La maggior parte della società israeliana condanna la brutalità dell’invasione russa. Israele è attivamente coinvolto nello sforzo di aiuto per gli ucraini e il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha cercato di svolgere il ruolo di mediatore e di mantenere la neutralità. Si è rifiutato di vendere armi a Kiev o di aderire alle sanzioni anti-russe, e le sue dichiarazioni sono state accuratamente elaborate per sostenere l’Ucraina senza riferirsi esplicitamente alla Russia. Ma questo equilibrio è destinato a durare poco.
Il governo di Bennett ha menzionato più volte la necessità di trovare un equilibrio tra il sostegno all’Ucraina, la protezione delle comunità ebraiche in entrambi i paesi e il mantenimento delle truppe israeliane in Siria, tenendo saldi i legami con l’esercito russo. L’identità di Israele come paese democratico occidentale renderà più difficile per il governo seguire l’approccio ambiguo dei suoi vicini mediorientali.
Dopo che Mosca è intervenuta in Siria, la Russia è diventata rapidamente la potenza più dominante del paese. Di conseguenza, Israele è stato costretto a coordinare le sue attività con Mosca, che ritiene essenziali per impedire all’Iran di espandere la sua influenza o stabilire una presenza ai confini di Israele. Quest’ultima è spesso citata da vari funzionari israeliani come una delle ragioni più significative della posizione “sfumata” sulla Russia. In effetti, l’equilibrio di Israele è sempre stato al centro della sua politica estera quando era coinvolta la Russia. Durante gli anni 2000 c’era il timore che Mosca potesse fornire armamenti ai nemici di Israele e quando le relazioni di Netanyahu con Washington si sono inasprite durante l’amministrazione Obama, le sue visite a Putin sono diventate più frequenti.
Oggi Israele non è certo l’unico paese mediorientale che mantiene una qualche forma di neutralità nei confronti della Russia. In effetti, la sua posizione è più vicina a quella degli stati arabi del Golfo o dell’Egitto, che a quella degli Stati Uniti o dei paesi europei.
Negli ultimi anni, i partner filo-americani in Medio Oriente hanno migliorato le loro relazioni con Mosca e i leader arabi hanno accolto Putin nelle loro capitali per una maggiore cooperazione. I loro acquisti di armi russe sono aumentati e la loro dipendenza dal grano russo è cresciuta. Ma Israele, essendo un paese democratico che si vede parte del mondo occidentale, deve prendere una posizione diversa.
Una settimana dopo che le prime bombe russe furono sganciate sulle città ucraine, Bennett si recò a Mosca per incontrare Putin, a sottolineare quanto Israele fosse impegnato nel ruolo di mediatore. Da allora, secondo i funzionari israeliani, il Paese deve perseguire la “neutralità” tra Russia e Ucraina: sostengono che se Israele si unisse alle sanzioni occidentali e vendesse armi all’Ucraina, perderebbe lo status speciale con i russi. Ma dall’altra, il sostegno a Kiev permetterebbe ad Israele di ottenere un certo sostegno e legittimità in Occidente.
Tre settimane dopo, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di fronte ai membri della Knesset israeliana, Bennett sembrava aver spostato il suo appoggio verso Kiev. Ha insistito sul fatto che Israele sarebbe stato dalla parte dell’Ucraina, le avrebbe fornito armi e si sarebbe unito alle sanzioni internazionali contro la Russia. Poi, subito dopo il discorso di Zelensky, i media israeliani hanno comunicato che Bennett stava esaminando la possibilità di recarsi a Kiev per prendere parte ai negoziati. Ma alla fine, nessun viaggio è stato programmato.
Con il passare del tempo, le prospettive per la mediazione di Bennett appaiono sempre più discutibili e le argomentazioni di Israele a favore della neutralità cominciano ad indebolirsi. È difficile affermare che Israele stia proteggendo le comunità ebraiche quando gli ebrei ucraini muoiono negli attacchi russi. Se gli sforzi di mediazione di Israele continuano a non avere successo, la pressione sul governo israeliano per cambiare la sua posizione potrebbe crescere sia dall’interno che dall’esterno.
Israele ha iniziato ad allontanarsi dagli oligarchi russi, anche se questo significa dire addio alle loro ingenti donazioni. Israele non ha ancora aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia, ma le sue banche hanno temporaneamente congelato i beni dei cittadini russi.
Di conseguenza, la Russia è diventata più ostile nei confronti delle attività di Israele in Siria, e lo scorso 24 marzo l’ambasciatore russo in Siria ha avvertito che gli attacchi israeliani stanno “provocando” la reazione della Russia.
Di fronte a una rinnovata “insurrezione” di Israele, Putin potrebbe raddoppiare le politiche aggressive in Medio Oriente per consolidare i legami della Russia con i suoi alleati e riaffermare il suo ruolo globale e regionale. Oppure, potrebbe anche vendere armi ai nemici di Israele e contribuire a una corsa al nucleare nella regione.
Con il rapido sviluppo della situazione sul campo, la tradizionale posizione israeliana su Russia e Ucraina viene costantemente messa in discussione e, di conseguenza, cambia. Essendo un paese democratico e alleato degli Stati Uniti, Israele semplicemente non può permettersi di condurre le sue relazioni con la Russia come se nulla fosse.
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Foto copertina: Il governo di Bennett ha menzionato più volte la necessità per Israele di trovare un equilibrio tra il sostegno all’Ucraina, la protezione delle comunità ebraiche in entrambi i paesi e il mantenimento delle truppe israeliane in Siria, tenendo saldi i legami con l’esercito russo Ronen Zvulun / Getty