“Salvate l’Ucraina, è lì l’Occidente.”


Cosa sta proteggendo il popolo ucraino? Non possiamo, e non dobbiamo, ridurre questa guerra a una mera contesa territoriale. Gli Ucraini lottano per la libertà, ma soprattutto per la loro unica e singolare identità. Due ragazze ucraine ci hanno raccontato la loro Ucraina, tra paura, storia e coraggio.


Non riusciamo a osservare le guerre. Le spieghiamo, le raccontiamo, le dimentichiamo, ma non riusciamo a osservarle in silenzio. Le guerre sono sempre troppo lontane, circoscritte in aree di mondo adibite a scontri sanguinosi. Il conflitto russo-ucraino ci ha costretti a cambiare prospettiva, le esplosioni di Kiev fanno tremare anche i nostri edifici. L’Occidente armonizza le sue risposte dal Canada all’Ungheria, eliminando quasi ogni ostacolo economico e burocratico, per combattere la guerra scoppiata nel giardino di casa. Sembra che il grande palazzo nel quale l’intero Occidente abita, non abbia più pareti insonorizzate: le urla degli Ucraini sono avvertite immediatamente da tutti noi; le grida dei popoli in guerra dallo Yemen alla Siria, dalla Palestina al Sudan purtroppo semplicemente non ci giungono. Non si tratta semplicemente di una questione geografica, non è la vicinanza territoriale ad amplificare la tragedia, è l’identità: gli Ucraini sono europei, gli Ucraini sono occidentali, gli Ucraini sono come noi.
Abbiamo incontrato K., studentessa ucraina che oggi vive in Italia, che ci ha dato un quadro più autentico dell’identità ucraina:

Quanto è forte il sentimento europeo in Ucraina? Gli Ucraini sentono di appartenere all’Europa?
K.: Per me l’Ucraina è sempre stato un Paese europeo, pur non facendo parte dell’UE. Io non ho conosciuto il regime sovietico, ma i miei genitori sì, e me lo hanno raccontato, per questo non vedo altra via per l’Ucraina se non entrare nell’UE. Siamo tutti di questo parere: quando nel 2013 l’ex presidente Yanukovych, chiamato da noi “il filorusso”, non firmò l’entrata nell’UE, ci furono manifestazioni molto violente, ricordo quella di Maidan (passata alla storia come Euromaidan). L’Ucraina è europea a tutti gli effetti, ed è lontanissima dalle politiche russe, abbiamo una lingua, una storia e una cultura, questo fa di noi, prima che europei, un popolo libero e sovrano.

Abbiamo posto la stessa domanda a Y., anche lei studentessa ucraina, originaria di Chernivtsi:

Y.: Io voglio sottolineare un aspetto molto importante del popolo ucraino: il patriottismo e il nazionalismo. A scuola vi è una materia precisa che è storia dell’Ucraina, a cui viene dato grande peso. Approfondiamo bene le radici della nostra terra, senza tralasciare nessun evento storico. Non dimentichiamo la forza e la determinazione che hanno portato il popolo ucraino a vincere il comunismo.

Y. aggiunge un tassello importante a questa narrazione: l’indelebile bagaglio storico e culturale ucraino. I conflitti spesso spazzano via pietre miliari dei popoli, i cui vuoti vengono colmati con nuovi racconti. Per questo è utile tenere strette queste identità e proteggerle da nuove etichette.
La tenacia del popolo ucraino sta facendo discutere, e non sono pochi quelli che sostengono che si tratti di un grande spettacolo inscenato da Zelenskyj. Y. e K. ci raccontano il loro punto di vista sulla situazione:

Le parole e le azioni di Zelenskyj quanto rispecchiano l’opinione pubblica? Il popolo ucraino è sempre stato pronto a combattere?
K.: Prima dello scoppio della guerra, tutti volevamo risolvere il conflitto attraverso vie diplomatiche, nessuno di noi voleva o credeva nella reale possibilità della guerra. Ora non rimane altro che difendersi, come qualsiasi altro popolo al mondo vogliamo la pace, la sicurezza per i nostri cari, e un futuro rassicurante per tutta la popolazione. È importante che il mondo capisca che non siamo noi a volere la guerra, ci stiamo difendendo. Non siamo noi ad aver invaso un Paese indipendente, bombardando case di innocenti.

Y.: Dietro le parole di Zelenskyj c’è la vera rappresentazione del popolo ucraino: un popolo con il petto pieno di amore e coraggio da spendere per la propria terra. Oggi sono più di 18.000 i civili scesi in strada per difendere con tutto quello che ci rimane la nostra patria. Non basta questo per spiegare quanto sia orgoglioso e determinato questo popolo?

Cosa succede quando l’orgoglio e il patriottismo ucraino incontrano la popolazione russa? Non intendo la politica, l’oligarchia corrotta, ma la gente russa. Gli Ucraini riescono a distinguere il popolo dalla politica, e quindi da Putin?
K.: Non potrà mai esserci alcun tipo di fratellanza tra il popolo ucraino e quello russo. I russi dovevano protestare, andare contro il loro governo: hanno preferito tacere, dal 2013. Questo non riesco a perdonarlo. So che sono influenzati dai media e dalla loro propaganda, i russi hanno un’altra versione della storia e per questo sono relativamente poche le persone che sono scese in piazza per manifestare e sono state arrestate. La Russia è solo una dittatura, non servono altri aggettivi.  Y.:  Astio nei confronti dei russi? Mi fa sorridere questo concetto, sembra che tutti siano convinti che ucraini e russi si odino. So che il passato tra i due Paesi non è stato piacevole, ma appunto: è passato. Non odio i russi, non mi hanno fatto nulla loro. Sono convinta che il popolo ucraino, così come quello russo, sia del tutto consapevole che questa guerra è voluta da una sola persona, a cui nessuno perdonerà tutto questo, mai.

Sempre in relazione a questo forte sentimento di unità nazionale ucraino, quanto hanno pesato i movimenti indipendenti del Donbas sulla nazione? E come si sta evolvendo la situazione?
K.: Siamo sempre stati preoccupati per il Donbas. Dopo l’auto-proclamazione di “autonomia”, molti ucraini sono fuggiti da quelle zone e sono stati accolti a braccia aperte dal resto dell’Ucraina. Siamo un unico popolo, e ci aiutiamo in qualsiasi momento. Per questo Putin violando l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina ha messo in pericolo l’intero territorio, e non solo le due province.
Y.: A me questa situazione ricorda ciò che abbiamo vissuto per la Crimea. A partire dal 2014, con l’annessione della Crimea da parte della Russia, ho sempre avuto un sapore amaro in bocca. Quando leggevo quanto il popolo della Crimea fosse felice e soddisfatto di questa annessione provavo molta rabbia. Ma ne provai ancora di più quando mi resi conto che le promesse che Putin aveva fatto a quella regione erano solo bugie. Da quel momento le truppe russe non si sono mai ritirate completamente dai confini ucraini, e questo ci fece intuire che il “mostro” non era soddisfatto, ma voleva molto di più.

Come state vivendo questi giorni difficili e incerti, da ucraine?
Y.: In questi giorni, che sembrano non passare mai, anche se lontanissima dal mio popolo, il mio cuore è lì. Tutto si appesantisce a causa dei ragionamenti colmi di odio, dalle notizie false, e dalle opinioni di chi tenta, invano, di giustificare questa atrocità. Se ammazzi civili innocenti, non sarai mai giustificato o perdonato.
K.: Il legame con la mia terra è forte, né il tempo, né la distanza hanno potuto cancellare questo mio sentimento. Lì ho i miei cari, mia nonna, mio padre, i miei amici. Putin vuole eliminare il sentimento nazionalista ucraino a cui io, e tutta la mia famiglia, siamo profondamente legati.

Le parole di K. e Y. hanno marcato i contorni e le forme di un popolo resiliente, cresciuto nel cuore dell’Europa. Questo conflitto ci ha portati a scavare per trovare le radici profonde e robuste dell’Ucraina, ma ciò che abbiamo raggiunto è probabilmente, una maggiore consapevolezza della nostra identità europea e occidentale. Osservando il popolo ucraino da occidentali cerchiamo una certa rassicurazione, vogliamo che l’Ucraina resista perché abbiamo compreso la fragilità dei nostri valori, dei nostri racconti. L’Ucraina non ci assomiglia, ma empatizziamo con Lei; sappiamo bene che il suo possibile sradicamento dal nostro terriccio significherebbe un annientamento del nostro patrimonio storico, politico e sociale. Non dobbiamo permettere alle guerre di spazzare via le nostre storie, forse dobbiamo solo rifugiarci al loro interno, cercando protezione dalle bombe nemiche.


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Foto copertina: AP/Lapresse