Oligarchi


“Oligarchi – Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia.” Editori LaTerza (2021) a cura di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci è un libro frutto di un’inchiesta giornalistica durata diversi anni sull’influenza dei russi e del Cremlino in Italia. L’intervista a Gianluca Paolucci


 

La penetrante presenza russa nel nostro Paese è formata da una zona d’ombra dove fatta di spie, dark money e politica s’intrecciano pericolosamente.
Oligarchi è saggio-inchiesta di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci su come gli amici di Putin hanno fatto affari e spiato indisturbati in Italia.
Con Oligarchi, gli autori raccontano storie incredibili di personaggi vicini, anzi vicinissimi, all’establishment di Mosca, di persone addentro al cerchio magico di Putin.
Il potere degli Oligarchi si declina in una penetrazione economica e strategica nel nostro Paese, una penetrazione pluri-trentennale che ha interessato i governi di tutti i colori, ma che ha visto negli ultimi anni una brusca accelerata nella stagione della politica trainata dai populisti che hanno trionfato in Italia, Lega e Movimento 5Stelle. Rapporti foschi e il caso Savoini, Gianluca Savoini, lo sherpa salviniano per gli affari moscoviti balzato agli onori dalla cronaca dopo il caso Moscopoli scoppiato dopo la pubblicazione dell’audio audio registrato al Metropol, e per cui è scattata l’accusa di corruzione internazionale non solo per Gianluca Savoini, ma anche per l’avvocato Gianluca Meranda e il broker d’affari, ed ex politico locale in Toscana, Francesco Vannucci. Anche i rapporti della Russia con il Movimento5Stelle sono da attenzionare, in particolare ciò che è avvenuto all’indomani dello scoppio della pandemia da Covid-19, quando in seguito ad una telefonata tra l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Vladimir Putin, si autorizzava l’invio di aiuti russi all’Italia. L’arrivo degli aiuti senza controllo doganale, secondo alcune fonti riportate nel libro, in realtà rappresentava una grande operazione di propaganda ma soprattutto una importante operazione di intelligence vista la presenza di numerosi agenti del Gru.
Quindi intelligence e affari. E così scopriamo che alcuni Oligarchi hanno messo radici profonde in alcune parti d’Italia, oltre e Roma e Milano,  in Sardegna ma soprattutto in Toscana e in Umbria. Il centro Italia è diventato luogo privilegiato per affari e incontri esclusi. Incontri che hanno visto partecipare anche personaggi di primissimo livello come Boris Johnson, David Cameron, Vince Cable, Nigel Farage, ospiti dei Lebedev Alexander il padre è un ex-colonnello del Kgb, Evgeny, il figlio, è un magnate editore dell’”Evening Standard”.
Ma i Lebedev non sono gli unici. In Italia è molto presente un altro degli Oligarchi famosi, Arkady Rotenberg, indicato in un video del dissidente Navalny come il proprietario finale attraverso società di comodo di sontuose proprietà anche nell’Argentario. Nel 2014, Rotenberg era al quinto posto degli Oligarchi oggetto di sanzioni economiche del Tesoro americano e dell’Ue.
Oligarchi  avvalendosi di un vasto arco di fonti politiche e finanziarie, ma anche documenti, inchieste, libri e atti di commissioni, è un resoconto politico e geopolitico di un rapporto tra oligarchi russi e settori della politica, imprenditoria, finanza e intelligence italiana molto profondo.

Intervista a Gianluca Paolucci Vicecaporedattore La Stampa e coautore del libro

Intervista a Gianluca Paolucci Vicecaporedattore La Stampa e coautore del libro

La trentennale presenza russa in Italia ha abbracciato i governi di diversi colori. Ma con la stagione dei governi “populisti”, l’Italia è diventata la terra degli “oligarchi”. Come si è arrivati a questo punto?

Quello che è accaduto con i governi Conte I e II è che per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale esponenti di primo piano dell’esecutivo hanno professato una vicinanza a Mosca più solida del legame Atlantico o della appartenenza all’Unione europea. I legami tra Italia e Russia sono ben più che trentennali e molto solidi. Durante la guerra fredda, non c’erano solo le relazioni tra Urss e il principale partito comunista d’Occidente ma importanti settori della sinistra Dc erano apertamente schierato per il dialogo con Mosca. Restando saldamente ancorata al Patto Atlantico, l’Italia ha rappresentato un ponte verso il blocco comunista. Dopo la fine dell’Urss, quei solidi legami sono rimasti e sono serviti per consolidare le relazioni d’affari – importanti anche quando c’era l’Urss, basti pensare allo stabilimento Fiat di Togliattigrad -. Vista così, il governo gialloverde, il Conte I, ha rappresentato il culmine di una deriva progressiva più che un punto di svolta.

Durante la fase più acuta della pandemia da Covid, la Federazione Russa invia in Italia un consistente carico di aiuti. In realtà oltre agli aiuti (pochi) sanitari, sino attivati tanti, forse troppi uomini del Gru (servizio segreto) comandate da Sergey Kilkot. Crede che questa sia stata un’operazione di propaganda legata in qualche modo alla possibilità di produrre o acquistare il vaccino Sputnik?

Che si sia trattato prevalentemente di una operazione di propaganda mi pare un dato ormai assodato. Le immagini della colonna di mezzi militari russi nelle strade deserte per il lockdown hanno fatto il giro del mondo. Ma di nuovo, la cosa più stupefacente è stata la reazione del governo italiano alle critiche da parte italiana e alle minacce arrivate a Jacopo per aver messo in dubbio, in una serie di articoli, l’effettiva “bontà” degli aiuti russi. Nel libro riportiamo le parole di Conte che, in una intervista alla Bbc, parla di queste critiche come di una “offesa a Putin”. Sputnik è arrivato dopo e probabilmente la missione italiana ha contribuito al suo sviluppo.

Crede che l’Avvicendamento Conte – Draghi sia da inserire anche in un tentativo di riportare l’Italia sulla rotta giusta (dopo troppi ammiccamenti a Russia e Cina ) o si tratta di una ipotesi di fanta-geopolitica?

Se si intende l’opera di un regista esterno finalizzata a questo scopo direi di no. Che abbia sortito l’effetto di un riallineamento dell’Italia alle sue alleanze tradizionali sì, questo è un fatto. Fanno fede l’episodio di Walter Biot e le parole di Draghi, durissime, sulle ingerenze russe in Europa nel maggio del 2020.

Se e che tipo di reazioni ci sono state da parte russa alla pubblicazione del libro?

Ufficiali, nessuna. Qualcuno dei protagonisti non l’ha presa benissimo ma è materia della quale si stanno occupando gli avvocati.

Parliamo di Russian Laundromat, la “Lavanderia russa”: uno schema di riciclaggio di denaro che ha permesso di far uscire dalla Russia almeno 22 miliardi di dollari di dubbia provenienza attraverso banche compiacenti in Moldavia e nei paesi baltici. Ma come è possibile che nessuno se ne sia accorto? Ci sono indagini in corso?

I numeri che cita sono relativi solo alla parte di transazioni che una serie di inchieste giornalistiche hanno rivelato. Da almeno un decennio il riciclaggio di denaro russo verso l’Occidente produce non solo inchieste giornalistiche ma interventi delle autorità giudiziarie e di controllo in vari paesi europei. Il caso più clamoroso è quello dello scandalo di Danske Bank. In Italia ci sono state varie inchieste su singoli episodi ma mai una iniziativa sul fenomeno complessivo. Il caso più clamoroso è senz’altro quello di Luca Volontè, ex parlamentare, che riportiamo nel libro. Qualcosa per arginare il fenomeno nel suo complesso lo ha fatto l’autorità fiscale per bloccare il fenomeno dei pagamenti ricevuti da soggetti offshore da imprese italiane per merci esportate in Russia.

L’Italia sembra però essere terreno di “penetrazione” non solo russa, ma anche di altri paesi. Può bastare il Golden Power per tutelare quelle aziende nazionali che svolgono la loro attività nei settori strategici del sistema finanziario?

Per rispondere basta un dato: dal 2012, quando è entrata in vigore la legge che lo ha istituito, il golden power è stato utilizzato cinque volte: quattro per fermare acquisizioni di aziende cinesi, tre delle quali dal governo Draghi.


Foto copertina: Moscow. Russian President Boris Yeltsin (in the foreground) meets with ten top bankers and industrialists of Russia in the Kremlin. There are participated in the meeting: President of the Alfa-Group Mikhail Fridman, President of the Interros company Vladimir Potanin, Head of the SBS-Agro Bank Group Alexander Smolensky, Head of the RAO GAZPROM company Rem Vyakhjirev, Chairman of the board of the RAO EES of Russia Anatoly Chubais, President of the NK LUKoil coompany Vagit Alekperov, President of the NK Surgutneftegaz company Vladimir Bogdanov, president of the Media-Most Vladimir Gusinsky, President of the Rosprom-Yukos Mikhail Khodorkovsky and President of the Russian Credit Bank Vitaly Malin. (Photo ITAR-TASS/Alexander Chumichev and Alexander Sentsov)