Le relazioni tra Arabia Saudita e Cina 


L’imminente vertice arabo-cinese in programma in Arabia Saudita conferma gli interessi di Pechino nelle monarchie del Golfo Arabico e nel Medio Oriente e la strategia di Riyad di diversificare i suoi partner politici e commerciali e di diminuire la sua dipendenza dagli Stati Uniti. Dialogo con il dottor Waref Kumayha Presidente della società Global Professional Service e della Lebanese – Chinese Dialogue Silk Road Association.


Articolo pubblicato su SpecialEurasia, traduzione a cura di Aurora Minieri

Nel corso degli ultimi giorni al Cairo, Ahmed Aboul Gheit, Segretario Generale della Lega Araba, e Zhai Jun, Ambasciatore e Inviato Speciale della Repubblica Popolare Cinese in Medio Oriente, hanno affrontato l’attuale situazione nella regione, lo sviluppo delle relazioni tra Cina e il mondo arabo e le conseguenze del conflitto ucraino.
Ahmed Aboul Gheit ha sottolineato l’importante ruolo di Pechino nel sostenere i paesi arabi nei fora internazionali, in particolare per quanto riguarda la questione palestinese. D’altra parte, Zhai Jun ha evidenziato quanto sarà significativo il prossimo vertice arabo-cinese previsto per il 2022 in Arabia Saudita, paese con il quale Pechino ha sviluppato una partnership strategica e con cui ha tentato di espandere la cooperazione in diversi campi.

Relazioni Cina – Arabia Saudita: un breve quadro

Il 21 luglio 1990 l’Arabia Saudita e la Cina hanno instaurato relazioni diplomatiche. Negli ultimi 30 anni, i due paesi hanno sviluppato la loro cooperazione in diversi settori. Attualmente, Riyad e Pechino cercano opportunità in un mondo che ha vissuto cambiamenti sostanziali.
La Cina e l’Arabia Saudita hanno mantenuto un rispetto reciproco durante gli ultimi decenni. Riyad ha sempre apprezzato il sostegno di Pechino al Regno Saudita nell’esplorazione di un sistema politico e di un percorso di sviluppo che si adatti alle sue condizioni nazionali, si opponga alle interferenze esterne nei suoi affari domestici e che sostenga attivamente e partecipi alla realizzazione del Saudi Vision 2030. Da parte sua, l’Arabia Saudita ha sempre sostenuto la posizione della Cina riguardo il Taiwan e lo Xinjiang.
Sul versante economico, la Belt and Road Initiative lanciata nel 2013 dalla Cina potrebbe interessare il sistema dei trasporti saudita poiché Riyad ha tentato di attrarre gli investimenti cinesi in settori strategici promossi dal Saudi Vision 2030. La Cina è infatti al primo posto al mondo in termini di valore della produzione industriale ed è leader per quanto riguarda la tecnologia 5G, l’intelligenza artificiale, l’energia nucleare, le energie rinnovabili ed il settore aerospaziale.

Analisi geopolitica

Viste le crescenti relazioni e cooperazione tra Riyad e Pechino e la recente visita del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Arabia Saudita, che i media statunitensi hanno descritto come un fallimento, è fondamentale per capire verso quale direzione il governo saudita vorrebbe promuovere la cooperazione con i cinesi. A tal proposito, abbiamo incontrato il Dott. Waref Kumayha, Presidente della società Global Professional Service e Presidente della Lebanese – Chinese Dialogue Silk Road Association, col fine di comprendere le dinamiche attuali nel Golfo e nel Medio Oriente dal punto di vista del mondo arabo.

Waref Kumayha, Presidente della società Global Professional Service e della Lebanese – Chinese Dialogue Silk Road Association.

Kumayha ha evidenziato che: “La cooperazione arabo-cinese è aumentata in termini di forza, stabilità e diversità. Si basa su denominatori comuni: le due parti rispettano i principi del diritto internazionale, la sovranità, l’indipendenza degli Stati, l’impegno a risolvere le controversie con mezzi pacifici e il comune desiderio di ampliare e approfondire i settori di cooperazione“.
Negli ultimi anni, il mondo ha dovuto affrontare diversi problemi come la pandemia e la conseguente crisi economica, il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e l’ascesa al potere dei talebani, che rappresentano una minaccia per la stabilità regionale, l’onnipresente minaccia del terrorismo, e dal febbraio 2022 il conflitto in Ucraina, che non solo ha minacciato la pace e la sicurezza in Europa, ma ha anche avuto un impatto sul mercato dell’energia e sulla distribuzione del grano.

Secondo Waref Kumayha, “il mondo si è abituato, nell’ultimo millennio, al sistema degli assi. L’era delle alleanze è finita ed è iniziato il tempo delle partnership. È passato il tempo degli accordi “petrolio per la sicurezza dei paesi” cedendo il passo agli accordi dettati da “interessi per interessi”. L’Arabia Saudita, insieme con gli altri Stati del Golfo, è uscita fuori dal campo delle alleanze restrittive passando invece a un range più ampio di partnership”.

Guardando al mondo che molti analisti e commentatori geopolitici hanno definito multipolare, la Cina gioca un ruolo decisivo grazie alla sua Belt and Road Initiative, alla Global Development Initiative e alla Global Security Initiative.

L’Arabia Saudita è un partner centrale nello sviluppo regionale e globale”, ha affermato Kumayha, “e il volume degli investimenti tra Cina e Arabia Saudita ha superato le aspettative. Inoltre, la Cina ha un ruolo importante come mediatore nella risoluzione delle controversie arabo-iraniane e nell’arresto della guerra civile nello Yemen. Penso che attrarre investimenti cinesi, promuovere la pace e la stabilizzazione in Yemen e risolvere le controversie con Teheran siano la principale aspettativa saudita dalla Global Security Initiative.”.
Se, da un lato, la Cina è emersa come un attore geopolitico significativo in Medio Oriente, sostenendo finanziariamente le monarchie del Golfo Arabico come l’Arabia Saudita nella loro strategia economica, dall’altro lato, gli Stati Uniti rischiano di perdere la loro influenza nella regione. In questo contesto, commentando la visita di Joe Biden in Arabia Saudita e il suo incontro con l’erede al trono saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud, Waref Kumayha ha osservato che: “Innanzitutto, il rapporto dell’Amministrazione USA con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti è ancora governato da interessi reciproci dal punto di vista dei due paesi, mentre l’Amministrazione Biden sta cercando di esercitare maggiori pressioni e di imporre il loro intervento senza fare passi avanti, sia per quanto riguarda i negoziati sul dossier nucleare iraniano, riguardo cui Washington sembra essere pronto a fare più concessioni in cambio dell’accordo di Teheran, sia per la riclassificazione del gruppo yemenita Huthi nella “lista delle organizzazioni terroristiche” dopo che gli Stati Uniti l’hanno rimosso all’inizio dello scorso anno. Penso che tutti, inclusa l’Arabia Saudita, si siano resi conto che Washington non ha molto da offrire. Inoltre, la Casa Bianca è diventata meno capace di minacciare, a differenza del passato, dal momento che ci stiamo muovendo verso un nuovo ordine mondiale multipolare in cui i paesi adottano l’approccio della reciprocità per proteggere i loro interessi nazionali”.


Foto copertina: L’erede al trono saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud (Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Wikimedia Commons)