Le elezioni amministrative del 31 marzo in Turchia hanno visto una schiacciante vittoria dell’opposizione e sembra segnare la fine dell’era Erdogan.
Domenica 31 marzo si sono tenute in Turchia le elezioni amministrative. Più di 60 milioni di persone sono state chiamate ad esprimersi in 81 province e 30 grandi municipalità, tra cui Istanbul, cuore economico e politico del paese, e la capitale Ankara.
Il principale partito di opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (CHP), è in testa con il 37.76% dei voti, seguito dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) con il 35.48% dei voti [1] mentre si è registrata un’affluenza del 78.53%.
Il CHP ha conquistato le tre principali città, Istanbul, Ankara ed Izmir e altre undici città metropolitane e ventuno province, contro le dodici città metropolitane conquistate dall’AKP e le dodici province.
Perché queste elezioni sono importanti?
Pur essendo delle nazioni locali, i risultati forniscono una radiografia della situazione politica turca nazionale, in particolare riflettono il grado di popolarità del presidente Erdogan e la traiettoria futura del Paese.
Le elezioni sono state definite storiche per il loro esito, per nulla scontato considerando la progressiva erosione dello stato di diritto attuata dall’attuale presidente Erdogan.
“La giornata di oggi segna un momento cruciale non solo per Istanbul, ma per la stessa democrazia. Mentre celebriamo la nostra vittoria, mandiamo un messaggio forte al mondo: il declino della democrazia finisce ora. Istanbul è un faro di speranza, una testimonianza della resistenza dei valori democratici di fronte all’autoritarismo crescente.”[2] scrive il leader dell’opposizione turca, Ekrem İmamoğlu, su X.
Già dato per favorito nei sondaggi, İmamoğlu ha condotto un’abile campagna elettorale, creandosi un’immagine mediatica soprattutto sui social media poiché la maggior parte dei media tradizionali sono controllati da organi governativi e lasciano ovviamente poco spazio all’opposizione.
Giovane e carismatico, İmamoğlu è riuscito ad attirare i voti anche di molti conservatori, insoddisfatti dalle politiche di Erdogan. Sullo sfondo, la perdurante crisi economica e l’inflazione galoppante che ha raggiunto il 70%, mentre la lira turca ha perso il 40% del suo valore rispetto al dollaro quest’anno.
L’economia e le fallimentari misure prese dal governo hanno pertanto giocato un ruolo centrale nel garantire la vittoria all’opposizione.
Oltre a ciò, bisogna considerare la scelta dei candidati. Nonostante l’importanza vitale ricoperta dalla necessità di riconquistare Istanbul non solo in quanto centro economico e culturale del Paese, ma anche per il suo significato simbolico per la carriera politica di Erdogan, quest’ultimo ha scelto di candidare Murat Kurum, ex ministro dell’ambiente, ma figura contestata e controversa. Durante il suo mandato, ad esempio, è stata approvata una legge che concedeva un condono per le violazioni edilizie, ossia sulle costruzioni che non prendevano in considerazione le violazioni anche in termini di sicurezza, un tema caldo dopo il devastante terremoto del 2023. [3]
La vittoria dell’opposizione sembra porre un freno alla leadership indiscussa di Erdogan e, soprattutto, appare un ostacolo al progetto di riforma della costituzione. Fortemente voluta dal Presidente, il parlamento turco dovrebbe iniziare a discuterne dopo le elezioni di ieri e prevede la consultazione di tutti i partiti. Il progetto di riforma si è fatto strada dopo le elezioni presidenziali del 2023 e la riconferma di Erdogan il cui obiettivo, con la suddetta riforma, è di “liberare la Turchia da una mentalità golpista”. [4] In realtà, l’obiettivo principale della riforma costituzionale è quello di abolire il limite dei mandati presidenziali ed estendere così il tempo di permanenza in carica.
Il voto curdo
A richiedere attenzione è anche il voto nelle città a maggioranze curde nel sud-est della Turchia, in Anatolia.
Qui, le elezioni di domenica sono state le prime dopo il terremoto che ha colpito la regione nel febbraio del 2023 e che ha provocato 55 mila morti, oltre 100 mila feriti e 3 milioni di sfollati, secondo le stime del Ministro dell’Interno. [5]
Il Partito Democratico dei Popoli (DEM) ha vinto in sette città dell’Anatolia, tra cui Mardin, Van e Diyarbakir, considerata la capitale del Kurdistan turco.
In numerose città a maggioranza curde, sono state registrate varie irregolarità e a Diyarbakir ci sono stati scontri tra i cittadini e le forze di sicurezza che hanno provocato un morto e dodici feriti. [6]
“A prescindere dai risultati, il vincitore di queste elezioni è innanzitutto la nostra democrazia, la volontà nazionale” ha dichiarato Erdogan. In effetti, i recenti risultati dimostrano che l’opposizione è viva e vegeta, resiste la competitività nelle elezioni e la società civile rimane vibrante. Ma spingersi ad ipotizzare la fine dell’era Erdogan appare prematuro considerando che non ci saranno elezioni anticipate e rimarranno fissate per il 2028.
Note
[1] https://www.dailysabah.com/
[2] https://twitter.com/imamoglu_int/status/1774669494675202317
[3] S. Nasi, Not so Local Elections in Turkey, Ankara Policy Center, 29 marzo 2024, al link: https://apm.org.tr/en/2024/03/29/not-so-local-elections-in-turkey/
[4] M. Çelik, Turkish Parliament to start new constitution work after elections, Daily sabah, 26 marzo 2024, al link: https://www.dailysabah.com/politics/legislation/turkish-parliament-to-start-new-constitution-work-after-elections
[5] Relief Web, Turkey-Earthquake: Emergency Situation Report (05.02.2024), https://reliefweb.int/report/turkiye/turkey-earthquake-emergency-situation-report-05022024
[6] Il Fatto Quotidiano, https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/31/turchia-spari-e-incidenti-durante-le-elezioni-vicino-a-diyarbakir-un-morto-e-12-feriti-le-immagini-degli-scontri/7497398/
Foto copertina: Grafico delle elezioni amministrative in Turchia