Dagli albori della sua vita all’affermazione di una “pedina” fondamentale della Russia odierna.
“[…] Siamo usciti dalla situazione nella quale ci siamo ritrovati all’inizio degli anni ’90, quando l’URSS era scomparsa e la Federazione Russa era divenuta quello che era. Un Paese senza frontiere, senza soldi e con enormi problemi, a cominciare dalla mancanza di cibo […]. (Nel nuovo millennio) è un Paese molto diverso e naturalmente ora possiamo prestare maggiore attenzione alla cura dei nostri legittimi interessi nei settori in cui siamo stati assenti per un bel po’ di tempo dopo la fine dell’Unione Sovietica”. Sergej Viktorovič Lavrov
“La moralità di Lavrov è il Paese chiamato Federazione Russa”. John Dimitri Negroponte
Le origini
Sergej Viktorovič Lavrov nacque a Mosca il 21 marzo 1950, da padre di origini armene e madre russa.
Il primo vide per la prima volta la luce a Tbilisi (nonostante i suoi avi), già Capitale della Repubblica Socialista Sovietica Georgiana. Il suo nome era Victor e proveniva da una famiglia piuttosto benestante durante il periodo zarista, con uno dei suoi membri che faceva addirittura parte della Duma.
La seconda nacque invece a Noginsk, vicino Mosca. Il suo nome era Kaleria Barysovna – Lavrova – e il suo mestiere quello di funzionaria presso il Ministero del Commercio Estero dell’URSS.
L’infanzia di Sergej è stata caratterizzata da un contesto nel quale la ricostruzione del Paese, dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, era la priorità assoluta per tutti. L’impegno per migliorare le condizioni generali della Russia, dunque, investì anche i suoi genitori, i quali dovettero spesso lasciare il figlio alle cure dei nonni: in particolar modo al nonno materno Boris Lavrov, ferroviere, e alla nonna infermiera.
Come descritto dal protagonista: “Sono cresciuto a bastone e carota, anche se non letteralmente perché non sono mai stato picchiato. I miei genitori mi hanno cresciuto utilizzando le parole, ma esse possono essere gentili (carote) oppure forti e decise (bastone)”. “Le mie radici sono a Tbilisi, perché mio padre proviene da lì, ma il sangue armeno scorre dentro di me come in nessun altro. E questo sangue non mi disturba affatto”.
All’inizio del suo percorso scolastico Lavrov si iscrisse a Noginsk, nella scuola n. 2 intitolata a Vladimir Galaktionovič Korolenko, per poi trasferirsi alla scuola n. 607 di Mosca per imparare l’inglese.
Egli dimostrò fin da subito la sua bravura e la fame di conoscenza, facendosi notare sia per la velocità nella comprensione delle lingue che per la fisica e la matematica.
Gli studi
Dopo essersi brillantemente diplomato, Sergej decise di iscriversi all’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO), una delle Facoltà più prestigiose dell’intero Paese.
Questo fu uno step fondamentale della sua vita per una serie di motivi:
- Delineò il suo futuro lavorativo, in quanto prima di allora era combattuto fra la scelta della carriera internazionale e lo studio della fisica.
- Entrò a far parte delle “squadre di costruzione studentesca”.
- Viaggiò molto nell’estremo oriente del Paese.
- Chiarì il suo pensiero sulle questioni più importanti nel panorama nazionale e internazionale.
- Imparò a vivere in una metropoli, con tutto ciò che ne consegue.
- Riuscì a dedicarsi ad un’altra sua grande passione, la musica (grande amante della chitarra, compositore amatoriale e fan di Vladimir Vysockij ).
Conobbe la sua futura moglie, Maria Aleksandrovna.
Laureatosi nel 1972 presso il “Dipartimento Orientale” del MGIMO, venne inviato nello Sri Lanka per uno stage presso l’Ambasciata Sovietica (parla fluentemente il singalese).
Non prima però di essersi sposato con Maria, “la compagna di una vita”. Una presenza costante e di grande supporto per Sergej, soprattutto con il moltiplicarsi degli impegni dovuti alla nomina di Lavrov a Ministro degli Affari Esteri nel 2004: “Un politico è sempre felice quando sa che a casa è amato e atteso”.
Le esperienze
Prima di questo “salto definitivo” come Capo della diplomazia russa, però, egli fece molta esperienza sia nel suo Paese che in giro per il mondo, dedicando gran parte del suo tempo all’URSS prima e alla Federazione Russa.
Dopo l’esperienza nello Sri Lanka tornò a Mosca ed entrò al Ministero degli Affari Esteri come uno dei Segretari del “Dipartimento delle Organizzazioni Economiche Internazionali”.
Nel 1981 (per 7 anni consecutivi) divenne Primo Segretario della Missione Permanente Sovietica a New York, presso le Nazioni Unite. È in questo periodo che sua moglie mise al mondo la loro figlia, Ekaterina Lavrova.
Nel 1988 venne richiamato in Patria e iniziò a ricoprire il ruolo di Vicecapo del Dipartimento che aveva lasciato 7 anni prima.
Nel 1990 venne nominato Capo del Dipartimento delle Organizzazioni Internazionali presso il Ministero degli Affari Esteri dell’URSS.
Dall’aprile 1992, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la sua esperienza pregressa tornava molto utile alla Federazione Russa e così venne nominato Vice Ministro degli Esteri. Il suo compito era quello di seguire con attenzione i lavori dell’Ufficio per i Diritti Umani e la Cooperazione Culturale Internazionale, nonché quelli dei Dipartimenti impegnati nelle relazioni con gli Stati della CSI, con le Organizzazioni Internazionali e sulla cooperazione economica internazionale. Tutte le crisi più significative di quegli anni, dai negoziati sugli accordi e le varie ratifiche per lo Statuto della Comunità degli Stati Indipendenti al primo conflitto ceceno-abcaso, dall’impegno per il cessate il fuoco tra Georgia e Ossezia del Sud allo scontro in Transnistria, videro Lavrov sempre in prima fila, in nome e per conto della Federazione Russa. A soli 42 anni era già uno dei funzionari più importanti del Paese. Ma egli andò oltre molto rapidamente.
Nel 1994 divenne Rappresentante Permanente della Federazione Russa all’ONU [compreso il Consiglio di Sicurezza (CdS)]. In questa nuova veste il futuro Ministro degli Esteri iniziò ad essere fortemente apprezzato anche dalle altre delegazioni, con i collaboratori e i colleghi degli altri Paesi che gli riconoscevano grandi capacità e lo interpellavano sulle questioni più disparate di geopolitica e relazioni internazionali (venne eletto Presidente del CdS per ben 7 volte). Tutto ciò è dimostrato dai molti riconoscimenti da lui ricevuti in questo periodo e dal fatto che in Patria si definiva la Missione Russa all’ONU come “piccolo Ministero degli Esteri”.
Infine, nel 2004 Putin decise di nominarlo Ministro degli Affari Esteri.
Fu principalmente da questi anni che molti esperti iniziarono ad occuparsi più da vicino di lui: alcuni lo definirono come una persona brillante, preparata, indipendente e decisa, mentre altri parlarono di lui come dell’ennesima figura all’ombra del Presidente e subordinata anche nello sviluppo della politica estera del Paese.
Alcuni funzionari dell’ONU usarono queste parole: “Lavrov è una figura piuttosto nobile […] e con un bell’aspetto robusto”. “Penso che tutti lo vedessero come la personalità più potente del Consiglio di Sicurezza durante il suo periodo lì, con una mente rapida e con una completa e accurata conoscenza e consapevolezza di cosa stava accadendo, nonché con una capacità di interventi articolati che potevano facilmente modificare il tenore del dibattito”. “[…] Egli aveva la capacità di negoziare in modo flessibile, ma non era alla ricerca di opportunità per andare oltre a quelle che erano le sue istruzioni (e gli obiettivi della Federazione Russa). […] A volte gli piaceva rovinare i piani degli altri”. “Il suo approccio era piuttosto sovietico: duro con l’Occidente, sospettoso delle iniziative degli altri, diffidente nei confronti delle trappole diplomatiche e altamente sensibile al fatto che la Russia venisse “approvata””. “Egli era un negoziatore duro, affidabile ed estremamente sofisticato”.
Lui non si preoccupò più di tanto dei giudizi degli altri e continuò a fare quello che aveva sempre fatto: lavorare a testa bassa e dimostrare le sue qualità, nonché approfittare delle sue capacità e conoscenze per promuovere gli interessi della Federazione Russa nell’arena globale.
I riconoscimenti ottenuti
E questo è ciò che non ha mai smesso di fare, indipendentemente dal ruolo ricoperto in un determinato momento e dai riconoscimenti che ha ottenuto (i quali avrebbero potuto anche fargli “montare la testa”):
• Ordine d’Onore nel 1996.
• Ordine al Merito per la Patria di III Classe (conferitogli dal Presidente Putin per i meriti da Ministro degli Affari Esteri) e Ordine dell’Amicizia conferitogli in Kazakistan, entrambi nel 2005.
• Ordine dell’Amicizia tra i popoli, conferitogli in Bielorussia nel 2006.
• Ordine del Sole del Perù, la più alta onorificenza di quel Paese e la più antica del Continente americano. Nata nel 1821, è stata assegnata a Lavrov nel 2007.
• Ordine dell’Amicizia del Vietnam, assegnatogli nel 2009 per il suo contributo al rafforzamento delle relazioni fra la Federazione Russa e il Vietnam stesso.
• Ordine al Merito per la Patria di II Classe, avuto nel 2010, e Ordine al Merito per la Patria di I Classe, conferitogli nel 2015.
• Ordine di San Mesrop Mashtots, conferitogli in Armenia nel 2010.
• Ordine della Bandiera Serba, ottenuto nel 2016.
• Ordine della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (chiamata anche Repubblica Srpska), una delle due entità politiche che compongono la Bosnia Erzegovina (l’altra è la Federazione di Bosnia ed Erzegovina), conferitogli nel 2018.
• Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre di Sant’Agata, conferitogli nel 2019 nella Repubblica di San Marino.
• Ordine della Repubblica del Kazakistan e della Repubblica dell’Uzbekistan, entrambi conferitigli nel 2020.
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Gli hobby
Ovviamente, tenendo fede al suo carattere e a ciò che è sempre stato, tutto questo non lo ha mai portato a trascurare la famiglia, gli amici e le sue passioni più importanti.
Amante del rafting, svolto principalmente sui grandi fiumi dei Monti Altaj con gli amici di una vita. Con questi ultimi Lavrov ha mantenuto uno stretto legame e appena possibile ha sempre cercato di organizzare con loro dei campeggi liberi dai gravosi impegni lavorativi. Essi lo hanno sempre descritto come una persona molto intelligente, erudita, intraprendente e con un forte senso dell’umorismo.
Secondo alcuni Rapporti pare che all’atto di nomina a Ministro degli Affari Esteri, Lavrov richiese esplicitamente che gli fosse stata garantita la possibilità di queste “fughe” con gli amici (anche senza le guardie del corpo al seguito). Per lui, infatti, “la felicità è […] avere un buon lavoro e fare rafting con gli amici”.
La passione per il teatro e gli spettacoli in generale non l’ha mai abbondonata (sia come spettatore che come partecipante).
Appassionato di calcio e tifoso “sfegatato” dello Spartak Mosca. Amante della cucina italiana e del Whisky scozzese, nonché del disegno.
Il suo vizio più importante è quello del fumo. Egli è sempre stato un fumatore accanito e durante la sua permanenza a New York si rifiutò addirittura di rispettare il divieto imposto negli ambienti chiusi dell’ONU, entrando in conflitto anche con il Segretario Generale di allora Kofi Annan, arrivando a definirlo come un “dipendente […] che non può dare ordini ai diplomatici).
Conclusioni
In conclusione, dunque, è possibile affermare che senza ombra di dubbio Sergej Lavrov è uno dei protagonisti della Federazione Russa del nuovo Millennio. Dalla formazione scolastica a quella lavorativa, praticamente tutta la sua vita l’ha dedicata alla ricostruzione della potenza russa, anche grazie al fondamentale sostegno della sua famiglia. Dall’alto della sua lunga esperienza, egli ha visto passare amministrazioni statunitensi e Governi europei, Leader asiatici e Presidenti della gran parte dei Paesi del mondo. La sua linea è sempre stata strettamente condivisa con Putin e il suo patriottismo è stato da tempo riconosciuto nelle cancellerie di tutto il Pianeta.
Se il lavoro gli ha continuamente occupato gran parte della vita, però, al tempo stesso egli ha sempre cercato di ritagliarsi dei momenti da dedicare agli altri “interessi”, a partire proprio dalla famiglia, dagli amici e dai suoi hobby.
Certamente anche in futuro il suo impegno per la Russia non verrà a mancare e, insieme alla “coltivazione” delle sue passioni di sempre, continuerà a mettere a disposizione le competenze maturate nell’arco della sua vita (aldilà del ruolo ricoperto).