Negli ultimi anni l’utilizzo dei contractors da parte della Federazione Russa è stato comprovato in numerosi teatri di guerra mondiali. Questo nuovo modo di perseguire gli interessi nazionali è davvero efficace?
A cura di Fiorella Grasso e Andrea Minervini
Traguardi di civiltà
La guerra ci ha cambiati e sta cambiando i suoi protagonisti, la sua fenomenologia, le sue perdite, lasciando in eredità all’Occidente un senso di “pudore”, mascherato da civiltà, nei confronti del rischio. Rischio derivante dal coinvolgimento che nessuno Stato, men che meno le potenze, sarebbero disposti ad ammettere alla propria opinione pubblica. I grandi conflitti del XX secolo prima, la Vietnam Syndrome[1] poi, non hanno creato il mondo pacifista promesso dagli anni ‘60, ma hanno delocalizzato le guerre convenzionali in scenari lontani, tanto da sembrare inesistenti ai più: è l’exploit delle proxy war.
“In short, proxy wars are the logical replacement for states seeking to further their own strategic goals yet at the same time avoid engaging in direct, costly and bloody warfare”[2]
È l’eredità dello scorso secolo che vede declinare la partecipazione volontaria alle forze armate nazionali, così come, la volontà degli Stati di restare intrappolati in possibili vespai (come Vietnam, Afghanistan, Somalia etc.). Questo, unitamente, all’innalzarsi dei costi del comparto tecnologico militare ha determinato la fortuna delle Private Military Companies (di qui PMCs) che svolgono il fondamentale ruolo di minimizzatori di rischio.
Guerre invisibili combattute da eserciti invisibili, ad oggi, ormai necessari agli Stati Uniti, al punto tale “l’esercito americano potrebbe crollare senza di loro”[3], quanto alla Russia, sebbene in modo sostanzialmente diverso.
Le radici storiche
Nonostante la presidenza Putin sia associata all’impiego delle PMCs, l’utilizzo di semi-state forces é rinvenibile fin dal periodo presovietico. Dall’epoca imperiale, infatti, gli zar usavano stringere contratti con contadini per conquistare, difendere i confini russi e sottomettere le minoranze. Nuovi gruppi sono poi emersi nel corso degli anni ’90, sotto la presidenza Yel’tsin, con lo scopo di promuovere gli interessi dello Stato nello spazio post-sovietico e nell’ex Jugoslavia.
É solo a partire dall’inizio del XXI sec che si verifica un sensibile aumento delle PMCs; mai legalizzate dal Cremlino, sottostanti alle sue direttive e a personalità di spicco ad esso riconnesse da contratti fumosi.
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Proxy wars e l’utilizzo di PMCs, il caso russo
Con la riforma dell’esercito russo, avviata nel 2010 tramite il programma GPV-20, già ampiamente approfondita in un precedente articolo[4], la Federazione Russa ha ammodernato anche la sua strategia regionale. Una strategia molto più aggressiva dove la Federazione, in veste di protettrice di interessi regionali e vecchi alleati, è stata più o meno protagonista dei teatri di guerra più delicati degli ultimi dieci anni. L’Ucraina e la Siria sono solo alcuni dei tanti scenari dove la Russia è stata presente in difesa dei suoi interessi (recenti sono gli sviluppi in questa direzione nello scacchiere africano). Resta ora da capire la “natura” della presenza russa in questi scenari poiché, sebbene il suo esercito vanti una nuova e aggressiva veste, il suo ruolo attivo è stato alquanto marginale. Ad “affondare le mani” nel fango della prima linea, sia figuratamente che materialmente, sono state le PMCs al soldo del Cremlino, e molto spesso, rovistare nel fango, ha fatto emergere fama e ricchezza.
Since 2017, Russian private military companies (PMC), such as the Wagner Group, have played a prominent role in facilitating the expansion of Moscow’s geopolitical influence in Africa. On the heels of Russia’s use of PMCs in Ukraine and Syria, Russia deployed Wagner Group PMCs to Libya in 2017, in order to facilitate Libya National Army (LNA) chieftain Khalifa Haftar’s ambitions for territorial expansion. Russia’s use of PMCs in Libya swiftly diffused to other African countries. In Sudan, Wagner Group PMCs assisted President Omar al-Bashir’s failed efforts to retain power; in Mozambique, Russian PMCs combatted Islamic extremism in the restive Cabo Delgado province; and in Madagascar, the Wagner Group engaged in political interference campaigns to support six pro-Russian election candidates.[5]
Attualmente la Russia vanta diverse agenzie di contractors al suo soldo (Shield, Vega e Patriot) ma sicuramente la più famosa e attiva è la famigerata Wagner. Come già accennato quest’ultima è presente, ad oggi, in diversi teatri cardine per il Cremlino e, sebbene negli ultimi anni la sua influenza sia alquanto diminuita, resta comunque sinonimo di aggressività e il suo ruolo destabilizzante è oramai comprovato.
Sebbene le iniziative mercenarie siano tecnicamente illegali secondo la Costituzione russa, la verità è che sono diventate una componente chiave della strategia di “guerra ibrida” di Mosca, offrendo al presidente russo Vladimir Putin un mezzo per “realizzare i suoi obiettivi politici e promuovere gli interessi di sicurezza nazionale russi nel mondo” senza intervenire direttamente, ha osservato in un recente rapporto il Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS).[6]
Il panorama internazionale odierno, per quanto concerne le operazioni militari, è estremamente diverso da quello lasciato all’immaginario comune dalla Seconda Guerra Mondiale o anche da quelle in Iraq e Afghanistan. Le guerre “dirette” si sono rivelate dispendiose e destabilizzanti (in maniera imprevedibile) dello scacchiere internazionale. La “fine” della guerra in Afghanistan, decretata con la caduta di Kabul il 15 Agosto del 2021, ne è stata ennesima prova e, per estensione, anche il disengagement statunitense stesso dal teatro mediorientale. Dalle ceneri della guerra tradizionale e diretta, nuovi attori con “nuove” strategie, si sono fatti avanti, e un nuovo modo di fare la guerra in modo perfettamente negabile e dinamico sta sorgendo. La Russia non è né la prima né l’ultima potenza a sfruttare il ruolo dei contractors, sia chiaro, ma, si può affermare, che sia una delle nazioni più coinvolte nel loro dispiegamento e con effetti spesso tremendamente efficaci per i propri interessi.
Russian PMCs are therefore used principally as tools to give Russia a geopolitical presence and their involvement does not signify Moscow’s loyalty to a particular faction.[7]
La ricetta per il successo, il Wagner di Prigozhin, lo “chef” di Putin
Abbiamo visto come il Wagner Group, tra le altre agenzie di contractors russe, spicchi per fama e impegno. Questo successo però è di sola natura militare o altro ruota dietro le quinte dell’oscuro Wagner? Sicuramente è difficile trovare una risposta certa a questa domanda, ma, ad oggi, il quadro sul background del gruppo è un po’ meno fumoso. Le truppe del Wagner Group, come sappiamo, sono state dispiegate nel teatro siriano a seguito della guerra civile e dell’intervento della Federazione Russa in favore di Assad. Del resto, la Russia si è sempre mostrata alleata e protettrice della Siria, banco di prova per le nuove strategie e mire regionali della Federazione. Difatti, ha potuto godere di ampio spazio di manovra insieme ad altri attori regionali, grazie al disengagement statunitense, e compagnie di contractors come il Wagner hanno tratto grande profitto. Fonte di guadagno (oltre ai contratti) è stato lo sfruttamento di risorse minerarie locali
Deployments in Syria, Sudan and the Central African Republic are associated with oil or mineral extraction contracts secured by companies associated with businessman Yevgeny Prigozhin. He and his companies, including Wagner, are under US sanctions.[8]
A questo proposito, in data 7 febbraio 2018, un incidente riguardante gli uomini del Wagner ha messo a rischio la politica stessa della Federazione Russa sul territorio siriano, coinvolgendo gli Stati Uniti, il proprietario del Wagner Prigozhin, e mettendo in discussione il potere stesso di Vladimir Putin.
Wagner’s confrontation with U.S. troops in Deir Ezzor in February 2018 marked the beginning of the end for the firm. On Feb. 7, 2018, roughly 600 Wagner contractors, armed with tanks and artillery, launched an assault on a position of the Syrian Democratic Forces, a largely Kurdish militia force that had worked closely with the U.S.-led anti-Islamic State coalition, in northeast Syria.[9]
Lo scontro si risolse dopo quattro ore in favore delle truppe Usa e curde grazie al tempestivo supporto aereo fornito dagli Stati Uniti. Ma la gravità della faccenda va ben oltre la sconfitta. Difatti le truppe del Wagner avevano agito senza il consenso del Cremlino: ciò fece sì da mettere in cattiva luce lo “chef” del Presidente Putin, Prigozhin.
Leaked telephone conversations revealed that Yevgeny Prigozhin, a man referred to as President Vladimir Putin’s “chef” who is believed to lead Wagner, ordered the assault after conversing with several Syrian business colleagues. (Prigozhin also controls a company with oil and gas stakes in the region.) Prigozhin himself has been sanctioned by the U.S. Treasury Department for his role in Russia’s 2016 U.S. election interference several times, most recently on Sept. 30.[10]
Prima dell’incidente, la figura di Prigozhin era stata estremamente vicina a Putin, e desumibilmente, questo può essere esplicativo del ruolo di spicco del Wagner tra le tante agenzie già citate.
Prigozhin ha guadagnato notorietà per il suo presunto coinvolgimento nel promuovere gli interessi di Putin all’estero, in particolare in Africa e il suo presunto ruolo nell’hacking delle elezioni americane del 2016, per il quale l’America lo ha recentemente sanzionato. A lui farebbe capo la compagnia d’armi privata Wagner.[11]
Dunque, possiamo dedurre che oltre ad essere un utile strumento per la strategia geopolitica del Cremlino, le agenzie di contractors come il Wagner godono soprattutto di agganci e favori politici da oligarchi, siloviki[12], e (nel caso specifico del Wagner) il Presidente stesso.
In generale, secondo gli autori del rapporto dal titolo Moscow Mercenaries’wars, queste società di sicurezza sono nelle mani di oligarchi vicini al Cremlino, come il proprietario del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin, che è molto vicino a Putin e che è soggetto a sanzioni da parte degli Stati Uniti.[13]
Natura e opportunità delle PMCs
In virtù di tali rapporti personali, ma anche economici, le PMCs, così come disegnate dal Cremlino, non potrebbero che essere illegali. Il ruolo loro assegnato è quello di mano armata invisibile del governo, infatti, nel caso specifico:
The Wagner Group has been around for five years and tries to maintain a secretive existence despite being spotted in a growing number of African states[14].
Da un lato, quindi, la Federazione Russa, maschera la privatizzazione delle proprie forze armate in una tendenza di massa; d’altro lato, invece, si distacca dalla ratio più generale delle grandi potenze.
Precedentemente abbiamo messo in luce come i legami che riconnettono le PMCs al Cremlino siano piuttosto oscuri, ad ora passeremo ad illustrarne le plausibili ragioni.
Una prima, individuata da alcuni analisti, è il vantaggio di negare il coinvolgimento dello Stato in scenari esterni utili alla strategia di destabilizzazione regionale del Cremlino[15]. Ciò consentirebbe, inoltre, nel caso in cui uomini del gruppo fossero fatti prigionieri, di non esser responsabili del pagamento di alcuna cauzione, né tantomeno di esser coinvolti in alcuna procedura per la liberazione degli stessi. Tale ipotesi, seppur non documentabile, può esser deducibile logicamente da quanto precedentemente affermato. Ad ogni modo, nel caso specifico qui trattato, la circostanza per cui il Wagner group sia stato per diverso tempo bersagliato da giornalisti, russi e non, potrebbe in parte sfatare tale argomentazione.
Una seconda, forse ancor più interessante, suggerisce che le PMCs continueranno ad esser illegali per fornire uno strumento di controllo al Presidente che, in ogni momento, può minacciare tali gruppi con l’imprisonment[16]. Le redini delle PMCs, tenute a freno da Putin, consentono un controllo indiretto, ma non troppo, anche delle azioni delle élite ad esse riconnesse[17], badando che queste non si discostino dagli interessi del Cremlino. Considerato anche che, “l’intero regime di Putin è caratterizzato dal comune rischio di esposizione”[18], la lealtà di ciascuno è garantita dal coinvolgimento di tutti in attività illegali[19].
Conclusioni
Se le ipotesi sin qui sostenute, dagli autori quanto da molteplici analisti, si avvicinano alla realtà tanto da combaciarvi, è possibile anche dedurre che la sovranità della Federazione possa, sul lungo periodo, esser compromessa.
I molteplici poli di potere all’interno dello Stato potrebbero mirare alle agenzie di contractors come ad un valido strumento per i propri fini. Fragili equilibri, crisi economica e l’ombra di un oscuro passato potrebbero rispolverare pericoli mai definitivamente sventati.
Note
[1] A. Mumford, ““Proxy warfare and future of conflict”, THE RUSI JOURNAL APRIL/MAY 2013 VOL.158, NO. 2, p.42
[2] A. Mumford, “Proxy warfare and future of conflict”, THE RUSI JOURNAL APRIL/MAY 2013 VOL.158, NO. 2, p.40
[3] “The US Army would break down without them”, Shawn Engbrecht, America’s Covert Warriors: Inside the World of Private Military Contractors (Dulles, VA: Potomac Books, 2011), p. 4.
[4] https://www.opiniojuris.it/esercito-russia-vecchie-ruggini-nuovo-acciaio/
[5] https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/russias-new-hybrid-warfare-africa-26795
[6]https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/10/12/gruppo-wagner-mercenari-putin/
[7] https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/russias-new-hybrid-warfare-africa-26795
[8]https://dailybrief.oxan.com/Analysis/GA247077/Wagner-force-offers-Russia-arms-length-deniability
[9] https://foreignpolicy.com/2019/10/06/rise-fall-russian-private-army-wagner-syrian-civil-war/
[10] https://foreignpolicy.com/2019/10/06/rise-fall-russian-private-army-wagner-syrian-civil-war/
[11]https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/05/22/russia-lo-chef-di-putin-prigozhin-dietro-al-film-turista_1c5c2f99-c9b8-41fe-94ae-d6168a23a8a2.html
[12] https://www.opiniojuris.it/siloviki-e-il-ruolo-nelle-nuove-agenzie-di-intelligence-nella-russia-di-putin/
[13]https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/10/12/gruppo-wagner-mercenari-putin/
[14]https://dailybrief.oxan.com/Analysis/GA247077/Wagner-force-offers-Russia-arms-length-deniability
[15] K. Marten (2019) “Russia’s use of semi-state security forces: the case of the Wagner Group”, Post-Soviet Affairs, 35:3, p. 187
[16] K. Marten (2019) “Russia’s use of semi-state security forces: the case of the Wagner Group”, Post-Soviet Affairs, 35:3, p. 188
[17] tra cui la figura di Prigozhin precedentemente nominata.
[18] “Putin’s entire regime is through mutual threats of exposure”. Marten (2019) Russia’s use of semi-state security forces: the case of the Wagner Group, Post-Soviet Affairs, 35:3, 188
[19] K. Marten (2019) “Russia’s use of semi-state security forces: the case of the Wagner Group”, Post-Soviet Affairs, 35:3, p. 188
Foto copertina: Marines della flotta russa del Mar Nero che sono arrivati dopo un’operazione di successo a guardia della base aerea di Hmeymim in Siria, sull’aeroporto di Belbek vicino a Sebastopoli. Vasiliy Batanov/RIA Novosti