La geopolitica di Taiwan
*Articolo vincitore (area Asia) del Workshop “Disinformazione tra Russia e Cina” organizzato da Hikma
Taiwan è “una questione interna alla Cina e non ammette interferenze esterne1”. Così ha asserito il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping alle celebrazioni per i 110 anni dalla rivoluzione Xinhai. Evento che portò al crollo dell’impero ed all’istituzione della repubblica.
“Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato dalla storia e non farà una buona fine“, ha aggiunto Xi, assicurando con toni perentori che “la riunificazione completa del nostro Paese ci sarà e potrà essere realizzata”. L’accomodamento della questione taiwanese “è determinata dalla tendenza generale della storia cinese, ma, cosa più importante, è la volontà comune di tutto il popolo cinese. La riunificazione nazionale con mezzi pacifici serve al meglio gli interessi della nazione cinese nel suo insieme, compresi i connazionali di Taiwan“, ha proseguito il leader cinese.
In altri termini la Cina considera Taiwan alla stregua di un territorio nazionale, come si evince dal discorso di Xi. Taiwan al contrario si considera indipendente dal 1949, anno nel quale Chiang Kai-shek, al seguito i suoi fedelissimi si rifugiò sull’isola. La questione venne liquidata dal PCC nel 1979 grazie all’ideazione da parte del presidente Deng Xiaoping della politica del “un paese due sistemi”. Politica ribadita dall’attuale presidente Xi. Tant’è che nei decenni trascorsi il continente si è sempre limitato ad asserire l’inesistenza dell’indipendenza politica dell’isola, che dal canto suo vede il riconoscimento internazionale da parte di solamente quattordici Stati[1].
Tuttavia oggi il vento ha cambiato direzione, ciò a causa di diversi fattori. Anzitutto la manifesta volontà della Cina continentale di ergersi a superpotenza globale. Ciò evidenziato dal forte espansionismo, e dalle rivendicazioni promosse dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC) sul Mar Cinese Meridionale. Il quale è una via marittima fondamentale per il commercio est-ovest. Motivo per il quale la Cina spera di poter imporre la propria proiezione di potenza al fine di esigere, probabilmente, dazi sul passaggio delle merci – istituendo una Zona Economica Esclusiva (ZEE) – oltre prerogative di controllo del naviglio passante per tale tratto marino.
Il controllo economico tuttavia passa per la forza militare, verso la quale Pechino spende sempre più risorse al fine di ammodernare ed ampliare la flotta per renderla competitiva rispetto a quelle occidentali. In quest’ottica il Presidente Xi ha varato tre nuovi vascelli il 23 aprile 2021[2], consegnati al People’s Liberation Army Navy (PLAN). Nulla in confronto alla nuova portaerei in fase di costruzione[3] nel cantiere navale di Jiangnan Shipyard in Shanghai, codice Type-003; la cui stazza si prevede sarà comparabile alla classe delle super-portaerei USS Kitty Hawk.
Tuttavia le mire espansionistiche del Dragone devono passare, inevitabilmente, dalla risoluzione dei problemi interni. Primo fra tutti il superamento della filosofia “un paese due sistemi”. Ovvero L’unificazione politica tra Pechino, Hong Kong, Macao e Taiwan. Le prime mosse, per tastare il terreno dell’opinione pubblica internazionale, e le sue risposte, si sono viste a cavallo dell’anno 2019-2020 a Hong Kong.
Oggi il problema si presenta strategicamente più serio in quanto Pechino punta direttamente all’annessione di Taiwan, come testimoniato dal discorso di Xi. La quale rappresenta il più importante e vicino baluardo occidentale sulle coste cinesi. Queste nuove prove di espansione vengono testimoniate dalla ripetuta violazione dell’Air Defence Identification Zone (ADIZ), dove da gennaio ai primi di ottobre sono stati oltre 600 gli aerei cinesi a violarne gli spazi[4], più del doppio rispetto al totale dell’anno precedente. Gli stormi, formati sia da caccia multi-ruolo J-16, SU-30; bombardieri H-6 e aerei da trasporto tattico Y-8[5], pur non essendo mai entrati all’interno dello Spazio Aereo Nazionale (SAN) mostrano chiaramente le intenzioni e le capacità dell’aeronautica cinese. Che sta altresì ammodernando[6] strutture aeroportuali già esistenti sulle coste continentali affacciate sull’isola. Oltre ciò Pechino ha mandato in onda, su canali televisivi nazionali, le capacità del People’s Liberation Army (PLA) di utilizzare navi RORO[7] per compiere uno sbarco sull’isola utilizzando anche mezzi civili al fine di accelerare l’operazioni militare.
Queste prove di espansionismo e dimostrazioni di forza hanno suscitato un certo grado di terrore sull’isola tra l’opinione pubblica. Paura ben rappresentata da una serie di immagini[8] pubblicate sul Global Times.
L’Occidente non è ovviamente rimasto a guardare in silenzio, oltre all’alleanza AUKUS improntata sulla protezione degli interessi occidentali nel Mar Cinese Meridionale, le movimentazioni militari sono aumentate sensibilmente nello stretto di Taiwan. Come riportato dalla CNBC[9] durante la seconda settimana di ottobre la flotta americana, assieme a quella canadese, è passata per lo stretto di Taiwan. Rivendicando quindi l’internazionalità di tali acque, come altresì il supporto al governo Taiwanese. Le azioni di supporto non sono state solo dimostrate da queste rapide, seppur significative, incursioni navali. Come riportato dal Wall Street Journal[10], a seguito dei fatti accaduti ad Hong Kong, gli Stati Uniti hanno inviato forze speciali e Marines ad addestrare truppe dell’isola. Le quali si presume siano quindi ora pronte ad affrontare una concreta invasione terrestre del loro territorio nazionale.
Tutti questi eventi sono chiari segnali di un’evidente escalation diplomatico-militare tra i due blocchi contrapposti, quello anglofono e quello cinese. Attualmente è possibile solamente constatare che si sta verificando un’incrinazione dell’equilibrio di potenza internazionale. Tuttavia al momento la mutua deterrenza nucleare e le superiori capacità balistiche[11] appena mostrate dalla Cina sembrano rimandare a data da destinarsi qualsiasi concreto conflitto armato. Il che non impedirà tuttavia nell’immediato futuro un aumento delle tensioni nei mari locali fintanto che le potenze in gioco non avranno terminato di mostrare i loro muscoli d’acciaio ai corrispettivi rivali.
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Note
[1] Il 9 Dicembre 2021 il Nicaragua ha interrotto le relazioni con Taiwan, avviando legami diplomatici con la Repubblica Popolare Cinese.
[2] https://www.youtube.com/watch?v=1CI6eancVGk
[3] https://www.csis.org/analysis/chinas-third-aircraft-carrier-takes-shape
[4]https://www.rid.it/shownews/4441?fbclid=IwAR0oXQybIz1da3QKyh8VZ4F8YsGBKnsn4c3t98Lm8np4b0q0JsN4WgY3pWw
[5]https://twitter.com/MoNDefense/status/1443883866171740165?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1443883866171740165%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https://www.bbc.com/news/world-asia-58771369
[6]https://www.scmp.com/news/china/military/article/3152423/upgrades-chinese-military-airbases-facing-taiwan-hint-war-plans
[7] https://www.instagram.com/p/CVK55ZBrUFY/
[8] https://www.globaltimes.cn/page/202110/1236157.shtml
[9] https://www.cnbc.com/2021/10/17/us-and-canadian-warships-sailed-through-taiwan-strait-last-week-.html
[10] https://www.wsj.com/articles/u-s-troops-have-been-deployed-in-taiwan-for-at-least-a-year-11633614043
[11] https://www.ft.com/content/ba0a3cde-719b-4040-93cb-a486e1f843fb
Foto copertina: Immagine web