La “Guerra della sabbia” di Singapore


Sin dai primi anni di vita della città-stato di Singapore, i problemi legati alla mancanza di terreno disponibile per la costruzione di infrastrutture ed immobili non sono mancati. I leader singaporiani stanno cercando sempre più di minimizzare il rischio ambientale, tuttavia risulta complicato rinunciare all’aumento del territorio dell’isola, causa di importanti problemi sia interni che esterni.


Singapore e le tensioni con il vicinato

Dal 1960 fino ad oggi, il territorio di Singapore si è ingrandito di circa il 20%, grazie ad un sistema di drenaggio che ha permesso alla città-stato di recuperare un grosso quantitativo di terra dal mare, anche attraverso l’uso di sabbia artificiale.[1]
Per una città-stato come quella di Singapore, il bisogno di espandere la sua area territoriale deriva soprattutto dal costante aumento di popolazione dovuto ai sempre più crescenti livelli di urbanizzazione del XXI secolo. Pertanto, le autorità singaporiane hanno sentito più che mai il bisogno di trovare nuove aree disponibili per la costruzione di immobili, ma anche per aumentare il numero delle infrastrutture e trasporti disponibili alla popolazione. Recentemente, Singapore si è trovata a dover affrontare diversi problemi e, addirittura, dispute con i paesi del “vicinato”, in particolar modo con la Malesia e l’Indonesia, per aver trafficato enormi quantità di sabbia dalle spiagge dei due paesi verso le proprie coste. La Malesia, congiuntamente con l’Indonesia, la Cambogia e il Vietnam, hanno infatti imposto un blocco all’esportazione di sabbia, dato che questa pratica è considerata estremamente dannosa per la conservazione del patrimonio naturale.[2]
È stato stimato che migliaia di tonnellate di sabbia sono già state rubate dai trafficanti che, con le loro piccole imbarcazioni, hanno raggiunto le coste malesi e indonesiane soprattutto, trasportando la sabbia verso Singapore. Questo ha contribuito ad acuire le tensioni tra la città-stato e i suoi vicini.[3]

La “land challenge

La dipendenza di Singapore dall’importazione di sabbia è anche dovuta al fatto che la sabbia industriale è il materiale più estratto al mondo; infatti, è essenziale per la produzione di cemento e asfalto. La domanda globale di sabbia sta aumentando sempre di più anche a causa del rapido processo di urbanizzazione che le nostre città stanno affrontando. Non è una coincidenza che il 70% della sabbia industriale mondiale sia usato proprio in Asia.[4]
Ovviamente, estrarre grosse quantità di sabbia mette in pericolo gli habitat naturali.[5] Gli ambientalisti hanno affermato che più di 500 milioni di tonnellate di sabbia sono state esportate dalla provincia cambogiana di Koh Kong verso Singapore negli anni passati, rovinando l’ecosistema cambogiano costituito per la maggior parte da mangrovie e da piccole comunità di pescatori.[6]
Secondo la giornalista del New York Times Samanth Subramanian, la “land challenge” è l’ambizione più preziosa per Singapore. Secondo alcune previsioni del governo, la bonifica farà crescere Singapore da 224 chilometri quadrati a circa 300 chilometri quadrati entro il 2030.[7] “Bonificare” l’oceano non è sicuramente vantaggioso in termini di protezione ambientale. Alcuni studi scientifici hanno già previsto che entro il 2100 il livello del mare e le pericolose bufere sempre più frequenti raggiungeranno un punto drastico.[8]
In quanto isola di piccole dimensioni, diversamente da altre piccole isole come Kiribati o le Maldive, Singapore ha molto da condividere per quanto riguarda la bonifica del terreno. Molte città costiere, come per esempio New York, Miami, Rio de Janeiro, Mumbai, ecc. la prendono come esempio. Il centro finanziario di Marina Bay è stato costruito sopra una buona parte di terreno bonificato, come anche diversi parchi, moli e strade costiere. La maggior parte dell’aeroporto di Changi si trova sopra a terra bonificata. Anche le caverne di Jurong Rock, il più grande impianto subacqueo che immagazzina idrocarburi liquidi nel Sudest asiatico, rappresenta una risposta ai dubbi sulla capacità di Singapore di creare così tanta terra per ingrandirsi, risparmiando circa 60 ettari di terra in superfice.[9]

Le conseguenze della mancanza di terreno

Una conseguenza della mancanza di terreno è l’aumento massivo della densità di popolazione in un’area relativamente piccola, anche a causa della crescita economica e del benessere a Singapore. Purtroppo, questo ha provocato un aumento notevole del costo della terra nella città-stato, e, di conseguenza, la città del leone sta diventando sempre di più una società disuguale.[10]
L’utilizzo del territorio a Singapore è gestito dall’Autorità dello Sviluppo Urbano (URA), l’autorità di pianificazione territoriale nazionale della città-stato, che, insieme al Comitato di Sviluppo Residenziale (HDB), gestisce l’infrastruttura urbana.[11]
Il processo di pianificazione urbana di Singapore è gestito da due piani, il Concept Plan e il Master Plan, revisionati dall’Autorità dello Sviluppo Urbano ogni 10 anni e ogni 5 anni, rispettivamente.  Questi piani hanno l’obiettivo di assicurare un ambiente vivibile ed efficiente attraverso politiche di gestione del territorio, in particolar modo per garantire che ci sia sufficiente terreno per tamponare la crescente densità di popolazione e l’economia sempre più competitiva.[12]


Note

[1] Treccani. (2012). La “Guerra della sabbia” di Singapore, In Atlante Geopolitico, Treccani. https://www.treccani.it/enciclopedia/la-guerra-della-sabbia-di-singapore_%28Atlante-Geopolitico%29/
[2] Ibid
[3] Ibid
[4] The Economist. (2017, 19 luglio). Why is sand in short supply? The Economist. https://www.youtube.com/watch?v=8J78ezpadFo
[5] Ibid
[6] Murdoch, L. (2016, 26 febbraio). Sand wars: Singapore’s growth comes at the environmental expense of its neighbours, The Sydney Morning Herald. https://www.smh.com.au/world/sand-wars-singapores-growth-comes-at-the-environmental-expense-of-its-neighbours-20160225-gn3uum.html
[7] Subramanian, S. (2017, 20 aprile). How Singapore Is Creating More Land for Itself, In Climate Issue, The New York Times. https://www.nytimes.com/2017/04/20/magazine/how-singapore-is-creating-more-land-for-itself.html
[8] Ibid
[9] Ibid. Vedi anche Jurong Town Corporation (JTC). (2021, 2 dicembre). Jurong Rock Caverns, Jurong Town Corporation (JTC). https://www.jtc.gov.sg/find-space/jurong-rock-caverns
[10] Calder, K. E. (2016). Singapore: Smart City Smart State, Washington D.C.: Brookings Institution Press, p. 112
[11] Ivi, pp. 113-116
[12] Ibid


Foto copertina: