Iran-Israele: le possibili implicazioni regionali


I recenti eventi, tra cui l’attacco aereo israeliano contro la sede del consolato iraniano in Siria e la ritorsione dell’Iran, hanno acuito le tensioni, predisponendo il terreno per un ulteriore escalation. La probabilità che il conflitto tra Iran e Israele si regionalizzi è alta, come elevate sono le potenziali ripercussioni a livello internazionale.


Dossier Iran
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A pochi giorni dal contrattacco iraniano a Israele, risulta prematuro e complicato esprimere un giudizio completo sulle possibili conseguenze che questo atto potrà avere, tuttavia è possibile intraprendere un’analisi più approfondita del quadro emergente.
L’attacco dell’Iran nei confronti di Israele nasce come risposta a una serie di operazioni militari condotte da quest’ultimo a partire dal dicembre 2023, le quali hanno preso di mira alti funzionari iraniani presenti in Siria. [1]
Una escalation culminata nel bombardamento del consolato iraniano a Damasco, avvenuto il 1° aprile scorso, che ha causato la morte di undici persone, tra cui il comandante delle operazioni in Siria del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) [2], l’organizzazione paramilitare responsabile della politica di sicurezza regionale dell’Iran. Se da un lato però la reazione dell’Iran non è giunta in modo inatteso, dall’altra inaspettata è stata la modalità che denota un cambiamento di strategia. Fin dall’inizio del conflitto, l’obiettivo dell’Iran sembrava essere quello di mantenere Israele sotto una pressione costante esercitata attraverso il lancio di strali volti a dimostrare un’offensiva pragmatica adottata da un Iran consapevole dei possibili effetti imprevedibili di una regionalizzazione del conflitto. Tuttavia, gli eventi del 13 aprile, in risposta all’attacco israeliano, hanno segnato un punto di svolta senza precedenti nell’attuale conflitto. Si è trattato infatti di una vigorosa risposta militare mirata a ristabilire parte della deterrenza persa, lanciata direttamente dal territorio iraniano e avvenuta senza coinvolgere Hezbollah o altri gruppi filo-Teheran. Tuttavia si è trattato più di un atto dovuto. Gli obiettivi dell’attacco dimostrano il carattere eclatante dell’azione, mirata a evitare l’escalation verso una guerra su vasta scala. Questo è evidenziato innanzitutto dal fatto che l’attacco iraniano era stato anticipato attraverso uno scambio di informazioni con gli Stati Uniti, la Turchia, la Giordania e l’Iraq. [3] Inoltre, si è evitato di attaccare obiettivi civili, anche al fine di discostarsi dal modus operandi di Israele a Gaza.
L’omissione di attacchi contro basi militari cruciali o luoghi sensibili, come Dimona, nota come «la fabbrica della bomba atomica di Israele»[4], sottolinea il tentativo dell’Iran di evitare una diretta escalation militare.
Questa cautela deriva dalla consapevolezza che l’Iran non sarebbe in grado di sostenere una guerra contro Israele. Inoltre altri fattori vanno considerati. Un conflitto totale comprometterebbe il vantaggio tattico ottenuto da Teheran e porterebbe inevitabilmente a una revisione della complessa rete di alleanze costruita nel tempo. È importante ricordare che, grazie ai suoi proxy, l’Iran esercita un notevole controllo sugli eventi nello Yemen, nel Libano, nella Siria e nell’Iraq.
Attraverso i suoi legami con gruppi proxy come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, nonché con gruppi filo-iraniani in Iraq e Siria, l’Iran rimane un attore chiave nel panorama del Medio Oriente. Inoltre, l’ulteriore escalation aggraverebbe la già precaria situazione economica dell’Iran, già sotto il peso delle sanzioni internazionali, e accentuerebbe anche le tensioni nella sfera sociale. Consapevole di questo, Teheran ha dichiarato conclusa l’azione di ritorsione in risposta all’attacco al suo compound diplomatico a Damasco. Tuttavia, il capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Mohammad Bagheri, ha avvertito sia Israele che gli Stati Uniti di astenersi dall’ulteriore provocazione dell’Iran [5], sottolineando che qualsiasi azione di risposta da parte di Israele incontrerebbe una reazione proporzionata, ma questa volta di portata devastante. [6] «Siamo pronti a usare un’arma che non abbiamo mai usato prima» ha dichiarato Abolfazl Amouei, portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del parlamento. [7] «Abbiamo piani per tutti gli scenari e agiremo con coraggio».[8]
La controffensiva Iraniana e gli attesi sviluppi stanno dunque mettendo in discussione il fragile equilibrio che aveva mantenuto l’intensità del conflitto regionale sotto soglia.
In una potenziale regionalizzazione del conflitto anche il Libano risulterebbe essere un attore chiave. Fino ad ora, il partito di Dio ha limitato il suo intervento a sporadici attacchi contro avamposti e insediamenti nelle vicinanze della Linea Blu. Hezbollah sembrava orientato verso una strategia di conflitto di posizione. Nonostante la retorica incendiaria nei due discorsi nazionali, l’organizzazione sembrava adottare una posizione pragmatica che si distanziava dall’idea di un coinvolgimento diretto nella guerra. Tuttavia, è plausibile che gli attuali sviluppi possano portare a un’escalation dei combattimenti. Va sottolineata la capacità di Hezbollah di colpire Israele lungo una vasta porzione di territorio, grazie alla sua posizione geografica strategica che gli consente di controllare un confine che si estende dalla costa del Mediterraneo fino alla valle dello Yarmuk, al confine con la Giordania.
Questo ruolo assume una rilevanza cruciale. Tuttavia, anche in questo caso un’espansione del conflitto potrebbe ridimensionare Hezbollah, e l’Iran perderebbe così il suo principale strumento di pressione contro Israele. Inoltre una guerra potrebbe avere pesanti conseguenze in un Libano già in profonda crisi economica, sociale e politica. In una eventuale espansione del conflitto è inoltre importante anche considerare l’influenza di altri alleati, come le milizie di Ansar Allah, che hanno già dimostrato di esercitare un’influenza significativa e sarebbero pronte ad un maggiore interventismo.

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Come evolverà il conflitto?

Da un lato, la questione potrebbe considerarsi chiusa da entrambe le parti. Teheran ha dimostrato la propria capacità deterrente, rafforzata dall’asse della resistenza. Dall’altro lato, Israele ha evidenziato comunque la sua superiorità militare, intercettando quasi tutti i droni e i missili balistici e da crociera. Tuttavia, diversa è la veduta di Netanyahu, che sta considerando un contrattacco. I potenziali obiettivi sono molteplici. Da anni, Israele ha mantenuto un obiettivo preciso, che durante l’ultima riunione del Gabinetto militare è stato rimesso in discussione: distruggere i laboratori per la progettazione della bomba atomica e radere al suolo tutte le strutture per l’arricchimento dell’uranio. [9]
Inoltre, le infrastrutture militari e industriali dei Pasdaran sono altri possibili bersagli su cui punta soprattutto l’estrema destra che caratterizza il governo di Netanyahu. Indipendentemente dall’obiettivo scelto, Israele promette che l’offensiva contro l’Iran avverrà nei tempi e nei modi opportuni, [10] sebbene l’esegesi di tali affermazioni risulti alquanto complessa.
Va sottolineato che un’azione contro Teheran potrebbe essere utilizzata per distogliere l’attenzione dai problemi interni ad Israele e da Gaza. Questo scenario potrebbe portare a un rafforzamento del potere di Netanyahu, scacciando l’ombra di elezioni anticipate richieste dall’opposizione. Inoltre, potrebbe rinsaldare un’alleanza occidentale. Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno già dimostrato il loro supporto non esitando a utilizzare la loro potenza aerea per difendere lo spazio aereo e il territorio israeliano da una rappresaglia che Israele stesso ha provocato. Un intervento che evidenzia ancora una volta i doppi standard occidentali. Tuttavia, al momento Biden ha sottolineato che gli Stati Uniti non parteciperanno a eventuali operazioni offensive contro l’Iran e l’Occidente chiede di evitare azioni che potrebbero portare a un’escalation. Paradossale risulta il fatto che per ottenere una maggiore pressione occidentale sia stato necessario l’intervento dell’Iran. È importante sottolineare che nel complesso si tratta di speculazioni e che, ad oggi, il quadro rimane complesso.


Note

[1] Reuters, Israeli airstrike in Syria kills senior Iranian Revolutionary Guards member, 26 Dicembre 2023, https://www.reuters.com/world/middle-east/israeli-air-strike-syria-kills-senior-iranian-revolutionary-guards-member-2023-12-25/
[2] The Guardian, Why Israel’s attack on Iranian consulate in Syria was a gamechanger, 14 Aprile 2024, https://www.theguardian.com/world/2024/apr/14/why-israel-attack-on-iranian-consulate-in-syria-was-a-gamechanger
[3]Reuters, Iran says it gave warning before attacking Israel. US says that’s not true, 15 Aprile 2024,  https://www.reuters.com/world/middle-east/iranian-notice-attack-may-have-dampened-escalation-risks-2024-04-14/
[4] Peacelink, Dentro Dimona, la fabbrica della bomba nucleare di Israele, https://www.peacelink.it/pace/a/4538.html
[5] Reuters, Iran’s military officials warn Israel and U.S. against retaliation, 14 Aprile 2024, https://www.reuters.com/world/middle-east/irans-military-officials-warn-israel-us-against-retaliation-2024-04-14/
[6] Ibidem.
[7] New York Post, Iran threatens to attack Israel with weapons it has ‘not used before’ as it gets military support from Russia, 15 Aprile 2024, https://nypost.com/2024/04/16/world-news/iran-threatens-to-attack-israel-with-weapons-it-has-not-used-before/
[8] Ibidem.
[9] Il Tempo, Israele, il piano per distruggere il programma atomico dell’Iran con le bombe “bunker buster”, 16 Aprile 2024, https://www.iltempo.it/esteri/2024/04/16/news/israele-iran-programma-bomba-atomica-nucleare-distruzione-bombe-buker-buster-39057767/ [10] Rai News, Israele: “Risponderemo all’attacco dell’Iran”. Teheran: “Pronti a dura reazione”, 16 Aprile 2024, https://www.rainews.it/maratona/2024/04/israele-allonu-condannate-liran-teheran-e-stata-autodifesa-non-vogliamo-la-guerra-8516e970-0ab5-407e-8ef5-1a8b4a645a34.html


Foto copertina: Bandiera Iran Fars News/AFP tramite Getty Images