La figura del samurai è stata ed è importantissima per il Giappone nonché famosa in tutto il mondo. Abbiamo provato a carpirne l’essenza con chi, ancora oggi, percorre quella via. Intervista a Tetsuro Shimaguchi, maestro dell’arte dei samurai
Di Andrea Minervini.
Tra leggenda e stereotipo
La figura del samurai giapponese ha da sempre destato fascino e curiosità per il “mondo esterno”. Libri, film, videogames, fumetti, serie televisive; i samurai sono approdati praticamente ovunque con le loro iconiche armature, spade e l’onorevole ferocia, soprattutto con il dopoguerra e la ricostruzione del Giappone, identitaria ancor prima che materiale.
La stessa katana, la spada che i samurai erano soliti utilizzare in battaglia è divenuta un simbolo di forza ed eleganza, un’arma capace di incutere timore e rispetto anche solo per il suo stesso background culturale e che ammanta chi la utilizza di quella forza spirituale e combattiva che abbiamo imparato a conoscere…dalle immagini provenienti dalla cultura pop, spesso però stereotipate se non riduttive. Il punto su cui porre l’attenzione è dunque questo; la via del samurai in Giappone non è solo una via che conduce allo scontro e al supremo sacrificio dinnanzi alla sconfitta. Questa via vanta di molte altre sfaccettature culturali che spesso vengono tralasciate in favore degli aspetti più plateali di questi guerrieri e che forse lo stesso Giappone, durante la Seconda guerra mondiale aveva radicalizzato per incorporarli nella propria propaganda di guerra.
Oggi più che mai l’immagine del samurai sta tornando in auge, ispirando moltissime persone e suscitando ammirazione ma è forse proprio in questi momenti che è bene cercare di fornire un quadro più ampio e meno “inflazionato” di questa cultura così da preservarne l’essenza interamente. È per questo che, nel tentativo di approfondire questa figura oramai divenuta parte del collante tra la cultura giapponese e il resto del mondo abbiamo parlato con chi, questa via, ha deciso di percorrerla appieno, facendone la sua arte e la sua vita. Abbiamo parlato con Tetsuro Shimaguchi, maestro dell’arte dei samurai, laureato al Nihon University College of Arts. È stato il coreografo delle scene di combattimento del film di Quentin Tarantino “KILL BILL Vol. 1” e creatore del metodo Samurai “Kengido”. Fondatore della General Incorporated Association “Samurai Code” e della società KAMUI.
L’intervista
Tra le tante immagini che vengono associate al Giappone, quella del Samurai è forse una delle più comuni e diffuse, ma cosa simboleggiava la figura del samurai per il Giappone e i popoli giapponesi prima degli eventi della Battaglia di Shiroyama?
Penso che sia un simbolo di responsabilità, determinazione e orgoglio di vivere la vita [in modo corretto].
Samurai e Shogun, due figure famose ma spesso sovrapposte, quali sono le differenze?
In primo luogo, il samurai e lo shogun hanno posizioni e ruoli diversi. I samurai sono guerrieri anziani che hanno il compito di proteggere i guerrieri più nobili. Lo shogun è il generale e il rappresentante dell’esercito o il signore della guerra che riunisce questi samurai.
Abbiamo menzionato la fine violenta dell’era dei samurai, ma perché è stata scelta quella la “strada”? Che ruolo hanno avuto le influenze politiche al di fuori del Giappone nella scomparsa del samurai?
L’apertura del Giappone al mondo esterno, dopo un periodo di isolamento, ha portato all’evoluzione della civiltà all’interno del Paese. È un’ironia della sorte, visto che l’intenzione esterna era quella di espandersi in Asia e di assicurarsi un punto di partenza militare, ma la fine dell’era dei samurai fece sì che il Giappone diventasse più moderno e anche più prospero. Tuttavia, la cultura e l’arte classica tradizionale cominciarono a declinare.
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Secondo Lei, come ha trovato posto il culto della spada e del samurai nel Giappone moderno (ma anche al di fuori di esso)?
Migliorare se stessi e vivere la propria vita con determinazione.
La spiritualità dei samurai ha molto da imparare e da utilizzare ancora oggi, e naturalmente è diventata una linea guida per condividere e vivere meglio per le generazioni future.
Mi sembra che il numero di persone all’estero che rispettano la cultura e la spiritualità dei Samurai sia aumentato negli ultimi anni.
Tutte le nazioni cercano il più possibile di preservare i tratti tradizionali che le rendono uniche. Questo, tuttavia, sembra essere particolarmente sentito per il Giappone, perché? Il Giappone rischia (o ha rischiato) di perdere la sua identità originaria?
È vero che il Giappone ha una forte tendenza in tal senso. C’è un alto livello di orgoglio nel preservare le tradizioni della sua lunga storia. Credo che il fatto che il Giappone sia una nazione insulare sia stato un fattore importante per quanto riguarda l’estero.
Dopo tutto, abbiamo rischiato di perdere gran parte della nostra identità dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Infatti, credo che molte cose tradizionali siano andate perse.
Lei ha collaborato con il mondo del cinema occidentale, cosa ne pensa dell’immagine spesso stereotipata del samurai fuori dal Giappone?
Probabilmente molte persone percepiscono i samurai come guerrieri, ma non credo che sia così. Certo, quando era il momento di combattere, i samurai erano guerrieri coraggiosi e rischiavano la vita. Tuttavia, erano anche colti e vivevano ogni giorno per rispolverare se stessi con responsabilità, determinazione e orgoglio. Oltre a governare il mondo, hanno lasciato dietro di sé molte tradizioni e culture, nonché arti e filosofie che sono ancora attuali. Sarei felice se più persone potessero conoscere questi aspetti e la spiritualità.
Cosa significa essere un samurai oggi?
Prima di tutto, mi considero un samurai in quanto artista abile nella comunicazione.
Le arti marziali si chiamano arti marziali e le arti espressive si chiamano arti dello spettacolo. Penso che i samurai fossero artisti che rappresentavano la vita.
Sentendomi così, ho iniziato a lavorare in modo indipendente nel mondo come tale
Non si tratta di tagliare le persone e ucciderle, ma di metterle in contatto e di lasciare in eredità i loro pensieri e la loro filosofia alla generazione successiva (futura). Credo che il moderno samurai sia qui per svolgere questo ruolo.