La diplomazia vaccinale cinese


La nuova Health Silk Road di Pechino come tecnica di soft power.


La pandemia di Covid-19 è stata una devastante catastrofe per la salute pubblica in tutto il mondo. Tuttavia, per la Cina è stata un’opportunità geopolitica senza precedenti che ha assicurato non solo risultati strategici nella lotta contro il virus, ma anche nello scacchiere internazionale. Ad oggi, Pechino è il maggiore fornitore di vaccini dell’America Latina in quanto, soprattutto ad inizio crisi, sono arrivati nella zona quantità ingenti di dosi a differenza di quelle minime fornite dall’Occidente. In Venezuela nemmeno l’1% della popolazione aveva ricevuto il vaccino, un segnale chiaro di quanto l’assenza statunitense nell’area abbia inciso. Alcuni analisti definiscono la strategia cinese come health silk road, altri diplomazia vaccinale, alcuni medical diplomacy o China’s mask diplomacy. Tutti fanno riferimento ad una guerra fredda dal nuovo volto che non include solamente la commercializzazione di vaccini e dispositivi medici, ma anche una tattica di soft power[1]. Quest’intervento cinese nell’area latino-americana è stato lampante già quando, in accordo con la Conmebol, la multinazionale farmaceutica Sinovac, sponsor della 47esima Copa America, ha donato 50mila dosi di vaccino in modo tale da dare la possibilità di immunizzare il torneo[2]

Il vaccino cinese

A fine 2020 il governo cinese ha approvato l’uso del vaccino sviluppato da Sinopharm, l’azienda farmaceutica statale, dichiarandone un’efficacia del 79%, inferiore rispetto ai vaccini statunitensi Moderna e Pfizer (95%) e del russo Sputnik V (90%)[3]. A garantire una vasta commercializzazione del vaccino è stato il costo ridotto e la facile trasportabilità. Infatti, i trial clinici sono stati svolti fin da subito in Sud America, soprattutto in Brasile, Argentina, Cile e Messico, nel momento più critico dei contagi. La Cina ha approfittato di tale situazione per creare un ulteriore collegamento con il continente latino-americano nel tentativo di arginare l’emergenza ed emergere come principale fornitore. Secondo alcuni studiosi, la Cina si sarebbe addentrata anche in America Centrale attraverso i rifornimenti di vaccino, in particolare in Honduras, in cambio della rottura dei legami diplomatici con Taiwan. Tale strategia è stata utilizzata anche in Paraguay e in Brasile con lo scopo, però, di convincere quest’ultimo nell’appoggiare il progetto di rete 5G della Huawei[4]. Attraverso la collaborazione laboratorio-laboratorio, Sinovac e Butantan, un laboratorio di proprietà del governo nel potente stato di San Paolo, hanno firmato un accordo nel settembre 2020. Sinovac-Coronavac è stato il primo vaccino somministrato in Brasile ed è rimasto quello più inoculato nel Paese fino a luglio 2021[5].

Figura 1Fonte: https://www.wilsoncenter.org/vaccine-rollout-latinamerica-medical-diplomacy-and-great-power-competition

I paesi latino-americani non hanno potuto concedersi il lusso di rifiutare le forniture cinesi visto l’alto numero di casi. Finora, i risultati non sembrano essere stati particolarmente favorevoli per il vaccino Sinopharm, in quanto soltanto il 50,4% dei vaccinati parrebbe avere ricevuto una copertura efficace; tuttavia, la maggior parte dei vaccini cinesi hanno coperto la popolazione latino-americana nel primo periodo di emergenza. Secondo le parole dell’Ammiraglio Craig Faller, la Cina avrebbe voluto sconfiggere la politica statunitense “nel proprio cortile”.  Infatti, da parte del governo cinese sarebbe anche partita un’offerta di prestito per un valore di 1 miliardo di dollari, nel tentativo di aiutare altri stati del continente americano a rifornirsi di tutto il necessario per sconfiggere il COVID-19. In realtà questi aiuti mirerebbero a creare una base di sostegno a politiche cooperative tra la potenza asiatica e gli stati dell’America Latina. Tale supporto potrebbe non essere proficuo se si scoprisse che lo scopo reale sarebbe quello di ottenere accessi privilegiati a punti di snodo come il Canale di Panama, in diretta concorrenza con gli Stati Uniti. Tale mossa accentuerebbe ancora di più il campo di battaglia tra Beijing e Washington, in cui ogni mossa avviene nel contesto di una politica di potere[6].

Figura 2Fonte: https://www.wilsoncenter.org/vaccine-rollout-latin-america-medical-diplomacy-and-great-power-competition

La “Health Silk Road”

Questa diplomazia vaccinale cinese è in netto contrasto con il nazionalismo vaccinale dell’operazione Warp Speed degli Stati Uniti introdotta dall’ex Presidente Trump nel maggio 2020[7]. Si tratta, infatti, di una partnership pubblico-privata avviata dal governo degli Stati uniti per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini, terapie e sistemi diagnostici nel proprio territorio. Invece, il presidente Xi Jinping a maggio 2020 aveva annunciato all’Assemblea dell’Organizzazione mondale della Sanità (OMS) che non appena la Cina avrebbe raggiunto risultati convincenti con il proprio vaccino, lo avrebbe diffuso come bene pubblico globale[8].

Figura 3 Fonte: https://www.wilsoncenter.org/vaccine-rollout-latin-america-medical-diplomacy-and-great-power-competition

Ciò ha permesso a Paesi meno abbienti di avere accesso al farmaco. Dunque, se da un lato i vaccini più costosi ed efficaci sono stati acquistati dai Paesi più ricchi, dall’altra parte si è creato un vasto mercato parallelo per i paesi del sud del mondo volto ad estendere la supremazia cinese[9]. Il vaccino cinese svolgerebbe, dunque, almeno due funzioni “extra-sanitarie”: una spinta all’immagine di Pechino come potenza nel mondo e la capacità diplomatica della Cina[10]. Infatti, tale strategia ha permesso di instaurare nuovi rapporti, o rafforzarli, con i paesi latinoamericani per facilitare i processi di implementazione del progetto geopolitico Belt and Road Initiative, ora definito Health Silk Road[11]. La Cina aveva già messo in atto la sua prima mossa quando, a inizio pandemia, aveva lanciato la “diplomazia della mascherina”, distribuendo dispositivi medici (respiratori, mascherine ecc) con lo scopo di fronteggiare la pandemia. Si tratta quindi di un esercizio di soft power  per raggiungere nuovi mercati e, in particolar modo, stabilire relazioni di dipendenza nel lungo termine con altri paesi strategicamente scelti. Ciò rientra nella tattica del debt trap diplomacy per attirare deliberatamente i paesi attraverso progetti e prestiti internazionali con rendimenti apparentemente lucrativi a breve termine, ma in realtà intrappola questi stati in accordi di prestito persistenti e restrittivi della sovranità[12].

Il potere cinese in Sudamerica era, comunque, già preponderante grazie ai debiti che stati come Ecuador, Venezuela, Brasile e Argentina avevano contratto negli ultimi anni nei confronti del Dragone. Un caso piuttosto noto è quello dell’Ecuador, in cui gli scorsi anni l’ex presidente Rafael Correa aveva svenduto le materie prime del paese, concedendo alle multinazionali cinesi la possibilità di estrarre petrolio nel maggior parco nazionale, lo Yasuní. Tuttavia, il Venezuela è il paese dove Pechino esercita più pressioni, avendo da un decennio superato gli Stati Uniti come primo partner commerciale, gestendo e controllando non solo le nuove tecnologie ma anche i debiti del paese. La penetrazione è stata graduale, cominciando dai 60 miliardi di dollari che Pechino ha prestato alla dittatura di Nicolás Maduro anche per sostegno militare[13].

Secondo l’analisi proposta dall’Atlantic Council, la diplomazia legata ai vaccini contribuisce ad una discussione sui diversi modi in cui la Cina e gli Stati Uniti si impegnano nella regione. L’impegno cinese con i paesi latinoamericani si è concentrato in modo significativo nella diplomazia, nel commercio e negli investimenti nell’ultimo decennio. La Cina è il primo o il secondo più grande partner commerciale per molti paesi delle Americhe e una delle principali fonti di investimenti esteri diretti tra i suoi alleati. L’attuale strategia degli Stati Uniti nella regione, invece, riflette un nuovo senso di dispiegamento di strumenti diplomatici per promuovere la prosperità attraverso una più ampia collaborazione per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico e l’instabilità, alla migrazione e la corruzione. Nel complesso, la vicinanza della regione agli Stati Uniti permette una maggiore multidimensionalità nella relazione.

Le dinamiche statunitensi e cinesi nella regione latino-americana, durante la pandemia, non sono un evento unico. L’assistenza e la diplomazia vaccinale COVID-19 fanno parte di una tendenza più ampia nella relazione triangolare considerando le notevoli risorse naturali della regione Sud Americana. D’altra parte, dal punto di vista dei governi dell’America Latina, rafforzare le alleanze con partner considerevoli risulta essenziale essendo paesi colpiti in modo sproporzionato dalle circostanze globali, come il cambiamento climatico, le oscillazioni economiche dovute alla pandemia. I leader latino-americani cercheranno quindi di usare i rapporti USA-Cina a loro vantaggio, come lo è stato durante il primo periodo dell’emergenza sanitaria: i leader sudamericani si sono affidati agli aiuti cinesi in mancanza di una celere risposta statunitense. Anche se il supporto materiale degli Stati Uniti è stato limitato, o lento in alcuni casi, alla fine è stato comunque considerevole. La pandemia ha, dunque, evidenziato un tratto importante nelle relazioni USA-Cina-latino America: i governi regionali non vedono la Cina come un sostituto degli Stati Uniti, o viceversa, ma come una fonte aggiuntiva o alternativa di sostegno esterno.[14]


Note

[1] https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-05-19/china-s-covid-shots-give-beijing-soft-power-lever-around-the-world?srnd=premium-europe
[2] https://www.opiniojuris.it/incrementare-i-rapporti-tra-cina-e-sud-america-il-vaccino-cinese-sinovac-come-nuovo-sponsor-della-copa-america/
[3] https://www.nytimes.com/2021/09/29/world/americas/vaccines-latin-america.html
[4] https://thediplomat.com/2021/08/chinas-vaccine-diplomacy-in-latin-america/ ; https://www.nytimes.com/2021/03/15/world/americas/brazil-vaccine-china.html
[5] https://www.atlanticcouncil.org/in-depth-research-reports/report/us-china-vaccine-diplomacy-lessons-from-latin-america-and-the-caribbean/
[6] https://foreignpolicy.com/2021/06/11/vaccine-diplomacy-boosts-china-in-latin-america/
[7] https://www.youtube.com/watch?time_continue=11&v=c4nOCLDkkoQ&feature=emb_title
[8] https://www.politico.eu/article/chinese-vaccine-would-be-global-public-good-xi-says/
[9] https://ilbolive.unipd.it/it/news/lautorizzazione-sinopharm-diplomazia-vaccinale
[10] https://www.avvenire.it/mondo/pagine/cina-diplomazia-vaccini
[11] https://science.sciencemag.org/content/370/6522/1263
[12] https://thediplomat.com/2020/03/chinas-mask-diplomacy/; https://www.atlanticcouncil.org/in-depth-research-reports/report/us-china-vaccine-diplomacy-lessons-from-latin-america-and-the-caribbean/
[13] https://www.tempi.it/cina-sudamerica-vaccini-stati-uniti/
[14] https://www.atlanticcouncil.org/in-depth-research-reports/report/us-china-vaccine-diplomacy-lessons-from-latin-america-and-the-caribbean/


Foto copertina: A man works in the packaging facility of Chinese vaccine maker Sinovac Biotech, developing an experimental coronavirus disease (COVID-19) vaccine, in Beijing, China, Sept. 24, 2020.