La fine dell’inverno in Asia Centrale? Intervista ad Erika Fatland

Erika Fatland

La rivolta esplosa nella repubblica del Kazakistan sembra essere stata domata ma questo forte indicatore allarma soprattutto la vicina Federazione Russa. Ne parliamo con Erika Fatland, giornalista esperta di Asia Centrale.


 

In data 5 gennaio 2022, in Kazakistan, quella che era una serie di manifestazioni popolari nei confronti del rincaro dei prezzi del gas, a seguito della liberalizzazione del mercato di quest’ultimo[1], si è trasformata in una vera e propria rivolta violenta nei confronti del governo del paese e del suo presidente, Kassim-Jomart Tokayev.


A nulla è servita la decisione del presidente di sciogliere lo “storico” esecutivo e mediare il prezzo del Gpl.
L’annuncio del governo di un intervento per calmierare il prezzo del gas per sei mesi, in un paese in cui il Gpl è largamente usato come carburante per le auto non è bastato a placare gli animi e l’esecutivo si è dimesso subito dopo. Su richiesta del presidente Kassym-Jomart Tokayev, che ha

Mappa Kazakistan

definito i manifestanti “una banda di terroristi” e dichiarato che il Kazakistan è “sotto attacco” da parte di forze esterne, nel paese sono state dispiegate le forze del Collective Security Treaty Organization (Csto) l’alleanza militare che raggruppa nazioni ex sovietiche rimaste nell’orbita di Mosca.[2]
Decisivo nel ristabilire l’ordine è stato proprio l’intervento delle truppe del Cremlino che, come detto, su richiesta del presidente sono giunte celermente in loco per porre un freno all’esplosione di rivolte nel paese. L’intervento da parte delle truppe di Mosca sui presunti terroristi è stato quanto mai violento e sulla scia di questo modus operandi il presidente kazako ha apertamente dichiarato alle sue forze di sparare sui rivoltosi “senza preavviso” e “per uccidere”[3]; il bilancio delle vittime e delle rivolte in generale è stato pesante.
Le autorità hanno dato un primo bilancio dei morti, 26 “delinquenti” uccisi (oltre ai 18 uomini delle forze di sicurezza uccisi, due dei quali decapitati), un migliaio di feriti e 3700 arresti. Un bagno di sangue che forse, per la difficoltà di acquisire notizie, è anche peggiore.[4]
Sebbene l’intervento di Mosca sia stato quanto mai risolutivo la questione sorta in un punto sì strategico quale il Kazakhistan è ad oggi fonte di grande preoccupazione per il Cremlino. La Russia sin dallo scioglimento dell’Urss ha continuato a svolgere un ruolo non dichiarato di gendarme nella zona e la sua influenza comprovata nei governi locali. A tal proposito, un colpo proprio all’influenza di Mosca è stato “inferto” con l’allontanamento del capo di governo Nursultan Nazarbaev, il “padre” della patria e grande alleato personale di Putin[5].
È soprattutto il Cremlino il più turbato e coinvolto dalla crisi kazaka. Altra rivolta a orologeria che in pochi nella Federazione Russa considerano spontanea. Sommossa esplosa a pochi giorni dall’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello statunitense Joe Biden per discutere le sorti dell’Ucraina e delle inquietudini securitarie di Mosca per i suoi confini occidentali minacciati dalla presenza dell’Alleanza Atlantica.[6]


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Gli eventi in Kazakhistan, le lotte di confine tra Tajikistan e Kirghizistan[7] dell’anno scorso, sono tutti indicatori di una zona del mondo che sta diventando sempre più “calda” e sottoposta a mire internazionali. Mosca e Pechino, i due grandi alleati-competitor nella regione temono che questi eventi siano destabilizzanti dell’intero ordine regionale e sebbene con interessi diversi temono che la destabilizzazione dell’area possa colpire duramente proprio le loro mire.
Che l’”inverno” sia finito in Asia Centrale in favore della primavera? Una domanda che non troverà una risposta nel breve periodo ma sulla quale possiamo fare un po’ più di luce grazie al prezioso contributo concesso da Erika Fatland, scrittrice e antropologa norvegese nonché esperta di Asia Centrale e autrice nel 2014 dell’opera Sovietistan (tradotto in italiano nel 2017), un diario di viaggio negli stati post-sovietici in Asia centrale. Un grazie speciale va alla dottoressa Celeste Luciano che ha reso possibile la realizzazione di questa intervista offrendomi il suo prezioso aiuto, prestandomi la sua voce e le sue abilità. Si ringrazia per la traduzione e per la trascrizione Daria Balestrieri e Kleitos Ypsarides.

Erika Fatland (Haugesund, 27 agosto 1983) è una scrittrice e antropologa norvegese.

L’intervista con Erika Fatland

Erika Fatland secondo lei i conflitti che hanno avuto luogo in Kazakistan sono un notevole indice di un malessere sociale ben più profondo della semplice questione di un aumento dei prezzi del gas. Questa condizione si è manifestata nella repubblica ex-sovietica più sviluppata e modernizzata dell’Asia centrale. Ritiene che le proteste siano fondamentali per compiere passi avanti verso la modernizzazione del Paese, in particolare in politica?

Due domande in una con due risposte molto diverse perché…Sì, le proteste sono state scatenate dall’economia come proteste e rivoluzioni lo sono spesso. È lo stesso anche per le Primavere Arabe e sono iniziate a Jañaözen e penso non sia stata una coincidenza in cui ho anche avuto proteste con un risultato molto violento nel 2011 e probabilmente le persone a Jañaözen sono ancora arrabbiate con il governo per il modo in cui lo hanno gestito. È stato sorprendente quanto velocemente si sia diffuso in tutto il Kazakistan e quanto velocemente le proteste abbiano iniziato a riguardare la politica e il cambio di regime, ovviamente è un’espressione per le persone stufe del governo, non penso che questo sia stato pianificato ovviamente, ma quando la situazione è iniziata quei sentimenti si sono risvegliati, è stato come una piccola scintilla che appicca il fuoco,  quindi c’era molta rabbia, sotto la superficie la gente è stata stufa del regime per molto tempo. Ho avuto un momento molto difficile quando ero in viaggio in Kazakistan per trovare qualcuno che ha effettivamente votato durante le elezioni perché tutti dicevano che non serviva  votare perché le elezioni non sono libere ed eque in ogni caso, e questo è corretto, non ci sono mai state elezioni libere in Kazakistan e ora quello che vediamo è come una nuova generazione che sta crescendo,  una generazione che non ha vissuto in Unione Sovietica, quindi hanno altre aspettative su come un paese dovrebbe essere governato perché è ancora, in Kazakistan, la vecchia élite sovietica che governa il paese, quindi i giovani vogliono un cambiamento. Ci sono così tante cose che hanno portato a quelle proteste e anche quando ero in viaggio in Kazakistan e ho chiesto alla gente cosa pensassero dell’Unione Sovietica quelli che potevano ricordarlo e la maggior parte delle persone con cui ho parlato dicevano che gli mancava l’Unione Sovietica e la ragione principale che mi davano era che durante l’Unione Sovietica le persone erano più uguali e quello che abbiamo oggi in Kazakistan è un società disuguale con poche persone molto molto ricche, e Nazarbayev con la sua famiglia è la più ricca e le persone che hanno governato il paese tra l’élite, una classe media e poi hai un sacco di gente che lotta per cavarsela e il Kazakistan come ho detto è un paese ricco ed è un paese di alta classe,  i prezzi sono quasi alti come in Norvegia, ma non è più un paese socialista, quindi molte persone stanno davvero lottando per tirare avanti. All’inizio era possibile essere ottimisti ma poi dopo, Tokayev, ha iniziato con la sua linea dura ordinando di sparare e uccidere i protestanti senza preavviso dopo aver chiamato i soldati russi della CSTO per aiutare a fermare le proteste. Non penso più che questo porterà a un cambio di regime, quello che vediamo accadere è che Tokayev coglie l’occasione per sbarazzarsi dei sostenitori di Nazarbayev e consolidare le persone intorno a sé.

Data la situazione, il presidente kazako non ha esitato a chiedere aiuto alle forze del Csto. In particolare, le truppe di Mosca sono arrivate sul posto assumendo un atteggiamento repressivo e violento nei confronti dei manifestanti. di conseguenza, questa linea di pensiero è stata ufficialmente adottata anche dallo stesso presidente kazako. è questa la vera chiave di volta delle dinamiche dell’Asia centrale? la protezione che Mosca offriva ai governanti dell’Asia centrale che temevano di non riuscire a tenere sotto controllo la situazione senza il filo del Cremlino?

Tutte le persone dell’Asia centrale che sono salite al potere nel sistema sovietico sono ancora al potere e molti di loro governano nel modo in cui hanno imparato a governare durante il sistema sovietico. Sono rimasta piuttosto sorpresa dal fatto che Tokayev abbia chiesto aiuto così rapidamente alla CSTO, questo non è successo in Bielorussia dove Lukashenko non ha mai chiesto aiuto a Mosca, quindi è la prima volta che alla CSTO viene chiesto di intervenire contro la popolazione in un paese CSTO il che è una situazione molto particolare. Come abbiamo detto la Russia non ha esitato a rispondere, ha risposto molto rapidamente, posso immaginare che ci sia un buon umore al Cremlino in questo momento, immagino che Putin debba essere molto felice della situazione perché questo darà alla Russia più influenza e potere in Kazakistan nel futuro a venire. Penso che ci siano due ragioni forse di più, ma almeno due ragioni per cui Tokayev ha chiesto alla CSTO di intervenire: una era che probabilmente aveva paura di non poter fermare le proteste da solo, c’erano alcuni segnali che le forze di sicurezza della polizia in alcune città del Kazakistan si rifiutavano di usare la forza contro i manifestanti, quindi forse non si fidava della lealtà delle sue stesse forze armate e in secondo luogo il Kazakistan è un paese speciale quando si guarda alla Russia nella regione dell’Asia Centrale, voglio dire che ci sono state proteste, ci sono state rivoluzioni in Kirghizistan ma il Kirghizistan non è un paese importante, il Kirghizistan è un piccolo paese, è un paese povero non ha un confine con la Russia, quindi non è così importante quello che sta succedendo in Kirghizistan, in Kazakistan che è una storia totalmente diversa, ha il confine più lungo con la Russia di tutti i paesi del mondo. Ha ancora una popolazione russa abbastanza grande del 20%, è un paese molto ricco, minerali, gas, petrolio, ha persino una base per il lancio di missili, Baikonur, di proprietà russa, all’interno del paese, quindi per il regime kazako è sempre stato importante mantenere un equilibrio con Mosca e mantenere un buon rapporto con loro, perché non possono difendere militarmente il confine da soli,  non hanno altri alleati militari che la CSTO in Russia. Quindi forse uno dei motivi per chiedere aiuto era quello di prendere il controllo, invece di aspettare che la situazione andasse fuori controllo e chissà come avrebbe reagito la Russia allora.

Erika Fatland se le proteste esplodessero in altri stati dell’area (magari preludio di “Primavere centro-asiatiche”), sarebbero in grado di compromettere la stabilità interna della vicina Federazione Russa?

Bene…La Russia considera ancora le repubbliche ex-sovietiche come il suo cortile, interferendo quando sentono di doverlo fare, ma il Kazakistan dell’Asia Centrale è molto diverso dalla Georgia per esempio o dall’Ucraina, in generale il loro rapporto con l’Asia Centrale è stato abbastanza buono e soprattutto con il Kazakistan, come ho detto, perché il Kazakistan deve avere un buon rapporto e si possono dire molte cose su Nazarbayev,  era un dittatore, quando è stato rieletto con il 98% dei voti, penso che il termine corretto sia dittatore, ma era bravo a mantenere la stabilità, bravo a mantenere relazioni stabili con la Russia e bravo a mantenere relazioni stabili tra gruppi etnici all’interno del paese. Come ho già detto, ci sono il 20% di russi in Kazakistan e molte altre nazionalità, il regime è riuscito a tenere sotto controllo tutte le tensioni etniche e le tensioni etniche sono qualcosa che potrebbe aumentare in Kazakistan poiché i dati demografici stanno cambiando, abbiamo visto violenza etnica in Kirghizistan e ora hanno un presidente molto nazionalista, Japarov che è molto kirghiso e nazionalista, un Donald Trump dell’Asia Centrale. Ci sono state violenze in Tagikistan, ci sono tensioni ricorrenti nel Pamir e l’anno scorso ci sono state tensioni di conflitto tra Tagikistan e Kirghizistan; quindi, penso che ci siano molti potenziali conflitti nella regione per lo più etnici, ma penso che il paese più importante per la Russia per mantenere stabile sia il Kazakistan.

L’anno scorso, le repubbliche di Tagikistan e Kirghizistan si sono confrontate alla frontiera per il controllo delle falde acquifere e dei generatori idroelettrici. una situazione grave e piena eredità del periodo sovietico. al giorno d’oggi il ruolo di ascia da battaglia svolto nella zona dal governo russo sembra essere confermato in più occasioni, ma la soluzione chiave a questi problemi potrebbe vedere la Cina e i suoi investimenti nell’area come il principale partner nel lungo periodo. Erika Fatland secondo lei la Cina potrebbe rendere inutile il ruolo di poliziotto non scritto svolto finora dalla Federazione Russa?

Bene…È difficile prevedere il futuro, penso che per la situazione attuale no, la Cina sta diventando sempre più importante economicamente in Asia centrale e anche la Cina proprio come la Russia considera l’Asia centrale come il suo cortile, in realtà il mio libro “Sovietistan” stava per essere pubblicato in Cina da un editore a Pechino e poi hanno concluso che era troppo sensibile per loro pubblicare un libro sull’Asia Centrale,  il libro è stato pubblicato in Russia, quindi questo dice qualcosa su come anche la Cina vede questa regione come il suo cortile di casa, ma più economicamente direi, la Cina è un imperialista economico quindi stanno comprando paesi, comprando beni, comprandosi potere, ma per ora non sono stati coinvolti molto militarmente, se ricordo bene ora ci sono alcuni pattugliamenti di frontiera cinesi in Tagikistan al confine con l’Afghanistan. Non sono molto sorpresa che la Cina sostenga il regime del Kazakistan nel conflitto in corso, è la politica in generale della Cina lasciare che i paesi affrontino i propri conflitti come loro stessi preferiscono fare senza alcuna interferenza. Tokayev è uno specialista della Cina e parla cinese, quindi ha un ottimo rapporto con la Cina e ora la Cina sta acquistando il 20% del suo gas dal Kazakistan; quindi, non solo la Cina è importante per l’economia kazaka e viceversa.

Erika Fatland Crede che gli eventi recenti potrebbero tradursi in un incidente isolato, o potrebbero provocare nuove insurrezioni nella zona?

Questa è una buona domanda, è difficile da dire perché quando ci sono state proteste negli altri paesi non sono state contagiose, ma come abbiamo visto in Kazakistan questo tipo di conflitti può sorgere e diventare vivo e diffondersi molto rapidamente, quindi chissà, credo che ci siano molte persone arrabbiate infelici in tutta l’Asia Centrale che sono stufe di essere governate dai vecchi governanti sovietici. Voglio dire che questo deve essere il caso del Tagikistan, così deve essere il caso del Turkmenistan, anche se finora non hanno permesso che le proteste sfuggissero al controllo in quanto è un paese estremamente controllato. Per il Kazakistan sarà molto interessante ora seguire la situazione, sembra che le proteste siano sotto controllo per ora ma, voglio dire, che hanno dovuto usare la forza estrema per fermare le proteste, quindi il regime ha dimostrato di essere disposto a fare molta strada, probabilmente vogliono anche dare l’esempio per il futuro di non andare in strada e protestare  “perché ti uccideremo”, ed è fondamentalmente quello che stanno dicendo, ma la rabbia che abbiamo visto dal Kazakistan negli ultimi giorni, voglio dire che la rabbia ora sta diventando più grande, quindi la situazione ora è stabile, ma penso che possiamo usare l’immagine di una pentola che bolle e basta mettere un coperchio in cima, ma poi la pressione sta aumentando e salendo dentro.


Note

[1] https://www.agi.it/estero/news/2022-01-05/protesta-dilaga-kazakistan-governo-dimette-15131318/
[2]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/kazakistan-al-bivio-32832
[3] https://www.youtube.com/watch?v=jF4OzojgC4A
[4] https://www.agi.it/estero/news/2022-01-06/kazakistan-decine-morti-truppe-russe-15144804/
[5] https://www.agi.it/estero/news/2022-01-05/protesta-dilaga-kazakistan-governo-dimette-15131318/
[6] https://www.limesonline.com/kazakistan-rivolta-intervento-militare-russia-morti-scenari-motivi/126348
[7] https://www.opiniojuris.it/squali-in-un-mare-di-polvere/


Foto copertina: Erika Fatland