Analisi e spiegazione sull’esito delle votazioni.
Come funziona il sistema presidenziale brasiliano
Terminata la lunga dittatura militare (1964-1984), si promulgò la Costituzione brasiliana nel 5 ottobre 1988[1]. Da essa si stabilì che il paese dovesse essere una repubblica presidenziale federale, ovvero che il presidente esercita il potere esecutivo ed è capo del governo. Il parlamento detiene l’esercizio del potere legislativo, tuttavia il presidente, attraverso il proprio partito, spesso riesce a controllare in maniera più o meno diretta l’azione legislativa. In Brasile votare è considerato un obbligo, tanto che nel 2018 si registrò l’80% di partecipazione da parte dei brasiliani.
Quest’anno abbiamo visto due volti noti nel panorama brasiliano sfidarsi per arrivare alla massima carica: Jair Bolsonaro e Luiz Inácio Lula da Silva.
Due tipologie di propaganda a confronto
Bolsonaro e Lula sono totalmente diversi sia per storie personali sia per idee politiche distanti. L’uno e l’altro rappresentano fette del Brasile differenti ed hanno visioni del futuro brasiliano non conciliabili. Viste tali motivazioni si è creata una campagna elettorale molto tesa e pungente, non escludendo episodi di vera e propria violenza[2].
Jair Bolsonaro, è stato in carica dal gennaio 2019 dopo ben 27 anni da deputato dello stato di Rio de Janeiro. Interpretando il ruolo leader ha accentrato molti poteri, in svariate occasioni ha sostituito spesso i membri del suo governo non sufficientemente allineati. La democrazia brasiliana si potrebbe dire che è stata messa a dura prova durante gli anni di Bolsonaro. La sua campagna elettorale si è occupata in particolar modo della denuncia di possibili frodi e sul demonizzare il proprio avversario. Lula è stato descritto numerose volte con aggettivi come “ladro”, “comunista” o soggetto che mettesse a rischio i credi religiosi brasiliani. Chiaramente Bolsonaro ha ripresentato anche quei temi che lo aiutarono nella sua campagna vittoriosa del 2018: un acceso conservatorismo sociale, maggior attenzione sulla sicurezza, difesa dei valori cristiani tradizionali, retorica d’intolleranza e poca comprensione nei riguardi delle rivendicazioni portate avanti dalle minoranze (in special modo contro l’ideologia gender). Tra le azioni principali della sua amministrazione si ricordano: abbassamento delle tasse per i più ricchi, riforma pensionistica, accesso facilitato alle armi e riduzione del budget destinato alla tutela ambientale. Si ricordi sempre che è stato un ex capitano dell’esercito, occupando differenti posizioni chiave del suo governo attraverso generali ed ex militari[3]. L’idea politica di Bolsonaro si racchiude nei seguenti pilastri: Dio, patria, famiglia e libertà. Il suo programma è stato intitolato “Per il bene del Brasile” e promette di creare le condizioni necessarie per far in modo che il paese diventi una potenza economica mondiale. Fra le sue proposte per incrementare l’occupazione ed il reddito abbiamo: libertà di negoziazione contrattuale, riduzione della burocrazia e del carico fiscale, deregolamentazione per incoraggiare l’imprenditorialità, l’aumento della produzione agricola, mineraria e di fertilizzanti. In ambito sociale si è a favore della libertà nel portare armi ed a sfavore dell’ideologia gender spiegata nelle scuole. Da ricordare che fu soprannominato il “Trump dei Tropici” vista l’amicizia con l’ex presidente statunitense Donald Trump e le affinità ideologiche tra i due.
Lula, a differenza di Bolsonaro, è un leader socialista che ha guidato il Brasile dal 2003 al 2010. È un personaggio che è stato riabilitato dalla giustizia dopo un anno e mezzo di carcere per corruzione[4]. Lula, durante la sua campagna elettorale contro il presidente uscente, si è fatto forza sugli errori dell’amministrazione di quest’ultimo. In particolar modo Bolsonaro avrebbe pagato lo scotto di una gestione negazionista della pandemia che ha portato più di seicentomila morti al Brasile. L’ideologia di Lula è racchiusa nei punti: speranza, amore, lavoro e ricostruzione. Queste sono state le parole chiave utilizzate dal candidato stesso, il quale ha costruito una compagine di partiti attorno alla sua figura che accolgono non soltanto la classica sinistra, ma anche quei moderati delusi dagli anni di bolsonarismo. Il programma di Lula è denominato “Ricostruzione e trasformazione del Brasile” e prevede: inclusione sociale, lotta alla fame e povertà, aumento del salario minimo con ripresa dell’economia, multilateralismo nei rapporti internazionali. Si va dall’aumento della spesa sociale al rafforzamento dello Stato nella sua economia, inoltre si aggiunge uno stop alle privatizzazioni degli enti pubblici. La sua posizione nei riguardi di comunità come LGBT+, neri o indigeni è chiaramente differente da quella di Bolsonaro, visto che Lula ha promesso politiche specifiche per migliorare la situazione di quest’ultime.
Violenza elettorale
A differenza di altre elezioni, quest’anno si è arrivati a considerare il proprio avversario politico non più come tale bensì come un vero e proprio nemico. La cosa non è per niente banale, visto e considerato che con un avversario ci può essere il rispetto, mentre con un nemico non c’è nient’altro se non il combattimento più feroce. Bolsonaro ha più volte utilizzato un linguaggio aspro nei riguardi del suo competitor[5]. Nel maggio 2022 disse nei confronti di un’alleanza tra i suoi oppositori che da questa unione si sarebbero “ammazzati tutti con un unico sparo o una granata”. Nei confronti del suo avversario, come già detto in precedenza, non ha risparmiato offese dirette come “ladro” e non si è placato nel definirlo come il male del Brasile. Più volte c’è stata questa immagine nei discorsi di Bolsonaro della “lotta tra bene e male”, dove chiaramente lui rappresentava il primo. È bene ricordare anche un episodio di violenza fisica avvenuta precisamente nell’area rurale del Mato Grosso. Un militante del Pt (Partito dei lavoratori, gruppo di Lula) venne pugnalato da un seguace di Bolsonaro durante una forte discussione politica tra colleghi di lavoro, con l’omicida che ha tentato di decapitare la vittima con un’ascia. Ancora, nel luglio 2022 è stato assassinato a suon di colpi di pistola un ulteriore esponente del Pt dopo l’irruzione in una festa di partito da parte dell’assassino; quest’ultimo dichiarò di essere mandato da Bolsonaro in persona.
Lula non ha ovviamente assistito silenzioso a tutto ciò, anzi, lui stesso ha più volte qualificato il suo rivale come un “genocida”, soprattutto per la risposta scadente e quasi inesistente nei confronti della pandemia globale[6]. Il leader socialista ha definito Bolsonaro alla stregua di un fascista e nella sua campagna ha esplicato a più riprese che si trattasse di una vera lotta tra democrazia e fascismo.
Esito delle votazioni
Le elezioni 2022 in Brasile si sono concluse alla fine di ottobre con esito positivo per l’ex sindacalista Lula, il quale ha ottenuto il 50,90% delle preferenze (60.345.999 voti) contro il 49,1% di Bolsonaro (58.206.354 voti)[7]. Bolsonaro parrebbe non aver accettato la sconfitta e potrebbe rischiare addirittura un ricorso. È la terza volta che Luiz Inácio Lula da Silva si ritrova a vestire gli abiti da presidente del Brasile, mentre Jair Bolsonaro è il primo a fallire nel suo tentativo di rielezione. Poco dopo aver vinto le elezioni Lula ha dichiarato che non si è trattata di una vittoria personale o del suo partito, ma che va considerata come una vittoria di un immenso movimento democratico. Secondo Lula il popolo brasiliano avrebbe scelto più democrazia, più libertà, più uguaglianza e più fraternità, valori introvabili nel bolsonarismo a detta del nuovo presidente.
Il Paese è evidentemente spaccato in due, chi gioisce e chi è deluso. Queste elezioni sono state le più polarizzate della storia politica brasiliana, tutto ciò si riflette sugli umori dei cittadini divisi come due opposte tifoserie. Sicuramente questa estrema divisione potrà essere un ostacolo per il nuovo presidente, che dovrà tenere a bada gli oppositori durante il suo periodo in carica.
È probabile che la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva è stata fortemente aiutata dagli errori amministrativi dell’ex presidente in periodo pandemico, portando una grossa fetta del popolo brasiliano ad un cambio di rotta. Nel cuore dei brasiliani è stata tanto desiderata la famosa “terza via”, un’alternativa a volti già noti e così contrapposti tra loro come Lula e Bolsonaro, tuttavia sapevano che non sarebbe mai arrivata. È così che il Brasile si è ritrovato ancora una volta due personaggi tanto popolari e diversi a confronto.
Note
[1] Camera dei deputati Servizio studi XVIII legislatura, Le elezioni presidenziali e legislative in Brasile, Scheda n° 4 – 12 novembre 2018 http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES0045.pdf
[2] ISPI, Bolsonaro e Lula al ballottaggio: Brasile al bivio https://www.youtube.com/watch?v=e3PGwj9fL3A
[3] Will Media, Chi è JAIR BOLSONARO: il presidente del Brasile che si gioca tutto 🇧🇷 https://www.youtube.com/watch?v=PRxT3N67jQ4
[4] Will Media, Chi è LULA: l’ex sindacalista tornerà alla guida del Brasile? 🇧🇷 https://www.youtube.com/watch?v=kW63GUL2iMw
[5] Brasile: scambio offese Lula-Bolsonaro nell’ultimo dibattito tv, ANSA, 29 ottobre 2022 [6] Euronews, Lula verso una nuova presidenza: “Bolsonaro genocida e fascista” https://www.youtube.com/watch?v=SGfXnes8jK8
[7] Brasile: Lula vince il ballottaggio. E’ eletto presidente per la terza volta, ANSA, 31 ottobre 2022
Foto copertina: Lula