che portava alla nascita della Autonoma Repubblica di Corfù, una regione dell’Albania a statuto speciale, abitata in larga parte da greci[20]  
La Regione ebbe vita difficile subendo l’occupazione italiano, francese durante la Grande Guerra (causata dal regime di instabilità[21] imperante in Grecia dovuto allo scontro fra il primo ministro Venizelos e il re Costantino[22]) ed infine ancora sotto l’occupazione italiana durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine della guerra dopo gli sforzi congiunti di albanesi e greci, uniti contro gli invasori italiani e tedeschi, la questione del Nord Epiro riesplose con tutta la sua virulenza.
Negli anni 60 il leader sovietico Nikita Chruščëv fece pressioni sul governo albanese per la concessione di una forte autonomia al Nord Epiro, senza risultati concreti. Il rifiuto di Tirana fece nascere un movimento di liberazione greco armato, attivo ancora oggi.

Gli anni 90 e gli anni duemila

Nel 1991 quando il regime comunista albanese collassò i capi greci locali chiesero nuovamente maggiore autonomia, affermando che il caos nel paese metteva a grave rischio le comunità greche. L’ala radicale del movimento greco desiderava l’ Ένωση con Atene e questo mise in forte allarme le autorità albanesi. Nel 1993 i maggiori capi delle comunità greche vennero arrestati creando nuovo malcontento.

Dalla fine degli anni 90 ad oggi[23].

Nel 97 iniziarono nuovi attacchi da parte del Fronte di Liberazione del Nord Epiro[24], bombe, sparatorie con la polizia locale, e per rappresaglia la polizia albanese iniziò a colpire la popolazione civile, arrestando e danneggiando le proprietà dei greci.
Alla fine del 1998 con il ritorno delle istituzioni democratiche in Albania le tensioni con  la Grecia sembrarono attenuarsi. Entrambi i governi cercarono di impegnarsi per trovare la stabilità e di risolvere secondo il diritto la questione del Nord Epiro e delle comunità albanesi in Grecia.
La questione del Nord Epiro e dello status delle comunità greche però non venne mai concretamente risolta e negli anni 10 del duemila i problemi esplosero nuovamente con una rinnovata ondata di violenza, nell’indifferenza del governo albanese.
Il 12 agosto del 2010 a Himarra, la città di Fredi Beleri, venne assassinato Aristotelis Goumas,[25] un commerciante di 37 anni, da 3 uomini armati. Gli uomini avrebbero fatto irruzione nel negozio di Goumas intimandogli di smettere di parlare greco, al suo rifiuto gli uomini avrebbero avuto una violenta lita e avrebbero lasciato il negozio. Più tardi quella stessa sera i 3 avrebbero seguito Goumas fino a casa e lo avrebbero investito con la loro automobile, ripetutamente.
L’omicidio fu classificato inizialmente dalla polizia come un semplice incidente stradale, le forze dell’ordine sembravano essere a conoscenza delle dinamiche e dei nomi degli assassini ma non desideravano intervenire.
Un sospetto si arrese alla polizia ma venne rilasciato poco dopo e nessuno venne perseguito. Sette giorni dopo l’omicidio la casa di Goumas e della sua famiglia fu crivellato di proiettili senza che nessuno rimanesse ferito.
Nel 2018 a Bularat, il 28 ottobre, durante il giorno dell’ ΟΧΙ (ochi, no, mettere nota), le forze speciali albanesi uccisero Konstantinos Katsifas[26].
L’uomo aveva esposto la bandiera greca fuori dalla propria abitazione, raggiunta immediatamente dalle forze di polizia albanesi che gli intimarono di rimuoverla. Katsifas protestò opponendo un deciso rifiuto. La polizia tentò di arrestarlo ne nacque uno scontro a fuoco a cui presero parte le forze speciali.
Katsifas era un sorvegliato speciale, viveva e lavorava ad Atene ma tornava spesso nella propria casa a Bularat, pare che fosse anche un membro del Fronte di Liberazione del Nord Epiro, e questo lo rendeva un bersaglio.
L’omicidio di Katsifas segnò un ulteriore punto al ribasso fra le relazioni greco albanese che si riflettono anche sulla posizione greca sullo status del Kosovo e sull’ingresso o meno di Tirana nell’Unione Europea.

Conclusione

Ad oggi Fredi Beleri rimane in carcere con l’accusa di frode elettorale, pare oramai scontata la perdita del proprio ruolo di sindaco di Himarra. Per Beleri si sono movimentate, quasi all’unisono, tutte le associazioni umanitarie greche della penisola e della diaspora; la vicenda ha inoltre smosso le coscienze dei politici greci e il governo Mitsotakis si sta adoperando in ogni modo per risolvere la vicenda con la scarcerazione di Beleri ed il ritorno della normalità costituzionale nella regione del Nord Epiro.


Note

[1] In italiano Cimara in greco Χειμάρρα/ Himarra.
[2] Il partito di Unità dei diritti umani.
[3]https://providencemag.com/2023/06/albania-jails-elected-greek-mayor-beleri/
[4] Ibidem
[5] Ibidem
[6]https://www.ekathimerini.com/news/1213638/fredi-beleri-appeal-to-be-released-from-custody-rejected/
[7] Erodoto. Storie,  6.127.
[8] Tucidide. La guerra del Peloponneso, 1.8
[9] Pausania, Periegesi della Grecia, 1.11.7- 1.12.2
[10] Nicholas Geoffrey Lemprière Hammond, Epirus: The Geography, the Ancient Remains, the History and the Topography of Epirus and Adjacent Areas, Oxford, The Clarendon Press, 1967.
[11]Brendan Osswald, The Ethinc Composition of Medieval Epirus, in Steven G. Ellis e Lud’a Klusáková (a cura di), Imagining Frontiers, Contesting Identities, Pisa, Edizioni Plus – Pisa University Press, 2007, pp. 125–154.
[12] Ibidem
[13] Uccisore di Bulgari.
[14]Konstantinos Giakoumis, Fourteenth-century Albanian migration and the ‘relativeautochthony’ of the Albanians in Epeiros. The case of Gjirokastër, in Byzantine and Modern Greek Studies, vol. 27, n. 1, gennaio 2003, pp. 171–183.
[15] In quel tempo due erano i clan più potenti, il clan Losha, con sede a Giannina e quello dei Zenebishi, ad Argirocastro.
[16]Christine von Kohl, Albanien, Monaco di Baviera, Verlag C.H. Beck, 1998
[17]Anemodoura Maria , ”. Pergamos – Library and Information Center of National and Kapodistrian University of Athens. Retrieved July 21, 2023.
[18] Georgiano di nascita, servì nei giannizzeri fino alla loro epurazione, diventando gran vizir.
[19] William Miller, The Ottoman Empire and Its Successors, 1801-1927, Routledge, 1966.
[20]Stickney,Edith Pierpont , Southern Albania or northern Epirus in European international affairs, 1912-1923. Stanford University Press, 1926.
[21] In Grecia è conosciuto come il Grande Scisma, una sorta di guerra civile, che vide le fazioni contrapposte del primo ministro di origine cretese Elefterios Venizelos e del re Costantino I (XII).
[22] George B. Leontaritis, Greece and the First World War, East European Monographs, 1990.
[23] https://www.cia.gov/readingroom/docs/DOC_0005657435.pdf
[24]Conosciuto come Μέτωπο Απελευθέρωσης Βορείου Ηπείρου/ Metopo Apeleftherosi Voriou Ipirou, nato nel 1941 e operante durante l’occupazione italiana, dopo un cinquantennio di inattività è rinato agli inizi degli anni 90.
[25]https://en.protothema.gr/august-13-2010-13-years-since-the-murder-of-aristotelis-goumas-at-himara-of-northern-epirus-video-photos/
[26]https://greekcitytimes.com/2020/10/28/2018-albanian-police-kill-konstantinos-katsifas/


Foto copertina: Fredi Beleri, il caso del candidato sindaco di etnia greca arrestato nel sud dell’Albania.