La nuova strategia di difesa nazionale e la nuova postura nucleare americana, rappresentano il taglio netto con il sistema unipolare a guida statunitense che dagli anni ’90, fino al primo decennio del XXI secolo, ha governato le dinamiche globali, dando il via a un nuovo sistema multipolare e il ritorno di un clima da Guerra Fredda.
Il riassetto strategico e geopolitico degli Stati Uniti degli ultimi anni è un processo inesorabile, dettato da cause di natura interna ed esterna. Un primo importante segnale lo si è avuto con la National Security Strategy[1]dell’Amministrazione Trump, che ha fornito i primi spiragli di questo riassestamento.
Il successivo passo fornito dal governo federale è stata la National Defense Strategy[2], che ha ribadito il concetto: è la competizione tra grandi potenze, non più il terrorismo, il focus primario per la sicurezza nazionale USA. Nel documento pubblicato, il sommario della NDS (in quanto il documento per intero è secretato), nei paragrafi dedicati al “contesto strategico” e agli “obiettivi del Dipartimento della Difesa”, è messo nero su bianco quanto fino ad ora descritto: “La sfida centrale per la prosperità e la sicurezza degli Stati Uniti è il riemergere di una durevole competizione strategica con quelle che la National Security Strategy classifica come potenze revisioniste. È sempre più chiaro che Cina e Russia vogliono plasmare un mondo conforme ai loro modelli autoritari – conquistando autorità e potere di veto sulle politiche economiche, diplomatiche e di sicurezza delle altre Nazioni”[3].
“Le competizioni strategiche con Cina e Russia sono le principali priorità per il Dipartimento, e richiedono entrambe un maggiore e costante investimento, a causa della portata delle minacce che pongono alla sicurezza e alla prosperità statunitense oggi, e il potenziale di tali minacce di aumentare in futuro”[4].
Non bisogna però farsi trarre in inganno; le minacce apportate dai rogue-state come Corea del Nord e Iran, nonché il terrorismo, specialmente di matrice jihadista, rappresentano tutt’ora delle priorità per la sicurezza statunitense e di natura decisamente più incombente.
La Corea del Nord è al centro del dibattito interno, politico e pubblico, con il programma nucleare sotto la lente d’ingrandimento e con nuove sanzioni economiche[5] che cercano di indebolire il regime di Kim Jong-un. Anche l’Iran è tornato sotto i riflettori nel 2017: la crescente influenza persiana in Medio Oriente preoccupa non poco gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali. Teheran è oggi in grado di portare milizie, armamenti e sistemi missilistici in Siria e Iraq, ricongiungendosi con Hezbollah in Libano e formare la cosiddetta “mezzaluna sciita”, rappresentando quindi una vera minaccia per Israele e Arabia Saudita, con quest’ultima coinvolta in una proxy war proprio contro l’Iran in Yemen.
Inoltre, Trump ha, sin dall’inizio del suo mandato, ribadito la volontà ferrea di modificare l’accordo sul nucleare iraniano, il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). A gennaio, il Presidente statunitense ha concesso un’ultima possibilità per rinegoziare l’accordo: Trump infatti, pur certificando l’Iran Nuclear Agreement Review Act, la legge di revisione che ogni 90 giorni deve essere rinnovata dal Presidente, ha chiesto a tutti i cofirmatari (Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Germania e Unione Europea) di riconsiderare l’accordo, pena la mancata certificazione alla prossima tornata[6].
La minaccia del terrorismo, infine, è altrettanto sentita: è significativo il passaggio nella NDS in cui, parlando dei non-state actors, gli Stati Uniti riconoscono che “our homeland is no longer a sanctuary”. Il territorio continentale non è più inviolabile, tra possibili attentati terroristici con armi convenzionali, chimiche e biologiche, minacce nucleari e cyber attacchi[7].
Il ritorno della competizione tra grandi potenze rientra nel ritiro strategico auspicato dall’Amministrazione Trump: se per la Cina questa nuova dottrina strategica riporterebbe gli Stati Uniti a una mentalità da Guerra Fredda[8], la verità è che Washington sta cercando di preservare quell’ordine mondiale stabilito, evitando di sobbarcarsi o impantanarsi in situazioni e conflitti che sono periferici rispetto agli interessi primari statunitensi.
Il principale obbiettivo statunitense è di raggiungere la capacità di gestire e contenere le potenziali sfide globali attraverso una discreta quanto remota gestione, utilizzando vantaggi storici quali la potenza economica, la propria capacità navale, nonché la straordinaria rete di alleati e partner. L’approccio avuto dagli Stati Uniti nella lotta allo Stato Islamico attraverso un impegno decisamente minore rispetto alle operazioni di controterrorismo dei primi anni 2000, rappresenta al meglio questa tendenza. Gli Stati Uniti tuttavia stanno incontrando diverse difficoltà nel raggiungere questa capacità gestionale, e la crescente influenza cinese e russa complica non poco la strategia statunitense.
Ciò è evidente nei due nuclei della National Defense Strategy: Il primo evidenzia la necessità degli Stati Uniti di mantenere il proprio dominio tecnologico, il quale la NDS afferma si stia erodendo; secondo il Segretario della difesa James Mattis infatti, è necessario dare priorità a ciò piuttosto che espandere il numero di unità militari. Il futuro della guerra è sempre più influenzato dallo spazio e dalle capacità cibernetiche, e le conquiste di Russia e Cina in questi settori possono rendere le capacità militari convenzionali degli Stati Uniti meno importanti.
Anche Iran e Corea del Nord potrebbero acquisire capacità simili (soprattutto nel cyber[9]), ma non tali da equiparare la minaccia di Cina e Russia. La NDS, per questo, individua una serie di settori prioritari di investimento necessari per mantenere e modernizzare la superiorità tecnologica statunitense: forze nucleari (su cui torneremo più in là), spazio e cyberspazio come terreno di battaglia, C4ISR (comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence, sorveglianza e ricognizione), difesa antimissile, forze offensive e resilienza, sistemi di combattimento autonomi avanzati e logistica agile[10].
Il secondo nucleo, in pieno stile trumpiano, si concentra su quelle minacce che solitamente non competono alla Difesa, come quelle economiche; è infatti la Cina la principale protagonista. Il documento recita: “Così come la Cina sta continuando la sua ascendenza economica e militare, continuerà a perseguire un programma di modernizzazione militare che mira all’egemonia della regione Indo-Pacifica nel breve termine e al dislocamento degli Stati Uniti dall’area per raggiungere la preminenza globale in futuro”[11]. L’uso da parte di Pechino di “azioni economiche predatorie per intimidire i vicini mentre militarizza postazioni nel Mare Cinese Meridionale”[12], secondo il Pentagono, minaccia gli Stati Uniti indebolendo la struttura di alleati e partner che gli stessi si sono creati. Non è un caso che già con Obama, tramite il Pivot to Asia[13], gli Stati Uniti hanno cercato di contenere la crescita economica e commerciale della Cina. D’altronde lo stesso Trump, pur ritirando gli Stati Uniti dal TTP[14], il Partenariato Trans-Pacifico, ha chiesto a Giappone, India e Australia di riflettere su nuovi metodi per contrastare la One Belt One Road Initiative, la nuova via della seta cinese[15].
Il Pentagono non ci offre particolari soluzioni. Anche perché contenere l’espansione economica cinese non è materia di sua competenza, e il principale punto su cui la NDS è focalizzata è ciò che il Pentagono considera le priorità emergenti per la difesa e la sicurezza statunitense. Tuttavia, quest’apertura del Pentagono a questioni solitamente non sue rispecchia una strategia geopolitica comprensiva, con la Difesa statunitense che si riorienta verso le sfide strategiche che domineranno il futuro.
La Nuclear Posture Review
E’ in questo contesto che nasce e si sviluppa la nuova Nuclear Posture Review[16], la prima dopo sette anni di assenza e ultimo documento strategico della Casa Bianca, pubblicato dal Dipartimento della Difesa lo scorso febbraio. Il documento mette in luce la capacità di deterrenza degli Stati Uniti, che comprende non solo la possibilità di utilizzo del nucleare tramite la triade (aerea, terrestre e navale), ma anche tramite i mezzi diplomatici e politici che Washington può mettere in campo per garantire la non proliferazione, e la capacità di far rinunciare l’avversario dall’impiego del first-strike, che darebbe il via alla rappresaglia statunitense e, in caso di conflitto con la Russia, alla possibile realizzazione del MAD, Mutual assured destruction.
Non è con Trump che nasce l’esigenza di ammodernare l’arsenale nucleare. Già l’Amministrazione Obama, tramite il National Defense Authorization Act del 2010[17], aveva dato il via a un rinnovamento e potenziamento dell’arsenale atomico. Il tycoon newyorkese non fa altro che seguire la strada intrapresa dal suo predecessore, convinto dell’importanza di garantire la supremazia militare e tecnologica degli Stati Uniti, anche in risposta all’ammodernamento condotto dalla Russia (annunciato dallo stesso Putin durante il discorso sullo stato della Nazione[18]). In tal senso, le misure intraprese da Washington e Mosca potrebbero assicurare un certo grado di parità nucleare, seppur in rialzo.
In conclusione, possiamo quindi dire che la NPR rappresenta una vera e propria rivoluzione della dottrina nucleare statunitense. L’obbiettivo degli ufficiali statunitensi è garantire una capacità nucleare in grado di rispondere agli scenari e le capacità degli altri attori dotati di armi nucleari. La sfida di questa NPR è diversa dal passato: oggi non c’è solo la Russia, rimasta tuttavia il principale competitor; una moltitudine di Stati possiede, con varia potenza e capacità di utilizzo, l’arma nucleare, e non pochi sono gli attori ostili a Washington, a cominciare da Corea del Nord e Iran, ma anche la Cina.
Ad un primo sguardo, ciò che salta all’occhio è certamente il mantenimento dell’Hair Trigger Alert, ovvero il sistema di allerta perpetuo, che mantiene i missili balistici intercontinentali Minuteman III (circa 400[19]) pronti al lancio in ogni momento. Il documento spiega che la scelta è dovuta non dalla Russia, bensì da altri attori (Iran e Corea del Nord), in grado di colpire le postazioni statunitensi con un numero sostanzialmente piccolo di ordigni nucleari.
Il secondo punto degno di nota è il cambiamento dei tempi e dei modi di risposta statunitense in caso di attacco, partendo dal principio cardine che qualsiasi attacco atomico nei confronti degli Stati Uniti e alleati non fermerà la brutale risposta statunitense, nemmeno nei casi in cui venga utilizzata quella che viene definita la dottrina dell’escalate-to-descalate, ovvero la strategia di ridimensionare conflitti convenzionali tramite minacce coercitive, come l’uso limitato del nucleare. Tale cambiamento, fuoriesce dagli ambienti, potrebbe essere l’utilizzo di bombe nucleari di piccolo calibro, da meno di 0,5 kilotoni (le prime bombe nucleari viaggiavano tra i 15 e i 25 kilotoni). Diversamente dal periodo della Guerra Fredda nel quale si testavano armi di potenza immane (come la Tsar Bomba[20]sovietica, da 50000 kilotoni) che distruggevano tutto ma con effetti collaterali devastanti, queste bombe di basso potenziale ma a grandissima precisione, diversamente, centrano l’obbiettivo senza però creare un fallout nucleare “grave”.
Un esempio ci è dato da Robert Soofer, vice assistente del Segretario della Difesa per le politiche nucleari e missilistiche, informandoci che la NPR indica la modifica di un ridotto numero di testate per il lancio balistico da sottomarino (SLBM) in testate a basso rendimento. Per testata a basso rendimento, Soofer individua un potenziale inferiore a quello usato a Hiroshima durante la Seconda Guerra Mondiale. Per molti però, questa nuova strategia nucleare risulta ambigua e pericolosa. Secondo Vipin Narang, assistente professore di scienze politiche del Massachusetts Institute of Technology specializzato in proliferazione nucleare, risulterà impossibile per una Nazione ostile riconoscere l’utilizzo di testate a basso rendimento o testate da 400-500 kilotoni, impedendo quindi una valutazione del livello di escalation[21].
Più in generale, l’utilizzo di uno stesso vettore (che sia un sottomarino o un bombardiere) capace di utilizzare o armi convenzionali o armi nucleari di varia potenza, genera incertezza. E’ un tema che non si limita alla NPR, in quanto già in passato aveva suscitato critiche simili il Prompt Global Strike, un sistema in grado di garantire, nel giro di un’ora, un attacco aereo convenzionale preciso su vasta scala in qualsiasi parte del mondo, con l’utilizzo di armi di vario genere, da semplici missili a missili ipersonici[22]. Per raggiungere l’efficienza del PGS, i bombardieri convenzionali e nucleari sono stati posti sotto lo stesso comando statunitense, così da garantire una più rapida risposta e generando ulteriore incertezza. PGS che viene implementato così a pieno titolo nella nuova Nuclear Posture Review.
Proprio la proliferazione dei sistemi dual-use della Russia (utilizzati ora come detto anche dagli Stati Uniti), preoccupa non poco il Dipartimento della Difesa, rendendo difficilissimo determinare all’interno del canestro di lancio la natura di un missile, se convenzionale o nucleare. Questa decisione potrebbe far tramontare definitivamente il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), già in bilico dopo le accuse rivolte alla Russia di violarlo tramite la produzione di nuovi missili Iskander[23].
Ultimo, ma non meno importante aspetto considerato nella NPR, è il rinnovamento della spesa. Dopo anni di blocco degli investimenti nell’aggiornamento della triade nucleare, la Casa Bianca ha deciso di indirizzare maggiori fondi nell’innovazione dei sistemi nucleari, tornando a livelli di spesa simili agli anni ’70. Se infatti la NPR stima il mantenimento della triade al 2,7% del budget per la Difesa, la prospettiva è di aumentare tale somma al 6,4% per i prossimi decenni, con un programma a lungo termine di ammodernamento totale dell’arsenale nucleare statunitense[24].
E’ pacifico quindi dire che la pax americana sta lentamente cedendo il passo a un nuovo sistema multipolare, e con esso, il ritorno del nucleare come arma e deterrente per portare avanti le proprie mire geopolitiche. Il rinnovamento delle armi nucleari, con la possibilità di utilizzarle in piccole quantità e generando fallout contenuti, innalza inevitabilmente il rischio di uno scontro tra potenze, tuttavia, è probabile che l’utilizzo di testate a basso rendimento potrebbe avvenire solo nei confronti di potenze convenzionali e non verso grandi potenze nucleari, rischiando una ritorsione della stessa efficacia.
[1] GENEROSO F., La National Security Strategy di Donald Trump, Opinio Juris – Law & Politics Review, 2018; https://www.opiniojuris.it/la-national-security-strategy-di-donald-trump/
[2] MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, https://www.defense.gov/Portals/1/Documents/pubs/2018-National-Defense-Strategy-Summary.pdf
[3] Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, p. 2
[4] Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, p. 4
[5] {Treasury Announces Largest North Korean Sanctions Package Targeting 56 Shipping and Trading Companies and Vessels to Further Isolate Rogue Regime; https://home.treasury.gov/news/press-releases/sm0297}
[6] {Cfr. Statement by the President on the Iran Nuclear Deal; https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/statement-president-iran-nuclear-deal/}
[7] {Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, p. 3}
[8] {Cfr.. China accuses US of ‘Cold War mentality’ over nuclear policy, BBC; http://www.bbc.com/news/world-asia-42935758}
[9] {BOSSERT, T. P. (2017) It’s Official: North Korea Is Behind WannaCry, The Wall Street Journal; https://www.wsj.com/articles/its-official-north-korea-is-behind-wannacry-1513642537}
[10] {Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, pp. 6-7}
[11] {Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, p. 2}
[12] {Cfr. MATTIS, J. (2018) Summary of the 2018 National Defense Strategy, p. 1}
[13] {Cfr. The Legacy of Obama’s “Pivot” to Asia, Foreign Policy; http://foreignpolicy.com/2016/09/03/the-legacy-of-obamas-pivot-to-asia/}
[14] {Cfr. Presidential Memorandum Regarding Withdrawal of the United States from the Trans-Pacific Partnership Negotiations and Agreement; https://www.whitehouse.gov/presidential-actions/presidential-memorandum-regarding-withdrawal-united-states-trans-pacific-partnership-negotiations-agreement/}
[15] {A four-nation alliance may be rising to counter China’s Belt and Road, CNBC; https://www.cnbc.com/2018/02/18/us-japan-india-australia-mull-alternative-to-chinas-belt-and-road.html}
[16] {MATTIS, J. (2018) Nuclear Posture Review; https://media.defense.gov/2018/Feb/02/2001872886/-1/-1/1/2018-NUCLEAR-POSTURE-REVIEW-FINAL-REPORT.PDF}
[17] {111th Congress; https://www.gpo.gov/fdsys/pkg/PLAW-111publ84/pdf/PLAW-111publ84.pdf}
[18] {Putin, before vote, unveils ‘invincible’ nuclear weapons to counter West, Reuters; https://www.reuters.com/article/us-russia-putin-nuclear/putin-before-vote-unveils-invincible-nuclear-weapons-to-counter-west-idUSKCN1GD514}
[19] {MATTIS, J. (2018) Nuclear Posture Review, p. X}
[20] { Tsar Bomba, Atomic Heritage Foundation; https://www.atomicheritage.org/history/tsar-bomba
[21] {The US could be getting 2 new nuclear capabilities. Here are the details, DefenseNews; https://www.defensenews.com/space/2018/02/02/the-us-could-be-getting-2-new-nuclear-capabilities-here-are-the-details/}
[22] {WOLF. F. A., Conventional Prompt Global Strike and Long-Range Ballistic Missiles: Background and Issues, Congressional Research Service; https://fas.org/sgp/crs/nuke/R41464.pdf}
[23] {Adherence to and compliance qith arms control, nonproliferation, and disarmament agreements and commitments, 2014, Department of State; https://www.state.gov/documents/organization/230108.pdf}
[24] {MATTIS, J. (2018) Nuclear Posture Review, p. XI}
Copertina: USNews
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