Con i risultati delle elezioni di medio termine per Congresso e Senato, oltre alla elezione di 36 governatori, vi sono tutti i presupposti per immaginare che il mandato di Trump si faccia in salita. Ma si può parlare davvero di Blue Wave? Fino a che livello si può considerare probabile la non rielezione del presidente americano nelle prossime elezioni?
Gli Stati Uniti tornano al voto con le elezioni di midterm12 di Camera, Senato e diversi governatori di 36 Stati americani, determinando, come sempre avviene per le elezioni di medio-termine, una notevole attenzione mediatica per quella che rappresenterà la nuova struttura del potere legislativo americano, nonché per controbilanciare o favorire l’operato del presidente in carica.
Non è una novità che tali elezioni di solito vadano a connotare una colorazione politica contrapposta rispetto a quella del presidente, rappresentando talvolta anche un banco di prova per giudicarne l’operato ed il livello di apprezzamento delle sue politiche.
Andando nel concreto del risultato delle elezioni, la Camera diventa a maggioranza democratica mentre il Senato resta nelle mani dei Repubblicani. Fallisce quindi il tentativo democratico di rovesciare la maggioranza al Senato.
Interessante la gara in Texas, dove il democratico Beto O’Rourke sfidava uno dei big del partito repubblicano, Ted Cruz. Il tentativo del Partito Democratico di conquistare una storica roccaforte del Grand Old party, con un giovane che potrebbe rappresentare anche un protagonista della sfida per la Casa Bianca nel 2020, è naufragato dopo un lungo testa a testa, che ha sancito la vittoria dei repubblicani3. Il Texas ha rappresentato comunque una delle corse più sorprendenti per l’incertezza che l’ha segnata fino all’ultimo e il margine raggiunto da O’Rourke, che fa ben promettere ai democratici nella regione.
Andrew Cuomo è stato riconfermato governatore dello Stato di New York, sconfitto lo sfidante repubblicano Marc Molinaro: per lui sarà il terzo mandato, alla pari del padre Mario Cuomo, anche lui a capo dello Stato per tre legislature4.
Cuomo è sembrato addirittura echeggiare, durante il discorso della sua vittoria, alla possibilità che si possa candidare per le presidenziali del 2020.
Scontata invece la vittoria del repubblicano Greg Abbott, 60 anni, grande sostenitore del presidente Donald Trump, rieletto governatore del Texas: si è aggiudicato senza problemi il suo secondo mandato alla guida dello Stato della stella solitaria battendo lo sfidante democratico Lupe Valdez, sceriffo della contea di Dallas.
Altra sconfitta dei democratici è nell’Indiana da cui viene il vicepresidente Mike Pence. La batosta definitiva per i democratici avviene in North Dakota, dove lo sfidante Kevin Cramer ha battuto la senatrice democratica uscente Heidi Heitkamp. Anche il Missouri lancia un segnale inequivocabile di apprezzamento della linea di Trump, con la vittoria di Josh Hawley sulla senatrice democratica in carica, Claire McCaskill.
Si salva invece Joe Manchin, senatore democratico che era considerato a rischio in West Virginia, Stato che alle elezioni nazionali aveva fatto trionfare Trump aveva di 40 punti. In Vermont è stato rieletto Bernie Sanders, il contendente di Hillary Clinton per la nomination democratica nel 2016 e tra i più longevi membri del Senato Usa.
I successi migliori per i democratici arrivano dal Congresso, in cui il partito dell’asinello riesce a registrare traguardi importanti per quanto riguarda la presenza di minoranze etniche, religiose e di giovani al Congresso: Alexandria Ocasio-Cortez, stella emergente dei democratici, con i suoi 29 anni entra al Congresso come la più giovane parlamentare mai eletta negli Stati Uniti. Correva nel Bronx, distretto di New York, in un seggio sicuro con un’agenda di chiara impronta democratica.
Ilhan Omar vince in Minnesota e diventa la seconda deputata musulmana al Congresso, insieme a Rashida Tlaib in Michigan. Omar è anche la prima rifugiata africana e la prima ad indossare l’hijab al Congresso, diventando – a detta della stessa deputata – “il peggior incubo di Donald Trump”. La democratica Sharice Davids vince in Kansas e diventa la prima donna nativo-americana in Congresso. La Davids appartiene alla tribù Ho-Chunk Nation, formalmente riconosciuta dal governo federale, ed è anche la prima parlamentare del Kansas dichiaratamente omosessuale.
Il Colorado elegge invece governatore Jared Polis, il primo candidato gay a ricoprire questo incarico, e anche il primo repubblicano alla guida dello Stato dal 2007. Ha sconfitto un altro repubblicano, il tesoriere dello Stato Walker Stapleton, nell’elezione per succedere al democratico John Hickenlooper che aveva ricoperto l’incarico in via provvisoria. Polis è un repubblicano della nuova guardia, essendosi già battuto per la sanità universale, le energie rinnovabili e l’educazione gratuita per l’infanzia. Ha anche sfidato il presidente Trump nei suoi sforzi per smantellare la sanità federale.
Il Tennessee registra con la repubblicana Marsha Blackburn il primato di prima donna eletta al Senato, essendo riuscita, quest’ultima, a fermare l’ex governatore democratico Phil Bredesen. Da registrare, a tale proposito il record totale di donne elette tra Camera e Senato di entrambi i partiti che per l’occasione arriva a quota 113.
Il risultato è particolarmente interessante da analizzare perché riflette una scomposizione del voto evidente, con un Senato che si riconferma vicino alla presidenza di Trump, mentre un Congresso che pare incarnare a partire da queste elezioni, una visione progressista quasi antitetica rispetto alle posizioni del Presidente su numerosi temi.
I democratici sembrano ancora oggi privi di un’identità ben definita, portatori di quei valori legati all’impronta obamiana che sembrano ormai lontani nell’America di oggi5. Tutto sta nel vedere come una componente massiccia femminile e ricca di nuovi volti della politica americana riesca a tenere effettivamente testa a Trump.
Il miglior segnale per i democratici americani era giunto non tanto dai sondaggi, quanto piuttosto dalla quantità di denaro affluito nelle casse dei loro candidati sotto forma di donazioni private. Soldi provenienti per lo più dal ceto medio. I repubblicani non sono riusciti a raccogliere nemmeno la metà dei loro fondi6. Segno evidente di una implosione di fondo degli elettori americani verso una politica fatta di tweet intimidatori e urlanti, di minacce a dirigenti del settore pubblico e privato con una visione complottista del panorama geopolitico nazionale e non7.
Il presidente Donald Trump è dunque “un’anatra zoppa” dopo l’elezione di medio termine. Una spaccatura destinata ad incidere sull’agenda politica dei prossimi due anni, con tutti i riflettori già puntati sulle presidenziali del 2020. Trump ha risentito senza dubbio delle indagini che lo avevano coinvolto nel Russiagate, le interferenze di Mosca sulle possibili collusioni tra la sua campagna e il Cremlino nel 2016. Il deputato democratico Adam Schiff, in pole position per guidare la commissione Intelligence della Camera, ha già promesso di rilanciare l’inchiesta sui legami tra il miliardario e la Russia.
Per quanto concerne poi l’operato del presidente, queste elezioni hanno senza dubbio rappresentato una chiara critica alla deriva isolazionista e iper-repubblicana che Trump stava apportando alla politica americana, con dichiarazioni di intenti particolarmente pericolose per la patria della democrazia mondiale.
Per quanto riguarda la sua libertà decisionale, a partire da questo momento la Camera avrà il potere di decidere in merito alle politiche più rilevanti della politica nazionale americana, e di ostruire l’operato di Trump in qualsiasi momento. Gli stessi executive agreement, poteri del Presidente americano molto vicini in una prospettiva di diritto ai nostri decreti legge, si limitano all’amministrazione ordinaria, passando le decisioni più significative e di indirizzo della politica nazionale per l’approvazione della maggioranza del Congresso. L’Obamacare potrebbe di conseguenza salvarsi e i finanziamenti per il muro al confine con il Messico venire meno. Anche i Dreamers, i giovani migranti portati negli Usa da piccoli da genitori clandestini dovrebbero venire tutelati così come non è da escludere una proposta di stretta sulle armi. Più complessa è invece una procedura immediata di impeachment, prerogativa della Camera ma, nella breve prospettiva, di difficile attuazione.
Spetta tuttavia al Senato approvare le nomine, come quelle cruciali dei giudici della Corte Suprema, e con un senato a maggioranza repubblicana Trump può comunque godere di un importante supporto politico e istituzionale sotto questo aspetto.
Per quanto riguarda la nuova leadership democratica, l’italo-americana Nancy Pelosi aveva fatto storia nel 2007 diventando la prima Speaker donna della Camera e sembra ansiosa di tornare al timone dei Democrats , ma al suo interno c’è chi preme per un cambio generazionale. Trump è quindi, sotto un certo aspetto, sotto scacco rispetto alle decisioni di un Congresso democratico, dall’altro ancora in una posizione assolutamente autorevole grazie alla maggioranza al Senato.
Per quanto riguarda il suo operato futuro poi, non dovrebbe pregiudicare la sua possibile neo-candidatura o meno per le elezioni presidenziali del 2020: Ronald Reagan dopo le elezioni di metà mandato del 1982 e Bill Clinton nel 1994 trovarono alle elezioni di medio termine un’opposizione rispetto alla propria presidenza, anche se riuscirono dopo due anni e mezzo dopo ad essere rieletti come presidenti. Nessuno può quindi predire davvero cosa ci sia scritto nel futuro del paese.
Ultimo tema, forse il più discusso al momento in merito a una visione politica bifronte del sistema americano, è la situazione economica nel paese: Trump ha contraddistinto la sua politica in una battaglia apra e senza pietà verso la Cina e gli alleati europei8, con un’applicazione integralista e alla lettera del suo America first. La sua linea politica potrebbe adesso essere seriamente compromessa da un Congresso che potrebbe ostacolare e annullare tutti i progressi economici che Trump ostenta in questo settore. Il rischio che si paventa di più in questo caso è quello di una vera e propria guerra economica interna al paese che potrebbe determinare un sostanziale gioco a somma zero dei risultati finora raggiunti, con delle ripercussioni altrettanto pericolose sia sull’economia interna che sull’interscambio americano a livello internazionale.
Note
1Le elezioni di Midterm si tengono due anni dopo le elezioni presidenziali, negli Stati Uniti e riguardano il Congresso, le assemblee elettive dei singoli Stati, e alcuni dei governatori dei singoli Stati. Tale tornata elettorale riguarda i 435 membri della Camera dei rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato (alternativamente 33 o 34).
2Per approfondimenti “ L’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America”
3Texas Senate Election Results: Beto O’Rourke vs. Ted Cruz
4Cuomo Wins Third Term in New York as Democrats Consolidate Control in Albany
5Per approfondimenti : “La scelta americana: intervista con Lucio Caracciolo”.
6I candidati del partito Democratico hanno sorpassato i loro colleghi repubblicani in 71 delle 101 circoscrizioni elettorali. Dato ancora più significativo, i Repubblicani che aspirano ad essere rieletti sono in difficoltà in due terzi di questi distretti.
7Per approfondimenti: La National Security Strategy di Donald Trump.
8Per approfondimenti:I rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti: tra continuità e rottura
Copertina: CNBC.
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