Caos Ucraina


La guerra in Ucraina prosegue senza tregua, la soluzione diplomatica sembra difficile da raggiungere.


La guerra in Ucraina va avanti. L’attacco della Russia di Putin iniziato lo scorso 24 febbraio non dà al momento cenni di sosta. La situazione è complicata, il caos è alle porte e la soluzione diplomatica al momento sembra distante. Città assediate e bombardate, civili uccisi, corridoi umanitari non sempre tutelati, esodo dei profughi. Si soffre per la fame e per il freddo.
Putin in un recente colloquio avvenuto con il presidente Francese Macron, ha affermato gli obiettivi prefissati e cioè la “denazificazione” dell’Ucraina, la sua “neutralizzazione”, il riconoscimento dell’annessione della Crimea e dell’indipendenza del Donbass, “se non saranno raggiunti con il negoziato lo saranno con le operazioni militari”. Chiaramente una posizione che rende quasi impossibile qualsiasi dialogo con la controparte ucraina. Il presidente Zielensky continua a lanciare appelli all’Occidente. Ma se sul rifornimento di armi, Stati Uniti ed UE (Germania, Francia e Italia) si sono mostrati compatti, diverso è il discorso legato alla no-fly-zone, il divieto di sorvolo sull’Ucraina disperatamente richiesto dal Presidente ucraino alla NATO.
L’Alleanza Atlantica al momento ha risposto  “нет”. Il motivo è molto semplice: l’istituzione della no-fly-zone vorrebbe dire guerra mondiale con rischio nucleare ed esiti incalcolabili. Non a caso, in riferimento alla possibilità di utilizzo delle basi aeree dei paesi NATO limitrofi, il ministero della Difesa russo ha fatto sapere attraverso il portavoce, Igor Konashenkov, che “l’uso della rete di basi aeree di questi Paesi come base per aerei militari ucraini e il loro conseguente utilizzo contro le forze armate russe può essere considerato come coinvolgimento di questi Stati in un conflitto armato”. Un’ipotesi che non piace assolutamente ai paesi europei consci che sarebbero i primi a subire le conseguenze peggiori. Tanto in Polonia storicamente tra i più acerrimi nemici della Russia, attraverso un tweet il premier Mateusz Morawiecki ha fatto sapere che “La Polonia non manderà i suoi jet militari in Ucraina né le consentirà di usare i suoi aeroporti”.
Un blocco definitivo è un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che per i paesi NATO “morire per Kiev” non è una priorità, con buona pace per Zelensky e per i cittadini ucraini. Quest’atteggiamento irrita e non poco il governo di Kiev, evidentemente sedotto e abbandonato da promesse e ammiccamenti, che fa di tutto per avere qualcosa in più del “semplice” armamento: vuole entrare nell’UE ma da Bruxelles gli hanno fatto sapere che i tempi sono lunghi, vuole un supporto della NATO e anche qui picche. Massima solidarietà e aiuto ma non possiamo correre il rischio di una guerra mondiale, insomma “vorrei ma non posso”. Ma tutti questi pseudo-rifiuti ci danno la conferma che il castello ideologico putiniano era completamente sbagliato. L’Ucraina probabilmente non sarebbe mai entrata nell’UE tantomeno nella NATO.

Ora ci si chiede: quali saranno le mosse di Putin? Cosa dobbiamo aspettarci? La risposta più credibile ora è: “non si sa”. Qualsiasi tipo di analisi e considerazione sarebbe inutile, potrebbe essere smentita immediatamente. La definizione di Churchill è quanto mai attuale “La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma” ed è la verità! Nessuno degli analisti si aspettava l’attacco perché è una mossa che non ha nessun senso se non nella visione imperialistica di Putin. Un azzardo, una mossa illogica anche secondo molti cittadini russi che considerano gli ucraini come fratelli e che non vogliono assolutamente questa guerra. Sul fronte interno Putin ricorre alla classiche mosse da autocrate: propaganda, limitazione della libertà di espressione, controllo sui media e divieto di manifestazioni con arresti. Sul fronte estero con la guerra Putin ha letteralmente bruciato 30 anni di buoni rapporti con la politica europea compattando come mai prima d’ora l’Ue e forse la NATO. Prendiamo il caso dell’Italia tra i paesi più russofili d’Europa. Senza ritornare al periodo sovietico e ai rapporti con il PC, ma la Russia di Putin aveva buoni rapporti con quasi tutti i partiti politici italiani e i loro leader. Da Berlusconi a Renzi, da Salvini ai 5Stelle passando per la Meloni, l’orso sovietico era un “simpatico orsacchiotto” . I soldi russi servivano e servono ancora: energia, edilizia, finanza: gli oligarchi ottimi clienti dalla Sardegna a Cortina, dalla Costiera amalfitana alle campagna umbro-toscane, con i russi si facevano affari. E come da nostra tradizione, con un giro di valzer, si è passati dall’altra parte della barricata, con controazioni da maccartismo puro che servono forse a rifarsi una verginità perduta, azioni al limite del ridicolo che puntano a colpire la cultura russa nei suoi elementi di spicco (leggi caso Dostoevskij) o chi esprime una posizione, non diversa nella condanna all’azione ingiustificabile di Putin, ma di contestualizzazione del conflitto. E’ il caso del prof Orsini direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale della Luiss, scaricato dalla sua università che non gradisce più che il prof intervenga in tv perché rischia di danneggiare “valore, patrimonio di conoscenza e reputazione” dell’ateneo. La posizione di Orsini e di tanti altri professori, giornalisti, analisti è quella di aver posto l’accento anche sulle responsabilità e sul realismo geopolitico dell’allargamento ad Est della NATO. La posizione di Orsini è la seguente: la NATO ha sbagliato ad inglobare le ex Repubbliche Sovietiche; ogni grande potenza ha una “linea rossa” che gli altri non devono oltrepassare e l’UE ha le sue colpe in questo conflitto.
Questo vuol dire giustificare Putin? Assolutamente no, è ingiustificabile senza se e senza ma e da questa posizione nessuno si muove!
Ma vuol dire fare un’analisi che certamente non fa piacere perché realistica e perché ci ricorda che anche noi occidentali commettiamo qualche errore (dalla Jugoslavia all’Iraq, dalla Siria all’Afghanistan l’elenco è bello lungo) e che nel mondo fatato che immaginiamo, non esistono libertà di movimento per i paesi sotto controllo delle grandi potenze. Vale per l’Ucraina, vale per Cuba, vale per Taiwan.