Le prime reazioni di Pechino e i suoi interessi da preservare
Periodo turbolento per i confini della Repubblica Popolare Cinese (RPC), sembra che non ci sia pace per il Dragone. Ad agosto l’Afghanistan e ora il Kazakistan.[1] Se c’è una cosa che la Cina non tollera è l’instabilità, che questa si manifesti dentro i suoi confini o nei paesi vicini.
Il 7 gennaio Xi Jinping ha inviato un messaggio di supporto al Presidente kazako Tokayev in cui rendeva esplicita la sua opposizione a qualunque tentativo di destabilizzazione del Kazakistan. In particolare, lo sforzo da parte di attori esterni di istigare “rivoluzioni colorate”.[2] Un appoggio esplicito verso il presidente kazako che senza alcuno scrupolo accordava a sparare sulla folla.[3] Ormai è una storia ripetuta: se c’è un problema di instabilità che rischia di minare gli interessi cinesi, o meglio del PCC, le maniere forti non sono un problema (Tienanmen docet, ma non solo). Inoltre, è un modo per ricordare alla comunità internazionale che negli affari interni degli altri paesi Pechino non interferisce. Diamo quindi per assodato che la Cina ha degli interessi importanti nei confronti del Kazakistan.
Le caratteristiche del Kazakistan
Il paese è una ex-repubblica sovietica, infatti si ha una rilevante minoranza russa nel territorio e circa il 60% dei kazaki è sunnita, ovvero pratica il ramo prevalente dell’Islam. È un paese quindi a maggioranza musulmana, un fattore fondamentale nella storia delle relazioni Cina-Kazakistan.[4] Un altro elemento essenziale è la sua ricchezza di risorse minerarie, in particolare è il secondo produttore di petrolio nella Comunità degli Stati Indipendenti[5] (CSI) e ha anche importanti riserve di carbone e gas.[6]
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Gli interessi di Pechino
Prima di tutto il Kazakistan è un paese confinante e questa è già una motivazione sufficiente perché la Cina si interessi alla ex-repubblica sovietica. Diventa un motivo rilevante se osserviamo con quale parte della Cina il Kazakistan confina: lo Xinjiang. La regione cinese dove è presente un’importante minoranza musulmana, gli uiguri, che rivendica da anni l’indipendenza da Pechino. Il quadro generale è completo se teniamo a mente che la popolazione kazaka è per maggioranza musulmana e si distingue per la presenza di oltre 200 mila uiguri sul territorio.[7] Un numero che ha dato filo da torcere alle relazioni Cina-Kazakistan e che si è rivoltato per le repressioni portate avanti dal PCC nei confronti degli uiguri nello Xinjiang, di cui molti kazaki. I disordini di questi giorni sono una minaccia per il Dragone, potremmo azzardare che Pechino ha quasi il timore di un “effetto domino” sullo Xinjiang, una regione molto fragile, ma anche fondamentale strategicamente per la Belt and Road Initiative, ma non solo. Ci torniamo tra poco.
E visto che l’abbiamo nominata ora le dedichiamo un po’ di attenzione perché anche la Nuova Via della Seta gioca un ruolo nella questione kazaka. È proprio in un’università del Kazakistan che Xi Jinping ha per la prima volta nominato la Nuova Via della Seta. Da anni ormai la Cina investe nel paese e molti progetti sono destinati a concludersi negli anni a venire. Inoltre, Xi Jinping nel 2013 ha siglato un accordo che ha permesso di ottenere alla China National Petroleum l’8,3% delle quote per lo sfruttamento del giacimento petrolifero del Kashagan situato nel Mar Caspio, Kazakistan.[8]
Altro punto da non dimenticare: il gasdotto Cina-Asia Centrale. Inizia in Turkmenistan, Uzbekistan, passa dal Kazakistan e indovinate dove arriva? Esatto, nello Xinjiang. Aperto nel 2009 e poi ampliato in seguito, ha permesso alla Cina di esportare miliardi di metri cubi di gas naturale, principalmente dal Turkmenistan (maggiore fornitore di Pechino), ma anche dal Kazakistan.[9]
Conclusione
Nonostante il messaggio di supporto al Presidente kazako la Cina non interviene e lascia “campo libero” a Mosca e alle truppe del Csto[10]. Ciò che sia la Russia che la RPC sicuramente vogliono scongiurare è una democratizzazione del paese. Per Pechino la soluzione ottimale sarebbe un ritorno allo status antecedente alle proteste. La RPC non è una fan dei cambi di regime, soprattutto di quelli così vicini ai propri confini e così rilevanti strategicamente. Lo spettro di un contagio esiste, tante sono le fragilità interne alla Cina, è vicino nel tempo e nello spazio lo sgretolamento dell’URSS e i suoi pezzi ancora oggi fanno preoccupare il Dragone.
Note
[1] Per approfondire la questione in Kazakistan {https://www.opiniojuris.it/le-proteste-del-gas-scuotono-il-kazakistan/?utm_campaign=later-linkinbio-opinio.juris&utm_content=later23565451&utm_medium=social&utm_source=linkin.bio}.
[2] {https://theprint.in/world/china-opposes-any-attempt-to-destabilise-kazakhstan-says-president-xi-extends-support-to-tokayev/798125/}
[3]{https://www.instagram.com/p/CYdhyAKsHBC/?utm_source=ig_web_copy_link}.
[4] {https://www.ilpost.it/2013/07/16/cosa-kazakistan/}.
[5] è un’organizzazione internazionale composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche cui si aggiunge il Turkmenistan come membro associato
[6] {https://www.treccani.it/enciclopedia/kazakistan/}.
[7] {https://www.treccani.it/enciclopedia/kazakistan/}.
[8]{https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-asia-centrale-partnership-funzionali-19738}.
[9]{https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/05/12/pechino-si-avvicina-al-turkmenistan-ai-paesi-dellasia-centrale/}.
[10] Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva
Foto copertina: Il presidente kazako Kassym-Zhomart Tokayev e il presidente cinese Xi Jinping firmano documenti nella Grande Sala del Popolo a Pechino, Cina, 11 settembre 2019. EPA-EFE//ANDREA VERDELLi