Referendum: il Messico riconferma il suo presidente


Presentato dal presidente come un esercizio fondamentale della democrazia messicana, il referendum di domenica 10 aprile ha offerto agli elettori la possibilità di rimuovere per la prima volta il loro capo di stato dall’incarico[1].


Il referendum è tipico dello stile di governo di López Obrador. Il presidente ha trascorso gran parte del suo mandato come se fosse stato in continua campagna elettorale, viaggiando per il paese per incontrare gli elettori e per mantenere vivo il consenso[2].
Secondo i critici, invece, è stata solo una tattica per distrarre il popolo dai fallimenti del suo governo e gli oppositori hanno etichettato il referendum come uno spreco di denaro e hanno esortato i messicani a boicottarlo.

Prima di prestare giuramento come presidente nel 2018, Andrés Manuel López Obrador ha promesso di dare agli elettori la possibilità di rimuoverlo dall’incarico a metà del suo mandato. Il presidente è stato l’artefice della prima cosiddetta “revoca degli eletti” (o referendum di richiamo) nel Messico moderno, procedura attraverso la quale, con una votazione diretta, il popolo può rimuovere un politico o un altro funzionario eletto in un pubblico ufficio, prima del termine del mandato[3]. Con un indice di gradimento intorno al 60%, López Obrador sapeva di avere una forte possibilità di vittoria. Inoltre, il voto ha comportato pochi rischi per il presidente. Infatti, per essere vincolante, almeno il 40% degli elettori avrebbe dovuto votare, un’affluenza improbabile per questo primo referendum[4].
Ad ogni modo, l’affluenza alle urne è stata inferiore al 19% e più del 90% di coloro che hanno espresso il proprio voto ha dichiarato di volere che il presidente rimanesse in carica fino al 2024 (anno di fine del mandato), rendendo il risultato per lo più simbolico.
Alcuni critici temevano che potesse sfruttare una schiacciante vittoria nel referendum, per abolire il limite del mandato presidenziale in Messico. Ma domenica scorsa, López Obrador ha sottolineato di non aver intenzione di rimanere al potere oltre la fine del suo mandato nel 2024.

“Continuerò a servire fino all’ultimo giorno del mio mandato, non andrò oltre perché sono un democratico e non sono favorevole alla rielezione”.[5]

Con le prossime elezioni presidenziali a circa due anni di distanza, il referendum di revoca ha anche offerto al presidente l’opportunità di testare i punti di forza e di debolezza del suo partito in tutto il paese e determinare chi potrebbe essere nella posizione migliore per succedergli. López Obrador è limitato a un mandato di sei anni dalla Costituzione, ma in qualità di intermediario chiave del suo partito, ci si aspetta che svolga un ruolo fondamentale nella scelta di un successore che porti avanti la sua eredità.
Gli analisti hanno affermato che il voto, che è stato eseguito senza intoppi, potrebbe effettivamente finire per rafforzare l’immagine di uno dei punti cardine della campagna del presidente: l’istituto di osservazione elettorale del Messico[6].


Note

[1] https://www.bbc.com/news/world-latin-america-61065967
[2] https://www.nytimes.com/2022/04/11/world/americas/mexico-president-recall-election.html
[3] https://www.reuters.com/world/americas/mexican-president-tests-political-muscle-with-referendum-his-future-2022-04-10/
[4] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-61074986
[5] https://latin-american.news/amlo-i-stay-and-we-are-going-to-continue-with-the-transformation-of-our-country/
[6] https://www.nytimes.com/2022/04/11/world/americas/mexico-president-recall-election.html


Foto copertina: Un uomo esprime il suo voto in un seggio elettorale durante un referendum nazionale sulla revoca del mandato del presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, Città del Messico, Messico, 10 aprile 2022. (Foto AFP)