I casi del Guatemala e del Brasile di Bolsonaro
L’onda protestante attraversa l’America Latina
Molteplici sono le forme con sui il protestantesimo si è sviluppato ed esteso in tutto il territorio dell’America Latina. Ciò è accaduto, dapprima, attraverso le storiche religioni protestanti (anglicanesimo, presbiterianesimo, metodismo e luteranesimo) arrivate sul territorio latinoamericano per tutto il 19° secolo e consolidatesi, dopo un secolo di crescita, fino a diventare molto presenti nel panorama religioso latinoamericano. Al loro fianco, i moderni movimenti pentecostali, che connotandosi per una componente molto più conservatrice e intollerante rispetto ai tradizionali protestanti, hanno dato vita ai movimenti neo – pentecostali. Scomponendo il mosaico complessivo è emerso che: la popolazione protestante totale è passata da appena 50 mila fedeli nel 1890 a 11,9 milioni nel 1978; tra 1980 e 1990, invece, il totale è più che raddoppiato, passando da 21 a 46 milioni. Sempre facendo riferimento ai dati ci è, inoltre, possibile ricomporre la geografia del fenomeno che vedrà: i paesi andini registrare la percentuale più bassa di protestanti (tra 1% e 8%) insieme al Messico (tra 2% e 5%); l’Argentina avere una considerevole popolazione protestante in termini assoluti, ma non come percentuale della popolazione totale (tra il 5% e il 7%). Molto più elevati saranno, al contrario, i dati relativi a Brasile, Cile e Centro America. In Brasile il 18% della popolazione è di religione protestante; in Cile, le cifre si aggirano attorno al 25%; mentre in Centro America, circa il 15% degli abitanti che popolano l’area che va dal Guatemala al Costa Rica si professa protestante.
La fase di maggiore espansione dell’ “onda protestante” tra la popolazione latinoamericana coincise con gli anni della Guerra fredda e, soprattutto, con l’epoca delle dittature militari. Sebbene esistessero differenze tra le varie e numerose comunità, i protestanti si contraddistinsero per il loro fervente anticomunismo, dimostrandosi pronti ad garantire sostegno e appoggio ai regimi militari in quel momento al potere. Intransigenti e contrari agli interventi progressisti, erano apertamente ostili e contrari al progressismo cattolico della Teologia della liberazione, ciò li portò dunque ad intrecciare i propri rapporti con le frange più conservatrici del mondo cattolico. Anche durante la fase più aspra e violenta, sebbene alcuni gruppi protestanti si unirono ai cattolici nel denunciare le violazioni dei diritti umani, molti di più scelsero di difendere i governi militari. Questi ultimi venivano intesi come un male minore, se paragonati al progressismo teologico, in grado di garantire la protezione della libertà di diffondere il Vangelo. Ma non solo, quando i diversi vescovi cattolici si rifiutarono di benedire la dittatura militare – come accadde, ad esempio, in Cile – eminenti evangelici si affrettarono a fornire al regime il proprio saldo sostegno. A questa legittimazione per i governi autoritari fece da contraltare la garanzia di un crescente accesso alle radio e alle televisioni, elemento che permetterà alle Chiese protestanti di accrescere ulteriormente le proprie “reti”, coinvolgendo sempre più fedeli[1].
Il saldo legame tra politica e Chiese evangeliche in Guatemala
Uno degli esempi più lampanti dell’espansione protestante, nonché della commistione tra religione e politica, è rappresentato dal Guatemala. Qui le comunità protestanti, a partire dagli anni ’80, hanno avuto un sempre maggiore peso, sociale e politico, all’interno della società guatemalteca. In questo senso, si registra un vertiginoso aumento delle conversioni tra 1980 e 1990 che coincide, non casualmente, con la grave crisi sociale che coinvolse il Guatemala, segnato dalla presa del potere del generale Ríos Montt. Durante la fase più dura e violenta del regime instaurato da Montt[2] – segnata: dallo scioglimento delle comunità cattoliche presenti negli insediamenti indigeni nella regione del Quiché; dall’uccisione indiscriminata di preti e catechisti da parte dei militari – le cappelle protestanti divennero un rifugio molto più sicuro rispetto alle chiese cattoliche. Mentre i cattolici correvano ai ripari dai colpi del machete, i protestanti, con l’appoggio e l’aiuto del governo, guadagnavano sempre più spazio e potere nelle zone assediate dalla guerra paramilitare. Nel 1982 – centenario dall’arrivo dei protestanti in Guatemala – in migliaia si riunirono per celebrare l’evento e ascoltare i sermoni del presidente Ríos Montt e di celebri personalità protestanti come Jorge Serrano Elías e Luis Palau. Il protestantesimo ha continuato a crescere fino al 1985 circa, poi ha esaurito le energie, ma ormai i protestanti costituivano già un terzo della popolazione totale del Guatemala[3].
L’ascesa e il consolidamento delle Chiese evangeliche in Brasile
Le origini delle prime Assemblee di Dio in Brasile risalgono alle prime comunità pentecostali arrivate nel Paese, dagli Stati Uniti, intorno al 1910. In poco tempo queste comunità sono riuscite a permeare tutto il territorio brasiliano, intensificando la propria campagna di evangelizzazione e coinvolgendo anche i cattolici più tradizionalisti. A partire dal nuovo millennio le comunità, sotto la guida di pastori sempre più accentratori, sono riuscite a raccogliere milioni di seguaci in tutto il territorio nazionale. Come si spiega questa rapida ascesa? Da un lato, si è registrato un progressivo “abbandono” delle aree più rurali, da parte della Chiesa cattolica. Mentre la popolazione rurale cresceva di misura, emergeva il vuoto sacerdotale all’interno delle parrocchie spianando la strada all’ascesa dei gruppi pentecostali. Dall’altro lato, si è rivelata essenziale la spettacolarizzazione della fede, caratteristica di alcuni gruppi. Grandi cori che esortavano i fedeli a convertirsi, predicatori che proclamavano le meraviglie di Dio, discorsi fortemente moralizzanti sul sesso e sul bere, guarigioni miracolose da malattie come cancro e AIDS, grida e canti della folla: quella era la religione tradotta nel linguaggio popolare, emotivo, spontaneo[5]. La principale, e più potente, comunità catalizzatrice è sicuramente quella della Igreja Universal do Reino de Deus (Iurd), fondata da Edir Macedo e dal cognato, Romildo Ribeiro Soares, nel 1977. La Iurd – oltre ad essere un’efficientissima macchina per raccogliere denaro -: controlla “Record”, la seconda catena televisiva del Brasile; può contare su circa 2 milioni di membri e oltre 6000 templi[6], e ha una sensibile influenza nel determinare gli orientamenti del cosiddetto “Blocco evangelicale” presente nel Congresso. Parallelamente, nel 1980 Romildo Ribeiro Soares ha fondato la Igreja Internacional da Graça de Deus, ulteriore chiaro esempio della forza economica delle Chiese evangeliche, in cui si prevede che tutti i fedeli versino il 10% dei propri guadagni[7].
Solide e ben inserite nella vita politica nazionale[8], le Chiese evangeliche, hanno registrato un ulteriore impulso a partire dalla vittoria di Jair Bolsonaro alle elezioni in Brasile del 2018. Primo presidente brasiliano a presentarsi al pubblico con un discorso apertamente pentecostale, la sua prima apparizione pubblica dopo la vittoria ha preso la forma di una preghiera evangelica guidata dal pastore Magno Malta e trasmessa in diretta nazionale sugli schermi televisivi. In quell’occasione, dopo aver posto il suo mandato sotto la supervisione divina, Bolsonaro ha ricordato lo slogan della sua campagna: “Il Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto”[9]. Con Bolsonaro gli evangelici hanno, pertanto, trovato un portavoce pronto a sostenere politicamente i loro obiettivi: «Bolsonaro pensa da cristiano: difende la famiglia tradizionale, è contrario all’aborto e all’ideologia di genere, è un candidato onesto. Dopo tutta la corruzione degli ultimi anni, questo è un fattore imparante»[10], dichiarava il pastore pentecostale Ulisses de Almeida.
Evento che ha suggellato la salda amicizia tra il leader religioso Macedo e il leader politico Bolsonaro, è stata l’intervista concessa a “Record”. Quattro giorni prima del primo turno del 2018, mentre gli altri candidati partecipavano al dibattito in diretta su “Globo” – il principale canale televisivo del Paese – Bolsonaro rilasciò un’intervista esclusiva e particolarmente accomodante su “Record”, strumento mediatico della Chiesa Universale. La sua retorica ultraconservatrice e suoi discorsi in aperta opposizione all’aborto, all’omosessualità, alla parità di genere e alla difesa dell’ambiente, sono stati poi ripresi da centinaia di pastori brasiliani e trasmessi in tutto il Brasile attraverso i canali televisivi, radio e web controllati dal gruppo “Record”. A questo si sono sommate, e si sommano tutt’oggi, le reti Whatsapp e Telegram, da tempo rodate e consolidate, sotto il controllo diretto di Macedo e offerte a Bolsonaro per diffondere i suoi messaggi. Ancora una volta, al grido di “Dio, patria e famiglia” i materiali e le fake news messe in circolazione tra queste reti – che raggiungono tanto le classi più povere quanto le classi medie – riprendono sempre la medesima retorica basata sulla paura del crollo dell’ordine costituito e della sicurezza e sulla minaccia alla “famiglia naturale”[11]. Ma non solo. Bolsonaro, all’interno della Igreja Universal do Reino de Deus ha potuto rintracciare quella traccia di militarismo e cameratismo tanto amata quando era stato ufficiale dell’esercito durante gli anni della dittatura. La Igreja Universal do Reino de Deus, infatti, prevede al suo interno l’esistenza di gruppi miliziani creati ad hoc e soprannominati “Gladiatori dell’altare”. I miliziani – che nel 2015, ad esempio, fecero irruzione nei parchi e nelle piazze di Puerto Alegre e Fortaleza – hanno il compito di “andare all’inferno a salvare anime”, sfoggiano uniformi verdi e pantaloni scuri e sono educati a tenere un assetto paramilitare. Si tratta di “soldati della fede” che hanno accompagnato ogni intervento o comizio pubblico di Bolsonaro, il cui slogan principale è: “Brasile al di sopra di tutto, Dio al di sopra di tutti”[12].
Da uno sguardo d’insieme è evidente come la forza d’urto e il potere mediatico dei diversi movimenti protestanti e pentecostali presenti in America Latina è ormai da tempo consolidata ed estesa geograficamente, così come la loro influenza socio – politica ed economica. Alla luce di ciò è dunque evidente quanto rappresentino, e rappresenteranno, una sfida sia l’intero mondo cattolico che per la politica internazionale.
Note
[1] {J. Lynch, Dios en el nuevo mundo, una historia religiosa de América Latina, Crítica, Barcelona, 2012, pp. 432-435}
[2] {Una volta salito al potere con un colpo di stato, Montt intraprese una lotta personale contro la sovversione guerrigliera e attuò una guerra implacabile e spietata contro la popolazione indigena. La sua crociata contro gli avamposti della guerriglia prese la forma di uccisioni indiscriminate sulle montagne e una campagna volta a “fare terra bruciata” attorno alle popolazioni limitrofe. Centinaia furono le stragi commesse e più di seicento furono le città ridotte in cenere; per un totale di circa settantamila persone uccise}
[3] {J. Lynch, Op. cit., pp. 435-436}
[4] {Incontro fra fedeli neopentecostali sostenitori di Bolsonaro, consultabile al link: https://nuso.org/articulo/los-evangelicos-y-el-hermano-bolsonaro/}
[5] {J. Lynch, Op. cit., pp. 438-439}
[6] {Tra questi spicca il Tempio di Salomone, sede principale della Iurd. Inaugurato nel 2014 a San Paolo alla presenza dell’allora presidente Rousseff, è esteso su un’area di 35 mila m² e rappresenta una copia esatta dell’antico Tempio di Salomone a Gerusalemme}
[7] {G. Veiga, “El día en que “Bolso-nazi” fue bautizado “Messías””, in Pagina 12, 8 ottobre 2018, consultabile al link: https://www.pagina12.com.ar/147320-el-dia-en-que-bolso-nazi-fue-bautizado-messias}
[8] {A partire dagli anni ’80 le comunità hanno consolidato il proprio potere politico favorendo politiche conservatrici. Hanno coltivato rapporti con i governi Cardoso e Rousseff, e utilizzato i media come piattaforme politiche}
[9] {L. Oualalou, “Los evangelicos y el hermano Bolsonaro”, Nueva Sociedad, n°280, marzo – aprile 2019, consultabile al link: https://nuso.org/articulo/los-evangelicos-y-el-hermano-bolsonaro/}
[10] {G. Veiga, Op. cit.}
[11] {L. Oualalou, Op. cit.}
[12] {G. Veiga, Op. cit.}
Foto copertina: Le Chiese evangeliche in America Latina, i casi del Guatemala e del Brasile di Bolsonaro