Turchia: un terremoto anche politico?


La Turchia, colpita insieme alla Siria da un violentissimo terremoto conta ancora i suoi morti ma le scosse politiche di questo evento sembrerebbero essere appena iniziate


Introduzione

Il giorno 6 febbraio la Turchia e alcune parti della Siria sono state colpite da un potente terremoto di magnitudo 7.5[1]. Gli effetti devastanti di quest’ultimo hanno rimbalzato tra i media di tutto il mondo, tra le immagini e i video di edifici che collassano su se stessi e, purtroppo, gli sforzi eroici dei primi soccorritori nel tentativo di estrarre dalle macerie quante più vite possibile. Sebbene il numero dei morti tra Turchia e Siria si aggiri intorno alle 7000 persone (la triste conta risulta essere ancora in corso e destinata a salire) e dunque il dolore e le sofferenze di centinaia di migliaia di vite spezzate superi di gran lunga qualsivoglia cordoglio, le eco politiche di questo drammatico e catastrofico avvenimento sembrerebbero aver attivato degli ingranaggi, parte di quel “grande gioco” che è il mondo internazionale.

Un protagonista non solo regionale

Che nell’ultimo anno la tanto dibattuta Turchia del Presidente Erdogan sia stata tra i principali protagonisti (almeno tra gli attori esterni) dello scenario più critico del pianeta, la guerra in Ucraina, non è un segreto. Sin dalle prime ore di invasione da parte della Federazione Russa, a partire dalla delicatissima questione degli stretti dei Dardanelli e del Bosforo (che furono “chiusi” al passaggio delle navi da guerra verso il Mar Nero, Ankara ha “preso le redini” del delicato ruolo di mediatore tra Mosca e Kiev (per estensione si potrebbe dire con l’”occidente”) tentando di sfruttare la sua rinnovata posizione geostrategica per questo scenario sia con la NATO che con lo stesso Cremlino. Del resto, in questa tremenda questione, Erdogan ha potuto vantare il ruolo di mediatore e garante nell’unico vero passo avanti negoziale (dopo averne promossi altri ma invano) tra Mosca e Kiev, ovvero l’accordo sul grano[2], evitando una catastrofe alimentare dagli aspetti quasi globali. La Turchia sta anche ponendo il suo “veto” (in forza all’Articolo 10 del Trattato[3]) sull’ingresso della Finlandia nella Nato, formalmente a causa del fatto che la Finlandia, secondo Ankara, sta fornendo asilo ad alcuni membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK[4]), che Ankara considera come terroristi[5] e fuorilegge ricercati. Non risulta essere difficile, però, notare tra le righe di questa decisione una sfumatura strategica che potrebbe essere letta come un occhio strizzato a Mosca, infastidita dal rapido allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, accelerato dalla sua stessa guerra. La Turchia, inoltre, dal lontano 2011 è impegnata in teatri quali la Siria e la Libia, che sono, ad oggi, giunti ad una convivenza forzata con la pericolosa e vicina Federazione Russa. La Turchia di Erdoğan, nonostante sia uno stato Nato, ha iniziato anche a perseguire una politica di hard power mediterranea estremamente minacciosa, soprattutto nei confronti della vicina Grecia per questioni energetico-strategiche[6]. Questo insieme eterogeno di influenze, dinamiche e strategie ha fatto sì da rendere la Turchia uno stato decisamente sotto i riflettori del mondo internazionale e quello che è stato l’aftermath politico del tragico terremoto, già a poche ore dall’evento, è comprensibile quanto prevedibile.   

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Molte mani tese e molti sorrisi melliflui

L’effettiva necessità della Turchia e della Siria (già ampliamente martoriata da anni di sanguinosa guerra civile, concentratasi, tra l’altro, proprio nelle aree colpite dal sisma) di aiuto immediato è stata sin da subito chiara e la risposta rapida da parte di diverse Nazioni. Tra i primi in questa sorta di corsa agli aiuti umanitari sembrerebbe essere arrivata Mosca (contestualmente ad un tweet con allegata offerta di aiuti da parte di Kiev[7]), che, stando ad alcuni report sarebbe intervenuta prontamente in Siria (dove la sua presenza militare è ancora oggi massiccia) dopo una telefonata tra Putin e Assad e promettendo rapidi aiuti alla Turchia con materiale e personale sanitario dopo un’altra telefonata tra Putin ed Erdoğan. Del resto, se la guerra in Ucraina ci ha ricordato bruscamente dell’affezione del Cremlino alle politiche aggressive di hard power, non va dimenticato che Mosca ha anche utilizzato strumenti di soft power, come gli aiuti inviati in Italia durante l’ora più buia della pandemia[8]. Nonostante i contrasti, più o meno profondi tra Washington e Ankara, anche gli USA sembrerebbero aver attivato un’unità di risposta rapida alle emergenze da inviare in Turchia (USAID[9]), seguiti dall’Unione Europea sulla stessa scia[10] e dalla Cina, dalla quale squadre di soccorso sono già in procinto di partire[11]. Persino Israele[12], un “oppositore” all’influenza regionale tanto agognata dalla nostalgica Turchia di Erdoğan, sembrerebbe aver acconsentito all’invio di aiuti, sorprendentemente estesi anche alla Siria, con la quale Israele è in guerra. Anche altri paesi, lontani e vicini hanno offerto e stanno inviando aiuto, ma quante di queste mani tese non sono accompagnate da melliflui sorrisi?

Conclusioni

Sebbene l’ondata di solidarietà sia ragguardevole, non risulta difficile trovare tra le righe degli statement, delle telefonate e degli invii di aiuti una corsa parallela (e forse cinica) per accaparrarsi la possibilità di segnare un “punto” a proprio favore da parte della Turchia, grazie all’aiuto inviato, da spendere al momento giusto. Forse una speculazione disillusa ma non sarebbe né la prima né l’ultima volta in cui catastrofi, naturali e non, divengano banchi di prova di alleanze, trampolini per nuove “amicizie” e, soprattutto, favori da restituire in accordo con le  inevitabili agende politiche di chi, stringendosi intorno ad una nazione in ginocchio tende una mano. Questo, quanto mai vero per la Siria, che sebbene in guerra con se stessa da anni e contesa da influenti attori esterni, a causa delle sanzioni imposte vedeva la popolazione civile in ginocchio già prima che l’ennesima catastrofe vi si abbattesse. Nella giornata del 6 febbraio discussioni sono state avviate in seno agli organi governativi statunitensi[13] che hanno convenuto di inviare aiuti umanitari non governativi in Siria ma senza avere contatti con il governo di Assad, posto sotto sanzioni proprio dagli USA[14].


note

[1] Per approfondire: https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2023/02/06/il-sisma-in-turchia-avvenuto-su-punto-incontro-di-3-placche_a84409a6-1e3e-451b-a7d4-345b6a89938f.html
[2] Si veda: https://www.opiniojuris.it/quale-destino-per-odessa/
[3] “Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione.” In:https://www.nato.int/cps/fr/natohq/official_texts_17120.htm?selectedLocale=it
[4] Per approfondire: https://www.britannica.com/topic/Kurdistan-Workers-Party
[5] “PKK is a terrorist organization. The PKK is listed as a terrorist organization internationally by numerous countries, including the members of the European Union and others such as United States, Canada and Australia. European Union also designated PKK as a terrorist entity in 2004. North Atlantic Treaty Organisation (NATO) also refers to PKK as a terrorist entity.” In https://www.mfa.gov.tr/pkk.en.mfa
[6] Da redazione, Mediterraneo Orientale: battaglia navale tra Grecia e Turchia, Ispi, 26 Agosto 2020 https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/mediterraneo-orientale-battaglia-navale-tra-grecia-e-turchia-27204
[7]Si veda: https://twitter.com/ZelenskyyUa/status/1622976491771334657?cxt=HHwWgsC47aah_IUtAAAA
[8] Per approfondire: https://www.opiniojuris.it/italia-chiama-la-russia-risponde/
[9] Si veda: https://www.usaid.gov/news-information/press-releases/feb-06-2023-statement-by-administrator-samantha-power-usaid-deploys-disaster-assistance-response-team-devastating-earthquake-turkiye-generates-significant-humanitarian-need
[10] In: https://civil-protection-humanitarian-aid.ec.europa.eu/news-stories/news/turkiye-and-syria-statement-earthquake-high-representative-borrell-and-commissioner-crisis-2023-02-06_en
[11] Si veda: https://twitter.com/globaltimesnews/status/1622773096569769984?ref_src=twsrc%5Etfw
[12] Si veda: https://www.gov.il/en/departments/news/president-herzog-s-statement-on-the-earthquake-in-turkey-6-feb-2023  
[13] Si veda: https://www.state.gov/briefings/department-press-briefing-february-6-2023/ [14] In https://www.aljazeera.com/news/2023/2/6/us-pledges-post-earthquake-aid-but-no-contact-with-syrias-assad


Foto copertina: Il terremoto che ha colpito la Turchia