L’insostenibilità economica e la componente geopolitica alla base del collasso del gasdotto Nabucco non hanno impedito il rilancio del Corridoio Meridionale del Gas attraverso la Trans-Adriatic Pipeline. Ciononostante, le priorità europee in materia di diversificazione energetica potrebbero favorire notevolmente le forniture russe e rafforzare il ruolo strategico di Turchia e Azerbaijan.
Politica energetica e diversificazione alle origini di Nabucco
Se l’operazione speciale di Putin in Ucraina ha fatto tornare in auge il tema della sicurezza energetica in Europa, le iniziative in materia di diversificazione delle forniture furono oggetto di discussione nelle aule circolari di Bruxelles già dai primi anni Duemila, segno di una radicata preoccupazione della potenziale influenza strategica di Mosca sulla politica energetica del vecchio continente.[1] Con le guerre del gas del 2006 e 2009, differenziare l’approvvigionamento di energia venne infatti inserito al vertice delle priorità dell’UE,[2] che negli stessi anni concepì l’idea di un Corridoio Meridionale del Gas indipendente da Mosca in grado di tradurre in azioni concrete l’agenda europea relativa alla politica energetica – ribadita in seguito all’interno della Second Strategic Energy Review – An EU Energy Security and Solidarity Action Plan del novembre 2008.[3] In testa alla strategia della Commissione per lo sviluppo del Corridoio Meridionale fu per anni Nabucco, un gasdotto lungo oltre 3800 km con una capacità di trasporto pari a circa 31 miliardi di metri cubi all’anno. Secondo il progetto originale, tramite Nabucco l’Europa meridionale e centrale sarebbero divenute l’approdo di un nodo infrastrutturale che – attraverso la Turchia – avrebbe riscaldato il continente con il gas proveniente da Azerbaijan, Turkmenistan, Iraq, Iran ed Egitto.[4]
Nonostante il forte supporto politico della Turchia – da tempo desiderosa di affermare la propria funzione di corsia energetica tra gli Stati euroasiatici e i mercati europei – e degli Stati Uniti – anch’essi consci dell’importanza geopolitica di Nabucco nella riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, il progetto vide nascere intorno a sé un intenso dibattito in merito alla possibile configurazione del Corridoio Meridionale.[5] Alla luce della competizione tra i potenziali gasdotti coinvolti, la versione finale del progetto prevedeva i giacimenti caspici come fonte principale delle forniture, che sarebbero dovute giungere fino in Austria grazie ai finanziamenti erogati dalla Banca Europea degli Investimenit (BEI) e dalla Banca Europea della Ricostruzione e dello sviluppo (BERS). Oltre alla turca Botas e all’austriaca OMV, consorzi bulgari, rumeni e ungheresi avrebbero preso parte a Nabucco.[6] Tuttavia, i timori che il progetto restasse un tubo vuoto e l’insostenibilità economica si manifestarono in maniera clamorosa nel 2013, anno che segnò il tramonto di Nabucco e il suo definitivo abbandono.[7]
Un fallimento annunciato?
Le regioni per cui Nabucco restò un mero (anche se ambizioso) progetto sulla carta sono da ricercare in primo luogo nella componente economica e finanziaria legata alle forniture di gas. Nello specifico, al di là dell’esosità della realizzazione infrastrutturale, il grande assente è risultato essere un produttore certo che avrebbe dovuto estrarre concretamente la materia prima -sebbene in concreto le fonti di approvvigionamento fossero numerose, dall’Azerbaijan all’Iran.[8] Accanto agli aspetti più prettamente commerciali, di fondamentale importanza furono i risvolti geopolitici insiti nell’incidenza esercitata dalle compagnie energetiche coinvolte. Sin dall’inizio Nabucco si sarebbe infatti avviato mutilato di una forte componente geopolitica, poichè le compagnie che presero inizialmente parte al consorzio – la rumena Transgaz, la tura Botas, l’ungherese Mol, la Bulgara Energy holding e, da ultimo, l’austriaca Omv – non disponevano certo di un peso politico capace di influenzare la strategia dell’Unione Europea in campo energetico.[9] Tanto più incidente fu la mancanza delle più rilevanti compagnie europee dell’energia: di fatto, Bp, Eni, Total e Gaz de France, tra le altre, non entrarono mai a far parte di Nabucco. Nemmeno una nuova versione “più snella” del gasdotto – il cosiddetto Nabucco West, supportato dall’UE – scongiurò il fallimento del progetto, che si arenò in via definitiva schiacciato dalla sua stessa debolezza politico-concorrenziale.[10]
Il TAP rilancia il Corridoio Meridionale del Gas
Il progetto energetico e geopolitico del Nabucco non segnò tuttavia la fine del Corridoio Meridionale del gas, bensì il suo rilancio con un progetto che dall’Azerbaijan e attraverso la Turchia ha nella Trans Adriatic Pipeline (TAP) il suo tratto europeo.[11] A seguito della decisione del consorzio internazionale Shah Deniz in Azerbaijan, il TAP si è infatti configurato come il principale corridoio di esportazione del gas azero verso il continente europeo, snodato attraverso 3 anelli principali che attraversano un totale di sette Paesi. Con i suoi 691km, attraverso il South Caucasus Pipeline (SCP) – primo punto della catena – il gas azero giunge fino al confine tra Georgia e Turchia seguendo la rotta dell’oleodotto Baku – Tbilisi – Ceyhan (BTC), per poi proseguire in direzione ovest attraverso il TANAP. Da qui, il gasdotto anatolico riserverà per il mercato turco 6 dei 16 gmc di gas all’anno che transitano attraverso i 2000km di infrastrutture, convogliando in seguito i restanti 10 gmc nel TAP – anello finale della catena, che coi suoi 800 km collega la Grecia all’Italia attraverso Albania e Mar Adriatico.[12]
Azerbaijan e Turchia al centro
Tale configurazione solleva indubbiamente importanti considerazioni sul ruolo strategico dell’Azerbaijan per la diversificazione energetica dell’Unione. Lo sviluppo del gasdotto TAP ha di certo evidenziato i progressi della cooperazione energetica con Baku, che a partire dal 2011 si è consolidato tanto come partner affidabile per Bruxelles, quanto come bretella energetica nel collegamento dei giacimenti azeri con la Turchia. Tuttavia, secondo il Parlamento Europeo, nell’ultimo decennio il Paese – ad oggi unico fornitore del gas che confluisce all’interno del corridoio – ha subito il più forte declino in materia di governance democratica in tutto il continente Eurasiatico. Inoltre, il progetto che dovrebbe conferire sicurezza energetica all’UE potrebbe in realtà scaturire nuove incertezze connesse alle instabilità legate al conflitto congelato in Nagorno-Karabakh, situato a pochi chilometri dal South Caucasus Pipeline, così come alla questione sospesa dell’Ossezia del Sud, regione separatista filorussa fonte di tensioni tra Russia e Georgia. Non da ultimo, l’attraversamento della Turchia ha inequivocabilmente contribuito ad aumentare il bargaining power del Paese e il suo potere contrattuale con l’Unione. Un fenomeno non del tutto nuovo, se si considera come l’autoritarismo di Erdogan abbia già in passato impiegato i rifugiati siriani come arma per ricevere finanziamenti più elevati da Bruxelles.[13]
TAP: infrastruttura strategica o tracollo della diversificazione?
Sebbene l’Unione celebri il TAP come il pilastro della propria strategia di diversificazione, numerosi indizi sembrano suggerire come in realtà il progetto si concretizzi nel clamoroso fallimento della differenziazione degli approvvigionamenti di energia voluti da Bruxelles, producendo addirittura un effetto contrario alla riduzione della dipendenza energetica da Mosca.[14] Di fatto, l’interpretazione del TAP in chiave antistrategica pone al centro la ridotta capacità di trasporto e i mercati di sbocco del gasdotto, in grado di trasportare al massimo 20 mmc di gas in confronto ai 30 del defunto Nabucco. Inoltre, scegliendo il TAP, Bulgaria, Ungheria e Romania sono state private di una via alternativa di rifornimento, rimanendo dunque saldamente ancorate alle importazioni russe – che soddisfano la quasi totalità delle loro forniture. É infatti Mosca ad uscire – ancora una volta – vittoriosa dalla competizione geopolitica ed energetica legata all’abbandono di Nabucco in favore del TAP: con l’implementazione di South Stream e, in contemporanea, l’operatività di North Stream, Gazprom potrà infatti raddoppiare i volumi di gas che confluiscono in Europa e rafforzare i legami energetici con i Paesi dell’Europa orientale esclusi dal corridoio meridionale servendosi dello strumento della riduzione del prezzo del gas.[15]
Note
[1]Gas: realtà e paradossi del corridoio meridionale. ISPI, 18 dicembre 2020. Disponibile al link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/gas-realta-e-paradossi-del-corridoio-meridionale-28710.
[2] L. Bellodi, Gas e Potere. Geopolitica dell’energia dalla guerra fredda a oggi. Luiss University Press, 2022, p. 77.
[3] Commission of the European Communities, Second Strategic Energy Review – An EU Energy Security and Solidarity Action Plan, 13 novembre 2008. Disponibile al link: https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2008:0781:FIN:EN:PDF.
[4] Gas: realtà e paradossi del corridoio meridionale, op. cit.
[5] Nabucco Gas Pipeline, Europe. Disponibile al link: https://www.hydrocarbons-technology.com/projects/nabuccopipeline/.
[6] L.Bellodi, op. cit., p. 42.
[7] Nabucco addio, per il gas l’Europa sceglie TAP. Limes, 4 luglio 2013. Disponibile al link: https://www.limesonline.com/gas-ue-nabucco-addio-leuropa-sceglie-il-tap/49352.
[8] L.Bellodi, op. cit., pp. 42, 77.
[9] Supra, 7.
[10] Gas: realtà e paradossi del corridoio meridionale, op. cit.
[11] L. Bellodi, op. cit., p. 42.
[12]Trans Adriatic Pipeline (TAP). Maggiori informazioni sono disponibili al link: https://www.tap-ag.it/informazioni-su-tap/la-visione-di-insieme/il-corridoio-meridionale-del-gas.
[13]La Turchia e l’arma atomica degli ‘ospiti’ siriani, Limes, 3 agosto 2016. Disponibile al link: https://www.limesonline.com/cartaceo/la-turchia-e-larma-atomica-degli-ospiti-siriani.
[14] Nabucco addio, per il gas l’Europa sceglie Tap, Limes, op. cit.
[15] Ibid.
Foto copertina: Il gasdotto TAP