Il Summit NATO di Madrid


I membri della NATO si sono ritrovati a Madrid, a 40 anni dall’entrata della Spagna nell’alleanza, per il summit più importante degli ultimi tempi[1]. Oltre a riaffermare il pieno supporto all’Ucraina in seguito all’intervento di Zelensky e a marcare la maggiore importanza di deterrenza e difesa, sono state finalmente invitate Svezia e Finlandia ad unirsi all’alleanza atlantica ed è stato elaborato dopo 12 anni il nuovo Concetto Strategico dell’alleanza, il quale indica le linee guida per affrontare il prossimo decennio, declinando così il trattato di Washington nell’attuale contesto strategico.


Diversi posti sono stati aggiunti oltre ai 30 degli attuali Stati membri, dato che anche i capi di Stato e governo di Australia, Finlandia, Georgia, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Svezia si sono recati a Madrid, così come il presidente del Consiglio e della Commissione Europea.

Svezia e Finlandia

La porta dell’Alleanza Atlantica continua a rimanere aperta; sulla base dell’articolo 10 del trattato di Washington, infatti, la membership è aperta a tutti gli Stati europei che rispettino i principi liberal democratici e siano in grado di garantire la propria sicurezza e contribuire a quella dell’alleanza. Questi criteri, che rendono la Nato garante dell’ordine liberale e una comunità di sicurezza non ascritta in cui potenzialmente tutti gli Stati europei potrebbero entrare (compresa la Russia!), non si acquisiscono facilmente o velocemente di norma; tuttavia, Svezia e Finlandia ne sono già in possesso e ciò ha contribuito al loro rapido processo di adesione.
Dopo gli ingressi della Macedonia del Nord (2020) e del Montenegro (2017), sarà dunque la volta di Svezia e Finlandia: due ingressi che andranno a modificare significativamente l’architettura di sicurezza nel Baltico ed in Europa. Al Summit di Madrid è stato deciso di proseguire il processo di adesione; pertanto, verranno firmati il 5 luglio i Protocolli di Adesione dai capi di Stato e di governo degli Stati membri[2], e una volta che saranno ratificati dai parlamenti, Helsinki e Stoccolma potranno infine entrare nell’Alleanza. Sebbene il processo sia proceduto speditamente come mai prima d’ora, con le domande di adesione presentate appena a metà maggio e approvate al summit di Madrid, ora inizia il passaggio potenzialmente più lungo, dato che i parlamenti dei vari Stati hanno priorità e tempistiche diverse; comunque, gli alleati si sono dichiarati fiduciosi che le 30 ratifiche arriveranno il prima possibile[3].
A pagarne il prezzo saranno i curdi del PKK e YPG, infatti, la Turchia aveva già da maggio posto il proprio veto all’adesione dei due Stati, qualora alcune delle sue preoccupazioni di sicurezza non fossero state risolte. Le milizie curde erano già state abbandonate da Washington nel 2018, quando le truppe statunitensi vennero ritirate dal nord della Siria da Trump, mentre i curdi rimanevano fra “Scilla e Cariddi”, ovvero la Turchia di Erdoğan, la Siria di Assad e l’ISIS[4]. Ora invece sembrano destinati ad essere moneta di scambio per l’adesione dei due Stati alla NATO che il 27 giugno hanno firmato un memorandum con la Turchia, la quale ha poi sollevato il suo veto. Sulla base del memorandum Helsinki e Stoccolma, oltre a condannare il terrorismo, si sono impegnate a smettere di supportare il gruppo curdo dello YPG e il gruppo del FETO, accusato di essere dietro al colpo di Stato del 2016, oltre che a riconoscere il PKK come organizzazione terrorista (come lo identificano anche UE e USA[5]) e a porre fine all’embargo di armi verso Ankara[6]. Nessuna novità invece per quanto riguarda il reinserimento nel programma degli F35 e per il kit d’ammodernamento degli F16 statunitensi, che si presume essere stati sul tavolo dei negoziati[7].
La Russia, ovviamente, vive negativamente la notizia dato che due Stati storicamente neutrali e con cui condivide un confine di circa 1300 km entreranno nella Nato, rinforzandone le capacità difensive e modificando l’architettura di sicurezza baltica ed europea; infatti già precedentemente Putin aveva avvisato i due Stati di non entrare nell’alleanza, mentre ha poi dichiarato l’invito come una mossa destabilizzante e intimato di non schierare o installare infrastrutture militari Nato nei territori dei due Stati, poiché ciò costringerebbe il Cremlino a restaurare l’equilibrio militare rafforzando le sue difese nella regione (potenzialmente schierando armi atomiche)[8]: conseguenze che ben mostrerebbero il “dilemma della sicurezza”. 

New Strategic Concept

È Stato inoltre pubblicato il nuovo Concetto Strategico, che guiderà l’alleanza atlantica nel prossimo decennio come una bussola. Il documento, secondo per importanza solo al Trattato di Washington, adatta il trattato istitutivo ai nuovi contesti strategici in evoluzione e risente fortemente dell’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio, sebbene la scrittura del Concetto Strategico vada avanti da un anno.
In appena 10 pagine il Concetto Strategico riafferma l’unità, i valori e la mutua difesa dell’alleanza, delinea il nuovo ambiente strategico, profondamente diverso dal 2010 quando il precedente Concetto venne pubblicato, e individua le priorità e gli obiettivi principali dell’Alleanza.
La Russia occupa ovviamente il posto principale nel documento, tornando ad essere la principale priorità e minaccia diretta per l’alleanza, capace di destabilizzarla non solo ad Est, ma anche a Sud (area MENA e Sahel) e a Nord (Artico); un mutamento considerevole dal 2010, quando era considerata come partner strategico. Pertanto, è riaffermata l’importanza della difesa collettiva, insita nell’art 5 del trattato di Washington, e della deterrenza, da assicurare tramite capacità convenzionali, missilistiche ed anche con il potere nucleare (ammettendo però che l’attuale utilizzo è un’ipotesi estremamente remota); c’è stato dunque uno spostamento fondamentale verso difesa e deterrenza, tuttavia il dialogo con il Cremlino non viene escluso, in quanto utile per prevenire escalation, aumentare la trasparenza e gestire i rischi[9]. Inoltre, la difesa passerà da “leggera” ad “avanzata”, con maggiori capacità militari dispiegate sul fronte orientale, equipaggiamento già posizionato e uno stato di allerta delle forze Nato di 300’000 truppe pronte all’azione e ad essere dispiegate rapidamente[10]; un numero eccezionale considerando che attualmente sono dispiegate circa 40’000 unità Nato sul fronte orientale[11] e le 100’000 statunitensi in Europa[12].
Sebbene rimangano 3 gli obiettivi principali della NATO: difesa collettiva, crisis management e sicurezza cooperativa, il primo è primus inter pares, e gli è data molta più importanza e spazio, mentre gli altri due appaiono significativamente ridotti – soprattutto il crisis management – ma comunque rilevanti. Il terrorismo rimane d’altro canto la principale minaccia asimmetrica per la Nato (l’unica per cui è stato invocato l’articolo 5) e contrastarlo risulta fondamentale per la difesa collettiva e utile per tutti gli obiettivi dell’alleanza.
La definizione della Cina era molto attesa e non scontata, dato che non era nominata neppure una volta nel Concetto Strategico precedente, la sua imponente crescita e la presenza al summit di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Le è stato dato spazio in chiave negativa e alla fine è stata definita come una sfida e non una minaccia, le cui ambizioni e politiche coercitive sfidano i valori, interessi e la sicurezza dei paesi occidentali, identificando i rischi che pone per l’alleanza e il legame stretto di partnership strategica con la Russia. L’essere considerata una sfida e non una minaccia è una sfumatura importante e significativa, dato che così non viene messa sullo stesso piano della Russia; inoltre è da notare come gran parte delle minacce discendano principalmente da Pechino e Mosca piuttosto che essere a sé stanti come il terrorismo e il cambiamento climatico (“sfida determinante del nostro tempo” e “moltiplicatore di minacce”).
A cyber e allo spazio è stata data particolare rilevanza, infatti d’ora in poi cyber-attachi e operazioni ostili dallo spazio potranno raggiungere il livello di attacco armato e quindi innescare l’art. 5 e la clausola di mutua difesa[13]. Questi due domini vengono inoltre visti in maniera integrata con i domini terrestre, navale e aereo, in termini operativi e in investimenti in tecnologia per mantenere il vantaggio dell’alleanza nelle tecnologie emergenti[14]. Per quanto riguarda i teatri regionali, l’Indopacifico ruba importanza al fianco sud, che sembra non essere più una priorità dato che è a malapena menzionato; mentre per l’indopacifico sono rilanciati il dialogo e la cooperazione con i partner e la trasparenza con Pechino.
Infine, viene riaffermata la politica della porta aperta e l’importanza dei partner (specialmente dei Balcani occidentali, del Mar Nero e dell’Indopacifico) e degli Stati che aspirano ad entrare nella NATO, la cui sicurezza rimane importante e che vengono appoggiati e supportati, ma non gli viene estesa la garanzia di sicurezza. l’Unione Europea rimane un partner unico, essenziale e strategico per l’alleanza, i cui sforzi per la difesa sono apprezzati anche per la vitalità dell’alleanza, qualora siano complementari e interoperabili con la Nato[15], ovvero soddisfino le 3D: No duplicazione di sforzi e capacità, No disaccoppiamento e No discriminazione dei membri della Nato che non sono nell’UE e viceversa.


Note

[1] “2022 NATO Summit”, Nato website, disponibile a: https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_196144.htm
[2] “The allies will sign Sweden and Finland’s NATO accession protocol on Tuesday”, europeworldnews, disponibile a: https://www.europeworldnews.com/the-allies-will-sign-sweden-and-finlands-nato-accession-protocol-on-tuesday/ [3] Press conference by NATO Secretary General Jens Stoltenberg following the meeting of the North Atlantic Council at the level of Heads of State and Government (2022 NATO Summit), disponibile a: https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_197288.htm
[4] Guney Yildiz, “US withdrawal from Syria leaves Kurds backed into a corner”, BBC, 20 dicembre 2018 https://www.bbc.com/news/world-middle-east-46639073
[5] “Why did Turkey lift its veto on Finland and Sweden joining NATO?”, Al Jazeera, 29 giugno 2022, disponibile a: https://www.aljazeera.com/news/2022/6/29/why-did-turkey-lift-its-veto-on-finland-sweden-joining-nato-explainer
[6] “Trilateral memorandum between Türkiye, Finland and Sweden”, disponibile a: https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_197342.htm?selectedLocale=en
[7] “Why did Turkey lift its veto on Finland and Sweden joining NATO?”, Al Jazeera, 29 giugno 2022, disponibile a: https://www.aljazeera.com/news/2022/6/29/why-did-turkey-lift-its-veto-on-finland-sweden-joining-nato-explainer [8] “Putin issues fresh warning to Finland and Sweden on installing Nato infrastructure”, The Guardian, 29 giugno 2022, disponibile a: https://www.theguardian.com/world/2022/jun/29/russia-condemns-nato-invitation-finland-sweden
[9] NATO, 2022 Strategic Concept.
[10] A. Marrone, Perché il vertice Nato di Madrid è storico”, IAI website, 30 giugno 2022, disponibile a: https://www.affarinternazionali.it/vertice-nato-madrid-decisioni-podcast/
[11] “NATO now has 40,000 soldiers on Europe’s border with Russia”, Euronews, 18 maggio 2022, disponibile a: https://www.euronews.com/my-europe/2022/05/18/nato-now-has-40-000-soldiers-on-europe-s-border-with-russia [12]“US to increase military forces across Europe, Joe Biden announces”, the Guardian, 29 giugno 2022, disponibile a: https://www.theguardian.com/us-news/2022/jun/29/us-to-increase-military-forces-across-europe-joe-biden-announces
[13] NATO, 2022 Strategic Concept.
[14] A. Marrone, op. cit.
[15] NATO 2022 Strategic Concept


Foto copertina: Il summit NATO di Madrid