La Cina ricopre un ruolo decisivo nella ricostruzione post conflitto irachena, rafforzato da un recente accordo bilaterale “petrolio per ricostruzione”.
La Cina si è imposta come il primo partner commerciale per l’Iraq che, a sua volta, rappresenta il terzo fornitore di petrolio al mercato cinese, dopo Arabia Saudita e Russia.
Nel 2015, i due Paesi hanno instaurato una partnership strategica, raggiunta attraverso vari accordi, base solida per sviluppi successivi delle relazioni bilaterali, in ambito energetico, delle infrastrutture e della sicurezza. [1]
Nell’aprile del 2019, il vice ministro per le relazioni esterne del Partito comunista cinese, Lee Joon, ha espresso la disponibilità cinese a contribuire alla ricostruzione del Paese a seguito del conflitto con lo Stato Islamico, [2] mentre, qualche mese più tardi, l’allora primo ministro iracheno, Adel Abdul Mahdi, definì la sua visita in Cina “un salto quantico” per le relazioni sino-irachene.[3][4] Queste ultime hanno vissuto fasi di fortuna alterne, anche dovute alle mutanti condizioni interne ed internazionali.
Relazioni Cina-Iraq, una retrospettiva storica
Le relazioni Tra Cina e Iraq furono stabilite nel 1958 dopo il colpo di stato che ha abolito la monarchia Hashemita guidata da Fayṣal II ed instaurato una repubblica socialista ispirata dalla dottrina del partito Partito Ba’th[5].
In questa fase, le relazioni erano guidate principalmente dall’ideologia e dal supporto alla rivoluzione.
Con l’ascesa di Deng Xiaoping, negli anni Settanta, la Repubblica Popolare Cinese adottò un approccio più pragmatico nella sua politica estera e questo portò ad un cambiamento nelle sue relazioni internazionali ed iniziò un florido periodo per i legami con l’Iraq.
L’obiettivo cinese era quello di contrastare l’influenza statunitense e sovietica nell’area mediorientale.
L’invasione irachena del Kuwait fortemente voluta da Saddam Hussein, segnò un punto di rottura. Il governo cinese espresse subito la propria contrarietà e condannò la decisione di Saddam, in linea con la posizione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel tentativo di riabilitare la sua immagine agli occhi della comunità internazionale. [6]
Le relazioni sino-irachene ripresero con il lancio del programma Oil For Food, che permetteva all’Iraq la vendita di petrolio in cambio di beni di prima necessita, come cibo e medicine.
Grazie al programma, la Cina perseguì contratti di vendita di petrolio, tanto che il volume totale degli scambi commerciali, che nel 1996 ammontava a 1.15 milioni di dollari, raggiunse un picco di 517 milioni nel 2002.[7]
Dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003, iniziò una nuova fase nelle relazioni tra Baghdad e Beijing.
La Cina partecipò attivamente nella ricostruzione irachena post conflitto con conseguente espansione della cooperazione strategica. Le relazioni politiche e diplomatiche ripresero in maniera graduale e, durante una visita in Cina di Jalal Talabani, membro di spicco dell’Unione Patriottica del Kurdistan, il Consigliere dello Stato cinese, Tang Jiaxuan, disse che la Cina era pronta ad assumere “un ruolo positivo nella ricostruzione economica dell’Iraq” [8]
Nel 2008, la China National Petroleum Corporation, la più grande compagnia petrolifera cinese, firmò un accordo con lo Stato iracheno, il maggior accordo petrolifero dell’era post Saddam, per iniziare lo sfruttamento nei giacimenti petroliferi di Ahdab per un periodo di venti anni. [9]
Interessi economici della Cina in Iraq
Dopo un’iniziale esclusione dalla ricostruzione post conflitto, monopolizzata dagli Stati Uniti, a partire dal 2007 la Cina riprese i suoi rapporti economici con Baghdad.
Nel 2007, l’Iraq acquistò 100 milioni di dollari di armi leggere dalla Cina, nel tentativo di far pressione sugli Stati Uniti ed accelerare il trasferimento di armi, che, secondo Talabani, non erano sufficienti per le necessità della polizia irachena. [10]
Le preminenti aree di cooperazione tra Stati Uniti e Iraq riguardano la sicurezza e la diplomazia e la fine dell’occupazione statunitense è stato l’obiettivo che ha guidato la politica estera irachena nei suoi rapporti con Washington.
La cooperazione energetica e commerciale è rimasta limitata e ben al di sotto delle aspettative iniziali.
In questo settore, il governo cinese ha stabilito, in maniera rapida, la sua presenza e secondo un vice consigliere per la sicurezza nazionale, Safa Hussein, “le relazioni economiche tra Cina e Iraq vanno molto bene. Le compagnie cinesi sono molto competitive e corrono rischi maggiori.”[11]
La stessa visita di Talabani in Cina nel 2007 è considerato una sorta di punto di svolta nelle relazioni tra i due Paesi e tra gli accordi raggiunti, spicca la cancellazione del debito iracheno. Accumulato dagli anni Ottanta, periodo in cui la Cina iniziò una vendita di armi su larga scala all’Iraq, impegnato nella lunga guerra contro l’Iran, fu inizialmente stimato a 4 miliardi di dollari ma finì per essere di gran lunga maggiore. Dal 2007 al 2013, la presenza di Beijing nell’economia irachena crebbe al punto che circa metà del petrolio prodotto era destinato ai mercati cinesi.
Coinvolgimento cinese nella ricostruzione post-conflitto
Il coinvolgimento cinese nella ricostruzione delle aree in conflitto in Medio Oriente è una sintesi tra interessi geopolitici ed economici: da un lato permette l’accesso alle vaste riserve energetiche dell’area mediorientale e la certezza di contratti redditizi per infrastrutture, dall’altro permette una ridefinizione del balance of power nella regione. La sempre crescente presenza cinese avviene nel momento in cui è in atto una trasformazione dell’ordine regionale, ossia sta avvenendo un passaggio dall’unipolarismo a dominazione statunitense al multipolarismo.
Di conseguenza, ciò comporta anche delle implicazioni geopolitiche, sebbene la politica estera di Beijing sia improntata alla non interferenza negli affari interni e sia guidata dalle ambizioni economiche della Belt and Road Initiative.
Nel caso della ricostruzione post conflitto in Iraq, la Cina gioca un ruolo significativo.
Dopo l’annuncio della vittoria contro lo Stato Islamico nel dicembre del 2017, è stato stimato che sono necessari circa 90 miliardi di dollari per la ricostruzione dello stato iracheno. [12]
La risposta cinese è stata abbastanza rapida.
Nel 2019, gli investimenti cinesi in Iraq hanno superato i 20 miliardi di dollari[13] e, nello stesso anno, i due governi hanno firmato il cosiddetto accordo “petrolio per ricostruzione”.
Secondo l’accordo, di durata ventennale, l’Iraq fornirà 100.000 barili al giorno alla Cina, in cambio di progetti di ricostruzione di scuole, strade ed ospedali.
Inoltre, la recente elezione di Abdul Latif Rashid è stata accolta positivamente dal governo cinese ed è stata confermata la volontà di entrambi i Paesi di rafforzare la partnership strategica già in atto.
Note
[1] Xinhua, China, Iraq establish strategic partnership, 22 dicembre 2015, al link: https://www.chinadailyasia.com/nation/2015-12/22/content_15362215.htm
[2] Kurdistan 24, China to contribute to the rebuilding of Iraq, 16 aprile 2019, al link: https://www.kurdistan24.net/en/news/2375d17c-7405-4f66-821b-e88d5fbd549e
[3] https://www.opiniojuris.it/linfluenza-cinese-nel-mercato-del-greggio-iracheno/
[4] Xinhua, Iraqi PM hails China visit as “quantum leap” in China-Iraq ties, 19 settembre 2019, al link: http://www.xinhuanet.com/english/2019-09/19/c_138405582.htm
[5] https://www.opiniojuris.it/partito-baath/
[6] Scott J. Lee, From Beijing to Baghdad: Stability and Decision-making in Sino-Iraqi relations, 1958-2012, 1 Aprile 2013, CUREJ: College Undergraduate Research Electronic Journal
[7] Ibid.
[8] Al Jazeera, China wants deal with Iraq to remain, 8 agosto 2003, al link: https://www.aljazeera.com/news/2003/8/8/china-wants-deals-with-iraq-to-remain
[9] The New York Times, China Opens Oil Field in Iraq, 28 giugno 2011, al link: https://www.nytimes.com/2011/06/29/world/asia/29chinairaq.html
[10] J. Kinninmont, G. Stansfield & O. Sirri, Iraq on the International Stage, Chatam House, luglio 2013
[11] Ibid.
[12] CGTN, Iraq Reconstruction: Kuwait hosts three-day international conference, 13 febbraio 2018
[13] Shafaq, The trade volume exchange between China and Iraq reached more than 30 billion dollars”, 31 luglio 2019, al link: https://shafaq.com/en/Economy/the-trade-volume-exchange-between-china-and-iraq-reached-more-than-30-billion-dollars
Foto copertina: Iraqi Prime Minister Haider al-Abadi (L) shakes hands with Chinese President Xi Jinping (R) before their meeting at the Great Hall of the People in Beijing on December 22,2015. REUTERS/Wang Zhao/Pool