Il nuovo giacimento di Terre Rare scoperto in Norvegia alimenta le speranze dell’Europa per staccarsi dalla dipendenza straniera nella transizione ecologica.
La penisola scandinava continua a regalare sorprese. È di pochi giorni fa la notizia della scoperta di un nuovo giacimento di Terre Rare, questa volta in Norvegia, che è già stato definito come il più grande d’Europa. il risultato arriva dopo 3 anni di attività d trivellazioni da parte del gruppo minerario Ren (Rare Earths Norway) a Fensfeltet un giacimento che si trova a sud-est del paese, a circa 150 km da Oslo[1]. Secondo i dati finora rilevati dal gruppo minerario il giacimento custodirebbe fino a 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare, dato che renderebbe il giacimento, a tutti gli effetti, il più esteso d’Europa, anche più esteso del giacimento di Kiruna in Svezia, scoperto nel 2023 e che ora, con “solo” 2 milioni di tonnellate, sembra essere destinato a perdere il primato di giacimento più grande[2]. Come nel caso svedese, dalla scoperta all’effettiva produzione ed estrazione delle Terre Rare, ci sono dei tempi molto lunghi necessari ad ulteriori ricerche ed all’implementazione infrastrutturale di quanto necessario per rendere operativo il sito; per Fensfeltet si parla di un’operatività effettiva a partire dal 2030. Ciò non toglie valore alla scoperta, che per le sue implicazioni economiche, commerciali, ambientali e geopolitiche, si configura come una nuova svolta epocale per la Norvegia in particolare, ma anche per la politica energetica europea.
Scandinavia: la “Eldorado” delle Terre Rare come salvezza dell’Europa
La scoperta del giacimento di Fensfeltet si va ad aggiungere al giacimento svedese scoperto un anno fa. Nel frattempo proseguono le ricerche anche in altri siti, perché non si esclude l’esistenza di altri giacimenti[3]. Questo conferisce un volto nuovo alla penisola, cosa che potrebbe determinare anche un nuovo punto fermo in merito alla svolta energetica “green” che l’Europa intende imprimere. Le Terre Rare rappresentano elementi indispensabili nella componentistica per le auto elettriche e ibride, e se si considera che la decisione in seno all’Unione Europea è quella di mettere al bando le auto a combustione entro il 2035 (salvo rinvii e cambi di passo), si comprende quanto la scoperta norvegese possa essere importante. Attualmente il mercato di auto elettriche in Europa fa registrare un cauto aumento[4]: seppur lentamente, sempre più persone stanno abbandonando benzina e diesel per passare all’elettrico; a ciò va aggiunto che la maggior parte delle case di produzione sono europee o hanno sedi in Europa. Per questo c’è molta attenzione verso la Norvegia[5]. Come già detto, la miniera dovrebbe essere pronta entro il 2030 ed il governo di Oslo si è già detto pronto ad un primo investimento di oltre 10 miliardi di corone norvegesi (circa 900 milioni di Euro). Nelle prime fasi, il giacimento potrebbe arrivare a coprire il 10% del fabbisogno totale europeo, una percentuale sicuramente significativa che aiuterebbe molto il mercato europeo. L’Unione Europea sembra credere molto nel potenziale di Fensfeltet perché quando il sito sarà operativo, si potranno estrarre nel breve termine, 1,5 milioni di tonnellate di neodimio e praseodomio, due di quelle che l’UE definisce “materie critiche”, ovvero quelle per cui sussiste un serio rischio di approvvigionamento, utilizzate principalmente nella realizzazione dei motori elettrici e turbine eoliche[6].
Parola d’ordine europea: ridurre la dipendenza dalla Cina
Il giacimento norvegese è ancora in fase di analisi e non si esclude che l’avvento di nuove tecnologie non porti a stime diverse che diano la notizia di una quantità di risorse ancora più ampia di quella sinora stimata. Ad ogni modo, il tutto avrà dei tempi di realizzazione lunghissimi, e nel frattempo l’esigenza in seno all’Europa resta. Quindi c’è da chiedersi: da dove arrivano le Terre Rare necessarie per realizzare le auto della transizione? La risposta è: dalla Cina. Il gigante asiatico infatti è leader mondiale della produzione di Terre Rare, questo grazie non tanto alle risorse interne, quanto piuttosto ad accordi con altri paesi per lo sfruttamento della risorsa. Ne è un esempio l’accordo stipulato con il governo talebano in Afghanistan per lo sfruttamento di uno dei giacimenti più grandi al mondo, ma anche la presenza cinese in Groenlandia, dove la presenza delle Terre Rare e della possibilità del loro sfruttamento è una vera e propria spada di Damocle che pende sul governo “verde” dell’isola. Appare chiaro quindi, che l’Europa deve rivolgersi necessariamente a Pechino per il proprio fabbisogno di Terre Rare, ma è interessante la percentuale che offre il quadro di questa dipendenza: il 98% delle Terre Rare utilizzate in Europa vengono dalla Cina. Per questo motivo sono in tanti a credere che, la scoperta dei giacimenti in Svezia prima e in Norvegia qualche giorno fa, possano aiutare il continente e l’Unione a limitare l’importazione dalla Cina. Proprio la superpotenza asiatica potrebbe non vedere di buon occhio la notizia del giacimento norvegese; è facile che non faccia piacere una notizia che concretamente porterebbe Pechino a perdere una buona fetta di introiti da parte dell’Europa, uno dei suoi migliori acquirenti. Tuttavia i giorni in cui i cinesi dovranno preoccuparsi per la perdita della propria leadership nel settore, sono ancora molto lontani.
Norvegia e Terre Rare: prospettive interne tra energia e ambiente
La Norvegia vive da tempo un approccio duale che la vede contrapporre una visione ambientalista ad un ruolo di rilievo come produttore energetico e non solo. Infatti, se da un lato il paese è stato il primo al mondo a dire stop alle auto a combustione in una città (Oslo), dall’altro è uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio; se da un lato si batte per la salvaguardia dei mari e degli animali, dall’altro è accusato dagli animalisti in merito alla pesca dei salmoni e della violazione dei divieti di caccia delle balene. A questi esempi che mostrano lo scontro di due realtà che in Norvegia vanno di pari passo, si andrebbe ad aggiungere anche la questione del giacimento di Terre Rare, materiale che per loro stessa natura e per l’utilizzo che ne viene fatto, incarnano a pieno titolo questa contrapposizione. È risaputo che queste infatti, vengono utilizzati nella produzione dei veicoli elettrici, ma la cosa meno nota è che il processo di estrazione dei materiali non è per nulla ecologico o sostenibile. I singoli elementi che compongono le Terre Rare infatti, sono presenti in piccolissime quantità all’interno di materiale roccioso ed estrarli richiede l’utilizzo di solventi e macchinari, oltre che ingenti scavi che vanno a stravolgere vaste porzioni di territorio. Si stima infatti che, in alcuni casi, l’estrazione di un solo chilo di Terre Rare, renda necessaria la lavorazione di una tonnellata di materiale. Tutto ciò rende vivo anche il dibattito sull’effettiva spendibilità di un giacimento di Terre Rare in Europa, considerando le politiche ambientali già presenti. Fino ad ora infatti, gli effetti devastanti dell’estrazione sono stati evidenziati nei siti dove operano i cinesi, come in Myanmar, dove sono stati utilizzati solventi per “sciogliere” la terra e sono stati disboscati ettari di terreno[7]. Questo, in realtà dove le politiche ambientali non sono ancora prioritarie e dove i governi possono essere in crisi o accondiscendenti favorisce molto l’attività estrattiva senza vincoli. Ma sarà così anche in Norvegia?
Note
[1] https://www.mining.com/rare-earths-norway-says-its-ree-discovery-is-europes-largest/ [2] Opinio Juris – la geopolitica delle Terre Rare
[3] https://tg24.sky.it/mondo/2024/06/07/norvegia-giacimento-piu-grande-terre-rare?social=facebook_skytg24_link_null
[4] https://insideevs.it/news/713249/vendite-auto-elettriche-europa-febbraio-2024/
[5] https://www.ilsole24ore.com/art/norvegia-scoperto-il-piu-grande-giacimento-terre-rare-europa-AGV5nNR
[6] https://single-market-economy.ec.europa.eu/sectors/raw-materials/areas-specific-interest/critical-raw-materials/critical-raw-materials-act_en
[7] https://valori.it/terre-rare-diritti-umani-ambiente/#:~:text=Cosa%20sono%20le%20terre%20rare,per%20l’industria%20tecnologica%20green.
Foto copertina: Deposito di Terre Rare in Norvegia https://www.mining.com/rare-earths-norway-says-its-ree-discovery-is-europes-largest/