I cristiani perseguitati nel mondo


Fanno riflettere i dati sui cristiani perseguitati nel mondo. Sono oltre 360 milioni i cristiani perseguitati per ragioni legate alla fede: dall’Afghanistan alla Corea del Nord, dalla Nigeria alla Cina. Intervista a Cristian Nani, Direttore di Open Doors-Italia


Cristian Nani, Direttore di Porte Aperte-Italia, la principale ONLUS che si occupa di supporto e protezione delle comunità cristiane perseguitate nel mondo

“Sono decine di milioni i Cristiani perseguitati oggi nel mondo. Si tratta di un dato con il quale, spesso, si ha poca familiarità, di una realtà che si tende ad ignorare, al punto tale che diventa difficile collegare, in maniera più o meno immediata, alla questione della persecuzione delle minoranze nel mondo, quella delle comunità cristiane.
Se nel nostro Paese, e nell’Europa occidentale in generale, il livello di rischio è (per ora) ancora estremamente basso, non è così nel resto del mondo.

Abbiamo incontrato Cristian Nani, Direttore di Porte Aperte-Italia, la principale ONLUS che si occupa di supporto e protezione delle comunità cristiane perseguitate nel mondo, per poter comprendere meglio i termini della questione.”

Direttore, innanzitutto conosciamo meglio Open Doors. Come nasce? Con quale scopo?

“Porte Aperte/Open Doors è un’organizzazione che dal 1955 sostiene concretamente i Cristiani nei Paesi dove maggiormente esistono discriminazione e persecuzione anticristiana. Nasce dalla visione di un singolo uomo, conosciuto come Fratello Andrea “Il contrabbandiere di Dio”, dal titolo del best-seller con cui racconta la sua storia. L’opera di questo missionario, iniziata proprio nel 1955 portando Bibbie oltre la Cortina di Ferro, nel corso del tempo ha dato vita ad un’organizzazione che oggi è attiva in oltre 60 Paesi. Il nostro proposito è rafforzare ed equipaggiare le comunità cristiane che affrontano persecuzioni a causa della loro fede, affinché possa essere rispettata la libertà religiosa. In Italia sensibilizziamo e diffondiamo informazioni sulla persecuzione, proponendoci come fonte autorevole in questo ambito grazie alle nostre ricerche sul campo. Raccogliamo inoltre supporto (donazioni) e azione (volontariato) in favore dei perseguitati. Ci occupiamo, in particolare, di fornire sostegno materiale e spirituale: vedove e orfani, uomini e donne emarginati a causa della loro fede, hanno bisogno di sostegno; noi li aiutiamo a crearsi i mezzi per vivere lì dove sono. Ci occupiamo, poi, della distribuzione di testi di studio, Bibbie, librerie e biblioteche e di formazione mediante seminari e corsi formativi, che sono essenziali, corsi di professionalizzazione, seminari per resistere alla persecuzione, sfide di società, famiglia e chiesa. Inoltre, lavoriamo nell’ambito della ricerca e del patrocinio: molti parlano di persecuzione, ma pochi fanno ricerca. Uno dei nostri obiettivi è proprio la ricerca sul campo, la divulgazione di informazioni attendibili a media e politici-la nostra World Watch List è tra i rapporti più utilizzati da media e istituzioni (anche internazionali) per parlare di persecuzione anticristiana. Infine, ci facciamo promotori di petizioni nel campo della libertà religiosa.”

Perché Open Doors ha scelto di occuparsi in modo specifico della tutela dei Cristiani perseguitati nel mondo?

“La volontà iniziale del fondatore di questa organizzazione era quella di soccorrere le comunità cristiane che sotto il regime sovietico sperimentavano alti livelli di discriminazione e persecuzione. Da lì l’attività è evoluta verso un approccio olistico che punta a rafforzare le comunità cristiane e, se possibile, a integrarle nel contesto sociale in cui vivono, rendendole capaci di contribuire al benessere del Paese. Il fatto che negli anni la persecuzione anticristiana sia cresciuta costantemente, ha rafforzato la nostra convinzione di dover operare in questo ambito. Infine, il desiderio di soccorrere “il fratello in difficoltà” è elemento importante della nostra attività.”  

Quanti sono, secondo le vostre stime, i Cristiani perseguitati nel mondo attualmente?

“Sono oltre 360 milioni i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede: globalmente 1 cristiano ogni 7 è toccato da questo fenomeno, secondo il nostro report annuale denominato World Watch List, di cui è possibile reperire dettagliate spiegazioni nel nostro sito. Quest’anno si registra il più alto livello di persecuzione da quando pubblichiamo questo report, ossia da 29 anni: negli ultimi anni l’aumento è stato costante.”

Quali le ragioni della persecuzione?

“La World Watch List di Porte Aperte identifica nove ragioni o, meglio, nove fonti della persecuzione anticristiana:
L’Oppressione islamica, dovuta alla volontà di provare a riportare il mondo sotto la “Casa dell’islam”, con azioni violente o meno.
Il Nazionalismo religioso, ossia il tentativo di assoggettare un’intera nazione ad una sola religione (sono esempi, in tal senso, il nazionalismo induista presente oggi in India).
L’Antagonismo etnico, che si riscontra qualora un gruppo etnico sottopone un altro gruppo a diverse forme di ostilità a causa della diversa religione di quest’ultimo.
L’Oppressione tribale, che si riscontra quando una tribù, clan o famiglia estesa impone norme antiche, relegate a contesti tribali e non statuali, creando problemi a chi non vi si assoggetta.
Il Protezionismo denominazionale, riscontrabile nei casi in cui una denominazione cristiana cerca di mantenere la supremazia per l’esclusività della legittimazione.
L’Oppressione comunista e post-comunista, che si evidenzia in tutti quei casi dove si vuole ancora mantenere salda l’ideologia comunista (si tende a controllare le chiese tramite sistemi di registrazione).
L’Intolleranza secolare, che si nota in quei contesti in cui si è cercato e si cerca di eliminare il concetto di religione dal dibattito pubblico e, se possibile, anche dalle menti degli individui.
La Paranoia dittatoriale, che si riscontra quando un governo autoritario tende a proteggere e a mantenere il potere a qualsiasi costo, anche senza la realizzazione di una visione ideologica chiara e specifica.
Infine, il Crimine organizzato e la corruzione, che provocano un clima di impunità e anarchia.”

Anche i governi dei Paesi in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati hanno delle responsabilità in questo senso? Se sì, in quale misura?

“Sicuramente sì, ma in maniera diversa a seconda dei casi. Alcune dinamiche tipiche a cui i governi partecipano direttamente o indirettamente (permettendole) sono una mancanza di protezione endemica delle comunità e dei singoli cristiani, quando i governi non possono o non vogliono proteggere tali comunità per ragioni politiche o religiose-ciò porta a una impunità diffusa dei persecutori/aggressori in molte nazioni, i cui governi sono colpevoli, che naturalmente alimenta una certa spavalderia e, in un pericoloso circolo vizioso, ulteriore persecuzione; e l’indifferenza degli attori politici internazionali, occidentali in testa: un esempio lampante è il fatto che gli USA abbiano eliminato la Nigeria dalla lista delle nazioni sotto osservazione per violazione della libertà religiosa.”

La crisi ucraina, in base alla vostra esperienza, potrà pregiudicare la sicurezza delle comunità cristiane presenti nei territori dell’Est? Rischiano anch’esse una persecuzione?

“In Ucraina, oggi, non c’è persecuzione anticristiana, ma la guerra e in particolare l’occupazione russa potrebbe causarla, e la Crimea ne è un esempio. Questa penisola sta vivendo un progressivo declino della libertà di fede di alcune denominazioni e confessioni cristiane. L’anno scorso, protestanti e altri gruppi di fede minoritari hanno sperimentato un aumento della pressione. Ciò accade per la famigerata legge Yarovaya, definita da molti anche “legge anti-missionari”, imposta dalla Russia dopo l’occupazione della Crimea nel 2014 e adottata “per combattere l’estremismo”: si nota che i cristiani e altri gruppi religiosi in Crimea hanno sperimentato una maggiore pressione attraverso irruzioni, multe, sequestri di letteratura religiosa, sorveglianza del governo, espulsioni di leader religiosi stranieri invitati, cancellazione unilaterale di contratti di affitto e ostacoli alla riconquista dei luoghi di culto confiscati nel periodo sovietico. Solo nel 2021 si registrano decine di questi casi.”


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