Il ritorno del panarabismo, la Lega Araba: tra cooperazione economica e difesa militare

Image of the Arab League session at the Arab League office in Cairo, Egypt [Ahmed Gamil/Anadolu]

Nel 1944 Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Libano, Transgiordania (l’attuale Giordania) e la Siria firmarono ad Alessandria d’Egitto il Protocollo di Alessandria. Questo documento pose le basi per l’istituzione di quella che, nel marzo del 1945, sarebbe divenuta la Lega Araba (Jāmiʿat al-Duwal al-ʿArabiyya), cui si unì nel maggio dello stesso anno anche l’allora Yemen del Nord .


A cura di Aurelia D’Ambrosio

Ai membri originari della Lega Araba, si sono aggiunti nel corso degli anni: Libia (1953), Sudan (1956), Marocco e Tunisia (1958), Kuwait (1961), Algeria (1962), Bahrain, Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti (1971), Mauritania (1973), Somalia (1974), Gibuti (1977), Comore (1993) arrivando al numero attuale di 22. Oltre a questi, ruolo particolare è stato assunto dalla Palestina, ammessa prima come OLP, e dal 1988 come Stato della Palestina. Figurano inoltre 4 membri osservatori: Brasile, Eritrea, Venezuela, India.

In questo contesto tuttavia, bisogna tener conto di elementi modificativi dello status di membro che hanno interessato alcuni Stati; crisi politiche, religiose ed istituzionali che da sempre caratterizzano il Medio Oriente, hanno eroso la capacità collaborativa degli stati membri in più circostanze, portando anche alla sospensione di alcuni di essi come misura sanzionatoria a seguito di particolari eventi storici.

Un primo esempio è la sospensione dell’Egitto nel 1979, in seguito alla stipula del trattato di pace con Israele. La Lega, da sempre anti israeliana, aveva infatti poco gradito l’apertura di uno dei suoi membri fondatori allo Stato ebraico. Furono interrotte le relazioni diplomatiche e la sede della Lega fu spostata da Il Cairo a Tunisi, dove rimase fino al 1989, anno in cui l’Egitto rientrò a pieno titolo tra gli stati membri.

Anche per la Libia, a seguito delle rivolte sedate nel sangue da parte del regime di Gheddafi, il segretario generale della Lega araba, ʿAmr Mūsā[1] decise una sospensione sanzionatoria durata dal febbraio 2011 fino alla vittoria del CNT nel conflitto, nell’agosto 2011.

Infine, il 16 novembre 2011, il nuovo segretario generale della Lega araba, Nabīl al-ʿArabī ha sospeso la partecipazione della Siria dalla Lega in opposizione al regime del presidente Bashar al-Assad, impegnato in una repressione delle proteste antigovernative. La sospensione è tuttora in corso.

In queste circostanze è venuto meno il rispetto delle finalità della stessa organizzazione. Le finalità, codificate nella Carta della Lega Araba, prevedono un rafforzamento delle relazioni tra tutti gli stati membri e il loro coordinamento in un clima di collaborazione che miri alla salvaguardia dell’indipendenza e della sovranità di ciascuno stato seppur in un’ottica panaraba comune.

Stando all’Art.2 della Carta della Lega Araba[2] infatti: “La Lega ha il compito di sviluppare le relazioni fra gli stati membri, di coordinare le loro politiche allo scopo di intensificare la cooperazione fra loro, e di salvaguardare la loro indipendenza e sovranità; è un impegno generico verso gli interessi dei paesi Arabi. Ha anche come compito la stretta collaborazione fra gli stati membri con adeguato riguardo all’organizzazione e alle condizioni di ogni stato sui seguenti argomenti: affari economici e finanziari (relazioni commerciali, beni, valuta, e in generale ciò che riguarda i settori agricoli e industriali); comunicazioni (ferrovie, strade, aviazione, navigazione, poste e telegrafi); affari culturali; nazionalità, passaporti, visti, esecuzione di sentenze e estradizioni di criminali; affari sociali; affari sanitari.”

Per rendere effettive queste finalità, all’Art.4 della Carta si prevede che:“Per ciascuna delle questioni elencate nell’Articolo II viene creato un comitato speciale nel quale gli stati membri della Lega vengono rappresentati. Questi comitati hanno il compito di definire i principi e l’ambito della cooperazione. Tali principi sono formulati come bozze di accordi per essere presentati al Consiglio per un esame propedeutico alla loro sottomissione agli stati menzionati.”

Appare dunque del tutto evidente la valenza fondamentale del ruolo rivestito dal Consiglio (codificato all’Art.3) che, formato dai rappresentanti ministeriali degli stati membri, oltre a coordinare le attività della Lega, decide sulle ammissioni ed espulsioni, ha il ruolo di mediatore nelle controversie che interessano gli stati membri, nomina il Segretario Generale (con funzioni amministrative e di coordinamento fra i vari organi) e supervisiona la conclusione di accordi.

A questo si aggiungono il Consiglio Unito della Difesa, formato da ministri della difesa e degli affari esteri degli stati membri, con funzione armonizzatrice circa i piani di difesa da adottare in caso di aggressione alla Lega o ad uno degli stati membri; e il Consiglio Economico e Sociale, anch’esso di natura ministeriale, che ha il compito di supervisionare i lavori delle agenzie specializzate e della Lega negli ambiti economico e sociale.

All’interno della Lega esistono evidentemente posizioni diversificate, un elemento di forte dibattito tra gli stati membri è ad esempio, fin dalle origini, la possibilità di costituire una Forza Armata comune in funzione difensiva. Infatti, nonostante la creazione del Consiglio Unito della Difesa, nel 1948, non si è mai provveduto a creare un esercito in grado di integrare le capacità militari e implementarle in una prospettiva comune.

Mentre la cooperazione economica, soprattutto petrolifera, e culturale, ha subito un forte slancio attraverso accordi con agenzie specializzate (ALECSO, ALO, AADO, AIDMO, OAPEC, FMA, ABEDA, ABSU, ASTA, Arabsat)[3], ciò è avvenuto in maniera estremamente disomogenea per quanto attiene alla cooperazione militare.

Stando agli Artt.5 e 6 della Carta, si impone per gli stati membri l’obbligo di risolvere le controversie in maniera pacifica e viene prevista la possibilità di ricorrere all’uso della forza solo in caso di aggressione, previa decisione unanime del Consiglio. Tuttavia dopo l’esperienza della guerra arabo-israeliana del 1948, quando cinque stati arabi fallirono nell’agire in maniera coesa e furono sconfitti ciascuno separatamente da Israele, il primo summit arabo, nel gennaio 1964, si propose l’obiettivo di creare un commando militare arabo comune. Tuttavia il piano non fu mai realizzato.

Con lo scoppio della guerra civile libanese, nel 1976, la Lega Araba creò un’unità internazionale di peacekeeping sotto il controllo delle forze siriane, composta da siriani così come da milizie sudanesi, saudite e libiche. Era chiamata ADF (Forza di deterrenza araba) ed aveva lo scopo di convincere le parti belligeranti a non ricadere nuovamente in episodi di violenza attraverso  le richieste di cessate il fuoco, la confisca di armamenti pesanti e il supporto al governo libanese nel tentativo di ripristinare il potere. Tuttavia restava un’azione isolata e senza un vero coordinamento centrale.

Il dibattito ha dunque ripreso vigore nel marzo 2015, durante il 26° summit della Lega Araba in Egitto, quando i leader hanno annunciato nuovamente la propria volontà di costituire un’alleanza militare(Operation Storm Resolve) per mantenere la sicurezza nella regione. La decisione è stata innanzitutto legata all’insorgenza dei combattimenti, di matrice jihadista, che avevano portato all’invasione di ampie zone dell’Iraq e della Siria e alla conquista di una roccaforte in Libia. L’allarmante avanzata del Daesh, forza distruttrice che minaccia le diversità etniche e religiose, unitamente alla crisi nello Yemen, ha convinto i governanti arabi della necessità di un intervento coordinato e unitario.

Una preoccupazione particolare è rappresentata poi dalla crescita di influenza dell’Iran. Un’alleanza militare potrebbe essere un modo per bilanciare nuovamente le gerarchie di potere nella regione.

La partecipazione militare prevista è di carattere volontario e l’eventuale intervento si potrebbe esperire solo previa richiesta specifica dello stato sotto minaccia. Per l’approvazione della decisione sarebbero necessari i voti dei due terzi dei membri del Consiglio e la guida della forza armata sarebbe affidata ai ministri della difesa degli stati partecipanti.

La principale incognita di carattere logistico riguardava la dislocazione del quartier generale delle forze. Nella bozza originale si è previsto dunque che sia Il Cairo il quartier generale, in virtù del fatto che l’esercito arabo sarebbe molto probabilmente composto prevalentemente da truppe egiziane con il sostegno della Giordania ed altri paesi. Una forza militare che potrebbe essere composta da più di 40.000 corpi scelti con base sia ad Il Cairo che a Riyadh, sostenuta inoltre da jet, navi da guerra e armamenti leggeri.[4]

Ci sono tuttavia ulteriori ostacoli da dover rimuovere per l’effettiva creazione dell’esercito della Lega.   Il finanziamento, innanzitutto, che tuttavia non dovrebbe costituire un problema grazie alle entrate petrolifere derivanti dai paesi del Golfo. Piuttosto, la creazione di un esercito comune richiede un alto grado di fiducia reciproca che è difficile da raggiungere tra regimi autoritari. Legato a ciò, c’è il problema che una forza militare araba potrebbe essere uno strumento potente solo se venisse incorporata in tutti i sistemi istituzionalizzati di sicurezza collettiva, cosa che richiederebbe sistemi  sofisticati e preparati a cedere sovranità ed expertise in virtù di un potenziamento a beneficio della forza comune.

Dunque il più grande ostacolo all’effettiva creazione di un esercito arabo unito, resta l’impossibilità di stringere accordi con stati insurrezionali o falliti. Trattasi dunque di una questione politica piuttosto che militare.

L’incentivo per gli stati arabi, in tal senso, è chiaramente la possibilità di dimostrare che possono e potranno proteggersi autonomamente invece di dover contare sull’intervento di altri stati e superpotenze riuscendo forse a stabilizzare una regione che, per anni, è stata oggetto di insurrezioni e sanguinose guerre per procura.

Resta dunque da capire se alcune delle perplessità internazionali,riguardanti l’effettiva capacità collaborativa degli stati arabi e la possibilità che questi scatenino un’altra sanguinosa guerra, siano fondate o se in futuro potremo assistere alla creazione di una milizia comune della Lega Araba con finalità non solo difensivo-militari, ma anche e soprattutto politico-diplomatiche.


Note

[1] ʿAmr Mūsā, chiamato anche Amr Moussa è un diplomatico e politico egiziano, ed è stato Segretario generale della Lega araba dalla sua elezione nel maggio del 2001 fino al 2011. È inoltre un ex ministro degli esteri egiziano.
[2]http://www.legaaraba.org/statuto.htm
[3] Organizzazione Educativa, Culturale e Scientifica della Lega Araba; Organizzazione Araba per il Lavoro; Organizzazione Araba dell’Agricoltura e dello Sviluppo; Organizzazione Araba dello Sviluppo Industriale e Minerario; Organizzazione Araba dei Paesi Produttori di Petrolio; Fondo Monetario Arabo; Banca Araba per lo Sviluppo Economico in Africa; Unione Araba delle Stazioni Broadcast; Accademia Araba della Scienza e della Tecnologia; Organizzazione Araba per le Comunicazioni via Satellite.
[4]http://euromun.org/wp-content/uploads/2016/04/Arab-League-Provisional.pdf


Foto Copertina : Memo – Middle East Monitor – Image of the Arab League session at the Arab League office in Cairo, Egypt (Ahmed Gamil/Anadolu).