Fondato nel Rashid Coffee House di Damasco, il Partito Baath fondato da Michel Aflaq e Salah al-Din Bitar, promuoveva la creazione di un grande stato arabo, laico e socialista.
La Nascita del Partito Baath: contesto e ideologia
Il Partito Baath (“resurrezione” o “rinascita” in Arabo) è figlio di un periodo storico ben preciso, nonché di un sentimento largamente diffuso in Medio Oriente collegato agli avvenimenti del primo conflitto mondiale. Con la fine delle ostilità nel 1919, il vecchio Impero Ottomano fu suddiviso, abbastanza arbitrariamente da parte di Francia e Gran Bretagna, in diversi stati sotto il controllo mandatario delle potenze Europee uscite vincitrici dalla Grande Guerra.
Ciò che Londra e Parigi ignorarono durante le negoziazioni che portarono poi alla firma del trattato di Sykes-Picot[1] nel 1916, furono appunto le conseguenze di tale patto. Infatti, i nuovi confini statali tracciati da Mark Sykes e François Georges-Picot non rispettavano affatto i legami socio-culturali e commerciali pre-esistenti. Di conseguenza, molte persone appartenenti allo stesso clan o alla stessa famiglia si ritrovarono separati l’uno dall’altro.[2]
Proprio per questi motivi, il primo dopoguerra, nel Levante Arabo in particolare, vide una crescita esponenziale del sentimento nazionalista tra i popoli dei “nuovi stati” di Siria, Palestina, Iraq e Libano, i quali si opponevano apertamente al neo-colonialismo messo in atto da Gran Bretagna e Francia tramite i mandati.[3]
I fondatori del Partito Baath, i due insegnanti damasceni, Michel Aflaq (1910-1989) e Salah al-Din Bitar (1912-1980) rispettivamente di confessione cristiana e islamica, che si erano conosciuti a Parigi quando frequentavano le aule universitarie della Sorbona, sostenevano che, malgrado gli stati arabi fossero stati divisi dalle potenze europee, l’entità da loro identificata come “Nazione Araba” fosse eterna e necessitasse semplicemente di una resurrezione, “baath” appunto, per risorgere dalle ceneri.[4]
Sul piano ideologico il Baathismo promuoveva, come anticipato, la creazione di un grande stato arabo, laico e socialista. La popolarità del movimento nazionalista Baath guidato da Aflaq e Bitar crebbe molto negli anni quaranta del ‘900 e, nel 1947, il Partito venne fondato ufficialmente a Damasco.
Il Partito Baath in Siria
Malgrado il successo riscosso dal Baathismo in Siria durante gli anni quaranta, il partito nato nel 1947 non riuscì immediatamente ad attirare un considerevole numero di seguaci, soprattutto tra i ceti medio-bassi della società siriana. Infatti, inizialmente, gli iscritti al partito provenivano per la stragrande maggioranza dai ceti medio-alti, proprio come i suoi fondatori, Aflaq e Bitar.
La svolta avvenne nel 1953 quando il Partito Baath Siriano si unì al Partito Socialista Arabo di Akram al-Hawrani. Grazie ai numerosi contatti di al-Hawrani con gli ufficiali dell’esercito siriano, il nucleo di sostenitori del Baath si ampliò notevolmente e negli anni cinquanta il partito di Aflaq e Bitar divenne un protagonista della politica siriana.[5]
Quasi contemporaneamente alla crescita di popolarità del Partito Baath in Siria, il Medio Oriente stava assistendo all’ascesa al potere del carismatico presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Nasser, una volta divenuto leader indiscusso del paese arabo più ricco e popoloso, si fece promotore di valori che sembravano richiamare in parte quelli difesi dai baathisti in Siria, come ad esempio il pan-arabismo ed il socialismo arabo. Nonostante molti membri del Partito Baath avessero seri dubbi riguardo a Nasser, la possibilità di sfruttare la sua popolarità per diffondere i valori cardine del Baathismo rappresentava un’occasione unica.[6]
Di conseguenza, a seguito delle pressioni esercitate dal Partito Baath, il Parlamento Siriano decise di votare a favore dell’unione con l’Egitto nel 1958. Nacque così la Repubblica Araba Unita (RAU). Nonostante le grandi speranze riposte in questo esperimento pan-arabo, i dubbi dei baathisti siriani nei confronti di Nasser si rivelarono presto fondati. I termini e le condizioni di questa unione tra Egitto e Siria furono dettati esclusivamente da Nasser, uomo politico ben più abile e scaltro di Aflaq e Bitar. La decisione del presidente Egiziano di dissolvere tutti i partiti politici esistenti nei due paesi, decretò la fine del “primo” Partito Baath Siriano.[7]
Malgrado l’eliminazione dei partiti politici, durante gli anni della Repubblica Araba Unita, Nasser cominciò ad implementare alcuni dei progetti di ispirazione socialista che avevano animato il Baathismo in Siria, dalla riforma agraria a numerose opere di nazionalizzazione.[8]
L’esperimento della RAU, però, ebbe vita breve e furono gli stessi ex seguaci del Partito Baath Siriano a sostenere la secessione della Siria dall’Egitto nel 1961.[9] Il Partito Baath venne rifondato nel 1962, ma si trattava di un’entità ben diversa da quella immaginata inizialmente da Aflaq e Bitar.
Il “nuovo” Baath era guidato dal cosiddetto “Comitato Militare”, formatosi nel 1959 grazie ad un gruppo di ufficiali dell’esercito Siriano stazionati al Cairo durante il periodo del RAU. Il Comitato Militare fu di fatto a capo del golpe baathista del 1963.[10] Molti dei leader del Comitato Militare provenivano dal distretto a maggioranza alawita di Latakia.[11] Tra essi vi era anche Hafez al-Asad.
Lo stesso Hafez, nel 1970 architetterà un colpo di stato non-violento che lo porterà a diventare il leader indiscusso del nuovo Partito Baath in Siria, fino alla sua morte nel 2000. Al-Asad in parte provvederà a mettere in atto una serie di misure economiche di stampo socialista ispirate al Baathismo[12], allo stesso tempo però, Hafez si impegnerà anche a militarizzare il partito e a riempirlo con i suoi più fedeli seguaci, spesso provenienti dalla setta alawita.[13]
Il Partito Baath in Iraq
Il Partito Baath in Iraq nacque nel 1949 dopo che un gruppo di nazionalisti Iracheni incontrò uno dei fondatori del Baath siriano, Zaki al-Arsuzi, a Damasco, promettendogli di “esportare” l’ideologia ed del partito anche in Iraq. Nel 1951, il partito contava solamente 50 iscritti, ma presto riuscì a guadagnare popolarità nonché il riconoscimento ufficiale da parte della leadership baathista a Damasco.[14]
Durante il regno di Faysal I in Iraq, il partito veniva però considerato clandestino e i suoi membri rischiavano l’arresto qualora fossero stati scoperti. Per questo motivo, il Partito Baath, insieme ad altri partiti di opposizione, diede vita al Fronte Nazionale Unito che partecipò alla rivoluzione del 1958, ponendo fine alla monarchia filo-britannica di Faysal.[15] I baathisti inizialmente entrarono a far parte del nuovo governo guidato da Abd al-Karim Qasim, ma presto abbandonarono a causa di una serie di screzi circa il suo rapporto con i comunisti e lo scarso entusiasmo nutrito verso le mire pan-arabiste del Baath.[16]
Le tensioni tra Qasim ed i baathisti aumentarono, finché questi ultimi decisero di tentare di liberarsene una volta per tutte. Il tentativo di assassinare il primo ministro nel 1959 non andò a buon fine e molti membri del Partito Baath furono arrestati e condannati per alto tradimento. Tra i pochi che riuscirono a fuggire c’era un giovane proveniente dalla città di Tikrit, il suo nome era Saddam Hussein.[17] Tuttavia, il fallimento del 1959 non demoralizzò i baathisti, che riuscirono a riorganizzarsi e portare a compimento il colpo di stato nel 1963, giustiziando Qasim.[18]
Ancora una volta, però, il governo a guida Baath durò ben poco a causa delle divisioni interne al partito e nell’arco di 9 mesi, i baathisti vennero allontanati dal potere.[19] Ad ogni modo, il partito riuscì a riorganizzarsi in fretta e, sotto la guida di Hasan al-Bakr e suo cugino Saddam Hussein, tornare alla guida del paese nel 1968.[20] Malgrado il ruolo di segretario generale del partito fosse ricoperto da al-Bakr, fu chiaro fin dall’inizio che Saddam fosse il vero leader e che presto avrebbe preso il suo posto.
Dal 1968, il Partito Baath cercò di rimanere fedele all’ideologia socialista che ne aveva ispirato la formazione. Infatti, Saddam e al-Bakr introdussero una serie di misure finalizzate alla nazionalizzazione dell’economia, dall’agricoltura fino all’industria petrolifera.[21] Allo stesso tempo, con l’ascesa al potere di Saddam, il nucleo del Partito Baath cominciò ad essere costituito quasi esclusivamente da parenti o concittadini del nativo di Tikrit[22], in maniera quasi parallela all’omologo Baath Siriano a maggioranza alawita.
Saddam Hussein riuscì a liquidare al-Bakr nel 1978, diventando segretario generale del partito e primo ministro dell’Iraq. Saddam, grazie anche all’ostracismo esercitato dagli altri paesi arabi nei confronti dell’Egitto a seguito degli accordi di pace di Camp David con Israele, emerse come nuovo leader del mondo arabo e principale promotore della causa pan-arabista.[23] Verso la fine degli anni ottanta, il Partito Baath guidato da Saddam cominciò a sostenere il parallelismo tra obiettivi nazionali (qawmi) e obiettivi regionali (qutri), considerando i vari stati arabi semplici regioni di un’entità pan-araba ben più grande.[24]
Conclusione
Il Partito Baath ha sicuramente ricoperto un ruolo importante nella storia del Medio Oriente ed in particolar modo in quella di Siria ed Iraq, dove il Baathismo ha trovato la sua più vivida espressione almeno nel periodo iniziale. Tuttavia, con l’avvento di due leader dispotici come al-Asad in Siria e Saddam in Iraq, la componente ideologica del partito è passata in secondo piano a causa dello stile di governo dittatoriale che ha contraddistinto questi due paesi dagli anni settanta in avanti. A causa dell’invasione anglo-americana dell’Iraq nel 2003, il Partito Baath Iracheno è stato sciolto tramite la controversa opera di de-baathificazione dell’apparato state in Iraq. In Siria, il Partito è ancora presente, almeno sulla carta, ma è stato quasi totalmente esautorato da qualsiasi potere decisionale, che spetta ovviamente a Bashar al-Asad o ai suoi più fidati consiglieri.
Note
[1] “Sykes-Picot Agreement,” Britannica.com, 13 Novembre 2018, Disponibile su: https://www.britannica.com/event/Sykes-Picot-Agreement
[2] Hanna Batatu, Syria’s Peasantry, the Descendants of Its Lesser Rural Notables, and Their Politics (Princeton University Press, 1999), p. 134
[3] John Galvani, “Syria and the Baath Party,” MERIP Reports, no. 25, 1974, p. 5
[4] John F. Devlin, “The Baath Party: Rise and Metamorphosis,” The American Historical Review, Vol. 96, No. 5, 1991, p. 1397
[5] Marc J. Sievers, “The Ideology of the Ba’th Party and Syrian Politics,” Journal of International Affairs, Vol. 34, No. 1, 1980, p. 189
[6] Devlin, “The Baath Party,”p. 1399
[7] Avraham Ben-Tzur, “The Neo-Ba’th Party of Syria,” Journal of Contemporary History, Vol. 3, No. 3, 1968, p. 161
[8] Ibidem, p. 162
[9] Sievers, “The Ideology of the Ba’th Party,” p. 189
[10] Devlin, “The Baath Party,” p. 1402
[11] Ben-Tzur, “The Neo-Ba’th Party of Syria,” p. 168
[12] John Galvani, “Syria and the Baath Party,” p. 3
[13] John F. Devlin, “The Baath Party,” p. 1404
[14] “The Iraqi Baath Party,” al-Jazeera, 23 Giugno 2005, Dispnibile su: https://www.aljazeera.com/archive/2005/06/2008410121344236996.html
[15] Idem
[16] John F. Devlin, “The Baath Party,” p. 1404
[17] Idem
[18] John Galvani, “The Baathi Revolution in Iraq,” MERIP Reports, No. 12, 1972, p. 9
[19] Helen Chapin Metz, ed. Iraq: A Country Study (Washington: GPO for the Library of Congress, 1988)
[20] “The Iraqi Baath Party,” al-Jazeera, 23 Giugno 2005, Dispnibile su: https://www.aljazeera.com/archive/2005/06/2008410121344236996.html
[21] John Galvani, “The Baathi Revolution in Iraq,” MERIP Reports, No. 12, 1972, p. 11
[22] John F. Devlin, “The Baath Party,” p. 1405
[23] Yezid Sayigh and Avi Shlaim ed. The Cold War and the Middle East. Oxford: Clarendon Press, 1997, p. 207[24] “The Iraqi Baath Party,” al-Jazeera, 23 Giugno 2005, Dispnibile su: https://www.aljazeera.com/archive/2005/06/2008410121344236996.html
Copertina: La bandiera del partito baath.