Le elezioni in Turchia lasciano il mondo con il fiato sospeso fino al 28 maggio, data del ballottaggio tra i due candidati principali: Erdoğan e Kiliçdaroglu.
Il primo turno delle elezioni in Turchia si è concluso con un sostanziale pareggio.
Il popolo turco ha aspettato impazientemente questo momento, i giovani della generazione Z le hanno soprannominate “le grandi elezioni” per sottolineare il peso storico di questo ritorno alle urne.
L’alto tasso di partecipazione dei cittadini turchi è un chiaro segno della perseveranza e resilienza di un popolo che non intende soccombere alla crisi economica e politica attuale.
Il presidente uscente rischia di non confermare la sua carica.
Recep Tayyip Erdoğan ha delle debolezze da nascondere a questo giro elettorale: la cavalcante iper-inflazione, la tragedia del sisma con la cattiva gestione dei soccorsi, e la mancanza di posti di lavoro. Il popolo turco è sicuramente stremato da anni di difficoltà economiche e tensioni politiche sempre più acute, ad avere il ruolo di game changer a queste elezioni sono però i nuovi 5 milioni di elettori turchi.
I mesi precedenti alle elezioni sono stati pieni di preoccupazioni per i cittadini che chiedono un cambiamento ad Ankara: sono state moltissime le difficoltà incontrate dai partiti d’opposizione per formare un’alleanza solida con un unico candidato leader. Kiliçdaroglu ha conquistato il ruolo di principale oppositore ad Erdoğan, e attraverso un delicato gioco di equilibri e compromessi cerca di tenere in piedi l’alleanza progressista turca. Un duro lavoro che sembra aver portato i suoi frutti, ottenendo il 44.4% al primo turno.
È interessante notare che le analisi riportate da Al Jazeera mostrano come l’opposizione abbia vinto nelle aree curde come Diyarbakir, Mardin e Şanlıurfa, e allo stesso tempo nell’area metropolitana di Istanbul.
La chiave per comprendere l’aggrovigliata politica interna di Ankara è capire che il popolo turco è frammentato in etnie, fazioni religiose, classi sociali e contesti culturali vari e spesso opposti tra loro. La Turchia del sud-est è lontana e diversa dalla Turchia di Istanbul, così come la sua gente: l’omogenea distribuzione delle preferenze espresse per Kilicdarouglu è quindi un fatto da attenzionare. Tuttavia, sembrano essere rimaste intatte le roccaforti di Erdogan, come Gaziantep.
Al termine di questo primo turno la figura di Sinan Ogan, candidato per ATA Alliance party, ne esce da king maker, innescando inevitabilmente una serie di timori nelle due fazioni: come verrà spartito il suo 5%?
Il popolo turco è ora messo di fronte a una scelta netta e decisiva che cambierà le sorti non solo della Turchia, ma dell’intera comunità internazionale. La penisola anatolica è al momento un importante mediatore internazionale per la questione ucraina, quanto per quella mediorientale.
Un eventuale cambiamento di politica estera provocherebbe quindi delle scosse anche nelle azioni europee e americane.
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