La Russia ha sempre cercato di giocare un ruolo attivo nella sua proiezione sui mari. Cosa avviene oggi?
I manuali che analizzano la storia delle relazioni internazionali sono sempre puntuali nello specificare, nel caso della Russia, l’importanza strategica nella politica estera della Russia del mare in tutte le sue accezioni, in particolare per i denominati “mari caldi”, ossia il Mediterraneo e l’Oceano Indiano. La storiografia risalta questo punto, andando ad analizzare l’impatto dell’approccio di questo tipo sulle scelte russe, sin dall’epoca di Pietro il Grande nel XVIII secolo. Sarebbe superfluo rivangare l’apporto che Pietro I ha avuto nella modernizzazione della Russia, sotto numerosi aspetti, ma è necessario ricordare come questo processo si sia verificato anche nel rapporto con la componente marina della Russia. Possiamo inquadrare proprio il XVIII secolo come l’inizio del tentativo di espansione russo costante verso i due specchi d’acqua sopra citati, comprendendo quanto ciò abbia significato un costante apporto verso la flotta e la potenza esercitata da essa, creando consuetudini militari ancora oggi presenti nelle logiche strategiche russe[1].
Al giorno d’oggi, nel 2024, riscontriamo all’interno dell’apparato militare russo un ruolo rilevante della marina, nonostante l’evoluzione dei conflitti sia andata in direzione differente, perorando la costruzione di droni[2] e favorendo sempre più questa componente. Ciò lo si dimostra con l’allocazione della maggioranza delle risorse previste dal GPV-2020 per la componente navale[3]. Inoltre, la Russia guarda sempre con estrema attenzione alla regione artica, la quale viene considerata come un’area di particolare interesse per i traffici commerciali globali, a causa dello scioglimento dei ghiacciai.
L’articolo si propone di analizzare queste tre componenti, inseribili in una fase di ampia rivalutazione della Marina in Russia dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991.
GPV-2020 e GPV-2027: tra ritardi e modernizzazione
Dopo gli anni Novanta e la “ritirata dal mondo” avvenuta per ovviare a necessari problemi interni – tra tutti l’inflazione e il default del 1998 – la Russia, durante gli anni del dominio putiniano, ha adoperato una retorica di grande potenza, facendo leva soprattutto sulla componente militare, definita come necessaria in quanto “se non si ha un esercito, non si ha uno Stato”[4]. Pertanto, il GPV (Programma Statale di Armamenti)[5] occupa un livello primario nella scala d’importanza per la strategia russa, in quanto corrisponde all’allocazione di risorse e ai progetti in ambito militare e di industria difensiva volti allo stimolo di quest’ultima e al rafforzamento della prima. I due piani – rispettivamente il GPV 2020 e il GPV 2027[6] – rispondono a questa agenda di modernizzazione, in particolar modo attraverso la costruzione di nuovi vascelli e l’ammodernamento di quelli più datati[7]. L’invasione russa dell’Ucraina ha modificato quelli che sono gli obiettivi del piano nel breve periodo, ma ha costituito in realtà uno slancio per quella che può essere definita come un’economia di guerra[8], orientata alla produzione di armamenti volti a sostenere lo sforzo bellico in atto. Entrambi i piani hanno destinato risorse simili – circa 20 trilioni di rubli[9] – i quali si differenziano in gran parte per la ripartizione delle quote dei finanziamenti. Il GPV-2020 è quello che ha sostenuto con circa il 25%[10] del totale dei fondi la marina militare, contribuendo alla costruzione e al rifacimento di numerosi vascelli di varia natura – come le Fregate classe Gorshkov e Grigorovich o le Corvette Gremiashchii e Steregushchii – le quali però hanno affrontato numerosi problemi e rallentamenti in fase d’opera a causa delle sanzioni dell’Unione Europea, a seguito dell’invasione dell’Ucraina – durante quest’ultima la marina militare ha dovuto affrontare un impiego massiccio e sistemico, adoperando azioni di bombardamento sul suolo ucraino dal Mar Nero, rischiando e subendo affondamenti[11] e danni elevatissimi – e, in ultima istanza, la consistente quota di corruzione (tra il 20 e il 40% dei fondi sono andati “persi”)[12] che non permette il funzionamento “a pieno regime” dell’industria bellica russa. Una componente centrale di entrambi i piani è occupata dai sottomarini, come quelli di classe Borei e Borei-II, lanciamissili balistici a propulsione nucleare, i quali costituiscono il perno su cui fa leva il ministro della difesa russo, implementando sempre di più i progetti per questi mezzi[13].
Il (meno) freddo Artico
Il teatro dell’Artico è uno di quelli meno noti nelle grandi narrazioni. Nonostante ciò, l’avanzare del riscaldamento globale oltre i limiti sta contribuendo al capovolgimento della logica dietro il grande mare ghiacciato e con esso il mondo. Difatti, l’osservabile scioglimento dei ghiacciai ha risollevato il dibattito circa una possibile percorrenza del Mar Glaciale Artico, in modo tale da implementare la Rotta del Mare del Nord tra quelle possibili per il commercio internazionale. La Northern Sea Route (NSR)[14] risulterebbe vantaggiosa per il passaggio delle merci dall’Estremo Oriente all’Europa in quanto si impiegherebbe circa 14 in meno rispetto al Southern Sea Route (SSN) comprendente il passaggio per il canale di Suez. Ciò ovviamente, a fronte di numerosi problemi di logistica, comunicazioni e ostacoli naturali non indifferenti, i quali non verranno affrontati in quest’articolo. L’interesse della Russia nell’Artico, pertanto, assume un significato ancora più grande. Con il documento “Principi di Base della Politica Statale della Federazione Russa nell’Artico fino al 2035”[15] il governo russo ha elencato precisamente i propri interessi e, consequenzialmente, le minacce che si frappongono tra la Russia e il raggiungimento degli obiettivi strategici. Nonostante la Federazione Russa appartenga al Consiglio Artico, essa si propone come una difensora dello status quo nella regione, in contrasto con chi vorrebbe una maggiore regolamentazione sul tema, complicando gli accordi in tal senso. L’esistenza di quelle che vengono definite come “incompiutezze” dei confini marittimi nell’Artico soggiacciono a questa logica assertiva e conservatrice. L’obiettivo di garantirsi maggiore spazio – quasi esclusivo – in un’ampia fascia del nord del globo è giustificato da questioni di natura strategica, in termini di approvvigionamento di risorse energetiche e di sicurezza militare. Il vantaggio competitivo della Russia nella regione è ampio, in particolar modo essa possiede da sola più navi rompighiaccio di tutta l’Alleanza Atlantica – 40[16] (di cui sei a propulsione nucleare) contro un numero di 23. Inoltre, i numeri della produzione di idrocarburi sorridono alla regione artica, in quanto circa l’80% del gas naturale estratto proviene da lì[17].
Le esercitazioni
Il pensiero attuale tende a riconoscere quello odierno come l’epoca della frammentazione e dell’insicurezza[18], in cui gli equilibri – ma io direi più i pesi – si spostano sulla bilancia, provocando fratture e crepe che hanno conseguenze dirette sulle popolazioni. Questa rottura, o disequilibrio, è testimoniato dal riallineamento delle alleanze strategiche tra i vari Paesi e la Russia non è da meno. In particolar modo, la marina militare dell’orso russo avanza nel già citato processo di modernizzazione anche attraverso le esercitazioni militari. In risalto è l’ultima operazione condotta nel settembre del 2024, l’esercitazione Okean[19] (ossia Ocean). Essa ricalca la falsa riga delle grandi esercitazioni sovietiche della fine degli anni ’80, ma rientra in un piano di esercitazioni quasi annualmente condotte dalla Russia – nonostante tra il 2022 e il 2023 operazioni di questo tipo non siano state condotte.
La caratteristica fondamentale è stata la partecipazione e la presenza della Cina in tale esercitazione, andando a costituire un rafforzamento delle relazioni militari. Nonostante ciò, è bene ricordare come i due giganti non siano costantemente in ottimi rapporti, derivante da una relazione asimmetrica – a netto vantaggio cinese – su questioni economiche e finanziarie[20], ma anche per una riproduzione massiva da parte della Cina di varie componenti militari russe[21].
Conclusioni
La Russia descrive una traiettoria ben precisa nei mari a lei più vicini, in particolare nell’Artico, ossia quella di una politica di potenza assertiva. Nel contesto delle tensioni con l’Occidente, la postura navale russa ha una duplice funzione. Da un lato, favorire una sempre più forte deterrenza marittima. Dall’altro, favorire una più presente presenza russa nei mari, cercando di ovviare alle sanzioni imposte dall’Occidente.
Note
[1] Tarvainen, E. (2024). RUSSIAN MARITIME THEORIES ON PAPER AND IN PRACTICE in Russia’s war against Ukraine Complexity of Contemporary Clausewitzian War. National Defence Security
[2] Minervini, A. (2024, 30 luglio). Droni: la triste realtà oltre lo schermo. Opinio Juris https://www.opiniojuris.it/opinio/droni-la-triste-realta-oltre-lo-schermo/
[3] Connolly, R., Senstad, C. (2018). Russian Rearmament. An assessment of Defense-Industrial performance in Problems of Post-Communism (vol. 65, n.3). Routledge
[4] Come dichiarato da Medvedev in un’intervista del 2016: “If we do not have effective armed forces we will simply have no country” in Medvedev, D. (2016, 9 dicembre) Conversation with Dmitry Medvedev: Interview with Five Television Channels. http://government.ru/en/news/20945/
[5] Connolly, R., Senstad, C. (2018). Russian Rearmament. An assessment of Defense-Industrial performance in Problems of Post-Communism (vol. 65, n.3). Routledge
[6] Connolly, R., Boulègue, M. (2018). Russia’s New State Armament Programme Implications for the Russian Armed Forces and Military Capabilities to 2027. Chatham House. https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/publications/research/2018-05-10-russia-state-armament-programme-connolly-boulegue-final.pdf
[7] Boccia, A. (2022). La politica della difesa russa nel XXI secolo: evoluzione e caratteristiche in IRIAD Review. Studi sulla pace e sui conflitti (n.3). IRIAD Review https://www.archiviodisarmo.it/view/JxXqpmMZHgb7DELlHS4d8JbxxIAAnoPS_zx0isZ8A6c/iriad-review-marzo-2022-def.pdf
[8] Borga, L. (2024, 11 ottobre). Mosca: macchina bellica oltre i limiti. ISPI https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/mosca-macchina-bellica-oltre-i-limiti-186969
[9] Luzin, P. (2018, 18 aprile). Russia’s GPV-2027 State Arms Programme. Riddle https://ridl.io/wp-content//uploads/pdf/553/russias-gpv-2027-state-arms-programme.pdf
[10] Connolly, R., Boulègue, M. (2018). Russia’s New State Armament Programme Implications for the Russian Armed Forces and Military Capabilities to 2027. Chatham House. https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/publications/research/2018-05-10-russia-state-armament-programme-connolly-boulegue-final.pdf
[11] Vazquez, G. (2023, 11 ottobre). Russia’s Bloodied Navy Remains a Threat. CEPA https://cepa.org/article/russias-bloodied-navy-remains-a-threat/
[12] Connolly, R., Senstad, C. (2018). Russian Rearmament. An assessment of Defense-Industrial performance in Problems of Post-Communism (vol. 65, n.3). Routledge
[13] Ministry of Defence of Russian Federation (2024, 25 settembre). 4th-gen nuclear submarines Emperor Aleksandr III and Krasnoyarsk enter service with Pacific Fleet Submarine Force. Ministry of Defence of Russian Federation https://eng.mil.ru/en/structure/forces/navy/news/more.htm?id=12530512@egNews
[14] Van den Bossche et al. (2019, 17 aprile). Prospects and impacts of commercial navigation along the Northern Sea Route. ECORYS https://www.itf-oecd.org/sites/default/files/docs/northern-sea-route-bossche.pdf
[15] Di seguito il documento completo: http://www.scrf.gov.ru/media/files/file/W5JeWAnrAyplMIMHXFRXEmQwLOUfoesZ.pdf
[16] Ailyev, N. (2022, 23 settembre). Russia’s Icebreakers, North Sea Route, and Invasion of Ukraine. PONARS EURASIA https://www.ponarseurasia.org/russias-icebreakers-north-sea-route-and-invasion-of-ukraine/
[17] Vacca, A. (2024, 8 ottobre). Corsa all’Artico: la cooperazione tra Russia e Cina e le sfide per la NATO. IARI https://iari.site/2024/10/08/corsa-allartico-la-cooperazione-tra-russia-e-cina-e-le-sfide-per-la-nato/
[18] Il libro “L’Europa nell’età dell’insicurezza” recentemente pubblicato da ISPI è emblematico di questo pensiero
[19] Bott, C. (2024). Okean Returns: A Battered Russian Navy Brings Back a Soviet-Era Exercise. U.S. Naval Institute https://www.usni.org/magazines/proceedings/2024/october/okean-returns-battered-russian-navy-brings-back-soviet-era
[20] Kostantinovsky, A. (2024, 27 settembre). China-Russia relations: September 2024. Council on Foreign Relations https://www.cfr.org/article/china-russia-relations-september-2024
[21] Osservatorio Russia (2024, 27 settembre). Quanto è profonda la cooperazione militare sino-russa. Osservatorio Russia https://www.osservatoriorussia.com/2024/09/27/quanto-e-profonda-la-cooperazione-militare-sino-russa/
Foto copertina: La Russia punta allo sbocco sul mare