Gendering the pandemic: storie di vita trans tra America latina e confini


Tra policies di confine e nei paesi di origine, la comunità trans latinoamericana è ancora più discriminata a causa della pandemia.


 

Ho fatto coming out come trans con te qui. Il cielo notturno viola profondo e blu crepitava di fulmini. Abbiamo osservato le luci della città dall’alto del tuo giardino sulla collina. Hai capito completamente. Per un raro fugace momento, ero in pace.[1] Il puntino sulla mappa indica precariamente un punto vicino a San Pedro Sula, Honduras. Le parole ci vengono lasciate in anonimato da una persona che ha voluto imprimere su questa mappa interattiva la memoria di un pezzetto della sua storia. “Queering the Map”  è un progetto digitale iniziato da Lucas LaRochelle e portato avanti dalla comunità digitale per archiviare le esperienze LGBTQI+ in relazione con lo spazio fisico/geografico. Chi aprirà la piattaforma si troverà davanti a un oceano di punti neri sullo sfondo rosa della carta geografica del nostro pianeta. Ogni punto nero è la testimonianza di una persona LGBTQI+. Noi, per il momento, faremo zoom sulla zona centro americana.

Kataleya Nativi Baca è una donna trans di San Pedro Sula, ha 29 anni ed è scappata dall’Honduras diretta verso gli Stati Uniti dopo anni di discriminazioni e vessazioni − l’ultima ad opera di suo fratello, che le ha spezzato una clavicola minacciandola di ucciderla[2]. La sua storia migratoria e personale è raccolta nell’ultima edizione del National Geographic grazie al lavoro di ricerca di The Everyday Project, un collettivo di fotogiornalistə che si dedicano all’intersezione tra l’esperienza femminile e la migrazione.

Grazie a una richiesta fatta da NBC News allo U.S. Citizen and Immigration Service, sappiamo che tra il 2007 e il 2017 attorno a 4.400 persone LGBTQI+ hanno fatto richiesta di asilo agli Stati Uniti; la maggioranza veniva da El Salvador, Honduras e Guatemala[3]. L’aspettativa di vita di una persona trans in America Latina è di 34/41 anni, contro i 75 del resto della popolazione[4]. Il 77% della popolazione trans viene cacciata di casa in giovane età e il 25% abbandona gli studi già dalle scuole medie per persecuzioni da parte di compagni e di insegnanti[5].
Gli stati centro e sudamericani che hanno leggi ampie sull’identità di genere sono solo quattro: Bolivia, Cile, Uruguay e Argentina. Quest’ultimo paese ha passato una delle leggi più avanzate già nel 2012 (legge 23,743) che prevede il diritto ad autodeterminarsi rispetto alla propria identità di genere, permettendo di cambiare le proprie generalità sui documenti senza doversi essere necessariamente sottopostə a un intervento chirurgico o a una terapia ormonale. Dei paesi centro americani, solo il Messico e il Costa Rica hanno fatto tentativi di integrazione legale dei diritti della comunità trans. Tuttavia, in Messico, complice anche la sua struttura federale, non c’è una procedura uniforme. Sebbene a Città del Messico siano state fatte passare leggi che permettono il cambio di documenti senza bisogno di prove chirurgiche, ormonali o psicologiche, ciò non è applicato a livello federale. Dove la capitale ha previsto una legge anti-discriminazione che protegge esplicitamente contro discriminazioni di genere, il resto del paese continua ad avere leggi inadeguate o parziali[6]. In Costa Rica nel 2018 la corte suprema ha approvato il cambio di documenti rendendo il processo gratuito e semplice. Questo diritto è stato allargato con un ordine esecutivo del presidente Carlos Alvarado Quesada per comprendere anche la popolazione immigrata[7]. In ultimo, in Costa Rica i trattamenti ormonali sono quasi totalmente passati dal sistema sanitario nazionale. Per il resto dell’America Centrale, la strada è ancora lunga. Belize, El Salvador, Guatemala, Honduras, e Nicaragua non hanno leggi rispetto identità ed espressione di genere. L’Honduras dal 2005 ha approvato costituzionalmente il divieto di poter riconoscere, sposare, far adottare coppie dello stesso sesso.

Kataleya parte quindi dall’Honduras. Come tantə migrantə prima e dopo di lei, si ritrova bloccata a Tapachula, una città al confine sud del Messico che raccoglie migrantə dal cono Sudamericano[8]. Qui si aspettano i visti per arrivare a Tijuana. Dopo Tijuana, con molta fortuna, la speranza è di entrare negli Stati Uniti. Donald Trump non avrà costruito il favoloso muro che avrebbe tenuto fuori tutti i criminali dal suolo statunitense, ma ha complicato abbastanza il sistema di immigrazione da rendere il processo ancora più lungo e pericoloso. Oltre alla famigerata politica di separazione dei minori[9], mentre un tempo si poteva aspettare che la propria richiesta di asilo venisse esaminata stando dentro i confini statunitensi, ora, grazie agli ordini esecutivi dati da Trump, alle 60.000 e più persone richiedenti asilo viene dato un numero e viene chiesto di “rimanere in Messico”[10]ad aspettare. Tutto questo potrebbe cambiare sotto la presidenza di Biden che ha già firmato un ordine esecutivo per rivedere le policies emanate dall’amministrazione Trump.[11] Quando Kataleya è arrivata a Tijuana nel settembre del 2019 le è stato dato un numero: 4.050; all’epoca stavano processando il numero 2.925[12]. Poi è arrivato il Covid-19, le frontiere sono state chiuse e, come succede regolarmente in questi casi, si è lasciatə ad aspettare.  Aspettare in Messico significa essere espostə a rapimenti, estorsioni e violenza. Per Kataleya è significato essere rapinata in un centro d’accoglienza, espulsa da un altro perchè malata di bronchite e picchiata in un terzo[13]. Per lə migrantə trans, il rischio di subire stupri o di venire intercettatə da gruppi malavitosi per essere sfruttatə nel mercato della prostituzione è altissimo. Questo rischio non si abbassa andando attraverso la custodia di ICE (U.S. Immigration and Customs Enforcement) dove donne trans migranti vengono rinchiuse in celle maschili o in isolamento[14]. Un report del 2018 riporta: “ICE ha ricevuto 227 segnalazioni di abusi sessuali e aggressioni. 28 di queste segnalazioni venivano da vittime LGBT. Nell’anno 2017, ICE ha detenuto 323.591 persone. ICE ha riportato che 467 di questi hanno comunicato di essere membri della comunità LGBT. Questo significa che anche se i migranti LGBT detenuti nel 2017 erano solo lo 0.14%, rappresentano il 12% delle vittime di abusi sessuali in custodia ad ICE. In altre parole, le persone LGBT sotto custodia di ICE hanno il 97% di probabilità in più di essere vittime di violenza sessuale.[15] Luna Guzmàn, una migrante trans del Guatemala, riporta del suo passaggio sotto ICE: “alcune persone qui ti toccano il sedere, il seno, ti guardano mentre ti fai la doccia, ci mostrano le loro parti intime. Non voglio più stare qui. So che se dovessi lamentarmi nessuno mi ascolterebbe[16].

Al di là della migrazione, il lockdown dovuto al Covid-19 ha fatto emergere nuove forme di discriminazione istituzionalizzata negli stessi paesi di provenienza, avendo ripercussioni sulla vita di tutti i giorni.
Il 1 aprile 2020, il presidente panamense, Laurentino Cortizo, ha annunciato un nuovo modo di contingentare la circolazione delle persone: lasciare uscire di casa, a giorni alterni, uomini e donne.
Il Perù si è unito il giorno successivo, e la capitale colombiana, Bogotà, una settimana più tardi. L’idea di dividere i giorni per genere sarebbe servito per evitare assembramenti.
In Perù questo provvedimento è stato dismesso dopo poco più di una settimana “dato che i commercianti facevano fatica a controllare le folle di donne nei loro giorni e gruppi LGBT si sono lamentati per le discriminazioni[17]. Ci troviamo di fronte al seguente paradosso: misure di sicurezza, basate su divisioni di genere, che non tengono in conto le implicazioni che quelle stesse divisioni di genere già hanno nella società. Per meglio dire: la gestione casalinga, tradizionalmente affidata alle donne, necessita di una quantità di tempo che in questo caso viene dimezzato. Va da sé che nei giorni in cui le commissioni possono essere svolte, la quantità di donne che si riverseranno per strada sarà maggiore di quella che avremmo avuto in un normale giorno pre pandemia. Oltre a questo paradosso, questo che effetto ha su quelle parti della popolazione che non si riconoscono nel genere dato alla nascita o in nessuno?

La domanda è, ovviamente, retorica dato che la risposta non tarda ad arrivare sotto forma di ulteriori discriminazioni. Human Rights Watch riporta che il giorno stesso in cui il provvedimento è entrato in vigore a Panama, Bárbara Delgado, donna trans, è stata detenuta per tre ore e le è stato ordinato di pagare una multa di 50$[18]. Le denunce di discriminazione non sono mancate ad arrivare a gruppi di attivistə trans nei vari paesi dove queste regole sono state implementate. Nonostante in alcuni casi, come in quello di Bogotà, si sia cercato di mediare inserendo la clausola che persone trans potessero scegliere il giorno d’uscita, questo non ha impedito che la loro scelta venisse questionata fino ad essere apertamente osteggiata; come uno dei casi riportati al gruppo Red Comunitaria Trans dove una donna trans è stata pugnalata per essere uscita “nel giorno sbagliato”[19].

Non c’è veramente una conclusione a queste storie. Per il momento ci dovremo accontentare di prendere atto che, per chi non si adegua a regole di genere, la strada, sia migratoria che di vita, è infinitamente più dura. C’è però da interrogarsi, seriamente e a lungo, per tutti gli scettici o ostracisti delle “teorie gender”, su quanto queste divisioni, che diamo per assodate, impattano le nostre leggi migratorie, i nostri codici civili, le nostre gestioni pandemiche.

*Nell’articolo è utilizzato lo schwa (ə), come suono neutro per un linguaggio inclusivo


Note

[1] Queering the Map, https://www.queeringthemap.com/ “Came out to as trans to you here. The night sky crackled deep purple and blue with dry lightning. We stared down at the lights of the city atop the hill in your garden. You understood completely. For a rare fleeting moment, I was at peace.” Mia traduzione.

[2] Almendral, A., The Everyday Project, “Women on the move: meet some of the women who migrated recently, risking everything”, National Geographic, 14 gennaio 2021, https://www.nationalgeographic.com/magazine/2021/02/meet-some-of-the-millions-of-women-who-migrated-recently-risking-everything-feature/?fbclid=IwAR0L09g9BT461OIJqX8wWGG7g-o6GuatBf4GMH_LEE-WDmeFx69MxFRlyi0/

[3] Fitzsimons, T., “Trump proposal threaten LGBTQ asylum-seekers’ hope for refuge in U.S.”, NBC News, 20 agosto 2020, https://www.nbcnews.com/feature/nbc-out/trump-proposals-threaten-lgbtq-asylum-seekers-hopes-refuge-u-s-n1236736

[4] De la Luz, C., Ponchner, D., López, M., Román, V., “Transgender in Latin America: Unfolded from Otherness”, El Universal, 28 ottobre 2019, https://interactivo.eluniversal.com.mx/2019/transgenero-transfronterizo/index-english.html

[5] Ibid.

[6] Transgender Law Center, “Report on Human Rights Conditions of Transgender Women in Mexico”, Cornell University Law School LGBT Clinic, maggio 2016, p.12

[7] France 24, “Costa Rica passes decrees boosting LGBT rights”, France 24, 21 dicembre 2018, https://www.france24.com/en/20181221-costa-rica-passes-decrees-boosting-lgbt-rights

[8] Almendral, A., The Everyday Project, “Women on the move: meet some of the women who migrated recently, risking everything”, National Geographic, 14 gennaio 2021, https://www.nationalgeographic.com/magazine/2021/02/meet-some-of-the-millions-of-women-who-migrated-recently-risking-everything-feature/?fbclid=IwAR0L09g9BT461OIJqX8wWGG7g-o6GuatBf4GM

[9] Bochenek, M., G., “US: Family Separation Harming Children, Families”, Human Rights Watch, 11 luglio 2019, https://www.hrw.org/news/2019/07/11/us-family-separation-harming-children-families

[10] Humans Right Watch, “ Q&A: Trump Administration’s ‘Remain in Mexico Program’”, Human Rights Watch, 29 gennaio 2020, https://www.hrw.org/news/2020/01/29/qa-trump-administrations-remain-mexico-program

[11] Clark, D., e Ainsley, J., “Biden Signs Immigration Executive Orders to Address ‘Moral Failing’ of Trump’s Policies”, NBC News, 2 febbraio 2021, https://www.nbcnews.com/politics/immigration/biden-sign-executive-orders-immigration-including-family-reunification-n1256431 

[12] Almendral, A., The Everyday Project, “Women on the move: meet some of the women who migrated recently, risking everything”, National Geographic, 14 gennaio 2021, https://www.nationalgeographic.com/magazine/2021/02/meet-some-of-the-millions-of-women-who-migrated-recently-risking-everything-feature/?fbclid=IwAR0L09g9BT461OIJqX8wWGG7g-o6GuatBf4GM

[13] Almendral, A., Villasana, D., “What’s Next for These Transgender Asylum Seekers Stranded in Mexico”, National Geographic, 3 febbraio 2021 https://www.nationalgeographic.com/history/2021/02/what-next-for-transgender-asylum-seekers-stranded-mexico/

[14] Gruberg, S., “ICE’s Rejection of Its Own Rules Is Placing LGBT Immigrants at Severe Risk of Sexual Abuse”, Center for American Progress, 30 maggio 2018, https://www.americanprogress.org/issues/lgbtq-rights/news/2018/05/30/451294/ices-rejection-rules-placing-lgbt-immigrants-severe-risk-sexual-abuse/

[15] Ibid.

[16] Khokha, S., McIntyre, E.,S., “‘A Butterfly With My Wings Cut Off’: A Transgender Asylum Seeker’s Quest to Come to California”, KPBS, 29 dicembre 2020, https://www.kpbs.org/news/2020/dec/29/transgender-asylum-seekers-quest-california/

[17] Cobb, J.,S., Moreno, E., Aquino, M., “Transgender People Face Discrimination, Violence Amid Latin American Quarantines”,5 maggio 2020, Reuters https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-latam-lgbt-idUSKBN22H2PT

[18] González Cabrera, C., “Panama’s Gender-Based Quarantine Ensnares Trans Woman”, 2 aprile 2020, Human Rights Watch https://www.hrw.org/news/2020/04/02/panamas-gender-based-quarantine-ensnares-trans-woman

[19] Cobb, J.,S., Moreno, E., Aquino, M., “Transgender People Face Discrimination, Violence Amid Latin American Quarantines”,5 maggio 2020, Reuters https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-latam-lgbt-idUSKBN22H2PT


Foto copertina: Immagine web

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